La primula, fiore di fata

Annuncia la primavera: forse per questo motivo la primula viene anche chiamata con il nome della stagione, ossia primavera odorosa.

La primula, Primula officinalis JacqAppartiene alla famiglia botanica delle Primulacee e viene catalogata in latino sia come Primula veris L. sia come Primula officinalis Jacq (HILL).

Presenta una rosetta di foglie basali (che si possono mangiare in insalata o nelle zuppe, quando sono tenere), dalla lamina ovata e con nervature assai evidenti.

Lo scapo floreale emerge dalla rosetta basale perché più lungo delle foglie e reca alla sommità, sostenuti dai calici rigonfi e tubolosi, molti fiori ermafroditi, dal caratteristico colore giallo zolfo con la macchia aranciata centrale.

Tali corolle così eleganti sbocciano in natura tra marzo e maggio e non sono variopinte come quelle delle varietà coltivate.

Mentre in Italia siamo abituati a veder fiorire questa pianta al disgelo, specialmente nei boschi, in Irlanda la primula è il fiore del May day, insieme con il mughetto, il ranuncolo, l’asperula, il biancospino e il cardamine.

A volte compare nelle ghirlande anche la violetta, sebbene il suo colore quaresimale non suggerisca agli irlandesi auspici d’eccessiva fortuna…

Ma torniamo alla primula.

La primula, fiore di fata 3Un’antica superstizione contadina dell’Isola di Smeraldo impone di piantare nel primo giorno di primavera almeno tredici piantine di primula davanti a ogni casa affinché la famiglia che la abita non cada in disgrazia.

E vi siete mai trovati in Irlanda nel primo giorno di maggio? Avete per caso notato, percorrendo le campagne verdissime, mucche e buoi dalle cui code agitate pendono graziosi ciuffi di primule in fiore? Sì? Ebbene pare che tutto ciò avvenga per scacciare le streghe!

Sembra invece che spargendo di gialle corolle le soglie delle porte dei cottages s’inducano nei bambini che le oltrepassano visoni di fate.

Tralasciando il folclore, la primula è una specie ricca di principi attivi, molto utili in coda all’inverno, perché riguardano i disturbi alle vie aeree.

Contiene infatti glicosidi fenolici, flavonoidi, primaverina, primulaverina e anche saponine (fino al 10%), quest’ultime con funzione espettorante.

La droga è costituita tanto dalle sommità fiorite, quanto dalla radice, che è un rizoma biancastro. Il decotto della radice è diuretico, antireumatico, antinevralgico (cefalee ed emicranie), e persino vermifugo, oltre a giovare in caso d’influenza, raffreddore, tosse e bronchiti.

L’infuso dei fiori, avendo un aroma molto gradevole, è preferito soprattutto dai più piccini.

Vi consigliamo, infine, uno sciroppo che si prepara da sempre nelle Isole Britanniche.

Viene dato a cucchiaiate ai bimbi perché ha buon sapore, lenisce tosse o raucedine e concilia il sonno. Ma si presta anche, opportunamente diluito con acqua, a diventare una dissetante e insolita bevanda primaverile.

Ricetta dello sciroppo di primula

Ingredienti

  • 300 grammi di fiori di primula selvatica (ossia quella che si trova nei boschi e non quella che si compra dal fioraio);
  • un chilogrammo di zucchero di canna;
  • 5 + 7 decilitri d’acqua.

Preparazione dello sciroppo di primula

Raccogliete i fiori di primula e puliteli senza rovinarne i petali. Rovesciatevi sopra mezzo litro d’acqua bollente e lasciate in infusione per un’intera giornata.

Preparate lo sciroppo, sciogliendo lo zucchero in sette decilitri d’acqua. Ponete la casseruola sul fornello, mantenendo la fiamma dolce.

Mescolate assiduamente sino a quando lo sciroppo prende il bollore.

Fate ancora sobbollire finché non sia pronto. Come capirlo? Il metodo casalingo è molto semplice:

si tuffa nel liquido una schiumarola, la si solleva e se dai fori dell’utensile lo sciroppo cola formando un lungo filo, allora si può spegnere il fuoco.

Si pesa lo sciroppo e se ne mette da parte mezzo litro, che verrà aggiunto ancora caldo all’infuso di primule fresche, non appena siano trascorse le ventiquattr’ore della macerazione.

A questo punto non vi resterà che filtrare il liquido, lasciarlo intiepidire e imbottigliarlo.

Foto Wikipedia, Bernd, Enrico Blasutto