Cos'è la prossemica, capire gli altri dai segnali del corpo

Avrete certamente fatto caso alle vostre sensazioni e a come cambiano se per esempio avete vicino persone con cui siete in confidenza oppure degli sconosciuti o dei semplici conoscenti. Avete fatto caso anche a come vi ponete? E alla posizione del corpo che assumete?

Dal punto di vista scientifico questo è un aspetto del linguaggio del corpo (le distanze che teniamo dagli altri, le posture che assumiamo...) che la prossemica ci insegna ad interpretare.

La prossemica è lo studio delle posizioni dei corpi delle persone nello spazio, ed è proprio il corpo il soggetto principale della comunicazione non verbale che usiamo per scambiare messaggi con gli altri.

Per questo potremmo dire che comprendere i segnali che gli altri ci inviano anche involontariamente può aiutarci a capirli meglio.

Su Treccani.it possiamo trovare la definizione di Prossemica:

Il termine inglese proxemics, derivato di proximity, "prossimità", è stato introdotto dall'antropologo americano E.T. Hall negli anni Sessanta del 20° secolo per indicare lo studio dello spazio umano e della distanza interpersonale nella loro natura di segno.

La prossemica indaga il significato che viene assunto, nel comportamento sociale dell'uomo, dalla distanza che questi interpone tra sé e gli altri, tra sé e gli oggetti, e, più in generale, il valore che viene attribuito da gruppi culturalmente o storicamente diversi al modo di porsi nello spazio e di organizzarlo, su cui influiscono elementi di carattere etnologico e psicosociologico.

In pratica le distanze fra chi conversa, o bolla prossemica, variano secondo il grado di conoscenza e della cultura di appartenenza.

Due o più persone ridurranno le distanze fra loro se sono amici o se provano attrazione. Ancora minore sarà la distanza se si tratterà di madre e figlio.

La bolla prossemica invece aumenta quando il soggetto interagisce con impiegati negli uffici, con dipendenti, colleghi o con persone appena conosciute.

Il linguaggio del corpo: come cambia la prossemica nelle culture.

Altro fattore rilevante con il quale variano le considerazioni nella analisi prossemica è l’appartenenza a una determinata cultura. Infatti, i popoli dell’Europa settentrionale tendono ad assumere una distanza interpersonale maggiore rispetto ai popoli mediterranei o ispanici. Questa differenza vale anche fra gli abitanti del Nord e il Sud di Italia.

Per gli anglosassoni la zona intima più prossima al proprio corpo è come una bolla (bubble), una sorta di seconda pelle (a circa mezzo braccio di distanza) all’interno della quale fanno “entrare” deliberatamente solo le persone di cui hanno fiducia.  

Questa distanza può variare a seconda della cultura o del popolo di cui stiamo parlando, ma anche degli individui e della loro “tolleranza” alle eventuali incursioni. Una tolleranza che possono o meno far valere a seconda di alcune situazioni sociali o personali.

Possono determinare la distanza (e le posture o i gesti) fra i due interlocutori anche lo status sociale e la fiducia in sé stessi.

Dobbiamo tenere presente che avvicinandoci ad un altro individuo, entrando cioè nella sua zona intima, intacchiamo la sua zona di sicurezza. Le persone per istinto e per DNA di antica provenienza hanno bisogno di tenere una distanza grazie la quale possano reagire in tempo. È la distanza in cui hanno il tempo per “lottare o fuggire”.

Più una persona è insicura e più tenderà a porre maggiori ostacoli o distanze dall’altro.

Al contrario è evidente che più un soggetto è sicuro di sé e minore è la distanza di cui ha bisogno.

Nell’aspetto dello status sociale, invece, può capitare che il “capo” non voglia considerare queste distanze per il semplice fatto “che lui è il capo”. Quando ci si avvicina troppo senza essere invitati in pratica si dimostra una scarsa considerazione dell’altro, un atteggiamento che taluni “capi” tendono ad assumere...

Le scrivanie grandi servono a chi vi siede dietro a prendersi le distanze dagli interlocutori, sono anche questo un segnale di status sociale che di solito utilizza chi deve avere spesso colloqui con sottoposti.

Negli stessi uffici poi è probabile vedere un angolo con poltrone nelle quali si possono svolgere conversazioni a distanze minori.

Dico questo perché chiaramente nella vita di tutti i giorni ci capita, ed è naturale, di toccare le altre persone per un saluto, una stretta di mano ad esempio, ma quando si “forzano” queste distanze si possono creare dei disagi negli altri se questi non lo consentono intenzionalmente.

Da sempre gli uomini giudicano il prossimo con considerazioni generiche basate a volte solo sui pregiudizi. Per superare questo può essere utile anche capire i messaggi che ci vengono inviati involontariamente dal corpo ma questi stessi messaggi possono essere un inganno e creare altri fraintendimenti se non si considerano i presupposti da cui sono scaturiti.

"La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione". (Carl Rogers)