Antoine de Lavoisier, lo scienziato che perse la testa per la chimica

Quando Joseph-Louis Lagrange seppe della decapitazione di Antoine Laurent de Lavoisier, l’uomo che aveva cambiato per sempre la pratica e i concetti della chimica, disse:

È bastato un solo istante per tagliare la sua testa, ma alla Francia potrebbe non bastare un secolo per produrne una simile”.

La chimica era giunta alle soglie della Rivoluzione Francese e dell’età dei lumi portando con sé una mentalità da alchimista.

I chimici ancora, come nel Medioevo, parlavano di olio al vetriolo anziché di acido solforico e ricorrevano ad una sostanza immaginaria, il flogisto, per spiegare alcune teorie che non erano cambiate dall'antica Grecia.

Antoine de Lavoisier
Antoine de Lavoisier

Antoine de Lavoisier tolse alla Chimica molte false credenze, ma, nonostante fosse un rivoluzionario scientifico, morì ghigliottinato nel 1794 perché nella Rivoluzione Francese prese alcune decisioni sbagliate politicamente.

Lo scienziato era nato in una ricca famiglia parigina. All'età di 25 anni, nel 1768, era entrato nell'Accademia francese delle scienze.

Ma a quel tempo la scienza era quasi sempre un compito di uomini che, sebbene svolgessero altri lavori, avevano il tempo e le risorse disponibili per dedicarsi ad essa.

Per Antoine-Laurent de Lavoisier (Parigi, 26 agosto 1743 – Parigi, 8 maggio 1794) la chimica era la scienza a cui si sarebbe dedicato tutta la vita.

Sebbene avesse una buona posizione economica per finanziare i propri studi di chimica lo scienziato investì in una società privata che riscuoteva le tasse per lo Stato.

Antoine de Lavoisier era un fermiers.

I fermiers erano persone incaricate di riscuotere le tasse dai più poveri e per questo erano molto odiate dalla popolazione. L’incarico si otteneva dallo Stato ed, entro certi limiti, concedeva agli incaricati una buona libertà d’azione: potevano ad esempio agire in modo molto duro chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine per eventuali sequestri di oggetti o sfratti da abitazioni.

L’arrivo della Rivoluzione cambiò un poco la situazione dando allo Stato il compito diretto della riscossione delle tasse, ma certo non cancellò l’odio per gli esattori.

Marie-Anne Pierrette Paulze (Montbrison, Francia, 20 gennaio 1758 - Parigi, 10 febbraio 1836)

Antoine de Lavoisier e Marie Anne si conobbero quando lei aveva solo 13 anni e suo padre Jacques Paulze aveva bisogno di sposarla in fretta.

Una baronessa insisteva nel proporre come marito il fratello di 50 anni, ma la ragazza, pur ancora molto giovane, si rifiutava con molta determinazione. Il padre per non inimicarsi la nobildonna e allo stesso modo far felice la figlia gli propose un giovane collega ed esattore delle tasse. La grande cerimonia si celebrò nel dicembre 1771.

Marie-Anne Pierrette Paulze, diventata Marie Lavoisier, avrebbe dato grandi contributi all'investigazione scientifica del marito.

Ritratto di Lavoisier con la moglie, di Jacques-Louis David (1788)
Ritratto di Lavoisier con la moglie, di Jacques-Louis David (1788)

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Antoine de Lavoisier e il flogisto

All'epoca si credeva in una teoria che supponeva l’esistenza di un materiale chiamato flogisto (dal flogista greco: "infiammabile").

Si pensava che i materiali appunto infiammabili fossero ricchi di quella sostanza e che bruciando la perdessero diventando per questo anche più leggeri.

Insieme alla moglie si domandarono perché alcune cose bruciando perdessero peso ma altre, come i metalli, lo aumentassero.

Lavoisier sospettava che quanto i metalli guadagnavano andava perduto dall'aria e si mise ad indagare seguendo alcune idee di altri chimici.

Antoine de Lavoisier e Marie-Anne Pierrette Paulze

Le supposizioni iniziali dello scienziato contenevano molti errori, ma prestando molta attenzione alle pubblicazioni dei suoi colleghi riuscì a orientare meglio le sue ricerche. Questo in seguito ha portato molti critici a sostenere che il chimico francese fosse molto bravo ad appropriarsi di molti meriti non proprio suoi.

In effetti poteva contare sull'aiuto e le grandi capacità di Marie-Anne Pierrette Paulze. La consorte dominava estremamente bene le lingue in particolare l’inglese, il latino e il francese.

Marie-Anne tradusse diverse opere sul flogisto, soprattutto il saggio di Richard Kirwan al quale aggiunse note a piè di pagina in cui evidenziava gli errori del trattato.

Tradusse anche le opere di Joseph Priestley, Henry Cavendish e altri ricercatori, fornendo un prezioso contributo a Lavoisier. La traduzione di Joseph Priestley spinse Antoine de Lavoisier a ritenere l’ipotesi del flogisto errata e lo indirizzò sulla combustione e alla sua scoperta dell'ossigeno.

Lavoisier ripeté gli esperimenti di Priestley il quale non si era reso conto di trovarsi di fronte a nuovo elemento che faceva parte dell'aria e che il francese chiamò appunto ossigeno (letteralmente generatore di acido ritenendo, sbagliandosi, che fosse presente in tutti gli acidi).

Il chimico Antoine de Lavoisier
Il chimico Antoine de Lavoisier

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La legge di conservazione della massa di Lavoisier

Con i suoi esperimenti in contenitori chiusi si rese conto che le reazioni chimiche non perdevano o guadagnavano peso.

Era la formulazione della legge di conservazione della massa di Lavoisier, la prima teoria scientifica della chimica.

Nel 1780, Lavoisier sviluppò la teoria che partiva dall'ossigeno per costruire un quadro completamente nuovo per la chimica.

Chiarì cosa fosse un elemento chimico: una sostanza che non poteva essere ridotta a nulla di più semplice.

Compilò un elenco con più di 33 elementi e sviluppò metodi per dividere i composti chimici nei loro elementi e per calcolarne le proporzioni.

Era un prima tabella degli elementi dove alcune sostanze chimiche assumevano i nomi attuali e fra queste non c'erano più aria e acqua, ma includeva ancora luce e calore.

Antoine de Lavoisier pubblicò tutto nel libro intitolato Traité Élémentaire de Chimie (Trattato di chimica elementare 1789), gettando le basi per il futuro della chimica.

Anche in questi sviluppi la moglie Marie-Anne fu di grande aiuto. Sempre presente nel laboratorio, scriveva le osservazioni sul quaderno aggiungendo anche dei disegni per chiarire meglio i procedimenti.

Gli studi condotti con il pittore Jacques-Louis David, che ritrae la coppia anche in un celebre quadro, le permisero di disegnare i dispositivi usati in laboratorio dal marito.

Antoine de Lavoisier e la Rivoluzione Francese

Sebbene Lavoisier avesse proposto delle riforme al sistema fiscale faceva comunque parte degli esattori delle tasse e questi finirono per essere considerati nemici del popolo.

La denuncia verso lo scienziato arrivò da un noto e potente politico rivoluzionario: Jean-Paul Marat.

Marat aveva dei motivi di rancore verso l’ormai prestigioso chimico e l'Accademia delle Scienze di Parigi, di cui Lavoisier faceva parte.

Con aspirazioni da scienziato aveva infatti presentato un saggio sulla luce che si proponeva come critica alle teorie ottiche sul colore di Isaac Newton.

L'Accademia di Francia nominò una commissione di scienziati, e fra questi Lavoisier e l’americano Benjamin Franklin, per valutare il lavoro di Marat.

La commissione non diede la sua approvazione al saggio e persino gli esperimenti proposti dal futuro rivoluzionario furono considerati non validi a sostenerne la teoria.

In seguito, proprio quando la Rivoluzione iniziava a diventare seriamente pericolosa per qualsiasi persona durante il famoso Terrore, Marat cominciò a fomentare il pubblico contro Lavoisier.

Spesso era proprio il lavoro di esattore, e quindi di traditore del popolo, il lato posto più in evidenza per screditare l’ormai famoso scienziato.

L'omicidio di Marat ad opera di Charlotte Corday rese il politico un martire e i suoi nemici, come Lavoisier delle persone da condannare senza appello.

Lo scienziato avrebbe potuto fuggire e lasciare la Francia quando la situazione divenne molto pericolosa ma scelse di restare per poter continuare i suoi studi convinto di poter dimostrare la propria innocenza.

Antoine de Lavoisier, come per altri scienziati in quei terribili giorni, pensava che i propri studi e le azioni portate avanti a favore del popolo potessero salvarlo dalla condanna. Questo non avvenne, e tanto lo scienziato quanto il suocero furono arrestati e condannati.

Lavoisier e gli aneddoti della sua morte

La fine della vita del celebre chimico è circondata da, frasi, aneddoti e dichiarazioni alcuni dei quali neppure troppo certi ma che danno l’idea, come per altri scienziati, come ad esempio Albert Einstein, quale sia stato il loro peso storico.

Lavoisier, saputa della sua condanna, scrisse ad un cugino:

"Ho avuto una carriera decentemente lunga e, soprattutto, felice, e penso che la mia memoria sarà accompagnata da alcuni rimpianti e, forse, un po' di gloria. Cos'altro puoi desiderare? Questa faccenda probabilmente mi salverà dal disagio della vecchiaia. Morirò in buona salute ".

Antoine-Laurent de Lavoisier muore sulla ghigliottina l'8 maggio 1794.

Un altro racconto, nato forse per evidenziare la stupidità galoppante in Francia in pieno Terrore, vede il capo della corte dichiarare, in risposta ai tanti appelli per il noto chimico: "La Repubblica non ha bisogno di saggi".

Certo Charles Dickens di quell'epoca in seguito avrebbe giustamente appuntato che “Erano i giorni migliori, erano i giorni peggiori, era un’epoca di saggezza, era un’epoca di follia…”.

La stessa folle saggezza, forse, avrebbe portato lo scienziato a chiedere ad un domestico di verificare se la morte sulla ghigliottina fosse istantanea osservando il suo ultimo battere di ciglia.

L’ultimo aneddoto su Lavoisier è raccontato da Oriana Fallaci e lo vedeva chiedere ai suoi aguzzini altri due o tre giorni di vita per concludere una formula rimasta interrotta.

Il desiderio non fu esaudito e il chimico raggiunse la ghigliottina mormorando: “Che peccato, e' veramente un peccato".

Una volta finito il regno di Terrore, pochi mesi dopo la morte di Lavoisier, l'Assemblea nazionale francese rese omaggio allo scienziato e e ridiede alla sua vedova tutti i beni che le erano stati confiscati.

Inclusero anche una breve nota, che diceva: "Alla vedova di Lavoisier, che fu condannato in modo falso".

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