L’atelier del Verrocchio

Perché l’atelier di Verrocchio ha avuto una grande importanza? Fu un grande artista ma anche un capo d’atelier dalla forte personalità

Il Rinascimento italiano si divide in tre periodi:

il «Quattrocento», il quindicesimo secolo, con Firenze come epicentro e, in seguito Venezia.

Il secondo periodo vide trionfare Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello, molti storici considerano che esso è costituito dai due primi decenni del «Cinquecento» (il sedicesimo secolo) e che, progressivamente, il primato di Firenze fu ceduto a Venezia.

Nel terzo periodo si vedrà la prevalenza di Venezia occupare il resto del secolo. I miraggi dorati della laguna avrebbero poi gettato i loro ultimi fuochi con Tiziano, Tintoretto e Veronese.

Il Rinascimento si diffonderà in seguito in tutta Europa.

Il «Manierismo» poi il «Barocco», lo seguiranno…

Questa concezione tradizionale dell’evoluzione del Rinascimento italiano sembra corrispondere imperfettamente alla realtà degli eventi.

Andrea di Michele di Francesco di Cione detto Il Verrocchio (Firenze, 1435 – Venezia, 1488)

2 Andrea di Michele di Francesco di Cione detto Il Verrocchio
2 Andrea di Michele di Francesco di Cione detto Il Verrocchio (Firenze, 1435 – Venezia, 1488)

Ci sembra più esatto considerare la prima fase del Rinascimento italiano da quando si estende il concorso per la porta del battistero di Firenze, nel 1401, alla dispersione dei membri dell’atelier di Verrocchio, a partire dal 1480, e definitivamente con la partenza di Verrocchio per Venezia nel 1486, dietro l’esempio di Leonardo da Vinci, esiliato volontariamente a Milano nel 1482.

La seconda fase sembra decorrere al debutto dell’anno 1480 fino al saccheggio di Roma da parte delle truppe di Carlo Quinto, nel 1527.

Questo disastro colpì in modo così forte il mondo che l’evoluzione normale delle cose fu sconvolta, in campo artistico come in campo politico.

L’arte fiorentina si diffonde così dovunque nella penisola, Venezia era particolarmente ricettiva.

È per questo che viene chiamato «Il tempo dei geni» infatti Michelangelo, Leonardo da Vinci e Raffaello raggiungono i vertici della loro creatività.
Ma Leonardo da Vinci morì nel 1519 in Francia, Raffaello nel 1520 a Roma. Solo Michelangelo sopravvivrà fino al 1564. Si sa in quali problemi spirituali si dibatteranno.

Il «Classicismo» raggiunse i vertici di questa curva ascendente nel lavoro dell’atelier di Raffaello a Roma, tra il 1510 e il 1520 (1*vedere gli scritti di Renè Hyughe sul soggetto ne «l’arte e l’uomo»).

La terza parte va dal 1527 alla morte di Michelangelo nel 1564.

Durante questo periodo il Rinascimento oltrepassa tutta l’Italia e comincia a diffondersi altrove: dapprima in Francia grazie all'arrivo di Leonardo alla corte di Francesco I di Francia, poi in tutta Europa provocando delle reazioni varie, arrivando fino al rifiuto (Germania, Spagna) poiché non corrispondono alla mentalità locale.

È solamente a posteriori che il «Manierismo» sarà considerato come l’elemento dominante della fine di questo secolo sorprendente che fu il sedicesimo.

Ma reputare Michelangelo il padre del «Manierismo» è un’idea superata, se non addirittura assurda: l’avventura dell’Arte non poteva accontentarsi di un inventario senza evoluzione.

È vero che, oggi, la denominazione di «Rinascimento manierista» è diventato usuale per indicare questo periodo!

Come già indicato, il Rinascimento toccherà tutta l’Europa.

Prima il «Barocco» prevale e domina il mondo occidentale fino nelle Americhe…

Perché l’atelier di Verrocchio ha avuto una grande importanza?

Torniamo al punto di partenza e tratteggiamo la personalità artistica di Andrea Del Verrocchio (Firenze 1435- Venezia 1488).

Egli appartiene al primo Rinascimento, quello dove Firenze è il cuore.

Morirà all'inizio della seconda parte, senza sapere che le sue ricerche apriranno nuove strade agli artisti.

I creatori della prima epoca rendono in forme semplici e severe i tratti caratteristici dei soggetti che essi trattano.
Quelli del secondo periodo ricercano la grandezza e il sublime.

La prima epoca credeva al carattere, il secondo all'armonia.

Sono Bramante e Raffaello (6* tutti e due originari di Urbino, la città che fu il centro di ricerche matematiche degli umanisti, ricerche importanti per lo sviluppo dell’arte pittorica) che hanno codificato il senso acuto delle proporzioni che permettono di creare questa armonia e questa serenità che sono tipiche del Rinascimento del secondo periodo.

Verrocchio fu un artista dalle molte sfaccettature:

allo stesso tempo pittore, scultore e orafo (numerosi scritti lo indicano ma nessuna opera di questo tipo è giunta fino a noi), ma anche un notevole pedagogista e un capo d’atelier dalla forte personalità che segnò, per sempre, i suoi allievi.

Proveniente da una famiglia modesta che si era elevata nella gerarchia sociale (suo padre artigiano divenne esattore delle imposte), Verrocchio sarebbe stato l’allievo di Donatello sulla base di «l’anonimo Gaddiano», manoscritto dove le affermazioni si sono, sistematicamente, rivelate esatte.

Nel 1469, egli è membro della gilda degli scultori, nel 1472 di quella dei pittori. La sua riuscita è così certa. Egli inoltre ricevette commissioni considerevoli da Lorenzo il Magnifico.

Il David del Verrocchio

Il David del Verrocchio e di Donatello
Il David del Verrocchio e di Donatello

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Nel 1472 egli creò per i Medici, dei quali fu lo scultore ufficiale, le tombe di Pietro e Giovanni de Medici nonché il suo David di bronzo ( in riferimento a quello di Donatello, ma di qualità inferiore).

I suoi bronzi mostrano degli effetti di masse sotto l’illuminazione, mentre i suoi marmi danno una forte sensazione di volume denso, compenetrati di luce. Visibilmente, il suo sguardo è attirato dalle fonti luminose che accentuano i dettagli delle superfici.

La dama con bouquet
La dama con bouquet

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La sua «dama con bouquet», in marmo di Carrara, fu una commissione speciale di Lorenzo il Magnifico, ispirato da uno dei poemi del Signore di Firenze:

«Mie care violette, questa mano,
scegliendovi tra gli altri,
vi ha donato tutta la vostra eccellenza e il vostro valore…»

La sua realizzazione è una rivoluzione:

è la prima volta che si rappresenta, in marmo, un personaggio fino alla vita, braccia e mani incluse.

Il risultato è una perfetta riuscita. Armonia casta ed equilibrio strutturale delle parti che spiccano.
Il viso dalla fronte alta sembra intriso di sogno, un realismo poetico si sprigiona.
Gli occhi allungati a mandorla annunciano direttamente la «Ginevra Benci» (4* vedere il mio «catalogo dei dipinti di Leonardo da Vinci» pubblicato su Facebook) quadro di un giovane Leonardo.

Il vestito di questa bella dama, attaccato alla pelle in «drappo bagnato», sembra di una semplicità dolce e naturale.
La giovane donna occupa impeccabilmente il suo spazio, mettendo ben in evidenza il suo splendore spirituale caratteristico dei capolavori fiorentini del Quattrocento.

Lo spettatore ha la sensazione di respirare il suo profumo, naturalmente a base di violette…
La finezza delle dita affusolate, pregiate, quasi musicali così da dare l’impressione di strimpellare mentre si muove, è di una delicatezza incredibile.

Si tratta di un lavoro maturo, riflettuto, pensato a monte dell’esecuzione.

l’incredulità di San Tommaso
l’incredulità di San Tommaso

Ma la scultura più straordinaria di Verrocchio è, senza il minimo dubbio, il suo meraviglioso gruppo di «l’incredulità di San Tommaso»

(2* vedere l’articolo specifico che ho dedicato a lui su Facebook) del 1486, per la chiesa delle corporazioni: San Michele.

Lo stesso anno, parte per Venezia, al fine di onorare una commissione eccezionale:

il monumento equestre del condottiero Bartolomeo Colleone

(3* vedere la mia «storia della statua equestre» pubblicata su Facebook ) che sarà la seconda statua equestre creata dopo l’Antichità (la prima fu la Guattamelatta di Donatella da Padova).

Egli morirà prima di aver fuso il suo modello.

Monumento equestre del condottiero Bertolomeo Colleone del Verrocchio
Monumento equestre del condottiero Bartolomeo Colleone del Verrocchio

I suoi dipinti sono tutti così celebri, sul modello del «battesimo di Cristo» al quale partecipa il più famoso dei suoi allievi:

Leonardo da Vinci, per l’angelo in cui il viso ruota e il paesaggio sovrastante, membro dell’atelier tra il 1469 e il 1482.

Verrocchio è uno spirito universale, il tipo di artista talentuoso e polivalente, come lo provano le sue molteplici capacità.

Solo una creatura geniale può trasmettere il suo sapere a dei giovani debuttanti dotati, come erano Leonardo da Vinci e compagni.

Battesimo di Cristo
Battesimo di Cristo

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Solo un maestro dall'intelligenza aguzza poteva organizzare il suo atelier in modo da lasciare esprimere il potenziale di ciascuno.

Solo un pedagogista perspicace poteva osare di proporre ai suoi studenti di partecipare fisicamente all'elaborazione dei suoi dipinti!

E solo un capo d’atelier rispettato poteva farsi obbedire da questa banda di ragazzi eccezionali interessati a se stessi.

Bisogna comprendere bene la differenza di natura tra l’atelier di Verrocchio e gli altri:

gli «apprendisti» non sono là per spazzare il cortile, far seccare i pennelli o distruggere i colori.

Loro sono lì perché sboccino le loro personalità infatti, grazie al suo occhio formidabile, Verrocchio aveva scelto i migliori di tutti quelli che venivano a bussare alla sua porta. Erano numerosi!

Tutti discutono, tutti partecipano, tutti lavorano insieme e mettono le mani in pasta.
Non esiste un’opera creata nell'atelier che non porti un segno di collaborazione!

Il rovescio della medaglia, è che inevitabilmente una certa dispersione artistica fu la conseguenza di questa situazione.

Noi ignoriamo le ragioni profonde che hanno condotto Verrocchio a praticare in questo modo ma, che esse siano altruiste o partigiane i risultati sono là, compresi dai nostri tempi.

Annunciazione (atelier del Verrocchio)

Annunciazione atelier del Verrocchio
Annunciazione atelier del Verrocchio

Secoli dopo, enormi difficoltà di assegnazione per alcuni quadri tra i più celebri del mondo, sul modello del «battesimo di Cristo» o della «grande annunciazione», si porranno ai più intuitivi storici d’arte.

Bisognerà attendere la nostra epoca e i suoi mezzi tecnici perché siano, più o meno, resi a ciascuno a cui appartenevano.

In queste condizioni, si immagina facilmente che un lavoro d’elaborazione in comune, permanente, debba giungere ad una unificazione dei contrari al servizio dell’atelier, senza tuttavia distruggere il libero arbitrio di ciascuno.
Questa dualità doveva raggiungere al miglioramento di ciascun talento dell’atelier che si approfondiva dipinto dopo dipinto. Da qui la complessità del lavoro d’analisi critica dei nostri tempi.

I principali membri dell’atelier (quelli che sono passati alla Storia) furono Botticelli e Ghirlandaio ai loro primi inizi, Leonardo da Vinci, Perugino e Lorenzo di Credi durante una decina d’anni.
Quest’ultimo rimase molto vicino a Verrocchio durante la vita del maestro: erano celibi, vissero più o meno insieme.

Cosa curiosa, che non ha mai ricevuto una spiegazione soddisfacente, sono soprattutto i suoi allievi pittori che sono passati alla Storia, ma non gli scultori.

Eppure molte meravigliose «Madonna con bambino», in marmo, sono uscite dall'atelier…

Ma, senza che niente ci fermi, andiamo ad analizzare una Madonna con bambino dell’atelier di Verrocchio.

L’opera è di una qualità d’esecuzione unica.
Essa appartiene ad un collezionista privato che ci ha voluto dare il privilegio di commentarla e presentarla. Che egli possa trovare qui i nostri più sentiti ringraziamenti.

Si tratta di un rilievo in marmo di Carrara di una sessantina di centimetri di altezza. È in perfetto stato.

Nel diciannovesimo secolo, una magnifica cornice in legno verniciato e dorato è stata progettata appositamente per lui.
Il sentimento dello spettatore è impreziosito, come un diamante sulla sua montatura.

Lo spessore della lastra di marmo portante è almeno di cinque centimetri.
Il virtuosismo del lavoro è notevole, andando in un certo senso in profondità.
Questo implica che la scultura è una commissione perché il suo prezzo di costo era considerevole.

I volumi indotti sono notevolmente compresi: solo un artista di talento è capace di questo genere di impresa.

Madonna con bambino dell’atelier di Verrocchio

Madonna con bambino dell’atelier di Verrocchio
Madonna con bambino dell’atelier di Verrocchio

L’aspetto duttile della Vergine, dal vestito personalizzato, è evidente:

le numerose pieghe della veste sono ordinati e realistici, così che, la sua posa, classica, è controllata e focalizzata sui movimenti centripeti che derivano dalla posizione delle pieghe.

Per queste ultime, i passaggi dall'una all'altra vengono incredibilmente colti, sotto la volontà della sua creatura, come un credente davanti alla Madonna.

Una certa rigidità si sprigiona dal bambino divino come dimostra il viso, in piedi su un cuscino, che sembra levitare all’interno del vestito di Maria visto da tre quarti.

I due personaggi hanno l’aureola. Si noterà che la testa del bambin Gesù è di una taglia troppo grande rispetto al corpo: è quello che ha di più normale visto che Gesù è il salvatore universale. Il suo ventre e le sue braccia paffute gli donano un realismo inaspettato.

Rilievo in marmo di Carrara della Madonna con bambino occhio dell’atelier del Verrocchio

Madonna con bambino
Madonna con bambino

La lavorazione delle dita delle mani, soprattutto quello della sinistra, presenta una somiglianza indiscussa con quelle delle dita della «dama con bouquet».
Questa similitudine non ha niente di accidentale: è il marchio di Verrocchio e del suo atelier!

La capigliatura è eseguita magnificamente, la leggera oscillazione del collo anche.
Ma quello che dimostra la differenza con una realizzazione dello stesso Verrocchio, è il viso: questo, davvero contemplativo, presenta un mento rotondo, un naso aquilino che una canalina lega al labbro superiore di una bocca dalle labbra sottili, e degli occhi meno aperti e meno marcati di quelli della «dama con bouquet». Anche l’inflessione troppo gentile del corpo della Vergine non può appartenere allo scalpello del Maestro stesso.

Ma di tutte le qualità: una via spirituale intensa viene emanata da queste palpebre pesanti, da questo viso sereno, da questo perfetto equilibrio tra il tutto e le parti.

Siamo agli antipodi di una creazione morbida dove lo spirito divino non ci sarebbe.
Purtroppo, dare un nome a questo rilievo è impossibile: sarebbe un imbroglio.
Questo tipo di scultura appartiene alla corrente del Rinascimento italiano, ma questa interpretazione va aldilà del quadro tradizionale del flusso psichico che genera: è una novità assoluta.

È qui che risiede veramente il contributo dell’atelier di Verrocchio all'arte del Quattrocento.

Il suo impatto sul mondo artistico del tempo fu incommensurabile, solo ora cominciamo ad accorgercene e a comprendere.

Andiamo a «dissezionare» uno dei dipinti più conosciuti dell’atelier: «Il battesimo di Cristo».

L’opera è un dipinto a tempera su legno di pioppo preparato.

Sappiamo, dai numerosi scritti dell’epoca, che l’angelo in primo piano è di Leonardo.

Il modello di questo angelo, costruito in seguito a dei movimenti multipli visti da varie angolazioni, stupì tutti gli artisti fiorentini del tempo. Sgomiteremmo per vedere questo miracolo di leggerezza, di dolcezza e di raffinatezza discreta.

La rotazione data da Leonardo al suo personaggio è una prodezza tecnica, con il suo movimento rotatorio di spalle e che viene a morire nel collo dove si vedono delle piccole rughe.

Lo sguardo è volontario, concentrato, con le sue pupille chiare orientate in direzione del Salvatore. La fronte è alta, il naso dritto, la bocca, dalle labbra rosse, sensuale.

Il battesimo di Cristo gli angeli (Leonardo da Vinci)

Il battesimo di Cristo gli angeli (Leonardo da Vinci)
Il battesimo di Cristo gli angeli (Leonardo da Vinci)

Questo angelo dal viso femminile, ambiguo, è agli antipodi del secondo, ancora un bambino che corre per le strade della Firenze rinascimentale.
I boccoli dei capelli del messaggero celeste, che ancora non ha fermato il suo movimento, si disperdono al vento occupando lo spazio e accentuando l’effetto di profondità.

La differenza con l’altro angelo è evidente: quest’ultimo è ben pettinato… I colori dell’angelo: blu, verdi e marroni, sono luminosi e trasparenti.
Tutti questi elementi sono indiscutibili e indiscussi. Ma è nel diciannovesimo secolo che si scoprì che il paesaggio sopra l’angelo doveva essere attribuito a Leonardo e non a Verrocchio.

Sarà il rispettabile storico e conservatore Bode per primo che noterà che il paesaggio fu realizzato ad olio su una preparazione a tempera. (5* «tempera»: tecnica di pittura basata sull'emulsione)

È il ventesimo secolo, con i suoi mezzi tecnici moderni, a dimostrare che Leonardo aveva dipinto su un altro paesaggio, opera di un membro dell’atelier rimasto anonimo.

Diamo un’occhiata più da vicino: è una fusione di elementi naturali, solidi e liquidi, in una tempesta finale degna di Turner. Ecco quanto questo modo di dipingere è sconosciuta all'epoca.

Un’emozione autentica coglie lo spettatore che comprende che questo paesaggio esprime anche lo stato d’animo di Leonardo.
Il quale spinge alla massima potenza e inquietudine creativa. L’elemento liquido ribolle, trabocca dalle rocce. Il fiume scorre verso lo sfondo dove appare un mare verdastro, là dove domina l’insolito, dove la chiarezza luminosa diventa insostenibile, un vero specchio per le allodole per lo spettatore.

Forme e materie sono duttili, eliminati da una luce sovrannaturale dove si crea il miracolo dello spirito. Una differenza di natura, e non d’intensità, separa Leonardo dagli altri pittori. La sua epoca l’aveva capito.
Già lì, al debutto della sua carriera, emerge questa costante che andrà ad amplificarsi: da Leonardo c’è unità fisica, psicologica e spaziale degli elementi costitutivi del dipinto.

Egli sarà il solo membro dell’atelier a raggiungere una così alta spiritualità.

Quello che caratterizza le opere di Vinci elaborate nell'atelier di Verrocchio è la loro immaterialità:

dei personaggi fluttuano nell'aria in una quasi- levitazione, i drappi sono animati da un vento celestiale che accentua questo movimento continuo nello spazio…

Tutto ciò rende relativamente facile riconoscere la mano di Leonardo nelle pitture dell’atelier realizzate in cooperazione.
Si obietterà che questo sia meno facile per i pittori di talento dell’atelier che per il nostro genio universale, certo che si.
Ma bisogna tenere a mente che la prova dell’autografo leonardiano del paesaggio qui descritto è recente, che il progresso tecnico si è accelerato. Attualmente un enorme lavoro di raccolta, di selezione, di analisi e di sintesi è in corso riguardo all'atelier di Verrocchio. Tutti gli specialisti ci concorrono.

Il settore tende, lentamente, a chiarirsi e a ordinarsi. Questo cantiere è, attualmente, il più promettente che ci sia nello studio del Rinascimento italiano.
Di conseguenza, abbiamo solamente provato a tracciare qualche tratto generale che ci sembrava formasse una parte del substrato di quello che dovrebbe essere, e sarà un giorno, uno studio approfondito sul soggetto.

Ciò occuperà molte generazioni di critici e storici, ne siamo coscienti. Noi indoviniamo che ci saranno delle «sorprese», inattese e contraddittorie, nei giorni avvenire.
Speriamo semplicemente di aver interessato i nostri lettori sul soggetto.

Jacques Tcharny Autore dell'articolo originale Verrocchio et son atelier

L’atelier del Verrocchio tradotto da Debora Cammisa laureata in Scienze del Turismo.

(1 ) Si vedano gli scritti di René Huyghe sull'argomento in "l'arte e l'uomo".
(2) Vedi l'articolo specifico che gli ho dedicato su Facebook (profilo dell'autore).
(3 *) Vedi la mia “storia della statua equestre” pubblicata su Facebook
(4 *) Vedi il mio “catalogo dei dipinti di Leonardo da Vinci” pubblicato su Facebook
(5 *) "a tempera": tecnica pittorica a base di emulsione
(6 *) Entrambi provenienti da Urbino, città che fu centro di ricerche matematiche da parte degli umanisti, ricerche importanti per lo sviluppo dell'arte pittorica.