Bríd di Cill Dara la lattaia sul carro
C’è addirittura chi mette in dubbio che sia veramente esistita.
Chi era, infatti, colei che aveva lo stesso nome di una dea pagana, che come questa prediligeva la luce, il fuoco e le querce e che, per strana coincidenza, pare sia morta il 1° febbraio, a Imbolc, festa consacrata alla divina Brigit?
Bríd di Cill Dara, santa Brigida Kildare
Era una piccola, dolce ragazza irlandese, che ebbe il coraggio di scatenare una rivoluzione!
Era un essere umano in carne e ossa, non un’invenzione della nascente Chiesa irlandese.
Non sarebbe bastata una fantasia instillata ad arte a innescare la devozione dirompente che le fu tributata sia in vita, sia negli anni successivi alla morte.
Se da un lato poteva tornar comodo tramutare in pie pratiche cristiane quanto c’era di buono nei riti pagati, perché il popolo comprendeva meglio i dogmi di fede quando gli venivano spiegati attraverso immagini che gli erano familiari, dall'altro è tendenzioso fare di Bríd un fantoccio vuoto, un simulacro celtico che diventa un’icona cristiana.
Probabilmente fu lei stessa a giocare con la propria identità.
Bríd di Cill Dara, santa Brigida Kildare e Saint Patrick
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La tradizione vuole che Bríd si sia convertita al cristianesimo dopo aver udito la predicazione del santo Pádraig.
Stando così le cose, è fatale che abbia interiorizzato tutti i valori su cui l’evangelizzatore d’Irlanda aveva basato la sua missione. Primo fra gli altri, la carità, quel desiderio di andare incontro al prossimo senza arringarlo, senza traumatizzarlo. Semplicemente amandolo. Condividendo con lui ciò che conosceva e interpretando gli eventi della vita secondo il messaggio di Cristo.
La giovane Bríd dovette chiedersi che cosa nella dea Brigit, di cui la sorte aveva voluto che portasse il nome, piaceva alla gente. La luce! Era la luce a conquistare l’animo dei semplici, quel fuoco purificatore che rinnovava la natura allo scoccare della primavera. La stessa luce che simboleggia la resurrezione di Gesù.
Santa Brigida Kildare
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Era stato attraverso il primo fuoco di Pasqua acceso sulla collina di Slane nel 433 che Patrizio aveva proclamato in Irlanda la vittoria del Cristianesimo. Per questo motivo Brigida volle che nel suo monastero ardesse e fosse alimentato un perenne fuoco pasquale, che né i vichinghi né gli anglonormanni fiaccarono, che solo la Riforma estinse, perché la luce della dea Brigit finalmente aveva cessato d’essere qualcosa di vago e mitologico. Aveva acquistato il suo pieno significato nello splendore del Cristo risorto.
Ma facciamo un passo indietro.
L’impossibilità d’indicare la data di nascita della santa deriva dalla redazione tardiva delle fonti che la riguardano. La prima Vita fu scritta da tale Cogitosus più di cento anni dopo la sua morte, esattamente nel VII secolo, forse intorno al 655.
Neppure l’anno della morte è certo:
secondo differenti trascrizioni, viene indicato come il 524 o il 526 o il 528.
Ma siccome Bríd visse per settant’anni circa, si presume che fosse nata a metà circa del V secolo. Dove? Ecco un altro enigma da sciogliere!
Nella tradizione irlandese esistono ben venticinque culti locali tributati alla medesima patrona.
È indubbio che la maggior parte di essi sia accordata a figure apocrife – c’è persino una santa Brigida di Fiesole del IX secolo che giunse miracolosamente in Italia dall'Irlanda, – tuttavia ciò genera confusione nel ricostruire il luogo d’origine. Spazzando via le ipotesi meno credibili, restano due interpretazioni che riscuotono tutt'ora il favore degli storici.
Per taluni Brigida era nativa dell’Uladh, era una donna del nord, imparentata con la potente tuath degli Uí Neill, proprio come san Colm Cille, coincidenza che a noi sembra un po’ forzata.
Per altri venne alla luce sulla riva meridionale di An Life, il fiume Liffey, in quello che allora si chiamava Lagin.
Verosimilmente nacque non lontano da Cill Dara, anche in questo caso nel seno d’una famiglia illustre, gli Uí Bresail di Fothairt.
Suo padre era un capo tribù e almeno su questo punto non sembrano esserci dubbi. Le fonti concordano persino sul suo nome, indicato quale Dubthoch.
La madre, invece, era una certa Bróicsech ed è figura più controversa.
Forse non si trattava di una schiava, come qualcuno ha sostenuto, ma si presume che fosse di grado sociale inferiore a quello dell’amato. Da qui deriva la possibilità che Bríd non fosse neppure figlia legittima. Una versione pittoresca, che crea un sospetto parallelismo con la vicenda umana di san Pádraig, la pretende schiava a sua volta, venduta addirittura a un druido!
Più attendibile la supposizione di una ragazza relativamente libera, cresciuta in famiglia. Potrebbe essere quella giovane pulcherrima di cui ci narra lo stesso Patrizio, citandone la conversione.
Bella Bríd doveva esserlo davvero, dotata di un carattere dolce e indipendente ad un tempo. Divenuta cristiana, non incontrò difficoltà capace di smuoverla dalla sua vocazione.
Le immagini di Bríd di Cill Dara, santa Brigida Kildare
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Nemmeno la disapprovazione paterna riuscì a condizionarla. Perché, quando Dubthoch s’accorse che sua figlia donava ogni suo avere ai poveri, montò su tutte le furie. La minacciò, disse che l’avrebbe venduta al re del Cúige Laighean, ossia del Leinster. Come una schiava. E questo particolare avvalora la tesi di una Bríd illegittima che non disponeva di sé stessa come se fosse stata una figlia riconosciuta.
Una donna celtica, infatti, godeva di molta considerazione e poteva fare di testa sua in qualsiasi circostanza, persino nella scelta del marito, che non le veniva mai imposto.
Così Dubthoch caricò la fanciulla sul carro e si recò dal re. Giunti che furono, lasciò la propria spada in consegna alla figlia perché non poteva presentarsi al suo signore se non disarmato. Il caso volle che un mendicante, un lebbroso forse, si presentasse a Bríd in quel frangente. Ella non aveva nulla da offrirgli… se non l’arma del padre! Glielo regalò prontamente affinché lo vendesse e ne ricavasse di che vivere.
Potete immaginare l’ira del genitore quando, accompagnato dal re, ritornò al carro: sua figlia gli aveva mancato di rispetto, aveva offeso il suo onore di guerriero e l’aveva fatto, per giunta, umiliandolo di fronte al suo signore.
Fu il re che venne in soccorso della ragazza, riabilitandola agli occhi del padre e affermando di non meritare una schiava d’indole così buona e generosa.
Dopo quest’episodio Dubthoch s’arrese e permise a Bríd di seguire la sua strada.
Ella si rimboccò le maniche e pensò di riunire una comunità nel nome di Cristo.
Non lontano dalla sua dimora c’era un luogo caro ai pagani: una vecchia quercia maestosa ne garantiva la sacralità.
Certa che l’albero sarebbe stato un simbolo di fede e di vita anche per coloro che si erano convertiti al Cristianesimo, evitando la frattura con il passato e affinando quella comprensione che veicola la verità, la ragazza fondò Cill Dara – , nella grafia inglese, – ossia la “Chiesa della Quercia”.
Molte persone accorsero all'ombra della vecchia quercia, uomini, donne…
Tutti erano animati dagli stessi ideali di Bríd.
Perché rimandarli indietro? A lei non passò neppure per la mente! Con il candore combattivo che la contraddistingueva, inventò una soluzione che non era mai stata tentata e istituì un monastero doppio, maschile e femminile.
Soltanto in Irlanda poteva succedere una cosa simile e soltanto in Irlanda una donna ancor giovane e bellissima poteva presiedere una comunità mista, con l’audacia di dirigere addirittura gli uomini.
Maschi che chinavano la fronte davanti a una femmina? Era impensabile nel civilissimo mondo di derivazione classica e latina. Era, al contrario, plausibile tra i celti che cantavano le gesta delle loro regine mitologiche.
La “Chiesa della Quercia” divenne in breve tempo un esempio e un luogo di richiamo per tutta l’Isola di Smeraldo.
Fu definita “la città dei poveri” e mantenne tale appellativo per secoli. Gli indigenti si ponevano sotto la protezione di Bríd ed ella non rimandava mai indietro nessuno. Era convinta che il Signore avrebbe rinnovato la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
A dire il vero, quella che per intercessione della santa si operò fu la moltiplicazione di un alimento assai più “celtico”… il latte!
La tradizione vuole che, quando giungevano orde di affamati alla porta del monastero, Bríd riuscisse a mungere le mucche sino a tre volte al giorno pur di sostentarli.
Per questo ancor oggi è la protettrice dei produttori di latte e dei lattai in genere e, nell'iconografia, viene rappresentata non solo come badessa, di bianco vestita e velata di nero, con una fiamma accesa sul capo e una candela in mano, ma anche come pastorella che conduce le mucche al pascolo oppure come massaia che batte il latte per trasformarlo in burro.
Il suo spirito caritatevole e il desiderio d’evangelizzare la spinsero a intraprendere frequenti viaggi per le contrade d’Irlanda. Si spostava sopra un carro agricolo, attraverso strade che non sempre erano agevoli.
È rimasta celebre la battuta con la quale apostrofò l’auriga che l’aveva condotta per un viottolo ripido e che per imperizia aveva fatto rivoltare il carro. Rialzandosi da terra e scossa la tunica della polvere, con una di quelle fulminanti sentenze attraverso cui si esprimeva senza inutili giri di parole e che hanno fatto di lei anche la patrona dei poeti, gli aveva detto: “Le scorciatoie fracassano le ossa”.
Fu durante uno di questi viaggi sul carro che Bríd creò la croce di paglia che porta il suo nome.
Accadde quando un capo tribù pagano la mandò a chiamare. Il vecchio era in punto di morte e un terribile terrore lo aveva invaso. Allora Bríd si sedette al suo capezzale e, per confortarlo, cominciò a parlargli di Cristo.
Mentre narrava la crocifissione, con alcune festuche che aveva raccolto da terra andava intrecciando una croce di forma singolare. Anticamente aveva tre bracci.
Oggi ne ha quattro e non c’è casa dell’Irlanda cattolica da cui la Brigit’s cross manchi. Viene inchiodata sopra le porte, di preferenza sopra quella della cucina, a protezione della famiglia.
In Leinster, molte donne la portano al collo, fusa in un ciondolo d’argento lucente, ostentando non solo un sentimento di fede ma anche d’ammirazione verso una donna irlandese di tanto tempo fa, che visse secondo la propria coscienza e che infuse nella sua condotta una simpatia squisitamente celtica.
Noi abbiamo voluto ricordarla pochi giorni dopo la sua festa che, come già detto, cade a inizio febbraio. Di lei vogliamo lasciarvi un’ultima immagine, quasi fosse uno schizzo iridescente che ne riassume l’esistenza.
Bríd aveva un mantello rosso di lana ricciuta, uno di quei mantelli che ripararono dal freddo gli irlandesi per un periodo di tempo lunghissimo, dall'Età del Bronzo ai Tudor.
Forse è proprio il drappo che si trova nella cattedrale di Bruges, perché fu trasportato in Belgio dalla sorella di Harold d’Inghilterra dopo l’invasione normanna del 1066, e che le viene ascritto.
Ella lo indossava abitualmente ma, quando voleva toglierselo, non aveva il problema di riporlo: bastava che lo appendesse a un raggio di sole. Persino il sole, infatti, scherzava con questa straordinaria donna irlandese fatta di luce.
Testo di Maura Maffei
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La Preghiera di Bríd
A santa Brigida, come alla maggior parte degli altri santi irlandesi, sono stati attribuiti orazioni e inni. E, come avviene per la maggior parte degli altri santi irlandesi, è assai probabile che queste preghiere siano spurie.
Non dimentichiamo, infatti, che Bríd nacque nel V secolo, periodo di transizione tra le iscrizioni ogamiche e l’acquisizione dell’alfabeto latino. Come avrebbe potuto essere già così erudita?
Eppure, anche se la preghiera che vi proponiamo non fu vergata dalla sua mano, se fu scritta da un suo discepolo o, più tarda, da qualcuno che visse a Cill Dara e condivise gli insegnamenti della santa, essa è una testimonianza preziosa della carità di Bríd e, attraverso la benedizione della mensa, della sua confidenza in Dio.
Vorrei un lago grande d’ottima birra
per il Re dei Re.
Vorrei una mensa imbandita di cibi squisiti
per la famiglia del cielo.
Che la birra sia fermentata dai grani della fede,
e il cibo sia l’amore che perdona.
Vorrei ospitare i poveri al mio banchetto,
perché sono essi i figli di Dio.
Vorrei ospitare i malati al mio banchetto,
perché sono essi la letizia di Dio.
Che i poveri seggano con Gesù sullo scranno più alto,
e che i malati danzino con gli angeli.
Benedica Iddio i poveri,
benedica Iddio i malati
e benedica tutto il genere umano.
Benedica Iddio il nostro cibo,
benedica Iddio le nostre bevande.
Abbraccia, o Dio, ogni casa.
Fonte foto Wikipedia Bríd di Cill Dara, elaborazioni CaffèBook.