Fior di cucù: il cardamine

Fiorisce alla fine di aprile e per tutto maggio, quando torna a risuonare tra le piante il canto del cucù. Per questo nelle Isole Britanniche il cardàmine è detto Cuckoo Flower.

A dire il vero, in Irlanda – dove è apprezzato persino quale specie ornamentale da giardino – lo chiamano anche Lady’s Smock, che potremmo tradurre come “grembiule della signora”, oppure, questa volta in gaelico, Biolar Griagháin, che significa invece “crescione del levriero”.

Il Cardamine pratensis L.

Cardamine pratensis L.
Cardamine pratensis L.

Del resto, pure in Italia è noto il nome popolare di crescione dei prati attribuito a quest’erba, che con il crescione condivide la stessa famiglia botanica:

le Crucifere. Ma in questo caso la specie è stata classificata come Cardamine pratensis L.

Torniamo per un attimo alle tradizioni irlandesi che lo riguardano: nell'Isola di Smeraldo, il cardamine è annoverato tra le erbe care alle fate, tanto che occorre pensarci due volte prima di coglierne i fiori, per non indispettirle, e tanto che non viene mai volutamente intrecciato nelle ghirlande tipiche del May Day, corrispondente al nostro Calendimaggio.

Secondo la tradizione popolare, infatti, basterebbe un solo rametto mescolato per caso alle altre piante a rendere funesta l’intera corona. E si narra di tante fanciulle irlandesi che, essendosi sbagliate, l’hanno poi rifatta da capo, affinché le fate invocate propizie non tenessero loro il broncio.

La descrizione botanica ci presenta il cardamine come una specie perenne che raramente raggiunge il mezzo metro d’altezza.

È diffusa in tutto l’emisfero settentrionale e predilige i prati umidi o le foreste di latifoglie ben esposte al sole. La rosetta basale è composta da un numero di foglie variabile, compreso tra 3 e 11:

esse sono pennatosette, lobate, con fogliolina di scapo ovata-arrotondata, presentando anche sezioni più sottili, soprattutto se ricorrono nel fusto.

I fiori hanno una splendida sfumatura bianco-lilacea mentre il frutto è costituito da una siliqua lunga dai 3 ai 5 centimetri.

I fiori del Cardamine pratensis L.
I fiori del Cardamine pratensis L.

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L’attuale documentazione fitoterapica relativa a quest’erba è purtroppo ancora piuttosto scarsa, al punto che sono pochi i trattati erboristici che la includono.

Eppure i principi attivi sono interessanti:

citiamo il glicoside glucococlearina, la vitamina C e diversi composti organici solforati, tra cui la gliconasturzina – propria anche del crescione – la quale, idrolizzata dalla mirosina che viene prodotta in speciali cellule, si scinde in glucosio, solfato acido di potassio ed essenza di senape feniletilica.

Grazie a queste proprietà, il cardamine è da sempre ritenuto un buon depurativo del sangue. Studi più recenti, compresi quelli omeopatici, lo considerano un valido lenitivo sia in caso di disturbi reumatici sia per chi soffre di frequenti crampi allo stomaco di origine nervosa.

La tisana e i principi attivi
La tisana e i principi attivi

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L’infuso si prepara ponendo due cucchiai rasi di droga, rappresentata dalle sommità fiorite essiccate e sminuzzate, in mezzo litro d’acqua. Si porta a bollore, si spegne subito e si lascia riposare sotto coperchio per un buon quarto d’ora. Quindi si filtra e si dolcifica: come spesso avviene con le Crucifere, anche la tisana di Cardamine non è particolarmente buona e, anziché aggiungere il miele, forse sarebbe meglio correggerne il sapore con qualche goccia di limone.

Si beve lungo la giornata, come un tè, naturalmente facendo molta attenzione a non indispettire le fate!