Combattere l'inquinamento e bonificare con la Canapa
La pianta della canapa, meglio conosciuta come cannabis, viene di solito associata alla marijuana, la sostanza stupefacente ricavata dalle infiorescenze essiccate degli esemplari femminili che la rendono illegale in molti paesi.
Bonificare con la Canapa o Cannabis
In realtà, esistono diverse varietà di canapa che presentano una differente concentrazione di THC, il principio psicoattivo, come la canapa sativa che ne possiede una percentuale molto bassa ed è coltivabile legalmente.
Questa specie è dotata di numerose proprietà benefiche tra cui la capacità di assorbire dal terreno metalli pesanti e sostanze pericolose come selenio, piombo, cadmio, nichel, zinco, cobalto e radioisotopi di cesio.
Una caratteristica che viene studiata da qualche anno anche in Italia per utilizzarla nelle bonifiche dei siti inquinati in modo da renderli disponibili alla coltivazione.
La fitobonifica è una tecnologia di recente nascita che cerca di recuperare terreni e acque contaminate utilizzando le piante.
Sono diverse le specie vegetali esaminate, oltre alla canapa:
salice, pioppo, panico, ricino, vetiver, paulownia tomentosa hanno mostrato notevoli capacità di assorbimento degli inquinanti.
A Chernobyl, ad esempio, si è fatto uso di piante di girasole per assorbire metalli e sostanze radioattive come il cesio 137.
Proprietà della cannabis per bonificare con la Canapa
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La canapa, però, si è rivelata la specie con maggiori potenzialità perché cresce velocemente in differenti condizioni di clima e terreno, necessita di poca acqua, ha una ridotta emissione di gas a effetto serra e dispone di radici profonde che arrivano ad oltre un metro di profondità, bonificando un volume considerevole di terra.
Le sue radici fungono da filtro per le sostanze contaminanti che, per la maggior parte, vengono trattenute.
Dunque, la canapa può diventare un prezioso alleato nella tutela del suolo, il cui depauperamento è tra le principali cause dei cambiamenti climatici. Infatti, la terra fornisce il 90% del cibo, delle materie prime e del combustibile utilizzati dall'uomo, svolgendo un ruolo di purificazione e regolazione delle risorse idriche mediante i cicli del carbonio e dell'azoto.
La terra è una risorsa non rinnovabile che l'uomo sta consumando per realizzare uno sviluppo economico insostenibile:
le città e le infrastrutture portano cementificazione e riduzione delle aree verdi, la deforestazione crea zone per la coltivazione e l'allevamento del bestiame, l'agricoltura intensiva impoverisce il suolo, trasformandolo in deserto.
Il 5 dicembre è la giornata mondiale del suolo indetta dalla FAO e dedicata, nel 2019, all'erosione. Negli ultimi 25 anni l'Italia ha perso, a causa della cementificazione, un quarto di terra coltivata con una media quattro volte maggiore rispetto a quella europea.
Le attività industriali producono veleni che si riversano nell'aria e nelle acque ma, soprattutto, nel suolo.
Una delle zone più contaminate del nostro Paese è Taranto, sito dell'ex Ilva:
sui terreni fino a venti chilometri dallo stabilimento, vige il divieto di pascolo.
Qui, nel 2013, è nato il primo progetto di ricerca di fitobonifica su siti inquinati, con l'ideazione del programma C.A.N.A.P.A. ad opera dell'Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi che prevedeva la creazione di una cintura verde, costituita da coltivazioni di canapa, attorno al polo siderurgico.
Purtroppo, il progetto non è mai stato attuato ma ha ispirato un allevatore tarantino, Vincenzo Fornaro che, nel 2008, fu costretto ad abbattere le duemila pecore del suo allevamento a causa della contaminazione da diossina generata, probabilmente, dalla vicina zona industriale.
Fornaro ha visto annientata l'attività esercitata, da oltre un secolo, dalla sua famiglia a causa della presenza, nei campi, di diossina in quantità superiore a 30/40 volte la norma e ha deciso di ridare vita ai suoi terreni seminando, nel 2014, la canapa.
Coltivazione della canapa
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Un esempio seguito da altri agricoltori pugliesi.
Tommaso Picella e il nipote Andrea hanno convertito l'attività esercitata nella coltivazione di canapa destinata alla creazione di fibre tessili o per l'edilizia:
le loro terre, in provincia di Brindisi, sorgono vicino alla centrale Enel di Cerano e al polo petrolchimico della Montedison.
A Torre Guaceto, riserva naturale nei pressi di Brindisi, Andrea Carletti ha seminato dodici ettari del suo terreno con una varietà di canapa dal ridotto contenuto di THC, destinandola alla produzione di fibre tessili e semi per oli alimentari. Carletti, dopo una lunga permanenza in Australia dove l'uso di questa pianta è collaudato da tempo, ha deciso di replicare l'esempio nella terra di origine.
Nel 2018, la regione Puglia ha varato una legge per promuovere la coltivazione di canapa mettendo, però, pochi fondi a sostegno dei progetti di ricerca o pilota.
Sono nate, comunque, alcune proposte da parte di comitati Onlus, fondazioni, reti di imprese e startup, come quella di "Valore Canapa" che dovrebbe nascere a Crispiano, una delle zone interessate dall'inquinamento dell'ex Ilva.
L'esempio pugliese ha ispirato la regione Sardegna, che ha promulgato una legge nel 2015:
nell'isola è in corso il progetto CANOPAES per bonificare con la canapa l'area industriale e mineraria del Sulcis iglesiente.
Ottanta aziende agricole si sono rese disponibili alla sperimentazione e, tra queste, sono stati scelti otto siti.
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Le radici della canapa possono rivelarsi utili anche per depurare i fanghi contaminati che non si sa come smaltire. Le acque provenienti dagli scarichi industriali o dalle fognature finiscono nei depuratori che trattengono fanghi contaminati, la cui eliminazione comporta costi e inquinamento, venendo bruciati o gettati in discarica una volta essiccati.
Adesso, si stanno studiando modalità di decontaminazione dei fanghi piantando, sul terreno in cui sono stati versati, piante di canapa, pioppo e pauwlonia tomentosa.
La canapa, oltre alla capacità di assorbire le sostanze nocive, presenta altre virtù.
È una pianta infestante che, per crescere, non necessita di irrigazione, erbicidi o pesticidi e nemmeno di antiparassitari:
non avendo proteine al suo interno, è al riparo da attacchi di roditori o insetti.
Con la canapa si ottengono fiocchi, feltri, materassini, mattoni, biocompositi e tessuti per il rinforzo strutturale con caratteristiche quali leggerezza, traspirabilità, resistenza a muffe ed insetti; è ignifuga con alto potere isolante termico e acustico ed è igroscopica, ossia regola l'umidità che accumula quando è in eccesso e la rilascia quando l’aria è troppo secca.
Si può utilizzare come isolante e negli imballaggi come sostituto del polistirolo e di altri derivati del petrolio. Attraverso un processo di polimerizzazione senza rilascio di monomeri liberi si ottengono bioplastiche degradabili e non inquinanti, colle, resine e vernici prive di formaldeide, nociva alla salute.
Per le sue capacità di isolante è adatta a produrre pannelli da utilizzare sia nell'edilizia di nuova costruzione che in ristrutturazioni.
Con la canapa si può anche produrre carta, permettendo di risparmiare gli alberi delle foreste, ma anche ottimo olio, privo di glutine, e prodotti per la cosmesi.
Un problema da risolvere è lo smaltimento della canapa contaminata.
Una soluzione è usare i semi per generare biodiesel od oli industriali mentre la biomassa può produrre energia nelle centrali termoelettriche dove, attraverso un processo chiamato "phytomining", si recupererebbero i metalli dalle ceneri per riciclarli.
In Sardegna sono in corso ricerche per lo smaltimento di canapa industriale contaminata mediante un biodigestore per la riduzione della biomassa.
È inevitabile concludere che, ogni giorno, l'azione dell'uomo mette in pericolo la Natura la quale, invece, si dimostra un benevolo alleato che rivela soluzioni ai problemi da lui provocati.
Foto da Wikipedia. Elaborazioni CaffèBook.