Le erbe tinctorie: il sambuco
Già gli autori antichi, come Strabone e Diodoro Siculo, avevano rilevato quanto i celti gradissero vestire con stoffe dai colori sgargianti.
Le immergevano in pigmenti vegetali e le tonalità più comuni erano il verde, il bluastro, il giallo tenue o aranciato e il grigio. Ma si riuscivano a ottenere anche il bianco per le vesti dei druidi, il rosso per il manto dei guerrieri e il nero destinato agli schiavi.
Erbe tinctorie: il sambuco
Sappiamo, infatti, che le tinte e le loro combinazioni erano molto importanti nell'ambito della tuath, ovvero della tribù, l’istituzione che stava alla base della società irlandese arcaica, perché rivelavano in chi le portava anche il ceto.
E conosciamo le tecniche che i druidi avevano suggerito agli artisti e agli artigiani (aes dana) per ottenere insolite sfumature d’arcobaleno.
Vorremmo piuttosto soffermarci su una curiosità: nell'Irlanda tribale, possedere una tunica con più colori era simbolo di nobiltà.
La gente comune, che nell'ambito della tribù stessa viveva del proprio lavoro, vestiva un solo colore. L’aristocrazia, invece, ne portava diversi, variamente accostati (in Scozia, in questo modo, nacquero i tessuti tartan), a seconda del ruolo politico, militare o religioso che nel tempo la famiglia d’appartenenza aveva ricoperto.
Più erano i colori presenti nell'abito del signore, più era elevato il suo lignaggio.
Solo il Re Supremo d’Irlanda poteva indossare in una sola veste tutti e sette i colori sopra citati (nero compreso, perché era a sua volta servo della divinità: prima degli dei pagani e poi del Dio cristiano).
Sin dall'Età del Rame, tra le bacche più usate per tingere c’erano quelle di sambuco.
Albero sapienziale, amato ma tenuto perché si credeva che tra le sue fronde trovassero rifugio creature soprannaturali, esso forniva nutrimento, bevande e medicamenti. Forniva vita e forniva morte, dato che ai suoi rami venivano impiccati gli avversari e i nemici.
Le bacche di sambuco per tingere i tessuti
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Ancora oggi è uno dei coloranti maggiormente persistenti. Può tingere la lana e le altre fibre naturali (non quelle sintetiche, che richiedono tinture chimiche), anche senza ricorrere al mordente.
Conferisce al filato un pigmento bluastro, con un’elegante punta di grigio.
Erbe tinctorie: il sambuco procedura per il colorante
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Per ottenerlo, bisogna cogliere i frutti ben maturi, farli fermentare per una settimana e poi metterli a bollire nell'acqua sino a raggiungere una miscela porporina. In essa si tufferà la lana e la si farà sobbollire per tre ore.
Volendo utilizzare il mordente – in questo caso l’allume di potassio – per fissare meglio il colore, sarà necessario osservare alcune dosi.
Va ricordato che per ogni chilogrammo di filato occorre lo stesso peso di bacche di sambuco, che si raccolgono alla fine dell’estate, tra agosto e settembre.
Dopo averle pestate e annodate in una garza, si mettono in una pentola apposita – non adibita a uso alimentare – e si tengono a bagno per una notte.
La mattina successiva, si fa bollire il colorante in maniera vivace per 30-50 minuti.
Si toglie poi la garza contenente le bacche e si aggiunge altra acqua, in modo tale da avere un bagno di quattro litri per ogni etto di lana.
Erbe tinctorie: il sambuco e il mordente
Occupiamoci adesso del mordente che, oltre a rendere il colore più stabile, gli dona anche una tipica sfumatura violacea.
Servono circa 4 cucchiaini da caffè d’allume per ogni etto di lana. Il mordente dovrà essere sciolto in poca acqua e versato nel bagno di colore.
Conviene inumidire il filato, prima dell’immersione a freddo nella tintura. Si aumenta a poco a poco la temperatura e si sfiora il bollore. Si lascia sobbollire per almeno 30 minuti. Si risciacqua poi la lana in acqua da tiepida a fredda, sino a che non spurghi più. Infine, la si pone ad asciugare all'ombra.
Il colorante estratto dal sambuco, come tutte le tinte naturali, varia per intensità e nuances. Ogni nuovo bagno può riservare una sorpresa.
Foto da Pixabay o Wikipedia. Crediti per Elaborazioni foto Roberto Roverselli per CaffèBook (Link all'articolo).