Marco Bellocchio, quando l’energia creativa cura la sofferenza
L'Analisi grafologica della grafia di Marco Bellocchio del vincitore della Palma d’oro d’onore alla carriera
Il vincitore della Palma d’oro d’onore alla carriera al Festival del Cinema di Cannes 2021, Marco Bellocchio, è stato ribelle fin dalla nascita forse anche a causa di una famiglia di origine complicata.
La breve biografia e l'analisi grafologica della grafia di Marco Bellocchio
Oltre che dai genitori è composta da Paolo, il fratello “pazzo”, da Tonino, da Piergiorgio (fondatore della prestigiosa rivista "Quaderni piacentini"), Alberto, Letizia, Maria Luisa, affetta da sordità, e da Camillo, il suo gemello, nato come lui il 9 novembre 1939 e morto suicida il 26 dicembre 1968 a cui è dedicato il suo ultimo film “Marx può aspettare”.
Regista, autore e uomo complesso, uno dei più politici e anticonformisti del cinema italiano, oggi celebrato, venerato, applaudito, ha saputo portare le sue idee laiche sul grande schermo attraverso film non sempre alla portata di tutti.
Ha attraversato, vivendole in prima persona, le tappe della storia politica e sociale italiana più significative, nei loro aspetti più oscuri e controversi. Queste esperienze si riflettono inevitabilmente nella sua produzione cinematografica, influenzandone anche gli aspetti formali.
Oggi ottantunenne, nella sua lunga e prolifica carriera ha conosciuto fasi alterne, più o meno apprezzate dalla critica, ma certamente la sua attenzione per temi "caldi" e sul fallimento di molti ideali, ne fanno un artista sempre attuale, meritevole e interessante.
La grafia di Marco Bellocchio: La firma
Osservando il suo autografo si rimane colpiti dall'energia e dal bisogno di azione e di spazio del soggetto scrivente.
Potrebbe interessarti anche: La firma cancellata di Elio Germano “Volevo nascondermi” anche nella scrittura
Il filo grafico, esuberante, volteggia tra curve, asole gonfie e angoli, personalizzando, senza soluzione di continuità, sia il Nome che il Cognome, senza quasi peccare in leggibilità.
Appartiene a un soggetto che ama lavorare, avere progetti, essere dentro la vita, quasi fossero medicine per distogliere l’attenzione dalle angosce, dalle sofferenze, dai sensi di colpa che lo hanno accompagnato e afflitto per tutta l’esistenza.
Le forme ampie, curve/angolose, disuguali, quasi tormentate, confermano un carattere complesso, intellettualmente vivace, dinamico e sensibile, orgoglioso e inquieto, quasi costretto alla lotta, soprattutto quella interiore, che sfocia in una proficua creatività.
Le asole superiori gonfie e le “c” a conchiglia, segnalano la presenza di sogni, di fantasie e il desiderio di affermazione, non tanto per una mera forma di narcisismo fine a se stesso, ma più come una sorta di compensazione verso i propri momenti bui.
Soffermiamoci ora ad osservare gli ovali presenti nel nome tracciati in maniera differente.
Potrebbe interessarti anche: Milva un volto…molti amori… mille firme
Il primo si presenta stretto, con una particolare ricombinazione che crea una semi apertura in alto.
L’apertura verso l’alto rappresenta la capacità a ricevere, ci si apre al sapere e alla conoscenza con grande fiducia e disponibilità, rischiando a volte di essere eccessivamente influenzabili, suggestionabili e piuttosto fragili nei confronti di personalità eccessivamente esuberanti e invadenti.
Il secondo ovale, quello finale di “Marco”, che si presenta aperto a sinistra, grafologicamente racconta di un rapporto mal gestito col proprio passato, con la famiglia, con la madre e con le esperienze trascorse ribadendo il bisogno di affetti, di carezze e amori stabili e rassicuranti capaci di colorare l’esistenza.
Egli afferma: “Tutti i miei film mi riguardano. Vengono sempre da ciò che è stato vissuto. È il primato della vita con le sue passioni e i suoi fallimenti”. E allora è forse proprio visionando i suoi film che potremo comprendere appieno l’uomo che si cela dietro la facciata del grande regista.
Foto di Marco Bellocchio da Wikipedia, Breakinglatest (.news), The Guardian (.com). Elaborazioni CaffèBook.