L’olivo, annuncio di Pasqua e di pace
Erboristeria: l'olivo (Olea europaea L.), il ramosciello d'ulivo e la Pasqua, e le proprietà in fitoterapia.
Nel giorno di Pasqua ci è gradito parlarvi dell’olivo, così intimamente legato ai riti cristiani della Settimana Santa.
Nella Domenica delle Palme, infatti, si benedicono i rami di olivo in ricordo dell’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme, quando sotto il monte degli Ulivi la popolazione stendeva mantelli al passaggio del suo puledro.
Questi stessi ramoscello d'ulivo benedetti saranno poi bruciati per comporre le Sacre Ceneri che vengono sparse sul capo dei fedeli all’inizio di ogni Quaresima.
Il ramoscello d'ulivo e la Pasqua
La sera del Giovedì Santo, in cui Gesù istituì il sacramento dell’Eucaristia, si contempla anche la preghiera del Messia nel Getsemani, di nuovo su quel monte degli Ulivi presso il quale i suoi apostoli lo lasciarono solo a pregare, cadendo nel sonno.
L’olivo nella storia.
Restando in ambito biblico, l’ulivo è il ramoscello che la colomba reca nel becco per annunziare a Noè il ritrarsi delle acque, promettendo pace dopo il Diluvio Universale.
Ciò testimonia la considerazione che quest’albero godeva presso gli Ebrei.
Originario di quella regione fertile che si estende tra il Caucaso e l’Arabia, cominciò a diffondersi verso occidente nel II millennio prima di Cristo.
Per quanto riguarda il bacino mediterraneo, i primi ad apprezzare l'olivo furono gli Egizi - da loro gli Ebrei costretti in schiavitù ne appresero le tecniche di coltivazione – e verso il 1500 a. C. fu introdotto anche in Grecia: la leggenda vuole che sia stato il mitico fondatore di Atene Cecrope (che era di origine egizia) a intraprenderne la coltura.
Grandi estimatori ne furono i Romani che lo diffusero in tutto il loro vasto impero e, a dispetto del clima, tentarono di avviarne la coltivazione pure nel nord della Gallia e in Britannia.
Tanto i Greci quanto i Romani consideravano un vero tesoro l’olio d’oliva di prima spremitura, che utilizzavano per ungersi il corpo prima di combattere o di gareggiare in competizioni sportive, prima di immergersi nelle piscine o di sottoporsi ai trattamenti in voga nelle terme pubbliche,
per preparare profumi, facendo macerare in esso il meliloto, l’iris, l’anice e il cardamomo, o per ammorbidire la pelle in cerca dell’eterna giovinezza.
Nel Medioevo, gli Arabi se ne servivano per massaggiarsi il cuoio capelluto, desiderando prevenire la calvizie, i capelli bianchi e persino il mal di testa!
L’olivo in botanica (Olea europaea L.).
L’olivo ( o ulivo) appartiene alla famiglia delle Oleacee e il suo nome botanico è Olea europaea L., a testimoniare quanto questa specie si sia adattata bene nel nostro Continente.
Può raggiungere gli 8-10 metri d’altezza, con chioma larga e tondeggiante.
Le foglie sono lanceolate, oblunghe, coriacee, dal caratteristico color verde spento (nel linguaggio comune si dice appunto verde oliva), che nella pagina inferiore si schiarisce in bianco argenteo.
Fiorisce in maggio e i suoi frutti maturano tra ottobre e dicembre, a seconda delle zone climatiche.
L’olivo in fitoterapia.
In fitoterapia le foglie di olivo, che contengono in massima parte i principi attivi e costituiscono la cosiddetta “droga”, hanno goduto di larga fama presso i medici d’ogni epoca.
Plinio ne raccomandava il decotto contro le emorragie, le ulcere e ogni genere di ferita e Dioscoride lo consigliava per i disturbi del flusso mestruale femminile.
Durante la campagna napoleonica in Spagna, gli ufficiali medici al seguito delle truppe francesi, rimasti senza chinino, lo impiegarono con successo per vincere le febbri tifoidi da cui erano sovente vessati i soldati.
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Dobbiamo però giungere sino al 1938 per scoprire il suo impiego più noto, quello nel trattamento l’ipertensione, ossia la patologia che viene comunemente definita “pressione alta”.
Fu infatti il dottor Mazet di Nizza, in Costa Azzurra, a pubblicare la primo ricerca scientifica in cui risultava che l’olivo provoca un abbassamento della pressione arteriosa unito a un’efficace azione diuretica.
Anche Leclerc, negli anni Cinquanta del secolo scorso, confermò che i principi attivi di questa specie ne fanno un ipotensore da abbinare al biancospino.
Studi successivi evidenziarono anche il suo prezioso impiego per ridurre la glicemia e contro la ritenzione idrica, in caso di gotta e di reumatismi.
Siccome contro l’ipertensione l’olivo funziona davvero, conviene sempre usarlo sotto stretto controllo medico, verificando i valori della pressione arteriosa.
Quindi solo a titolo di curiosità vi trascriviamo la ricetta del decotto che nel 1938 aveva annotato Mazet:
“far bollire una ventina di foglie di olivo in 3 decilitri d’acqua finché il liquido non si sia ridotto di un terzo; filtrare, zuccherare e bere caldo sia alla mattina e sia alla sera”.
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