Cambiamenti Climatici: Per gli Scienziati l'Azione deve sostituire l'Impegno Verbale
Alla fine di ottobre 2019, alcuni pescatori hanno trovato una tartaruga liuto impigliata nelle reti dell'Adriatico, al largo di Ravenna.
Cambiamenti Climatici: il tempo dell'Azione
Le sue dimensioni erano enormi: il diametro del carapace misurava un metro e ottanta per un peso di 250 chili.
La tartaruga era in ottime condizioni di salute ma quello che ha sorpreso è il fatto che si tratta di una specie caratteristica della fascia equatoriale dell'Oceano Atlantico e Indiano.
La presenza di questi animali nei nostri mari è un segnale della tropicalizzazione del Mediterraneo.
L'UfM, Unione per il Mediterraneo, ha recentemente presentato a Barcellona il primo rapporto scientifico sul cambiamento climatico nelle regioni che si affacciano su questo bacino evidenziando che, qui, la temperatura cresce a un ritmo più elevato rispetto al resto del pianeta.
Cambiamenti Climatici con l'aumento della temperatura
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Un riscaldamento accelerato da elementi quali il consumo del suolo, l'inquinamento atmosferico e la riduzione della biodiversità. Si è calcolato che l'aumento della temperatura sarà maggiore rispetto all'obiettivo fissato dall'accordo di Parigi sul clima.
Una tendenza confermata dall'ultimo bollettino dei gas serra dell'OMM, l'Organizzazione Mondiale della Metereologia, emesso il 25 novembre 2019.
Le concentrazioni medie globali di anidride carbonica, metano e biossido di azoto sono cresciute in misura maggiore rispetto agli ultimi dieci anni.
«Non vi è alcun segno di rallentamento, per non parlare di un calo, nella concentrazione di gas serra nell'atmosfera nonostante tutti gli impegni previsti dall'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici»,
ha affermato il segretario generale dell'OMM Petteri Taalas.
«Dobbiamo tradurre gli impegni in azioni e aumentare il livello di ambizione per il bene del futuro benessere dell'umanità».
Un'opinione confermata da più di 11.000 ricercatori di 153 Paesi che hanno sottoscritto lo studio pubblicato sulla rivista BioScience, dell'American Institute of Biological Sciences, secondo cui la Terra è in piena emergenza climatica:
è il momento di agire immediatamente e non limitarsi ad assumere solo impegni formali.
Il Charney Report e la CO2
Sono infatti trascorsi quarant'anni dal 23 luglio 1979 quando, per la prima volta, un gruppo di scienziati si riunì per studiare i livelli di CO2 nell'atmosfera. Le loro conclusioni vennero redatte nel "Charney Report", un documento che avvertiva del pericolo che l'immissione di anidride carbonica avrebbe comportato modificando la temperatura media del pianeta.
Un allarme purtroppo inascoltato che alcuni soggetti, come le lobby di petrolio e gas, hanno cercato di occultare.
Infatti, secondo Greenpeace, le cinque maggiori compagnie che operano in questo settore – BP, Chevron, ExxonMobil, Shell e Total – avrebbero speso, nell'ultimo decennio, almeno 251 milioni di euro per influenzare le politiche dell'Unione Europea su clima ed energia, ridimensionando gli obiettivi in tema di rinnovabili, efficienza energetica e riduzione dei gas serra per garantire i propri profitti.
La rivista scientifica inglese Lancet denuncia l'impatto del cambiamento climatico sulla salute umana:
gli effetti negativi dell'inquinamento atmosferico e degli eventi meteorologici estremi sta già causando un minor rendimento di colture base come mais, grano e riso
mentre l'aria costituirà un canale di trasmissione di malattie infettive.
Nel rapporto scientifico presentato a Barcellona dall'UfM si è anche sottolineato che i cambiamenti climatici non possono essere affrontati singolarmente dalle nazioni ma che è necessario acquisire un diverso approccio all'utilizzo delle risorse comuni da parte dei loro governanti.
La siccità delle cascate Vittoria
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Le comunità più povere, come quelle nel continente africano, saranno più esposte agli effetti climatici, in particolare la siccità. Nel mese di novembre, hanno creato impressione le immagini delle cascate Vittoria ridotte a un rigagnolo, con il flusso di acqua sceso ai minimi storici.
Nella zona del Sahel, la fascia di oltre cinquemila chilometri a sud del Sahara, la scarsità di acqua e le temperature elevate rendono sempre più difficile coltivare la terra, alimentando conflitti tra agricoltori e pastori in cui trova spazio il terrorismo jihadista, che tenta di assoldare chi non riesce più a sostentare la famiglia. Anche nell'area del lago Ciad, il fenomeno della desertificazione ostacola l'attività dei contadini, creando disperati che vengono reclutati dall'organizzazione terroristica Boko Haram.
Tutelare le agricolture di queste zone apporta vantaggi a tutte le nazioni del Mediterraneo poiché l'interesse dei governi non deve essere legato al singolo territorio ma a una zona più ampia, dato che il clima produce effetti su tutto il pianeta sia in maniera diretta che indiretta, alimentando il flusso di emigrazione.
L'UfM sostiene che le buone pratiche di sostenibilità debbano, pertanto, essere esercitate da ogni Paese afferente all'area mediterranea in quanto, per ottenere un miglioramento delle condizioni climatiche, è necessaria la partecipazione del maggior numero possibile di attori.
Le strategie per modificare l'attuale situazione prevedono
- l'abbandono, nel settore energetico, dei combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili;
- la riduzione degli inquinanti come le polveri sottili;
- la tutela e la valorizzazione della biodiversità, garanzia di maggiore adattabilità ai cambiamenti climatici;
- la diminuzione del consumo di carne, l'acquisizione di abitudini alimentari sostenibili e la lotta allo spreco di cibo;
- lo sviluppo di tecnologie di desalinizzazione per compensare la diminuzione di acqua dolce.
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Per fare ciò, serve la consapevolezza che le risorse ambientali appartengono a tutti e che l'azione di ciascun individuo incide sull'equilibrio globale.
Il movimento giovanile nato spontaneamente dall'esempio di Greta Thunberg testimonia l'esistenza di una importante presa di coscienza all'interno di una società in cui vigono comportamenti consolidati che spingono al consumo di beni.
Fridays for Future o Black Friday
Venerdì 29 novembre 2019, oltre ad aver visto giovani manifestare la coscienza ambientale nei Fridays for Future, è stata una giornata dedicata allo shopping compulsivo del Black Friday. La brama dell'acquisto, soprattutto in rete, è espressa da un'ampia fetta di giovani a cui pare non interessare il risparmio delle risorse ambientali.
Nel sud della Cina si trova il quartier generale di Alibaba, il gigante del commercio on-line.
Il giorno 11 novembre si è festeggiato il "single day " con la vendita di duecento grandi marchi e un milione di nuovi prodotti:
in 68 secondi si è incassato un miliardo di euro, dopo cinque minuti già quattro, per arrivare a dodici miliardi in un'ora.
In Cina, la generazione di chi è nato dopo il 1995 è quella che guida il consumo: sono clienti che vogliono cose nuove, diverse, di nicchia, prodotti che arrivano da lontano e di qualità.
Un giro vorticoso di soldi che, allo scadere della giornata, ha permesso di incassare quasi 35 miliardi di euro, sei volte il Black Friday americano, e che ha fatto girare la merce per il mondo, contribuendo a inquinarlo e a depauperarlo.
Gli scienziati avvertono che il tempo stringe e che bisogna agire al più presto.
Senza rimandare.
Per contribuire a lanciare un messaggio in tal senso, in Spagna l’arte si sta mobilitando.
In concomitanza con Cop25, la 25esima Conferenza della Nazioni Unite sul cambiamento climatico, che la capitale spagnola ha ospitato fino al 13 dicembre 2019 al posto di Santiago del Cile, coinvolta nei recenti disordini sociali, il Museo del Prado ha collaborato con WWF Spagna per una campagna di sensibilizzazione.
Ci si è chiesti come diventerebbe il nostro pianeta se la temperatura atmosferica aumentasse oltre i 1,5 gradi centigradi posti come obiettivo dall'accordo di Parigi.
Il paesaggio che conosciamo cambierebbe e le ipotesi negative a cui nessuno vuole pensare vengono mostrate attraverso le immagini modificate di quattro famosi quadri ospitati al Prado.
Nell'opera di Velázquez con re Filippo IV a cavallo, l'acqua arriva al collo del destriero per indicare che il livello del mare si alzerebbe di un metro e sparirebbero stati e popolazioni intere.
Le fanciulle dipinte da Goya all’ombra di un parasole vengono, invece, trasformate in rifugiati climatici, costrette a fuggire come altre milioni di persone.
I ragazzini che nuotano nudi sulla spiaggia, ritratti da Sorolla, si ritroverebbero circondati da migliaia di specie marine morte a causa dell’aumento dell’acidità dell’acqua marina.
E, infine, le verdi pianure bagnate dallo Stige nel quadro di Patinir sono convertite in aride distese deserte per mostrare la minaccia perpetrata a fiumi e campi coltivati dalla carenza di acqua.
Video sul cambio climatico del Museo del Prado e del WWF Spagna
Si tratta di un breve filmato che lancia un forte messaggio: i capolavori di Goya, Sorolla, Velázquez e Patinir sono stati ritoccati per esortare le persone ad agire e prendere coscienza che l'azione di tutti deve essere davvero immediata.
Un'azione che, però, i paesi partecipanti alla Cop25 di Madrid non sono riusciti a far partire. Sul taglio alle emissioni da carbone, la trattativa si è arenata perché le posizioni dei partecipanti erano troppo distanti tra loro per mettere in atto le scelte che tanti giovani chiedono ad alta voce.
Se ne riparlerà a Bonn, nel giugno del 2020? Sperando non sia troppo tardi.
Foto da The Conversation, Zappis, Pixabay, Frederik Sørensen. Elaborazioni CaffèBook.it.