Anna Kingsley la principessa africana che fu prima schiava e poi divenne una delle più ricche proprietarie terriere in America
In seguito sarebbe stata conosciuta come Anna Kingsley, ma al momento del suo rapimento in Senegal, nel 1806, era una giovane principessa del temuto impero Wolof.
Era nata come Anta (o Ante) Majigueen Ndiaye nel 1793 nell'attuale Senegal, in una parte dell'Africa occidentale dominata dal popolo Wolof che conduceva una feroce guerra contro la minoranza Fula.
Le incursioni erano frequenti e la violenza spingeva all'abbandono di molti piccoli villaggi. Allora, così come accade anche oggi, questo tipo di guerre portavano a rappresaglie reciproche in cui spesso a subire le cose più atroci erano delle vittime innocenti.
Non era raro che le persone venissero rapite per essere vendute come schiave e questo accadde anche a Ante Majigueen Ndiaye.
L'intensificarsi della crisi, cominciata nel 1790, nella regione portò all'entrata in gioco anche di gruppi di predoni.
Abdul Kader, il primo almami (capo guerriero mussulmano in Africa) dei Futa Toro (popolo di lingua Fula), aveva cominciato una guerra contro i Wolof. La Jihad si era conclusa con la cattura e la sconfitta di Abdul Kader, intorno al 1797, ma aveva lasciato nella regione molti gruppi e predoni che sarebbero rimasti ancora in azione per molti anni.
I primi anni di Anna Madgigine Jai Kingsley (Anta Madjiguene Ndiaye, Giugno 1793 - aprile o maggio 1870)
Anta (o Ante) fu catturata nel 1806 quando aveva circa 13 anni, quasi certamente da predoni Tyeddo (o guerrieri) dei Futa Toro.
La tradizione del Wolof sostiene che una figura mitologica di nome Njaajaan Ndiaye istituì il Regno Jolof tra il 1200 e il 1550.
Attraverso suo padre, Anta, la futura Anna Kingsley, era una discendente di Ndiaye e portava quel nome. Sua madre aveva fra i suoi antenati uomini che avevano vantato il titolo di Buurba Jolof o re dei Wolof.
Anche se i lignaggi sono stati contestati, c'è la convinzione che Anta poteva appartenere ad un ramo ancora dominante della famiglia reale.
Ancora molto giovane Ante Majigueen Ndiaye, venduta come schiava, sarebbe stata mandata prima a Cuba e quindi in Florida.
Anna Kingsley, da principessa africana a schiava: l'Isola di Gorée, l'America e Zephaniah Kingsley
Dopo la sua cattura, Ante fu trasferita a Gorée (Gorea).
In questa piccola isola vicino a Dakar che dal 1978 è Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO sono passati buona parte dei venti milioni di africani che, per quasi quattro secoli, furono inviati in America per condurre una vita di miseria e di servitù.
La prima casa degli schiavi fu costruita dai portoghesi nel 1444 e l'ultima, alla fine del XVIII secolo, su iniziativa dei trafficanti olandesi per essere chiusa nel 1848 quando la Francia abolì la schiavitù.
In una di queste case la Principessa fu tenuta per cinque anni in condizioni disumane, fino a quando alcuni mercanti la comprarono e la mandarono a Cuba insieme ad altri neri provenienti dalle zone più diverse dell'Africa occidentale.
A L'Avana dopo alcuni giorni venne acquistata di nuovo, questa volta, da Zephaniah Kingsley, ricco proprietario di una grande piantagione e, a sua volta, anche imprenditore e capitano di una delle navi di schiave che commerciavano con la Florida.
Anta aveva 18 anni, era bella, snella e intelligente, e il suo proprietario presto si innamorò di lei.
Il risultato fu che si sposarono, un colpo di fortuna per la principessa certamente, che da allora in poi si sarebbe chiamata Anne Kingsley.
Suo marito credeva nella schiavitù, naturalmente, ma si dice che il suo trattamento fosse molto più umano di quello riservato nella maggior parte delle altre piantagioni.
Le sue piantagioni erano organizzate in modo diverso. Zephaniah Kingsley aveva diviso la sua terra in appezzamenti più piccoli assegnando ad ogni schiavo un'attività specifica:
seminare, strappare le erbacce o raccogliere.
Quando lo schiavo terminava il proprio lavoro, poteva tornare alle piccole case di legno che aveva fatto costruire e alla sua famiglia, mentre nei giorni di pioggia erano esentati da qualunque attività all’aperto.
Quando la Florida era spagnola: Il matrimonio con Zephaniah Kingsley e la libertà
Non bisogna dimenticare che la storia degli schiavi afroamericani negli Stati Uniti non inizia nei campi di cotone del South Carolina.
Molto prima della massiccia importazione di schiavi neri da parte degli spietati proprietari delle ex colonie britanniche, gli spagnoli avevano già portato in queste terre i primi africani.
Tuttavia Zephaniah Kingsley sapeva che nella Florida spagnola il trattamento riservato agli schiavi era molto meno duro e, addirittura a partire dal XVII secolo era considerato come un luogo in cui il si poteva realizzare la promessa di libertà per gli schiavi sottoposti allo sfruttamento crudele degli inglesi.
Molti amici di Zephaniah lo abbandonarono dopo il suo matrimonio con Anna e ancora esistevano comunque molte leggi in Florida non permettevano a un bianco di sposare una schiava.
Il mercante e proprietario terriero fece della principessa e schiava sua moglie con il rito cubano.
Zephaniah aveva inoltre le idee molto chiare e a dispetto della sua origine inglese si adoperò perché sua moglie Anne Kingsley ottenesse dalle autorità spagnole i documenti necessari affinché potesse emanciparsi e ottenere la libertà.
C'erano delle falle legali nella colonia ed il mercante le sfruttò per ottenere i rilascio di tutte le carte necessarie.
Anne Kingsley elogiò sempre la "gentilezza e fedeltà" del marito e le sue "buone qualità".
Anche i tre bambini mulatti, nati dal matrimonio, ottennero gli stessi diritti perché Zephaniah Kingsley si dichiarò padre di tutti: George, quasi 4 anni; Martha, 20 mesi e Mary, un mese.
Anne Kingsley, libera e ricca proprietaria terriera
Ma Zephaniah Kingsley per Anne non fece solo questo.
Proprietario di molti terreni, l’uomo diede alla sua principessa africana Anne Kingsley anche il controllo della gestione in sua assenza. Questo era un fatto senza precedenti che rese Anna una ex schiava molto ricca in soli cinque anni.
La nuova signora Kingsley era sopravvissuto alla prigionia, a cinque anni di maltrattamenti sull'isola e ad una straziante viaggio attraverso l'Atlantico nella stiva di una nave.
Molti degli altri schiavi che avevano viaggiato con lei erano morti durante la traversata gettati in mare, mentre lei era diventata proprietaria di una fattoria ed era stata nominata responsabile di un commercio al dettaglio.
E non solo, il marito le mise a disposizione anche una grande casa solo per lei e anche 12 schiavi a suo nome.
In fuga dalla Florida
Gli americani delle ex colonie britanniche iniziarono azioni di guerra per cercare di espellere la presenza spagnola dalla Florida. Gli sforzi dei coloni ottennero sempre maggiori risultati e questo presto mise in pericolo la libertà di tutti gli ex schiavi che erano qui diventati liberi.
Anche per Anne Kingsley tornò di nuovo la minaccia di diventare schiava, così, con il marito, intraprese una lotta di resistenza bruciando tutti gli edifici della piantagione per impedire che fossero occupati.
Alla fine dovettero trasferirsi a Fort George Island, vicino a Jacksonville. Dove rimasero fino a quando i loro figli George, Martha e Mary divennero grandi e si sposarono.
Qui nacque anche il quarto figlio della coppia, John Maxwell Kingsley.
Nonostante questo, e anche per le capacità di Anne Kingsley, riuscirono ad aumentare la loro ricchezza.
La libertà di Anna tornò ad essere in pericolo nel 1839 e questa volta dovettero fuggire in Haiti.
Le politiche razziali discriminatorie che venivano attuate negli Stati Uniti dopo che la Spagna aveva ceduto il controllo della Florida nel 1821 erano troppo aggressive.
Per i possidenti americani non era accettabile un tale potere economico in mano di uno schiavo, ancor meno di una donna.
Haiti, però, era una repubblica nera indipendente che si era formata nel 1804, dopo una ribellione di schiavi africani contro i governanti francesi.
Sull'isola Anne e Zephaniah acquistarono un vasto appezzamento di terra nel 1835 in cui fondarono una azienda agricola e cambiarono la loro situazione. Mr. Kingsley mise, infatti, tutte le proprietà nelle mani della ex principessa africana.
Anne Kingsley e l’eredità
Zephaniah decise di intestare tutto ad Anne perché ne aveva piena fiducia e giunse a porla come unica erede nel suo testamento.
Zephaniah Kingsley morì nel 1843 e sua sorella minore, Martha Kingsley McNeill, subito si mosse per far diseredare Anna ed i suoi figli, tutti con sangue africano.
Anne Kingsley tornò in Florida per combattere per la sua eredità, cioè per tutte quelle vaste terre che avevano accumulato il matrimonio in Florida e che l'avevano resa una delle persone più ricche del paese.
Le leggi razziali erano contro di lei, anche perché con l’arrivo dei coloni nemmeno la schiavitù era stata abolita. Alla fine i tribunali della Florida le diedero ragione.
La corte confermò il trattato firmato tra gli Stati Uniti e la Spagna che stabiliva che tutti i neri liberi nati prima del 1822 in Florida godevano degli stessi privilegi legali che avevano quando la Spagna controllava la Florida orientale.
Gli ultimi anni di Anne Kingsley
Anne Kingsley rimase negli Stati Uniti diventando la matriarca del clan Kingsley.
Comprò altre fattorie e fondò una comunità formata da dozzine di famiglie nere nell'attuale quartiere di Arlington, Jacksonville, tra le quali c'erano anche i suoi ex schiavi a cui aveva concesso la libertà ben prima che la schiavitù fosse abolita.
Con la guerra civile che inaspriva il conflitto razzista, molti ex schiavi si diressero verso nord.
Anche Anne Kingsley andò via con le sue figlie e ritornò solo quando il conflitto terminò nel 1865.
Lì trascorre gli ultimi cinque anni della sua vita con una delle sue figlie. Morì nel 1870 all'età di 77 anni.
Per molto tempo sarebbe stata ricordata con affetto nel nord della Florida, a Cuba e ad Haiti, ma odiata dagli europei e dai sostenitori della schiavitù.
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Fonte foto: Wikipedia, Floridamemory, The Coastal.