Centrali Nucleari, molte domande e qualche risposta sulle centrali a fissione

Il tema delle centrali nucleari e dell’energia prodotta con questa tecnologia non è un argomento facile da affrontare senza pregiudizi, spesso finiamo con parlarne mettendoci i paraocchi per non vedere gli aspetti spiacevoli.

Nell’articolo tento di dare le maggiori e più complete informazioni sull’utilizzo dell’energia nucleare e le centrali nucleari, le fonti rinnovabili sono presenti solo per dei confronti. Sarebbe stato troppo complicato, lungo e dispersivo analizzarle tutte assieme.

Sempre più spesso politici e sostenitori del nucleare partono con inserire nel discorso che non possiamo rinunciare a questa tecnologia per il semplice fatto che tutti attorno a noi la utilizzano. Il riferimento è alle centrali della Francia, da cui compriamo molta energia elettrica (il 5 per cento circa) e anche dalla Slovenia che lo produce in una vecchia centrale considerata da dismettere perché obsoleta e pericolosa.

Qualche riferimento va anche alla Germania, sebbene sembra sia propensa alla dismissione e chiusura delle sue centrali. Sarebbe invece opportuno uscire dalla contrapposizione delle cieche prese di posizione e cercare di capire le problematiche (e le eventuali soluzioni) di un’affascinante tecnologia capace di produrre grandi quantità di energia.

Un punto spesso sottolineato è che le centrali debbano essere di “ultima generazione” (senza chiarire quale) e che si debba trattare di “nucleare sicuro e pulito”.

In questo caso è bene ricapitolare quali sono e cosa si intende per generazioni di centrali nucleari.

Centrali nucleari, generazione e tipologia:

Le centrali di prima generazione:

Negli anni ‘50 e all'inizio dei ‘60 vennero costruite centrali dalla potenza ridotta (200 MWe) e di scarsa sicurezza, in Italia l’esempio più citato è la centrale nucleare del Garigliano.

La centrale venne disattivata nel marzo del 1982 e dopo un periodo di mantenimento in sicurezza delle strutture la Sogin, divenuta proprietaria dell'impianto nel 1999, realizzò lo smantellamento

terminato nel novembre 2017 con il camino della centrale (35 anni di decommissioning...).

Mentre la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi terminata nel 1987 per il riprocessamento (in parte) al deposito Avogadro di Saluggia ha visto i trasporti del combustibile iniziare nel febbraio del 2011.

Un esempio di centrale della seconda generazione è dato dalla centrale italiana di Caorso (PC).

Era l’impianto nucleare più potente d’Europa e il più avanzato in Italia ma lavorò solo pochi anni. I reattori di seconda generazione hanno dimostrato di poter lavorare efficientemente per molti anni e, secondo alcune previsione, gli ultimi reattori potrebbero rimanere attivi fino al 2065.

Le centrali nucleari di terza generazione:

come gli AP1000 negli Stati Uniti, VVER-1200 in Russia e gli EPR francesi che dovrebbero garantire una maggiore sicurezza rispetto ai precedenti reattori di seconda generazione, oltre ad una migliore competitività economica.

Secondo alcune fonti sarebbe possibile costruire una centrale di questo tipo in poco più di quattro anni. Tuttavia in Europa abbiamo due esempi di reattori EPR di III generazione plus (quelli con maggiori sicurezze come quella passiva) in costruzione:

uno è in Francia (Flamanville III, i cui lavori sono iniziati nel 2007 e ha visto passare i tre miliardi e mezzo previsti per la realizzazione agli oltre gli undici miliardi)

e l'altro è in Finlandia a Olkiluoto (i cui lavori sono iniziati nel 2005, diventerà il più grande reattore finlandese e si prevede che produrrà circa il 14% dell'elettricità finlandese). Entrambi hanno accumulato enormi ritardi e hanno visto lievitare i costi di costruzione.

È importante anche accennare ai Small Modular Reactors reattori più piccoli che costano meno e hanno un rischio finanziario inferiore. La dimensione del reattore non cambia però la necessità di sapere con quale tecnologia e sistemi di sicurezza debba essere realizzato, aspetti che incidono, fra l’altro, sul costo finale.

Esistono inoltre i Microreattori, ancora più piccoli (da 1 a 10 MW) e semplici da costruire. Proposti per obiettivi particolari come luoghi isolati o impervi e situazioni di emergenza, ma anche per usi militari (navi e sottomarini) ed esposti a rischi maggiori di sicurezza, non ultimi quelli legati al terrorismo o ad una cattiva gestione senza adeguati controlli.

Per quanto spesso si parli di centrali di quarta Generazione mi limito a lasciare al riguardo la risposta a due fonti credo autorevoli:

Gianfranco Caruso, docente nel dipartimento di Ingegneria astronautica, elettrica ed energetica all'Università Sapienza di Roma.

"Di fatto, per la "quarta generazione" non esistono ancora reattori commerciali. La previsione è che entro il 2030 i reattori dimostrativi ci avranno dato le risposte necessarie e potremo quindi partire con i reattori commerciali" 

e Angelo Tartaglia, ingegnere nucleare e professore emerito di fisica al Dipartimento di scienza applicata e tecnologia del Politecnico di Torino per il quale i reattori di quarta generazione ancora non esistono. “

Ci sono ipotesi, progetti, sperimentazioni, ma niente di più”. (fonte wired.it)

I temuti incidenti nelle centrali nucleari.

Uno dei punti più ripetuti è che se dovesse succedere un grande incidente, ad esempio in Francia, essere lontani dal luogo non ci salverebbe e al contempo per la normale gestione non ci sono grandi problemi neppure nel raggio dei famosi 30 chilometri circostanti. Alla prima parte dell’affermazione è facile ribattere che essere stati a debita distanza da Chernobyl al momento dell’incidente ha cambiato notevolmente l’aspettativa di vita delle persone, la loro esposizione e il rischio di contrarre tumori.

Attualmente la maggior parte dei reattori delle centrali appartengono alla seconda generazione.

Questo tipo di centrale era nato per avere una durata di circa vent'anni, ma è stato pensato di prolungarne la vita per la buona capacità produttiva. La durata, ovviamente, è un aspetto importante per un impianto costoso di questo tipo, si pensi alla possibilità di spalmare i costi della costruzione e del decommissioning su magari il doppio degli anni, si è parlato di passare infatti dai 15-20 anni ai 30-40!

Tuttavia le centrali nucleari di seconda generazione hanno dovuto tutte risolvere non pochi problemi tecnici (di manutenzione) e di sicurezza.

Un altro “sentito dire” racconta che una volta costruita una centrale abbia meno costi di una pala eolica che deve per altro essere rinnovata più spesso, anche questa è però una verità distorta.

Pale eoliche e pannelli solari non hanno una vita lunghissima e certamente la loro realizzazione presenta comunque dei problemi per l’ambiente, ma le centrali nucleari non sono prive di costi di mantenimento.

Nel caso della gestione delle centrali nucleari dobbiamo pensare che si parla comunque di un contesto economico, vale a dire che devono produrre guadagni per chi le ha realizzate.

Siete così certi che le aziende di proprietà operino con onestà, trasparenza e rispetto per le regole solo perché tenute a gestire un impianto pericoloso come il nucleare?

Certamente, viene da dire, inoltre “quando succede qualcosa si sa velocemente e alla fine sono stati pochi gli incidenti veramente pericolosi”.

Ne siete cosi sicuri?

Tutti abbiamo sentito parlare della Centrale nucleare di Fukushima e dell’incidente avvenuto in seguito al terribile tsunami del 2011 ed è di sentire comune ritenere tanto i dirigenti giapponesi quanto la loro mentalità comune come esempi di attenzione alle regole.

Tuttavia chi ha sentito parlare degli incidenti insabbiati nella stessa centrale dalla TEPCO (Tokyo Electric Power Company, la più grande compagnia elettrica giapponese) nel 1978, 2009 e 2010?

Magari possiamo pensare che in Europa ci siano regole più stringenti e maggiori garanzie, ad esempio in Francia.

Il Sole 24 Ore non pubblica molto sul nucleare d’Oltralpe e si limita a confermare che le centrali, molte abbastanza datate, sono state fermate per manutenzioni e solo il ricorso al carbone ha evitato il black-out (fonte Ilsole24ore). Questo non sarebbe un problema di sicurezza e tanto meno qualcosa di insolito, ma oltre a chiarire, se ce ne fosse stato bisogno, che le centrali non sono prive di costi solleva il dubbio sul perché certe informazioni siano sempre poco divulgate.

Tuttavia su Le Monde apprendiamo un dirigente dell'EDF, (e prima della centrale nucleare di Tricastin ), ha deciso di denunciare una "politica di occultamento" degli incidenti svolta per anni dalla dirigenza della centrale.

Centrali nucleari: i pro e i contro dello sviluppo dell’energia nucleare.

Partendo da delle considerazioni positive ci si trova nel caso del nucleare a dover risolvere delle questioni che dal punto di vista ambientale sono molto complicate. In realtà non è che le rinnovabili siano al di sopra di tutti i problemi.

Il Sito del Comitato Nucleare e Ragione non è fra quelli più imparziali e fa notare che persino le pale delle turbine eoliche sono un problema ambientale in quanto sono realizzate “in materiali compositi non riciclabili”. Questa asserzione, sia pure parzialmente vera, è fra quelle che, espresse così, potrebbe generare delle ottime fake news. In realtà le turbine eoliche sono già riciclabili all’85-90% ma è certo che rimane attualmente complicato sciogliere il “forte legame tra fibra e resina epossidica”.

Ma il sito nato per "dare il nostro contributo nel fornire alla popolazione un’informazione oggettiva e scientificamente corretta" (sul nucleare) sembra casualmente dimenticare che la scienza è presente anche nella ricerca delle fonti riciclabili.

Proverò allora a riassumere tutti i pro e contro delle centrali nucleari sostenuti in vari contesti e siti.

Vantaggi dell'uso dell'energia nucleare proposti dai sostenitori dell’utilizzo delle centrali nucleari:

  1. Riduzione delle emissioni di CO2, (e diminuzione dell'impatto ambientale e dell'effetto serra) – la produzione di energia nucleare, infatti, genera emissioni molto basse.
  2. Diminuzione dell’utilizzo di fonti fossili, in particolare del petrolio con l'aumento dell’indipendenza energetica del Paese che la utilizza.
  3. Produzione elevata di energia elettrica - con l’utilizzo di quantità ridotte di uranio, infatti, si può alimentare un impianto da 1 GW e rispondere al fabbisogno di mezzo milione di persone (maggiore produttività rispetto alle fonti rinnovabili).
  4. Riduzione delle spese della materia prima (data la scarsa quantità di uranio necessaria per la produzione di energia) .
  5. Una centrale nucleare non richiede un grande impiego di risorse economiche nel lungo periodo inoltre (un singolo impianto nucleare ha un ciclo di vita lungo e rende più semplice ammortizzare l'investimento iniziale).
  6. La produzione di energia sarebbe a basso costo (così sostiene chi è pro nucleare).
  7. Ricadute positive sull'occupazione (richiede l’assunzione di tanto personale ben preparato).
  8. Vantaggio nella bilancia dei pagamenti La produzione di energia dal nucleare riduce l'importazione di petrolio e la dipendenza delle economie dal petrolio. La copertura del fabbisogno energetico interno tramite il nucleare riduce la possibilità degli shock esterni sull'economia e consente ai governi un minore carico di spesa sulla bilancia dei pagamenti con l'estero. Il tutto si traduce in una maggiore stabilità del sistema economico.

I principali svantaggi dell'energia nucleare sostenuti dai sostenitori delle fonti rinnovabili sono:

centrali nucleari a fissione vantaggi economici
centrali nucleari a fissione vantaggi economici

1 La realizzazione risulta molto onerosa (costi iniziali alti).

2 La produzione è esclusivamente di energia elettrica (con l’energia nucleare non si sostituiscono i consumi di gas - esempio nel trasporto pesante).

3 Le conseguenze in caso di incidenti potrebbero essere gravi (dal punto di vista ambientale, sociale e per la salute).

4 Difficile e insicuro l’inquinamento sanitario e ambientale derivante dalla gestione delle scorie

(i rifiuti radioattivi sono dannosi per l'uomo e per l'ambiente, non possono essere distrutti e richiedono un particolare procedimento di stoccaggio in depositi di massima sicurezza).

5 Le centrali non dovrebbero essere costruite vicino a luoghi abitati e richiedono moltissimi parametri di sicurezza. (Difficile localizzazione delle centrali).

6 Potrebbero essere obiettivi sensibili per attacchi terroristici.

7 Non è una fonte rinnovabile.

8 Il trasporto di materiale nucleare e di scorie è uno degli aspetti più critici della sicurezza.

Ridurre il CO2 e l’utilizzo di fonti fossili è un altro argomento a favore delle centrali a fissione nucleare che producono emissioni molto basse per il loro funzionamento.

Tuttavia ci sono altre considerazioni da fare.

Le fonti fossili sono attualmente indispensabili anche per il trasporto ed il riscaldamento mentre la produzione di energia nel nucleare si risolve solo in energia elettrica che ancora non può essere impiegata su larga scala per questi utilizzi. Un’altra considerazione parte dal fatto che il confronto deve essere con le energie rinnovabili.

Per la produzione di energia nucleare occorre l’uranio che pur per un piccolo quantitativo viene estratto da miniere di diversa tipologia, tutte comunque impattanti per l’ambiente e non esenti da operazioni che comportano emissioni di CO2. All’operazione di estrazione vanno aggiunte quelle del trasporto che avviene spesso partendo da paesi lontani. Stessa cosa vale per il dopo utilizzo, le scorie devono essere conservate in ambienti particolari con molte procedure di sicurezza e persino il trasporto può provocare problemi.

Un altro vantaggio della produzione di energia elettrica con la fissione nucleare e la maggiore produttività rispetto alle fonti rinnovabili dal punto di vista delle superficie necessarie. A questo spesso si è aggiunta la critica che le pale eoliche possono deturpare il paesaggio e il fotovoltaico toglie molto terreno all'uso agricolo.

Queste osservazioni sono corrette, anche se non credo si possa considerare un bel vedere le ciminiere fumanti di una centrale nucleare, né poco lo spazio per costruirla al quale penso sia giusto aggiungere quello delle miniere e quello dello stoccaggio delle scorie.

centrali nucleari domande e risposte pale eoliche
centrali nucleari domande e risposte pale eoliche

In Francia, i treni speciali adibiti al trasporto di scorie nucleari sono scortati e l'itinerario del treno cambia in continuazione all'insaputa delle popolazioni residenti nei pressi delle ferrovie.

Pur accettando le ragioni di sicurezza (terrorismo) questo non rappresenta di certo un comportamento trasparente e solleva

un’altra domanda sul nucleare, a voi farebbe piacere vedere colonne di camion che passando vicino a casa vostra portano scorie o uranio?

Altre considerazioni derivano dal Green Deal a cui aderiamo che impone di portare a zero il bilancio netto di emissioni di gas serra in Europa entro il 2050.

Fra gli obiettivi della Commissione europea per il sostegno di attività considerate sostenibili ci sono:

riduzione e il riciclo dei rifiuti;

la prevenzione e il controllo dell'inquinamento;

la protezione della biodiversità e la salute degli ecosistemi.

Le attività economiche devono essere considerate anche sostenibili dal punto di vista ambientale.

Ora un’altra domanda mi viene in mente: possiamo limitare queste decisioni al solo territorio europeo o dobbiamo considerarci responsabili anche dello sfruttamento necessario al nostro consumo che avviene fuori dai nostri confini?

La tassonomia prevista dal Green Deal europeo (una classificazione delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili dal punto di vista ambientale) prevede l’inserimento del nucleare. Questa “guida” agli investimenti per la transizione ecologica deve portare l’Europa a una crescita economica priva di impatti sull'ambiente, ma il nucleare è coerente con questo principio?

Dal punto di vista di un mantenimento e di un prolungamento della vita delle centrali già in funzione (quando possibile e sicuro) potrebbe essere un atteggiamento corretto. Le centrali nucleari in Francia, in Germania, in Spagna e in altri paesi contribuiscono in modo determinante alla produzione energetica europea, sarebbe troppo complicato rinunciare sia ai combustibili fossili che al nucleare contemporaneamente.

La priorità va data senza dubbio alla diminuzione di gas serra (soprattutto quello delle centrali a carbone) maggiore responsabile dei cambiamenti climatici.

Tuttavia non vale lo stesso se si pensa alla costruzione di nuove centrali.

La messa in cantiere di altre centrali nucleari toglierebbe fondi per le rinnovabili che all'interno (originale) del Green Deal dovevano essere il punto principale con una diversificazione studiata apposta che prevede eolico off shore e idrogeno a fare la parte del leone.

Ma allora come mai è stato inserito il nucleare nella tassonomia del Green Deal europeo?

In Francia ha sede la Orano. Orano SA è una multinazionale del combustibile nucleare (sede a Châtillon, Hauts-de-Seine, Francia), secondo produttore di uranio al mondo gestisce miniere di produzione di uranio in Canada, Kazakistan e Niger. Questa potrebbe essere parte della risposta.

I maggiori produttori di uranio con le più grandi miniere sono

Canada, Australia, Namibia, Niger, Kazakistan. Certamente i primi due danno maggiori garanzie di stabilità rispetto alla maggior parte dei paesi produttori di petrolio, ma non si può certo parlare di indipendenza energetica. La Francia, maggior consumatore in Europa, a dire il vero possiede delle zone interessanti per l’estrazione, ma ha scelto di non sfruttarle, perché?

Anche in Italia abbiamo trovato tracce significative di uranio a Novazza Valgoglio, in provincia di Bergamo. La miniera fu aperta, controllata e abbandonata ben prima del referendum dall’Agip che ritenne più economico comprare l’energia all’estero.

Dobbiamo ricordarci che un punto focale della crescita economica (e della transizione energetica) è che debba essere perseguita riducendo al massimo le conseguenze negative sull'ambiente.

Va ricordato inoltre che il materiale inquinante prodotto in una nazione dell’unione deve essere smaltito sul suolo nazionale. Non è un aspetto poco significativo.

In Italia il sito dove sarà costruito il deposito unico delle scorie costerà 900 milioni di euro (una seconda stima parla di 1.5 miliardi) e conterrà 95mila metri cubi di rifiuti radioattivi. Non sembrano molti, ma dobbiamo tenere presente che molti sono stati smaltiti e spostati all’estero e che le nostre centrali erano poche e abbastanza piccole.

Le cose cambiano se parliamo di Europa.

La Commissione europea prospetta una spesa di 556 miliardi di euro per la gestione dei rifiuti nucleari europei. Attenzione non sono solo le centrali a produrlo (ovviamente) derivano oltre che dalla produzione di elettricità anche da ospedali (raggi ect...), dalla ricerca scientifica e dai siti industriali e la maggior parte sono a bassa e media radioattività.

Tuttavia è un problema che la stessa Francia fatica a risolvere in modo corretto.

Il deposito di Soulaines-Dhuys (nella regione dello Champagne) è il deposito di scorie nucleari a media e bassa intensità più grande del mondo ed è presentato come un esempio virtuoso.

Certo noi potremo prendere in giro i francesi dicendo di aver finalmente capito come nascono le famose bollicine, ma nella regione, con migliaia di analisi alla mano, le aziende continuano a produrre cibi doc.

Il sindaco,inoltre, parla di un comportamento trasparente sulla gestione del quasi milione di metri cubi e sul compenso in riduzioni delle tasse, aspetti non trascurabili né così facili da garantire.

Però anche in Francia non tutto fila così bene se per smaltire i due chili all’anno di scorie radioattive per abitante la Orano e la Edf avevano ripreso nel 2021 il traffico di scorie radioattive verso la Russia, destinate in una discarica in Siberia (fonte Greenpeace).

Tornando allo smaltimento delle scorie, come per la costruzione di centrali, un aspetto importante è il rischio sismico.

In Italia le regioni con un maggiore rischio sismico sono:

1 Zona a rischio alto: Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Umbria, Molise, Campania, Sicilia.

2 Zona rischio medio alto: Emilia Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Basilicata.

3 Zona rischio medio basso: Lombardia, Toscana, Liguria e Piemonte.

4 Zona rischio sismicità bassa: Sardegna, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta.

Per la costruzione del deposito la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) ha previsto dei Criteri di Esclusione:

(Fonte Criteri di Esclusione per le zone dove realizzare il deposito di scorie radiattive)

  1. Stabilità geologica, geomorfologica ed idraulica dell’area al fine di garantire la sicurezza e la funzionalità delle strutture ingegneristiche da realizzare secondo barriere artificiali multiple.
  2. Confinamento dei rifiuti radioattivi mediante barriere naturali offerte dalle caratteristiche idrogeologiche e chimiche del terreno, atte a contrastare il possibile trasferimento di radionuclidi nella biosfera.
  3. Compatibilità della realizzazione del deposito con i vincoli normativi, non derogabili, di tutela del territorio e di conservazione del patrimonio naturale e culturale.
  4. Isolamento del deposito da infrastrutture antropiche ed attività umane, tenendo conto dell’impatto reciproco derivante dalla presenza del deposito e dalle attività di trasporto dei rifiuti.
  5. Isolamento del deposito da risorse naturali del sottosuolo.
  6. Protezione del deposito da condizioni meteorologiche estreme.

Erano state proposte varie aree collocate in:

Piemonte, Toscana, Lazio, Sardegna, Basilicata, Puglia e Sicilia,

ma in molti hanno contestato la presenza di produzioni agricole di pregio, siti archeologici, monumenti storici, parchi e oasi naturali e altro.

Quindi, voi dove realizzereste il deposito di scorie?

Considerazioni finali sulle centrali nucleari

Chi dovrebbe gestire la realizzazione di centrali nucleari in Italia?

Partirei da questa domanda che più dei rischi ambientali, dei problemi di gestione delle scorie e altro può pregiudicare l’utilizzo dell’energia nucleare.

Abbiamo visto in passato quanto sia stato complicato per la nostra classe politica e dirigenziale risolvere la dismissione di poche centrali. Non solo, abbiamo visto la cronica lentezza con cui vengono gestite tutte le problematiche politiche. Vedete uomini politici nei quali confidare per una corretta gestione?

Alcuni esempi portati nell’articolo fanno pensare che con capacità e trasparenza alcune situazioni si possano gestire abbastanza bene, ma gli stessi soggetti protagonisti non hanno esitato, probabilmente per questioni economiche, ad occultare e ad agire in maniera irresponsabile e potenzialmente criminale.

Si può pensare che oggi parlare di nucleare significhi parlare di centrali nucleari di terza generazione plus, intendendo con queste una maggiore capacità produttiva alla quale deve corrispondere una serie di sistemi di sicurezza per la messa in funzione.

Un impianto nucleare deve essere principalmente sicuro.

È ormai affermato il concetto di protezione passiva che interviene sulla base di principi fisici. Questo sistema permetterebbe di semplificare il sistema senza la necessità di un impiego di energia dall’esterno che potrebbe non essere disponibile.

La sicurezza si può pensare che vada di pari passo con l’affidabilità e questa con un risultato economico soddisfacente, ma in un impianto nucleare non è così. I sistemi di protezione incidono in primis sul costo d’impianto e se in seguito provocano troppi arresti del sistema ne possono diminuire la resa economica. Il progetto della centrale nucleare è quindi un difficile equilibrio fra sicurezza e continuità produttiva.

Per ora è certo che scaricheremo su molte generazioni future il problema ambientale connesso alla gestione del nucleare senza aver alcuna certezza né sulla diminuzione dei costi dell’energia né sui vantaggi strategici relativi visto che la materia prima proverrà da altri paesi e a gestirla saranno comunque poche multinazionali.

2 Centrali Nucleari, molte domande e qualche risposta sulle centrali a fissione
2 Centrali Nucleari, molte domande e qualche risposta sulle centrali a fissione

Affrontare la sfida nucleare senza chiare garanzie serve solo a partire col piede sbagliato oltre che a consegnarla in mano a incompetenti e disonesti (direi gli stessi che compongono la nostra attuale classe dirigente e politica).

Come si regoleranno questi soggetti al momento che dovranno decidere quanto spendere in sicurezza o nella gestione delle scorie?

L'energia nucleare potrebbe diventare un'attività economica sostenibile a patto che le nazioni europee che ospitano centrali nucleari siano in grado di stoccare i rifiuti in modo sicuro e che soddisfino il criterio di 'non provocare danni significativi' all'ambiente.

La strada del nucleare oggi passa o dai progetti dei reattori di III generazione attualmente commercializzati (aggiungendo le migliori pratiche relative alla sicurezza) oppure dall'attesa dei reattori innovativi di IV generazione.

È importante non fermare le attività di ricerca e sviluppo ma una ripartenza emozionale e improvvisata del nucleare sarebbe altrettanto sbagliata.

È necessario prima garantirci trasparenza e competenze e poi passare a valutare quelli che potrebbero essere i passi verso un ritorno al nucleare, la consapevolezza sui vari aspetti da affrontare è fondamentale non è possibile ignorarli o nasconderli.