Da quando ho scoperto le proprietà alimentari e aromatiche dell’acrilammide riesco a produrla più spesso quando cucino. È molto semplice, basta un po’ di distrazione... (altro…)

Benvenuti al terzo appuntamento con le nostre storie culinarie oggi vedremo come nasce il biscotto.

Nei nostri primi articoli abbiamo parlato della colazione, della merenda e di come questi sono cambiati negli anni per gli italiani.  Sappiamo che un’adeguata colazione consumata con calma è un ottimo contributo al mantenimento di un buono stato di salute.

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Questa rubrica nasce con l’intendo di far conoscere, a quante più persone possibile, un importante lavoro iniziato molti anni fa, riguardo ad un nuovo modello di riferimento, che, mai come in questo periodo storico risulta necessario conoscere, un modello attualmente ancora poco considerato, che allo stesso tempo è fondamentale, per la nostra qualità di vita e soprattutto per la nostra Salute.

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Articolo in aggiornamento.

leggi anche: Il caffè solubile, la storia e la ricetta di una torta

In Animali e ambiente: Così si uccide una balena

Così leggiamo dal sito delle Treccani: Api a rischio estinzione

Il 40% delle specie di impollinatori, come le api e le farfalle, dopo centinaia di milioni di anni di esistenza trascorsi a passare da un fiore all’altro garantendo uno dei più importanti servizi all’ecosistema terrestre, sono a rischio di estinzione a causa dei cambiamenti climatici, dei pesticidi, dell’urbanizzazione e di numerose altre attività antropiche invasive.

Già da anni questo gravissimo problema viene denunciato da diversi studi scientifici, e il numero di ricerche e iniziative è proporzionale alla preoccupazione: la UE, per esempio, nel 2015 ha dato vita ai progetti European red list of bees e Status and trends of European pollinators (STEP) per monitorare la situazione nel nostro continente; nel 2016 è uscito Pollinators vital to our food supply under threat, dell’Intergovernmental science-policy platform on biodiversity and ecosystem services, sulla situazione globale; negli Stati Uniti nel 2017 è stata pubblicata dal Center for biological diversity una ricerca sistematica sulla situazione americana dal titolo Pollinators in peril.

Anche se le cause di tale fenomeno, infatti, non sono ancora del tutto chiare, assolutamente evidenti sono invece le conseguenze: dall’impollinazione dipendono, almeno parzialmente, il 75% delle colture alimentari nel mondo, il 90% di piante e fiori selvatici e un’enorme quantità di altri prodotti non alimentari.

Insomma, è palese che, se le lasciassimo scomparire, le api porterebbero via con sé molti alimenti necessari alla nostra sopravvivenza e l’impoverimento alimentare sarebbe assai rilevante (scomparirebbero per esempio patate, cipolle, fragole, cavolfiori, pepe, caffè, zucca, carote, girasoli, mele, mandorle, pomodori, cacao, oltre ovviamente al miele). Non stupisce quindi lo sconcerto destato nel 2006 dall'improvvisa morte di moltissimi di questi insetti nel Nord America, quando per la prima volta si assistette a quella che oggi viene definita la sindrome dello spopolamento degli alveari, che ha investito poi altre zone del mondo, soprattutto in Europa.

Altrettanta angoscia suscitarono nel 2014 le immagini di milioni di contadini cinesi impegnati nella impollinazione manuale, che resero visibili al mondo le immediate conseguenze del problema.

Non si tratta di un’estinzione qualsiasi, non di un fenomeno le cui conseguenze non sono ancora percepibili, ma di qualcosa che già ci ha investiti in pieno.
In Europa, già dal 2013, alcuni pesticidi considerati più dannosi, come quelli della classe dei neonicotinoidi, sono soggetti a forti restrizioni e sono forse destinati a un bando completo. Si stanno anche ripensando la destinazione dei suoli e le modalità di cultura.

Ma oltre a tali iniziative, che hanno l’obiettivo di salvare queste specie, sono anche in corso da tempo diversi progetti per sostituire la loro fondamentale funzione, nella prospettiva più drammatica che la strage non si riesca a fermare. Da qualche anno si susseguono infatti ricerche e brevetti per creare impollinatori artificiali. Negli Stati Uniti, per esempio, dopo molti anni di studi, nel 2017 è stato presentato dall'università di Harvard il RoboBees, un microrobot capace di volare autonomamente e in prospettiva anche di impollinare i fiori; in Giappone, sempre nello stesso anno, è stato compiuto un altro tentativo nel medesimo senso, basato sugli studi biotecnologici, dal National institute of advanced industrial science and technology (AIST), che potrebbe giungere anch'esso all'obiettivo in una decina di anni. Da ultimo, infine, anche aziende del tutto private si stanno cimentando in tale impresa: è di questi giorni infatti la notizia di un brevetto depositato dalla multinazionale statunitense Walmart, che riguarda la creazione di microdroni per l’impollinazione, muniti di sensori e telecamere che li guiderebbero verso i raccolti.

Non si sa quanta fiducia possa attribuirsi a questi ambiziosi progetti – si calcoli che un’ape, al giorno, visita 7000 fiori – e benché affascinanti dal punto di vista tecnologico certo non attutiscono l’angoscia che questo fenomeno ci provoca, ma forse potrebbero contribuire almeno parzialmente al superamento della crisi.

Articolo in aggiornamento

Per questa strana pianta abbiamo parafrasato il celebre verso di William Butler Yeats, che ricorre nella poesia Easter 1916: “A terrible beauty is born”.

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Nella prima parte del reportage abbiamo parlato dei Comuni di Alba, Grinzane Cavour, Serralunga d’Alba e Roddino;

in questa seconda parte visiteremo

Barolo, Barbaresco, Monforte d’Alba, La Morra, Castiglione Tinella e Neive, altre autentiche perle della bassa Langa.

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Nel 1962, Rachel Carson pubblicava Primavera silenziosa, una denuncia sui pericoli del DDT e dei pesticidi in generale.

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I Cestini di cioccolato bianco con mousse di Nutella senza glutine colorati sfiziosi con un cuore morbido irresistibili anche d'estate.

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Tra i vari dolci preparati nelle varie occasioni non poteva certo mancare la Cream tart a forma di cuore senza glutine e senza lattosio.

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Già, probabilmente non fu un caso se gli occhi di Pádraig di Ard-Macha, canonizzato come san Patrizio d’Irlanda, caddero sopra una pianticella di trifoglio che ammiccava tra i fili d’erba del prato.

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I maritozzi con la panna sono un dolce della tradizione laziale. (altro…)

L'amore occupa da sempre un ruolo importante nelle nostre vite. Alzi la mano chi non è mai andato a vedere un film d'amore o non abbia una canzone che gli riporti alla memoria una storia passata o un particolare momento di quella che sta attualmente vivendo! (altro…)

Nel libro della genesi Eva nasce da una costola di Adamo. (altro…)

Chiedere: chi era Robert Capa?

Non è la semplice retorica di un narratore condizionato dalle tante “imprese” compiute da un grande fotografo, perché il primo mistero dell'uomo che conosciamo come Robert Capa è quello della sua stessa identità.

Robert Capa è un personaggio immaginario reso realtà.

L'uomo che ricordiamo con la sua faccia aveva un altro nome, era un ungherese di nome Endre Ernő Friedmann, nato a Budapest nel 1913, anche lui fotografo, e che aveva anche come compagna - sentimentale e professionale - una fotografa che cambiò il suo nome originale in uno pseudonimo, da Gerta Pohorylle a Gerda Taro.

Ma Robert Capa non era solo lo pseudonimo di Endre.

Robert Capa era il personaggio che Endre Friedman e Gerda Taro inventarono nei primi anni '30, quando vivevano a Parigi: un presunto fotografo americano i cui scatti erano eccezionali.

Robert Capa fu un’invenzione di questo giovanile "matrimonio" fra fotografi, ungherese Endre e la tedesca Gerda. Uno era fuggito dall'Ungheria fascista e l’altra dalla Germania di Hitler.

Endre Ernö Friedmann, era nato a Budapest, in Ungheria, il 22 ottobre 1913.

Sua madre era una disegnatrice di moda e sartoria e suo padre un pensatore intellettuale, dopo la perdita del negozio di sua madre, a causa della depressione economica del 1929, passò la sua adolescenza vagando per le strade della sua città.

In questo periodo, incontrò Eva Besnyo, l'enfant prodige della fotografia ungherese poi “diventata” olandese, che gli avrebbe trasmesso questa passione e lo avrebbe influenzato nelle sue scelte future.

Conobbe anche Lajos Kassák, scrittore e artista ungherese di idee antimilitariste e socialiste, che aiutava gli artisti e li avvicinava alle correnti costruttiviste.

Dal 1929 la situazione politica peggiorò ogni giorno con il governo fascista in Ungheria, che costrinse Endre a lasciare il Paese insieme a migliaia di altri giovani che avrebbero voluto un governo democratico.

Dopo aver attraversato la Germania, si recò a Parigi dove conobbe il fotografo David Seymour, che gli fece ottenere una posto come fotoreporter per la rivista Regards.

A Parigi rimase dal 1932 al 1933. Nella capitale francese incontrò quella che sarebbe stata la sua compagna fino alla morte di lei, la fotografa tedesca Gerda Taro.

Robert Capa, Endre Friedmann foto a Trotsky

Nel 1932 realizzò un reportage fotografico di Trotsky in Danimarca, che fu pubblicato su Der Welt Spiegel. Alla manifestazione del politico, l'ingresso delle telecamere era proibito, ma Endre riuscì ad entrare con la sua. Endre firmò con il suo vero nome, Friedmann, e sarà uno dei pochi lavori della sua carriera venduti con la sua vera identità.

Insieme con Gerda Taro a Parigi inventarono lo pseudonimo Robert Capa, di finta nazionalità americana che usarono entrambi per aumentare le possibilità di vendita delle loro foto.

Il fatto che lo pseudonimo sarebbe stato usato anche da Gerda in modo indistinto renderà complicato, anche per alcune foto diventate molto famose, verificare quale dei due le avesse scattate.

Robert Capa e la guerra civile spagnola

L'eco della guerra civile spagnola sulla stampa internazionale raggiunse Parigi e di certo, in quel momento, neppure i “due Robert Capa” potevano immaginare quanto questo conflitto poi sarebbe stato associato a questo nome in modo indissolubile.

Robert Capa e la guerra civile spagnola a Toledo
La guerra civile spagnola, Robert Capa

Qui Friedmann iniziò il suo lavoro con la sua compagna come fotoreporter di guerra. Impegnato nella causa repubblicana, fu presente da quel lato su quasi tutti i fronti della guerra fino alla caduta della Catalogna.

Una delle difficoltà che sorgono nell'analizzare le fotografie della guerra civile spagnola è cercare di localizzare in un luogo specifico un'immagine fatta durante il conflitto.

I reporter di guerra, spesso in situazioni avverse e in costante movimento per seguire gli spostamenti del fronte, potevano commettere errori nel trasferire le informazioni del loro lavoro a causa della perdita degli appunti, per aver mescolato i taccuini o i negativi.

Individuare qualsiasi immagine di guerra è un compito arduo, nel caso di Robert Capa in cui i fotografi erano due… i problemi raddoppiano.

Robert Capa e il Miliziano colpito a morte (Muerte de un miliciano) la foto, il mistero e la polemica

Se Robert Capa aveva avuto la capacità di immortalare con la sua Leica la caduta di un soldato colpito da un proiettile o se si trattava di un montaggio nei suoi primi giorni della guerra civile spagnola, rimane un mistero irrisolto.

Robert Capa Muerte de un miliciano
Muerte de un miliciano, Robert Capa

Miliziano colpito a morte (Muerte de un miliciano) resta ancora oggi una delle sue immagini più controverse.

Il fotografo ungherese ha sempre sostenuto di aver preso l'immagine da una trincea nel sud del paese nel mezzo di un assalto dei militanti repubblicani all'inizio della guerra (1936-1939).

Più tardi il posto è stato individuato a Espejo, nella provincia di Córdoba.

Nella foto si vede un soldato repubblicano (si pensa fosse Federico Borrell García) che sembra cadere di lato, mentre una delle sue mani regge un fucile.

L'immagine fu pubblicata per la prima volta nel numero sulla rivista Vu nel settembre del 1936, ma la vera fama la raggiunse in seguito alla pubblicazione su Life. Da allora divenne la foto simbolo del conflitto.

In un’intervista registrata nel 1947, e ritrovata di recente, Robert Capa raccontava la storia della foto:

"Ho scattato la foto in Andalusia. Mi trovavo in una trincea con venti soldati repubblicani che avevano in mano dei vecchi fucili, morivano ogni minuto.

Quegli uomini volevano fermare una mitragliatrice fascista e io ho messo la macchina fotografica sopra la mia testa e senza guardare ho fotografato un soldato mentre si spostava sopra la trincea. Questo è tutto.

Sono stato in Spagna per tre mesi e al mio ritorno ero un fotografo famoso perché la macchina fotografica che avevo sopra la mia testa aveva catturato un uomo nel momento in cui gli sparavano".

Per alcuni la foto ha tutti i tratti di una simulazione: non si vede l’effetto della pallottola e il soldato sembra con una mano prepararsi alla caduta.

Altri sostennero che lo scatto non fu suo, di Endre-Robert, ma di Gerda Taro perché sembra appartenere alla fotocamera che usava la donna.

La polemica ha accompagnato per decenni Miliziano colpito a morte (Muerte de un miliciano) ma c’è poi stato il ritrovamento in Messico di una borsa, la famosa maleta mexicana, con dei negativi recuperati dall'International Center of Photography di New York, che contengono molti scatti fatti in quel periodo dal fotografo ungherese…

Fra i negativi ritrovati nella borsa dall'importante istituzione americana, in realtà tre scatole di cartone, mostrano altre foto di miliziani colpiti quando nella battaglia pare ci fu solo un morto documentato, così forse i dubbi, anziché diminuire, aumentano.

Alcuni suggerirono che, data la posizione di Federico il miliziano non correva al momento di essere stato colpito, né teneva il fucile puntato per sparare.

Sarebbe stato in posa per Capa proprio nel momento in cui veniva colpito da uno sparo, cosa che spiegherebbe il rimorso del fotografo e la sua riluttanza a parlane.

E, se il fatto fosse poi avvenuto in un intorno fino a pochi minuti prima ritenuto tranquillo, spiegherebbe anche i soldati a terra nel tentativo di evitare di essere colpiti.

A Richard Whelan, Robert Capa comunque raccontò: "Quel giorno, stavamo tutti facendo gli stupidi. Eravamo tranquilli e lontano dagli spari. I soldati correvano giù per una discesa. Mi misi a correre anch'io e scattai delle foto senza pensare. Poi improvvisamente non si scherzava più. Non udii gli spari, non subito almeno"

Robert Capa e la morte di Gerda Taro

Gerda Taro fotografata da Robert Capa
Gerda Taro fotografata da Robert Capa

Per la storia della fotografia sarebbero stati immortali dal 1936, ma la guerra fu per loro l'inizio della fine. Gerda Taro correva molti rischi per le sue fotografie.

La battaglia di Brunete fu particolarmente cruenta. Forse Gerda, equipaggiata con la sua macchina fotografica, si sentiva immortale e, forse, per questo sopravvisse alla battaglia.

Robert Capa fotografa Gerda Taro guerra civile spagnola
Gerda Taro a Cordoba, Robert Capa

Ma sfidare il destino, comporta sempre un prezzo, e Gerda lo aveva fatto.

Nel ritiro di Brunete, l'auto su cui viaggiava subì un incidente, probabilmente provocato da un attacco aereo che aveva gettato scompiglio fra i repubblicani.

Gerda cadde dall’auto e un carro armato repubblicano pose fine alla sua vita investendola. Era il 25 luglio 1937 e, a quasi 27 anni, Gerda Taro, dopo aver agonizzato per ore in un ospedale da campo a El Escorial, moriva chiedendo una sigaretta e le sue macchine fotografiche.

Robert Capa: Gerda Taro Frente de Madrid
Robert Capa: Gerda Taro Frente de Madrid

Furono Rafael Alberti e María León, che appartenevano a quella che sarebbe stata conosciuta come la generación del 27, a portare il suo corpo a Madrid.

Robert Capa, morta la metà del suo essere, con i resti di quell'uomo e di quella donna perduta, continuò a portare la sua macchina fotografica i tutti i peggiori scenari di guerra del ventesimo secolo.

Forse così è nato il vero Robert Capa, il personaggio si è materializzato e si è trasformato nell’uomo con lo strano dono di essere sempre nel posto più vicino alla tragedia.

"Se le foto non sono abbastanza buone, è che non ti sei avvicinato abbastanza"

frase di Robert capa

Robert Capa e la Seconda guerra mondiale

Nel 1938, Robert Capa si recò in Cina per coprire la seconda guerra sino-giapponese ma tornerà in Spagna nel '39, in tempo per fotografare la capitolazione di Barcellona.

Robert Capa foto in Sicilia
Robert Capa foto in Sicilia

Nel corso della Seconda guerra mondiale, Capa fu presente negli scenari dove gli scontri erano più intensi. Dal 1941 al 1945 viaggiò attraverso l'Italia, in Sicilia, e fu a Londra, in Nord Africa...

Robert Capa e lo sbarco in Normandia

Robert Capa foto Sbarco in Normandia 1
Robert Capa foto Sbarco in Normandia

Del famoso D-day, il 6 giugno 1944, lo sbarco in Normandia, i suoi scatti sono ben noti, lui era lì insieme ai soldati che sbarcavano sulla spiaggia.

Di quel giorno il fotografo raccontò “Corsi nella direzione dell’apertura della chiatta.

Entrai in mare tra due cadaveri, l'acqua mi raggiungeva il collo.

Robert Capa foto Sbarco in Normandia 3
Sbarco in Normandia, Robert Capa

L'onda di marea mi spostava e le onde mi schiaffeggiavano la faccia sotto l'elmetto. Tenevo la fotocamera sopra di me e improvvisamente ho capito che stavo scappando".

Qui però nacque un'altra leggenda, e un altro mistero, che accompagna la figura di Robert Capa.

Il fotografo con le truppe in Normandia, sparando solo con la sua macchina fotografica in un inferno di bombardamenti e mitragliatrici naziste riuscì a scattare più di cento foto.

Solo undici delle sue fotografie furono pubblicabili, tutte fuori fuoco. Cosa accadde alle altre foto destinate alla rivista Life?

Robert Capa foto Sbarco in Normandia 2
Sbarco in Normandia, Robert Capa 2

Le foto passavano per il laboratorio interno del Life di Londra dove sarebbero state controllate dalla censura e sviluppate, ma un errore nello sviluppo provocò la perdita della maggior parte delle immagini.

Quelle rimaste sarebbero state conosciute come le Magnificent Eleven (magnifiche undici).

Dell’incidente nella camera oscura il Life non disse niente, ma dichiarò che la sgranatura e la sfocatura delle fotografie salvate erano dovute alla tensione con cui Capa dovette scattare le immagini.

Più tardi Capa disse che le mani non gli “tremavano maledettamente dalla paura” ma le foto erano intenzionalmente “Leggermente fuori fuoco (diventato anche il titolo del diario-romanzo) perché trasmettevano maggiormente la tensione della battaglia”.

Durante tutta la guerra mondiale, Robert Capa scattò testimonianza dell'orrore che aveva cominciato a conoscere in Spagna.

Se nelle foto della guerra civile spagnola c'era spazio per l'illusione di un popolo mobilitato contro la dittatura, in quelle della guerra mondiale domina lo scoramento e la distruzione.

La foto del soldato americano appena ucciso, la rabbia contro i collaboratori della Francia che era stata appena liberata, Berlino distrutta... anche nelle occasioni in cui veniva festeggiata una vittoria come l'arrivo delle truppe alleate o la fine della guerra stessa, sembra non esserci molta speranza, solo una debole gioia sotto un pesante manto di tristezza.

Robert Capa e l’agenzia Magnum

Robert Capa foto a Picasso
Robert Capa foto a Picasso

Dopo la guerra, per un breve periodo, Capa trovò un po’ di pace.

Nel 1947 fondò l'agenzia Magnum che divenne la più prestigiosa compagnia fotografica del secolo.

Insieme ai fotografi Henri Cartier-Bresson, Rodger, Vandiver e David Seymour, creò la Magnum Photos Agency, per la quale Capa realizzava numerose e brillanti opere, non solo come reportage, ma anche ritratti di personaggi importanti e famosi con alcuni dei quali ebbe anche una grande amicizia, tra loro: Pablo Picasso, Ernest Hemingway, John Steinbeck e Gary Cooper.

La morte di Robert Capa nella guerra in Indocina

Però un’altra guerra non si fece aspettare.

robert capa foto della guerra in indocina
Indocina Robert Capa

Nel 1954, quasi per caso, Robert Capa tornò al fronte, sostituendo il fotografo del Life che aveva fino ad allora coperto la guerra dell'Indocina (ora Vietnam) contro i francesi.

Robert Capa foto
foto a Robert Capa

Il 25 maggio 1954, avanzando con un plotone dell'esercito francese in una zona di foresta, decise di precedere i soldati per fotografare l'avanzata.

Erano quasi tre del pomeriggio quando calpestò una mina che lo ferì gravemente, morì sulla strada che lo portava all'ospedale.

Una volta qualcuno disse che "una guerra nella vita è sufficiente", ma a Robert non bastò la guerra civile spagnola e morì nel 1954, dopo aver calpestato quella mina in Indocina.

Due grandi fotografi sono morti nelle loro guerre e le loro leggende sono nate legate in un solo nome: Robert Capa.

La specie botanica che vi proponiamo questa volta è il tiglio, nobile albero dalla chioma tondeggiante e ramosa, che appartiene alla famiglia delle Tiliaceae e che è classificato con il nome latino di Tilia cordata Miller, dove l’aggettivo “cordata” indica la forma a cuore delle foglie.

Mentre nell’aria si diffonde l’aroma inconfondibile dei suoi fiori, la cui tinta varia dal bianco al giallino, inebriando parchi e giardini nella luce cristallina di inizio estate, ci piace raccontarvi una storia antica, una storia che risale ai vichinghi.

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L’orzo, Hordeum vulgare L., è una pianta della famiglie delle poacee.

È un cereale come l’avena, il riso, il mais e il grano.

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Torniamo a parlare di libri, di quelli più venduti e di come si muove il mercato. Per chi ama seguire le tendenze e capire cosa appassiona il lettore mettiamo i nostri fantastici quattro. Li recensiamo in ordine assolutamente casuale, non amiamo le classifiche e poco ci frega di chi legge un libro solo perché è primo.
Lo so questo non aiuterà alla nostra reputazione, ma siamo disposti a fare di peggio: alle recensioni su questi fantastici quattro aggiungeremo anche dei nostri malevoli commenti e battute di dubbio gusto. Questo probabilmente non vi spingerà ad acquistare libri partendo dai nostri link ma è un prezzo che siamo disposti a pagare per sfogare la nostra insana invidia verso questi autori. Buon pro vi faccia...

L'arte di essere fragili: Come Leopardi può salvarti la vita di Alessandro D'Avenia

Se credete che Leopardi sia noioso… la pensate come me, ma ci sbagliamo! Nel senso che probabilmente per leggere il poeta ci servono delle lunghe giornate oziose e una strana nostalgia del passato che ci porti a cercare di capire cosa non ci piaceva della scuola. Un’altra strada potrebbe essere leggersi questo libro che, a giudicare da quanto si legge nelle varie recensioni, ha stimolato non pochi lettori a riscoprire l’autore e “uomo affamato di vita e di infinito”.

Certo Giacomo Leopardi nell'immaginario di derivazione scolastica di tutti noi era "il pessimista" senza scampo". Scoprire nel Leopardi il sognatore e il ricercatore della di felicità potrebbe essere un interessante imprevisto. Considerando che nei tempi attuali trovare dei pessimisti non è così difficile direi che l’autore abbia tirato al grosso pubblico… e chi l’avrebbe detto che il Leopardi era un libro “commerciale”?

La ragazza nell'ombra (Le Sette Sorelle Vol. 3) di Lucinda Riley

Allora… ci sono “sei sorelle adottive unite da un legame indissolubile, sei indizi sparsi in giro per il mondo attraverso i quali scoprire le proprie origini e affrontare il proprio destino scritto nelle stelle. Dopo Le sette sorelle e Ally nella tempesta, Lucinda Riley ritorna nelle librerie con il terzo capitolo della sua appassionante saga familiare”. Fin qui tutto bene e l’idea non è neppure male, anzi! Si magari che sei sorelle siano tutte tanto capaci di risolvere dei misteri o anche solo di fregarsene percentualmente parlando è un po’ improbabile…

«Le girai intorno, notando il nome greco di tutte le mie sorelle – Maia, Alcyone, Celaeno, Taygete, Electra…e ovviamente il mio, Asterope.
“Cosa nasconde un nome?”, pensai citando la Giulietta di Shakespeare…

Dicevo sull’improbabilità? Comunque per molti lettori è il più bello della serie, certo dei tre fin qui pubblicati, ma alcuni dicono sia un po’ tirato, con pagine messe per fare spessore, quasi una pausa nella serie. Molte recensioni in chiaro-scuro. Chi avrà ragione? Probabilmente per sapere l’importanza di un episodio dobbiamo aspettare la fine della serie. Quindi il libro è o non è da leggere? Pensiamo citando Shakespeare...

Nessuno come noi di Luca Bianchini

Già la storia si svolge in un liceo statale dove, stranamente, ci sono “i ricchi della collina” e quelli che vengono dalla periferia torinese. Dico che mi sembra strano perché pensavo i tempi fossero cambiati: cioè i ricchi non andavano alle scuole private finanziate dallo Stato lasciando le scuole pubbliche senza finanziamenti ai comuni mortali? Va bene metto da parte questi dubbi amletici che se no me li porto dietro per tutta la recensione… I protagonisti sono Vince, Cate, Romeo e Spagna che senza avere a disposizione un computer o uno smartphone ( la storia si svolge nel 1987) riescono a capire molto di loro stessi e della loro vita, come faranno senza ricerche nel web è la parte difficile da capire.

Un libro che parla di una generazione, quella degli anni ‘80, che avuto tra le sue fortune quella di vivere un bel momento per la musica in un pessimo momento perchè chi era ragazzo allora doveva crescere e maturare circondato da tanti specchietti luccicanti di moda e di desideri. Per fortuna ora è tutto diverso, o no?

 

La paranza dei bambini di Roberto Saviano

Un po’ di noir all’italiana dove fra i protagonisti c’è sempre la criminalità organizzata. Arrivano e sfrecciano nelle pagine del libro e per le strade di Napoli dieci ragazzini su scooter, bene armati e determinati come solo l’incoscienza di un adolescente può rendere. Certo parlare di violenza oggi fa vendere e se gli aggiungi il nome di un autore con tanto carisma… Questa logica commerciale ha creato anche una strada facile però, quella di raccontare le cose senza giudicare e senza dare alternative. Se pure è vero che in quelle situazioni ogni prospettiva eccessivamente positiva trasforma la storia in qualcosa di improbabile sapore disneyano è pure altrettanto vero che si possono raccantare e citare storie di persone che non hanno fatto gli stessi percorsi pur partendo da contesti molto simili.

Il libro ha coinvolto i lettori con una cruda storia di azione che scorre sulle pagine rendendo con molta efficacia la situazione delle baby band camorristiche. Saviano scrive documentandosi con molta attenzione dalle carte processuali e forse per questo, per le fonti da cui trae la storia, diventa molto difficile infondere speranze nel lettore per un cambiamento che sembra lontano per Napoli.

 

 

 

L'arte di essere fragili: Come Leopardi può salvarti la vita di Alessandro D'Avenia

 

Nessuno come noi di Luca Bianchini

 

 

La ragazza nell'ombra (Le Sette Sorelle Vol. 3) di Lucinda Riley

 

La paranza dei bambini di Roberto Saviano

 

 

 

 

 

 

Fino a qualche decennio fa le partite della massima serie si svolgevano quasi tutte la domenica pomeriggio, ora, invece, una giornata del campionato di calcio a volte dura dal venerdì al lunedì: è un confuso alternarsi di anticipi, posticipi, anticipi dei posticipi e via dicendo.

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