Mangiare carne di cavallo fa davvero bene?
La carne di cavallo, rispetto alle altre carni rosse, è povera di grassi e ricca di ferro, con bassa concentrazione di colesterolo e sodio. Viene consigliata a chi soffre di anemia, ai bambini, alle donne in gravidanza, agli anziani, ai convalescenti e agli sportivi.
Nel mondo anglosassone mangiare il cavallo è quasi inconcepibile e in alcuni stati americani addirittura illegale;
l'Italia, invece, è il maggior consumatore di carne equina in Europa.
Un consumo che sembra in diminuzione, secondo i dati statistici. I numeri provenienti da Istat e Ministero della Salute sono, però, discordanti: l'Istat indica che gli equini macellati nel 2018 sono stati 20.466 mentre il Ministero li quantifica in 41.056. I dati ministeriali provengono dall'Anagrafe Nazionale Zootecnica ma, se si sommano le cifre fornite dalle singole Regioni l'importo non torna, dato che il totale ammonta a 36.814.
Come mai?
Dati e tracciabilità: Mangiare carne di cavallo fa davvero bene?
L'anagrafe equina, incompleta e poco trasparente, non permette di seguire le movimentazioni dei cavalli e tracciare la provenienza delle carni:
i registri di alcune razze come Sella Italiano, Purosangue e Trottatore fanno capo al Mipaaf, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali,
mentre quelli di razze come Maremmani o Arabi sono gestiti dalle singole associazioni di categoria.
L'anagrafe delle rimanenti razze è tenuta dalle Associazioni Provinciali degli Allevatori.
Tutti questi enti non sono collegati tra loro e ciò rende incerti i dati unificati. Lo stesso Istat fornisce cifre poco chiare in merito alla diminuzione del consumo di carne, segnalando una tendenza che non rispecchia la realtà.
A tutt'oggi non esiste una tracciabilità delle carni equine e la normativa europea non prevede un regime di etichettatura come per i bovini.
La Federazione degli Ordini dei Veterinari Italiani ha indicato che solo il 10-15% dei cavalli macellati in Italia proviene da aziende che li alleva a tale scopo mentre circa la metà è importata dall'estero, trasportati su camion in condizioni spesso infernali. Quindi, il rimanente 35-40% arriva dai circuiti dell'ippica e degli sport equestri, dove i cavalli non più performanti per età o infortuni diventano un peso da eliminare.
Buona parte dei proprietari, purtroppo, considera i cavalli che hanno "terminato" la loro utilità come oggetti da sostituire e di cui liberarsi.
La normativa italiana prevede che il proprietario registri sul passaporto del proprio animale la dicitura "DPA" o "non DPA" a seconda che venga Destinato, o meno, alla Produzione Alimentare.
Equini che svolgono attività sportiva: cosa comporta mangiare carne di un cavallo non DPA.
Soltanto nel primo caso può finire al macello:
la distinzione non è motivata da ragioni affettive ma serve al veterinario quando deve somministrare farmaci, poiché a quello "DPA" molti sono proibiti.
Se, invece, l'animale non è destinato al macello, i vincoli all'uso di sostanze chimiche sono minori.
Un equino che svolge attività sportiva ha bisogno di usare più farmaci ed è comodo battezzarlo come "non DPA" per avere meno limitazioni nella sua gestione, sfruttandolo al massimo. Ma cosa succede quando il quadrupede diventa anziano o non è più recuperabile dopo un infortunio? In particolare, trottatori e galoppatori hanno una vita sportiva breve mentre quelli che non dimostrano attitudini speciali vengono scartati subito. Che fine fanno? Mantenere un cavallo costa e sono poche le persone disposte ad occuparsi di un soggetto che non può essere montato.
Purtroppo, in questi casi, esistono diversi modi illegali per macellare un equino "non DPA". Molti cavalli che provengono dall'estero hanno passaporti diversi che possono essere oggetto di falsificazione, oppure vengono portati in macelli abusivi o da pseudo-allevamenti che li conducono al mattatoio approfittando dell'assenza del veterinario di servizio.
La cronaca fornisce diverse testimonianze dei sistemi con cui si aggira la legge.
Nell'agosto del 2018 a Busto Arsizio, in provincia di Varese, è stato sequestrato dai Carabinieri Forestali uno dei più importanti macelli equini della regione per aver ripetutamente evaso la normativa relativa alla tracciabilità degli animali macellati. Gli agenti hanno trovato cavalli con documentazione falsificata o inesistente, le cui carni erano rivendute per il consumo umano senza che si potessero conoscere patologie e farmaci assunti, mentre dalla carcassa veniva asportata la parte cervicale contenente il microchip identificativo dell'animale.
A Ferrara, nel marzo 2019, sedicenti commercianti contattavano aziende agricole chiedendo di acquistare cavalli destinati all'ippoterapia, fornendo dati fittizi che non permettevano di rintracciare l'acquirente e ricevere il compenso pattuito. I soggetti comprati venivano dirottati presso un'azienda compiacente nella provincia di Caserta dove, a seconda dello stato di salute, gli animali erano rivenduti per corse clandestine o per la macellazione.
Nel 2016, un servizio della trasmissione Le Iene ha smascherato una truffa operata da un'organizzazione che raccoglieva cavalli da proprietari che non potevano più mantenerli, con la promessa di far vivere loro un meritata pensione presso un agriturismo umbro. In realtà, li trasportavano in una struttura nella provincia di Napoli, destinati alle corse clandestine o al mattatoio.
Nel 2013 è stata trovata carne di cavallo negli hamburger in Irlanda, nelle lasagne Findus in Gran Bretagna, nei ravioli e tortellini di manzo Buitoni e nel ragù Star in Italia.
Uno scandalo che andava avanti da tempo e che ora pare magicamente scomparso. La pubblicità mostra rassicuranti immagini di addetti alla produzione che raccontano di fare il ragù come a casa propria, cambiando solo le dosi e i contenitori.
La carne di cavallo è più costosa di quella di manzo:
nelle sofisticazioni alimentari si sostituiscono gli ingredienti di un prodotto con altri di minor valore.
In questo caso, l'utilizzo di una carne pregiata fa pensare sia dovuto alle modalità di reperimento dell'animale che la rendono vendibile a prezzi concorrenziali.
Ma in quella carne cosa può esserci?
Le analisi effettuate indicano, spesso, la presenza di patogeni, parassiti e metalli quali Salmonella, Yersinia enterocolitica, Liisteria monocytogenes, Trichinella, Cadmio e Fenilbutazone. Quest'ultimo è un potente antinfiammatorio usato per problemi articolari che produce effetti tossici sull'organismo umano.
Oltre al Fenilbutazone, le sostanze utilizzate sui cavalli sportivi sono diverse:
si va dai vermifughi ai cortisonici,
dagli integratori alle sostanze doping per aumentare le prestazioni.
Il cavallo come animale di affezione.
Il 30 aprile del 2016, l'On. Michela Brambilla ha presentato una proposta di legge che stabilisce il riconoscimento dello status di animali di affezione a tutti gli equidi, prevedendo anche il divieto di macellazione: una proposta rimasta sulla carta.
Sonny Richichi, Presidente di IHP, Italian Horse Protection, conferma che ogni anno spariscono, senza lasciare tracce, migliaia di cavalli che non servono più.
«Succede per colpa di una normativa sull'anagrafe inconsistente, di controlli inadeguati, di collusioni e interessi commerciali da parte di molti addetti ai lavori.
Da tempo IHP chiede una revisione dell'anagrafe equina, nuove norme per una tracciabilità trasparente dei cavalli e controlli maggiormente orientati alla tutela degli animali, oltre che uno stop alla macellazione degli equidi».
Le norme possono aiutare a circoscrivere il fenomeno ma non a eliminare il pericolo che ne deriva. La differenza la può fare solo la mentalità e le abitudini delle persone.
«Quello che più di tutto deve cambiare è la cultura della maggior parte dei proprietari di cavalli, che vedono nel loro uso la sola ragione per averli.
Finché questa mentalità non cambierà, ogni anno continueranno a esserci migliaia di cavalli dismessi che nessuno potrà accogliere.
Di fatto, oggi la macellazione dei cavalli è una comoda valvola di uscita per tanti».
Leggi anche: I cavalli si affezionano alle persone? Fonte: IHP Onlus 2017 e 2018. Foto Pixabay.