Il farfaro: erba da fumo
Si tratta di una delle erbe di impiego più antico ed efficace per risolvere le affezioni alle vie aeree.
Il Farfaro Tussilago farfara L
Appartiene alla famiglia delle Composite e la sua vocazione è già presente nel nome latino, ovvero Tussilago Farfara L., in cui compaiono il sostantivo tussis, che è la tosse, e il verbo agere, che possiamo tradurre in questo caso come cacciare via.
Il farfaro, dunque, è da sempre la specie botanica che caccia la tosse, virtù che le attribuirono già Dioscoride e Plinio, i quali ne consigliavano entrambi i suffumigi per combattere asma e catarro.
Nel mondo anglosassone, prende la denominazione di coltsfoot (piede di puledro o d’asino) ma in Irlanda è anche chiamato son of the father, che richiama l’appellativo medioevale di filius ante patrem, per la sua curiosa caratteristica di fiorire (tra febbraio e marzo) prima ancora di aver emesso le foglie primaverili.
E sempre nell'Isola di Smeraldo si è presa la più recente abitudine di indicarlo come poor man’s baccy perché, come vedremo a breve, le sue foglie essiccate possono sostituire il tabacco nella pipa o nelle sigarette arrotolate a mano.
Tradotto in gaelico, il suo nome diventa sponc e in County Mayo i contadini sono convinti che, ovunque brilli il giallo intenso dei suoi fiori, nel terreno sottostante si troverà una gran quantità di torba.
I fiori del Farfaro Tussilago farfara L
Il farfaro è un’erba perenne, diffusa in Europa e in Asia occidentale, soprattutto in aree umide, gerbide o boscose, lungo i corsi d’acqua e su terreni argillosi e ricchi di silicio. Presenta un rizoma grosso e carnoso.
Il caule è eretto e cotonoso e può raggiungere un’altezza di 20 centimetri.
Come già anticipato, i fiori spuntano prima delle foglie e si dividono in femminili e maschili. Quelli femminili sono appariscenti, costituiti da sottili ligule esterne di colore giallo dorato, che circondano i maschili che si trovano al centro, piccoli e tubolosi.
Le foglie del Farfaro Tussilago farfara L
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Le foglie sono cordato-arrotondate, spiccatamente dentate, dalla tinta verde intenso sulla pagina superiore e bianca sulla pagina inferiore, che è tomentosa.
I frutti sono costituiti da acheni oblunghi e cilindrici, che contengono semi muniti di un pappo di morbide setole.
La droga medicinale è costituita sia dalle foglie (che si tagliano in autunno) sia dalle sommità fiorite, che si raccolgono quando sbocciano.
Contiene principi attivi assai interessanti:
- la tussilagina, che è un glucoside amaro,
- acidi gallico, mallico, fosforico e acetico, colina, tannino,
- tracce di un olio etereo,
- mucillaggine in abbondanza
- e molti sali minerali (potassio, sodio, calcio, magnesio, ferro, fosforo, zolfo…).
L’infuso delle sommità fiorite si prepara ponendo due cucchiai rasi di droga in mezzo litro di acqua fredda (per essere più gradito ai bambini, si aggiungono 30 grammi circa di uva passa).
Si porta a bollore, si spegne, si lascia riposare sotto coperchio per una decina di minuti, si filtra e si dolcifica con il miele.
Si beve lungo la giornata, magari non dopo i pasti, vista la notevole presenza di mucillagini.
Decotto e Infuso con il Farfaro
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È un rimedio decisamente efficace per i malanni della stagione invernale, in caso di laringiti, tracheiti, tosse stizzosa, asma, raffreddori e persino nella convalescenza influenzale.
Dagli esperimenti clinici che condussero tra XIX e XX secolo medici inglesi, tedeschi e soprattutto i francesi Bodard e Deschamps, risulta che una cura di farfaro abbia ottimi effetti sulle malattie del sistema linfatico (scrofolosi e adeniti in genere).
Il decotto delle foglie è adibito principalmente all'uso esterno e si ottiene facendo bollire una manciata di droga in un litro d’acqua per almeno un quarto d’ora.
Si utilizza per detergere piaghe e scottature, come pediluvio per chi soffre di gonfiore ai piedi o di iperidrosi plantare, come lozione del cuoio capelluto contro impetigine, dermatosi, dermatosi squamose e tigna. Applicato in compresse, lenisce anche le distorsioni.
Il naturalista bretone Pierre Lietaughi, infine, avvalora l’uso popolare di sostituire l’aromatico farfaro alle foglie di tabacco, uso che il medico Jean Valnet sosteneva essere addirittura curativo per soggetti asmatici o affetti da bronchiti. Sicuramente il farfaro non contiene nicotina, quindi può essere utilizzato dai fumatori senza drammatici effetti collaterali.
Lieutaghi consiglia di sovrapporre le foglie le une alle altre, affinché fermentino un poco. Poi si mettono a macerare per circa una settimana in acqua in cui sia stata sciolta una buona quantità di miele. Quindi si pongono a essiccare all’aria e all’ombra.
Sognando un futuro mondo ideale, in cui ci si prenda davvero cura della salute delle persone e del bene comune, non sarebbe splendido se le multinazionali che producono sigarette sostituissero del tutto il tabacco con le ben più benefiche foglie di farfaro?
Foto del farfaro elaborazione CaffèBook.it. da Wikipedia Andreas Trepte, Enrico Blasutto, Geograph,