L’avena, dopo i banchetti delle feste
L’avena è forse il più celtico fra tutti i cereali.
Si adatta ai climi nordici, freddi e umidi, e cresce anche laddove pare impossibile che possa attecchire qualsiasi altro vegetale. È tenace ed energica, come gli irlandesi.
Per secoli gli anglosassoni hanno preso in giro irlandesi e scozzesi perché mangiavano l’avena e non il più “civile” frumento.
Che cos’era, poi, l’avena, se non un cibo da cavalli?
Ebbene, c’è chi ha affermato che gli inglesi non siano mai riusciti a piegare del tutto né i celti della Terra di Alba né quelli dell’Isola di Smeraldo proprio a causa dell’avena.
Per quanto paradossale ciò possa apparire, non è completamente errato.
Riduttivo magari, perché far corrispondere il fatto che gli anglosassoni mangiavano il grano e i celti l’avena alla loro atavica impossibilità d’andare d’accordo non tiene conto dell’identità culturale o religiosa, né della storia, né delle condizioni sociali dei due popoli in questione.
Eppure anche nelle battute di spirito, nelle minime differenze che fanno sorridere, ci sono piccole verità su cui riflettere.
Questa specie botanica appartiene alla famiglia delle Graminacee ed è catalogata con il nome latino di Avena sativa L.
Le foglie sono lamine a ligula corta e dentata.
Le pannocchie sono composte e presentano spighette a 2 fiori pendenti.
Nei frutti sono presenti proteine, carboidrati, grassi, saponine e un alcaloide chiamato avenina.
Per uso esterno, la sua farina si impiega da secoli come lenitivo nelle malattie cutanee o più semplicemente per restituire alla pelle avvizzita dal freddo il suo colorito più splendente.
Vi daremo a questo proposito alcune indicazioni cosmetiche.
Con i chicchi sgranati dalle spighe mature si può preparare una maschera di bellezza che nutre e restituisce alla pelle la naturale acidità.
È consigliabile per ogni tipo di epidermide, sia essa molto giovane, sia ormai segnata da qualche ruga.
Si prende un pugnetto d’avena in chicchi e si riduce in farina pestandolo accuratamente nel mortaio.
Sarebbe più veloce ricorrere alla farina d’avena già in commercio ma, così facendo, si perderebbe la vitamina B del tegumento che è quantitativamente maggiore nei grani appena frantumati.
Una volta polverizzati i chicchi, si mescola l’avena con un cucchiaino di succo di limone e con due cucchiaini d’olio di lino.
Volendo, si può adoperare anche l’olio d’oliva ma quello di lino si sposa meglio con l’avena perché previene arrossamenti e screpolature.
Si stende la maschera sul viso e sul collo con lieve massaggio.
Non sarà operazione delle più facili perché tutte le maschere che contengono sostanze oleose tendono a raggrumarsi e non sono di agevole applicazione.
Con un po’ di pazienza e con l’eventuale aiuto di una garza s’otterrà comunque un impacco omogeneo da tenere in posa per un tempo compreso tra i 15 e i 30 minuti.
Si deterge infine il viso con un batuffolo d’ovatta imbevuto d’acqua tiepida.
Basta ripetere questa maschera per pochi giorni per recuperare la luminosità e la morbidezza di un’epidermide sana e vitale.
Per uso interno, invece, il modo migliore di consumare l’avena è quello di introdurla nell’alimentazione.
Non ci resta dunque che consigliarvi la ricetta del porridge:
Ingredienti (per 2 o 3 persone)
- 120 grammi di fiocchi d’avena (si può usare anche il cereale in chicchi ma il procedimento è più lungo perché ci vuole almeno un giorno d’ammollo);
- 4 decilitri di latte misto ad acqua o anche solo d’acqua fredda, a piacere;
una presa di sale.
Spiegazione
Quella del porridge dovrebbe essere la preparazione più banale del mondo.
Ma non sempre è così, perché ne sono spesso state fatte delle varianti che hanno stravolto la natura dell’alimento.
Innanzi tutto, non lasciatevi contagiare dalle mode o dai sapori “addomesticati”: nel porridge, per non scandalizzare gli scozzesi o gli irlandesi, lo zucchero non è proprio ammesso!
Per far cuocere i fiocchi d’avena, si può procedere in due modi:
con la cottura diretta, facendoli sobbollire nell’acqua (addizionata oppure no al latte) e mescolando di continuo per una decina di minuti, sino ad ottenere una pappa densa;
altrimenti, c’è chi, dopo una prima bollitura, toglie dal fuoco la pentola con l’avena e la colloca in una cassetta di cottura, che si può realizzare anche in casa, con uno scatolone tutto imbottito di paglia che riveste la pentola e che, isolandola, mantiene alta la temperatura dell’acqua.
Questo sistema, che richiede il tempo di una notte affinché il porridge possa essere mangiato a colazione, può essere praticato anche con un semplice thermos per tenere caldi i liquidi: basterà introdurre i fiocchi nel recipiente, riempirlo con l’acqua bollente e chiuderlo con il coperchio.
La pappa d’avena si gusta innaffiata con latte, oppure mescolata con un etto di panna liquida o con una bella manciata di prugne secche che si siano fatte precedentemente rinvenire.
È un piatto adatto alle colazioni invernali, soprattutto a quelle di gennaio, per riprendersi dopo i banchetti natalizi perché l’avena è un cereale con proprietà rinfrescanti, diuretiche e lassative.
Secondo Jean Valnet, stimola la tiroide, è ricco di sali minerali ed è un buon energetico.
Giova per i disturbi gastrointestinali e viene prescritta con successo dai medici omeopatici in caso di esaurimenti nervosi o di insonnia
Pare infine che gli scozzesi attribuiscano proprio all’avena il segreto della loro virilità…
Articolo di erboristeria Foto da wikipedia.org (By H. Zell, Rasbak)