Così è cambiato il concetto di Ambiente... ma basterà per salvaguardarlo?
In un periodo in cui si sta diffondendo la consapevolezza che le azioni di ogni persona incidono sulla salute dell'intero pianeta, il legislatore italiano, con la legge 68/2015 sugli ecoreati, si è adeguato alla direttiva europea 99/2008 di cui ha attuato l'articolo 3.
Si tratta di una normativa che costituisce un passo importante per il riconoscimento dell'ambiente come "bene collettivo", ponendo le basi per il passaggio da una visione antropocentrica ad una ecocentrica.
La legge 68/2015 per i reati ambientali o ecoreati
Infatti, prima la tutela giuridica dell'ambiente era vincolata al benessere della persona ed era salvaguardato in quanto spazio fisico in cui opera l'uomo:
l'azione di aggressione al territorio veniva punita solo in virtù delle conseguenze provocate sulla salute umana.
La legge italiana poneva, quindi, l'uomo al centro mentre l'ambiente era uno strumento al suo servizio.
Ora, invece, l'ambiente è considerato un elemento meritevole di tutela a prescindere dal legame con la condizione fisica umana, trasformandolo in un bene indisponibile che va conservato e consegnato intatto alle generazioni future.
La legge 68/2015: l'ambiente un bene che va conservato e consegnato per le generazioni future
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Persona e ambiente vengono messi sullo stesso livello per esercitare una protezione il più ampia possibile e colpire condotte che provocano, o possono arrecare, danni gravi a risorse naturali come aria, suolo, acqua, fauna e flora.
In precedenza, nei casi di inquinamento ambientale la disciplina sulla responsabilità delle persone giuridiche (D.Lgs. n. 231/2001) rendeva arduo perseguire i colpevoli se non erano persone fisiche, a causa della difficoltà a individuarli e dell'estrema tecnicità della materia.
Per attuare una valida politica di prevenzione dei reati ambientali d'impresa,
si è compreso quanto sia necessario far adottare specifici "standard" tecnici e organizzativi il cui rispetto può allontanare le situazioni di pericolo.
Così come ci si è resi conto che l'azione più efficace a evitare il degrado ambientale
sia l'applicazione di sanzioni interdittive come la confisca e il sequestro degli impianti.
Tutto ciò, nella speranza che le politiche di impresa prendano coscienza del fatto che tutelare l'ambiente significa non solo proteggere tutti i cittadini ma anche le generazioni future.
La legge per i reati ambientali prima del 2015
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Per questo, la legge 68/2015 prevede nuovi strumenti e modalità di contrasto agli illeciti ambientali che richiedono maggiore preparazione da parte della polizia giudiziaria.
Infatti, prima del 2015, il reato ambientale aveva natura contravvenzionale, sanzionando con multe pecuniarie di ridotto importo anche condotte omissive relative a disposizioni di carattere amministrativo.
Con la nuova legge, si aprono maggiori opportunità per individuare un delitto ambientale ma, allo stesso tempo, occorre definire con sicurezza elementi quali il soggetto responsabile nonché il dolo o la colpa che lo ha animato, fattori spesso ben occultati da organizzazioni criminali specializzate.
I rilievi fotografici e le riprese video assumono fondamentale importanza quali fonti di prova, perché permettono al giudice di avere una visione diretta della realtà senza quei filtri che influenzano la testimonianza, così come è essenziale sottoporre a sequestro probatorio lo stato dei luoghi e delle cose pertinenti al reato affinché non si modifichino prima dell'intervento dell'autorità giudiziaria.
Morena Plazzi, procuratore aggiunto nella Procura della Repubblica di Bologna, ricorda che, nel 2016, in Emilia-Romagna è stato siglato un protocollo d'intesa tra Arpae, procure e forze di polizia per definire regole condivise con cui garantire l'applicazione uniforme delle norme.
Il procuratore sottolinea che, non a caso, questa regione presenta il numero più alto di casi applicati e di controlli.
La collaborazione e il coordinamento tra uffici è importante per svolgere le indagini con efficacia in quanto gli autori di crimini ambientali, spesso, operano in diverse parti del territorio nazionale realizzando sofisticate attività, come nel caso del traffico illecito di rifiuti.
Il sequestro per reati ambientali
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Il legislatore, da un lato, ha raddoppiato il termine per la prescrizione dei reati superando uno dei problemi causati dal protrarsi dei procedimenti penali; dall'altro, ha previsto condotte riparatorie importanti come la bonifica, il ravvedimento operoso e il ripristino dei luoghi, dimostrando di avere maggiore interesse per l'azione di recupero ambientale piuttosto che per l'intervento sanzionatorio e l'applicazione di una pena.
I mutamenti climatici che, negli ultimi anni, flagellano il nostro Paese hanno aumentato la sensibilità del legislatore in materia ambientale. L'azione delle forze di polizia è diretta a colpire anche le condotte omissive di amministratori o gestori di discariche e impianti di depurazione che, negli anni, hanno provocato irregolarità sanzionate più volte, con ingenti multe, dall'Unione Europea a seguito di procedure d'infrazione.
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Oggi, di fronte a situazioni di degrado del territorio il cui autore non è individuabile, si delinea la possibilità di bonificare il luogo da parte del Comune di competenza non solo per tutelare la salute dei cittadini ma, anche,
per ripristinare la naturalità di luoghi che devono rimanere tali il più a lungo possibile.
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Dalla legge 68/2015 alla bonifica dei luoghi
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Un principio applicato il 22 ottobre 2019 dall'adunanza plenaria del Consiglio di Stato stabilendo che la bonifica di un sito inquinato può essere ordinata anche alla società che, pur non responsabile dell'inquinamento, sia subentrata per fusione o incorporazione.
I reati ambientali sono stati, spesso, perpetrati da soggetti avidi e incoscienti che hanno approfittato della carenza di strumenti normativi. Oggi, ci ritroviamo con quantità sempre maggiori di rifiuti che non si riesce a smaltire e con cui si inquinano suolo, aria e acque.
La legge 68/2015 sta cercando di rimediare al passato.
Di solito, il diritto riconosce i cambiamenti nella società solo dopo che si sono consolidati. In questo caso, esiste il rischio che l'adeguamento sia giunto con troppo ritardo.
Non bisogna dimenticare il monito degli scienziati secondo cui le catastrofi ambientali che interessano il pianeta costituiscono un campanello d'allarme che deve condurre a un immediato cambiamento delle abitudini di vita di ogni persona le quali, prima di appartenere a una nazione, devono percepirsi "cittadini del mondo".
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Fonte: Alessio Scarcella (Consigliere Corte di Cassazione).