Nelson Mandela: Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso
Biografia breve di Nelson Mandela
Quest’anno ricorrono i 100 anni dalla nascita di Nelson Mandela (Mvezo, 18 luglio 1918), simbolo del Sud Africa, un appellativo che si è conquistato in un'intera vita spesa alla lotta contro l'apartheid e alla conquista della libertà per il suo popolo.
Ha vissuto 27 anni della sua vita in carcere, fino a quando, nel 1994 è riuscito a diventare il presidente del paese che lo aveva rinchiuso e privato della libertà per così tanto tempo.
Quello che ha sempre colpito in lui è l’incrollabile rettitudine e la convinzione con cui ha vissuto la propria vita in favore del prossimo portandolo anche a vincere nel 1993 il Nobel per la Pace.
Analisi grafologica di Nelson Mandela
La grafia
A volte ci domandiamo se la nostra scrittura può cambiare nel tempo, se può registrare dei cambiamenti della nostra vita, se le gioie o i dolori possano incidere sul nostro gesto grafico.
La grafia di Nelson Mandela ci fornisce una di queste testimonianze.
Essa riflette il percorso di grande sofferenza e mutamento profondo attraversato da quest’uomo.
Se osserviamo il primo scritto che risale ai primi anni ‘60, notiamo un gesto grafico ampio che privilegia la curva, ben spaziato tra parole, meno tra righe (intrichi), con gonfi in zona superiore e inferiore, con lacci e ghirlande.
Un insieme che fornisce un’impressione di un carattere estroverso, socievole, con uno sprito critico non sempre adeguato, con la tendenza più a espandere che ad approfondire non solo gli interessi, ma anche i rapporti con le persone.(sentimento di Jung).
In questi anni prevale dunque un atteggiamento più godereccio, quello di un Mandela quarantenne elegante, amante delle donne, del pugilato, del ballo, della musica, la cui vita sembra scorrere senza grandi difficoltà come la sua scrittura.
Il massacro di Sharpeville del 1960 è l'episodio che segnerà per sempre la vita del leader nero. Il regime di Pretoria, elimina volontariamente, con una operazione a tradimento, 69 militanti dell'ANC (African National Congress), il movimento africano per la lotta all'apartheid.
Nelson Mandela, fortunatamente, sopravvive alla strage e riesce a fuggire.
Raccoglie gli altri esponenti rimasti in vita e dà vita ad una frangia militarista, decisa a rovesciare il regime e a difendere i propri diritti con le armi.
Viene subito arrestato, nel 1963, e dopo un procedimento durato nove mesi, è condannato all'ergastolo. Passa più di vent'anni di segregazione carceraria, lontano dagli occhi di tutti e dalle luci dell'opinione pubblica.
Nelson però nel frattempo cresce sia nella sua immagine pubblica che interiormente.
Osserviamo ora il secondo scritto che è datato 1979 durante il periodo della prigione.
La prima cosa che si nota è come la grafia si sia compattata.
Non lascia più spazio a ciò che viene da fuori, a ciò che lo vuole mettere a tacere.
Il “fuori”, che egli, data la condanna all’ergastolo, pensa di non rivedere più viene guardato a distanza ma con nuovo interesse.
La morbidezza della curva, i vezzi e i lacci presenti nel primo campione di scrittura sono scomparsi per lasciare posto alla prevalenza dell’angolo e a una maggiore essenzialità. Anche gli intrichi tra le righe non ci sono più a favore di uno spirito critico più adeguato.
Le ghirlande delle “m” e delle “n” sono acuminate, i trattini delle “t”, prima dietro l’asta, ora hanno assunto veemenza e vigore.
Il sentimento dunque è stato forzatamente sostituito dalla rigidità, quale scelta inconscia strategica e fondamentale per sopravvivere, per non farsi annientare, per resistere con il corpo e con la mente in un ambiente così ostile, senza speranza, dove gli ideali faticano a essere di conforto.
Dopo la sua liberazione, questa stessa grinta che gli fa dire “o vinco o imparo”, questa energia che lo sorregge durante il carcere, questo desiderio di lotta e di rivalsa, lo rafforzano al punto da portarlo trionfalmente a diventare nel 1994 il primo Capo di Stato sudafricano di colore.
Nel giugno 2004, all'età di 85 anni, annuncia il suo ritiro dalla vita pubblica per passare il maggior tempo possibile con la sua famiglia e muore all'età di 95 anni il 5 dicembre 2013.
Viene sepolto a Qunu, nella città in cui è cresciuto, dopo solenni funerali di Stato.
Se vuoi approfondire sui cambiamenti della grafia, leggi l'analisi grafologica di Bob Dylan.
Foto della grafia di Barbara Taglioni