Dunluce Castle, la rocca inespugnabile

Il castello di cui ci accingiamo a narrarvi è trascurato dal turismo di massa. Non tanto perché sorge in un luogo solitario, quanto per la densità d’altre attrattive situate nelle immediate vicinanze.

Dunluce Castle

2 Dunluce Castle
2 Dunluce Castle

A Coleraine c’è l’Università dell’Ulster che merita una visita; né si può tralasciare la distilleria di whiskey di Bushmills, considerata la più antica del mondo; e che dire, poi, delle Causeway Coast che, da sola, merita la programmazione di un viaggio in Irlanda?

Il povero turista, con il tempo limitato che si ritrova e le troppe cose da vedere, deve pur tagliare qualcosa. Così è proprio Dunluce Castle ad andarci di mezzo… Per qualcuno ciò non è un male: forse, se ci fossero pullman d’ogni parte d’Europa ad assaltare queste gloriose rovine, esse perderebbero buona parte del loro fascino romito.

Causeway Coast
Causeway Coast

Noi a Dunluce Castle ci siamo andati apposta.

Abbiamo attraversato la contea di Antrim, verde, superba e… raggelante! Raggelante, sì, perché qui balzano all'occhio le stigmate d’un conflitto che troppo presto si vorrebbe definire concluso.

Qui ogni villaggio, ogni minuscolo borgo di case, ogni cottage sventola due bandiere: la Union Jack e la Mano Rossa di O’Neill. Qui ogni uomo, imprigionato nella diffidenza e nella meschinità di piccoli interessi, ha costruito la sua barricata contro il futuro, contro il lento ma inesorabile processo di distensione e di unità.

Finalmente la strada comincia a snodarsi sul mare. Si procede sulla scogliera, sospesi tra roccia e cielo. Sullo sfondo, Portrush dipinge di chiaro la sua baia sabbiosa. Dunluce si svela all'improvviso, dopo una curva, destando l’emozione d’un miraggio. Il primo impulso è quello di fermare l’automobile sul ciglio della carreggiata e di scattare una foto con cui rubare il castello e portarselo via, nella valigia delle vacanze.

Come descrivere la sontuosità di ciò che si contempla? Immaginate una fortezza senza tempo, da cui potrebbero ancora uscire schiere di cavalieri e processioni di dame vezzose, arroccata sul basalto, all'estremo limite del precipizio, laddove la parete di pietra, con un salto di quasi quaranta metri, crolla nell'Oceano.

Soltanto avvicinandosi, ci si rende conto che il castello è abbandonato, che le rovine dormono il loro sonno eterno. Nulla resta di ciò che fu. Nulla dissipa il mistero.

Persino la datazione è vaga. L’apparenza la collocherebbe tra il XVI e il XVII secolo, epoca a cui risalgono buona parte dei bastioni attualmente visitabili.

Cronache più remote ci parlano d’un castello normanno del XIII secolo, a cui apparterrebbero parte delle mura esterne e le due torri rotonde sul lato orientale. Ma le fondamenta, probabilmente, sono ancora più arcaiche.

4 Dunluce Castle
4 Dunluce Castle

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Il fatto che esista una grotta nella scogliera, proprio sotto il castello, così ampia da nascondere un’intera flotta di navi, ha trasformato questo luogo in un avamposto strategico privilegiato. Un passaggio segreto, precedente all'Anno Mille, collega l’edificio alla grotta e alla adiacente spiaggetta.

A cosa poteva servire questo tunnel scavato dall'uomo se non alla fuga dei signori che, già prima della conquista anglonormanna, abitavano una dimora di cui non rimane traccia? Forse qui s’innalzava un forte ad anello, inaccessibile dal mare e dalla terra. Che lo fosse dal mare, è cosa abbastanza intuiva; che, invece, lo fosse dalla terra, è un particolare che necessita qualche spiegazione.

La fortezza non si erge sulla scogliera, ma sopra una sorta di faraglione staccatosi da essa in maniera netta, pur rimanendo collegato, come spesso accade in siffatte formazioni geologiche, attraverso uno stretto arco naturale. Questo passaggio di pietra, rinforzato poi nel corso dei secoli da opere murarie, divenne il ponte del castello, la sua unica via d’accesso, facilmente presidiabile e così angusta che a fatica poteva transitarvi un carro.

Anche scalando la scogliera dalla spiaggia, era impensabile raggiungere le mura del forte, che vi sorge a strapiombo. Inoltre il basalto di cui è composta la rupe non è stabile come i blocchi della vicina Giant’s Causeway. È un conglomerato ciottoloso soggetto all'erosione, che tende a franare. Disastroso come palestra di roccia!

Stando così le cose, possedere Dunluce Castle equivaleva a essere signori potenti, signori invincibili.

Per molto tempo lo tennero i MacQuillan, famiglia nordirlandese che già nel XIV secolo ne aveva fatto la propria roccaforte per dominare la costa dell’Antrim.

Poi la sua posizione unica iniziò a far gola ai MacDonnell. Questi non sono da confondersi con gli O’Donnell di Dún na nGall; discendono infatti dal clan scozzese omonimo e ne rappresentano un ben definito ramo scotoirlandese.

Proprio in virtù della loro origine essi si erano incaponiti della fortezza, perché vicina alla Scozia e all'isola di Rathlin. In caso di pericolo o d’assalto, da lì si sarebbero agevolmente rifugiati nei territori aviti o avrebbero chiamato l’intero clan in loro soccorso.

Purtroppo tra loro e Dunluce c’era l’ostacolo dei MacQuilian.

Che farne? Come sbarazzarsene? Qualsiasi azione militare era da escludersi: aggredire l’invulnerabile castello significava votarsi alla sconfitta.

L’unica soluzione era vecchia come il mondo: consisteva in un’oculata politica matrimoniale. L’adottò l’aitante Colla MacDonnell che chiese ed ottenne la mano della leggiadra Eveleen MacQuillan. Mise poi a tacere le rivendicazioni di qualche cognato un po’ troppo solerte e si prese l’agognato castello.

Per alcune generazioni, i MacDonnell abitarono Dunluce Castle saltuariamente.

Troppi interessi li legavano ancora alla Scozia, ove trascorrevano lunghi periodi di tempo. Il primo di loro a nascere in Irlanda e a viverci tutta la sua vita fu Sorley Boy (1505-1590).

È arduo dare un giudizio su questo personaggio perché fu efferato e crudele ma fu anche un patriota che ebbe il coraggio d’opporsi a Elisabetta Tudor. Era un uomo senza scrupoli che, secondo la mentalità dell’epoca, perseguiva i suoi fini con ogni mezzo.

Sposò Mary O’Neill solo per tacitare le mire espansionistiche della famiglia a cui lei apparteneva e che non vedeva di buon occhio la presenza dei MacDonnel in quella parte dell’Antrim. Fece tuttavia male i suoi calcoli perché Shane O’Neill, suo cognato, era un capo della sua stessa tempra, un altro patriota sanguinario in puro stile XVI secolo!

Era fatale che i due avversari si scontrassero, anche perché Elisabetta I perseguiva tenacemente il progetto di un’Irlanda anglicizzata e protestante e paventava, attraverso la presenza dei MacDonnell nel Nord, una possibile quanto sgradita ingerenza della Scozia.

Quadro Shane O'Neill incontra la regina Elisabetta d'Inghilterra
Quadro Shane O'Neill incontra la regina Elisabetta d'Inghilterra

Che cosa architettò, allora, la terribile regina? Accettò le scuse lamentosamente celtiche di Shane O’Neill, il quale per non avere rivali nel dominio della tuath aveva soppresso il proprio fratellastro Matthew e il figlio di lui, e se ne fece un alleato contro Sorley Boy.

Il 2 maggio 1565 le truppe degli O’Neill e dei MacDonnell s’affrontarono sulle rive del fiume Glenshesk, presso la baia di Ballycastle. Furono gli scozzesi ad avere la peggio. Sorley Boy cercò rifugio a Dunluce ma, per la prima volta nella sua storia, il castello venne conquistato. Era cambiato il modo di combattere e, dove per secoli nulla avevano potuto le armi bianche, vinse la polvere da sparo. La rocca inespugnabile cadde sotto i colpi degli archibugi.

I capi scozzesi furono passati a fil di spada dallo spietato O’Neill. Soltanto Sorley Boy, suo fratello Séamus e pochi altri furono risparmiati e imprigionati per oltre due anni. Poi, in uno slancio di benevolenza, Shane si decise a liberare il cognato. In realtà, la sua generosità era interessata: stanco degli inglesi, lui che odiava in blocco tutti gli stranieri, aveva pensato d’ottenere aiuto dal suo antico nemico.

Ma aveva sottovalutato lo spirito vendicativo di Sorley Boy che, assai cerimonioso, la sera del 2 giugno 1567 l’aveva invitato ad un gran banchetto. Fiumi di whiskey e di vino allietarono la cena. Infine, i MacDonnell assalirono gli O’Neill; Shane fu immobilizzato, trafitto, fatto a pezzi, infagottato nella sua camicia e recapitato ai burocrati di Dublino, quale cadeau per Elisabetta Tudor.

La regina, evidentemente, non gradì il presente dato che si legò l’affronto al dito e preparò la rivincita.

Nel 1584 un’intera armata inglese attaccò Dunluce Castle, che fu distrutto dalle cannonate.

6 Dunluce Castle
6 Dunluce Castle

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Sorley Boy fu costretto a un pubblico atto di sottomissione alla Corona per riavere, nel 1586, il suo castello.

Lo dotò di tre cannoni, disposti nel corpo di guardia che, entrando, si trova subito sulla sinistra, per un caso drammatico e fortuito. Il Girona, galeone dell’Invincibile Armada spagnola, aveva fatto naufragio non lontano da Dunluce e il vecchio MacDonnell aveva pensato bene di saccheggiarlo.

Gli successe il figlio Séamus, che godeva dell’intima amicizia di Giacomo VI, il rampollo di Maria Stuarda.

Questi lo creò cavaliere e gli concesse la sua protezione. Così Séamus divenne sir James.

Egli volle ingentilire il rude aspetto di Dunluce, facendovi costruire una loggia di colonne classiche, ancora visibili presso la Torre di Sud-Est, che dava sopra un giardino di gusto scozzese. Morì avvelenato nel 1601. Ma questa volta non c’entravano gli O’Neill. Egli, che aveva ucciso in combattimento sir John Chichester, governatore di Carrickfergus, probabilmente sapeva che la vendetta non sarebbe tardata.

Non assistette, pertanto, all'incoronazione dell’amico Giacomo, sovrano d’Inghilterra dal 1603. Il re, al contrario, non scordò l’amico e ne favorì la famiglia, tanto che nel 1620 conferì al figlio sir Randal il titolo di Conte di Antrim. Da allora, i MacDonnell furono sempre accesi sostenitori degli Stuart. Dunluce si trasformò in una dimora raffinata e ospitale e un operoso villaggio vi sorse intorno.

Ulteriori trasformazioni sono da attribuirsi a lord Randal, che si chiamava come il padre e che fu il secondo conte di Antrim.

Egli ebbe la fortuna (o la disgrazia…) d’innamorarsi perdutamente di una gran dama della Corte Inglese, lady Catherine Manners, già vedova del duca di Buckingham.

Nonostante l’estrema diversità di carattere e d’abitudini, egli la chiese in moglie e la sposò nel 1635. S’accorse subito che la sua dolce metà, avvezza ai fasti di Londra, non familiarizzava affatto con l’atmosfera cupa di Dunluce Castle.

Ella temeva le burrasche del mare, che ululava e gemeva sotto le finestre delle sue stanze. Per riconciliarla con il luogo, Randal vi fece edificare all'interno un moderno manor, dotato di tutte le comodità dell’epoca.

Vi erano una grande hall con due camini e tre vetrate ad arco, una scalinata imponente che conduceva agli appartamenti privati, tappezzerie preziose dai toni rossi, verdi e blu, tappeti persiani, arpe celtiche, sedie rivestite di velluto, di damasco e di seta. Insomma, era una vera reggia, con nuove cucine adatte a soddisfare ospiti di riguardo e palati ricercati.

Lady Catherine pareva essersi ammansita: guardava il castello del marito con occhi più benevoli e aveva quasi smesso di lamentarsi della sua vita appartata. Sennonché, in una tempestosa notte d’inverno del 1639, proprio durante un pomposo banchetto, l’instabile basalto della scogliera franò all'improvviso, trascinandosi appresso le vecchie cucine con tutti i servi che le occupavano.

Potete immaginarvi l’orrore della dama che, da quel momento, non volle più abitare nel castello. Costrinse il marito a erigerle un’altra dimora nelle vicinanze e vi si stabilì, cercando di dimenticare.

Eppure il destino era ancora in agguato.

Nel 1642, Catherine si lasciò convincere a tornare nella fortezza per una cena di rappresentanza a cui il marito teneva molto. Preparò tutto come una perfetta padrona di casa. Gli ospiti giunsero puntuali, pietanze squisite furono servite. Ma prima che fossero portati i dolci irruppe il generale Munro, governatore di Carrickfergus, che arrestò la gran dama con un pretesto.

Che cosa c’era sotto? La concomitante guerra civile in Inghilterra! Lord Buckingham, figlio di primo letto di Catherine e fervente sostenitore di Carlo I Stuart, si era esposto in difesa del suo sovrano e Cromwell non aveva tardato a rivalersi sulla madre.

Randal MacDonnell fuggì dall’Antrim, non tanto a causa della prigionia della moglie, quanto perché era anch'egli compromesso con gli Stuart. Tornò in Irlanda solo dopo la Restaurazione, nel 1660. Ma non risiedette più a Dunluce Castle.

Troppi ricordi?
Forse la verità è assai più banale. Correvano altri tempi. L’inaccessibile non faceva più tendenza. Trionfava ormai il concetto di comfort.

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7 Dunluce Castle
7 Dunluce Castle

Foto da Flickr, Wikipedia, Pixabay. Elaborazioni CaffèBook.