Il semprevivo: fiore di tuono
L’anglosassone thunderflower e l’olandese donderbloem, ovvero fiore di tuono in entrambi i casi, è uno dei tanti nomi che nella cultura europea assume questa pianta strana.
È anche chiamata sungreen o “sole verde”, houseleek o “porro di casa”,
Thor’s beard o “barba di Thor”,
Jupiter’s beard o “barba di Giove” o Jupiter’s eye o “occhio di Giove”.
Il semprevivo, Sempervivum tectorum L.
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Il legame con il Giove latino e lo Zeus greco del semprevivo risale al mondo classico, quando si spargevano sovente semi di questa specie botanica sui tetti affinché, germinando, le abitazioni fossero protette dai fulmini.
Quest’antica usanza fu poi ripresa nell’VIII secolo da Carlo Magno, il quale emanò un’ordinanza che imponeva a tutti gli abitanti del Sacro Romano Impero di piantare il semprevivo sui tetti delle loro case, per proteggersi dai fulmini, dalle pestilenze, dal fuoco e dalla guerra.
Evidentemente la simpatica erbetta non aveva e non ha le strabilianti virtù che le venivano attribuite ma, almeno, radicandosi tra le tegole, di sicuro impediva che esse scivolassero via dalla loro posizione e, quindi, rendeva i tetti stessi più duraturi.
Il semprevivo sui tetti
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La tradizione del semprevivo piantato sui tetti si è mantenuta sino al secolo scorso in molte contrade d’Europa e fu addirittura portata dai primi coloni negli Stati Uniti d’America.
Nei Paesi di origine celtica, forse solo i gallesi prendevano in giro gli stranieri che lo seminavano sui tetti, tra una tegola e l’altra.
In Irlanda, invece, usava che il costruttore di un cottage facesse già trovare ai futuri proprietari ciuffi di quest’erba ben attecchiti lungo gli spioventi ricoperti di fascine di paglia.
Essendo la paglia un materiale molto infiammabile, in caso d’incendio, il semprevivo veniva piantato in forma di croce e, secondo una diffusa credenza, i tetti di paglia irlandesi erano inattaccabili dal fuoco fintantoché tale croce non era per un qualsivoglia motivo disfatta o trascurata.
Sempre in Irlanda, gli erano assegnati ben sedici impieghi medicamentosi, tutti collegati in qualche modo con il fuoco o con dolori brucianti, forse perché il suo succo fresco e cremoso era considerato un lenitivo.
Tra questi disturbi citiamo, ad esempio, il fuoco di sant’Antonio (herpes zoster), i morsi di topo o di ragno oppure le punture di vespa e di calabrone.
Il semprevivo è una pianta erbacea succulenta e perenne, che appartiene alla famiglia botanica delle Crassulacee.
È classificata come Sempervivum tectorum L. e, in Italia, si tratta di specie protetta, che va raccolta rispettando le restrizioni di legge.
È costituita da brevi stoloni e da una grande rosetta di foglie molto carnose, piatte, oblungo-acute e cigliate sui margini. Lo scapo fiorifero, che può raggiungere i 20 centimetri di lunghezza, si erge a lato della rosetta basale ed è rivestito da foglie simili a quelle appena descritte, ma più sottili, di forma lanceolata e ricoperte di peli ghiandolari lanosi.
Fiori, Sempervivum tectorum L.
L’infiorescenza, assai caratteristica, è fitta e composta da capolini con un numero di petali variabile (tra i 5 e i 13 petali), sfumati di rosso e di rosa. Il periodo della fioritura si protrae tra luglio e settembre, anche a seconda delle zone climatiche.
Habitat del Sempervivum tectorum L.
Come habitat, predilige i prati rocciosi, le rupi, i muri e le zone carsiche (Slovenia, ad esempio, o Burren irlandese).
Il semprevivo, impiego fitoterapico
Riguardo all'impiego fitoterapico, nelle sue foglie sono stati individuati diversi principi attivi, quali mucillaggine, resina, tannino, acidi formico e malico, malato di calcio, etc.
Non bisogna eccedere nell'utilizzo per via interna (preparando tisane da bere), perché in quantità elevate la droga risulta irritante.
Più sicuro è il dosaggio omeopatico, sotto prescrizione medica.
Giova come diaforetico (aumentando la sudorazione, aiuta quindi ad abbassare la febbre alta),
nella cura dell’ulcera gastrica, per le infiammazioni della lingua e per calmare i dolori mestruali,
come rinfrescante generale e astringente (sostanze tanniche).
Molto interessante è l’uso esterno del semprevivo:
- la linfa delle foglie, in applicazione locale, lenisce le scottature, le piccole ferite, le punture d’insetto, le infezioni cutanee di varia natura; schiarisce le lentiggini e riduce calli e verruche.
Benché non possa certo proteggere dalla peste e dalla guerra, per le tante ragioni che vi abbiamo spiegato Carlo Magno aveva avuto un’ottima intuizione nell'ordinare a tutti i suoi sudditi di piantare il semprevivo sul tetto delle case.
Foto da Wikipedia. Elaborazioni CaffèBook.