L'inquinamento Prodotto da Mascherine e Guanti
L'emergenza Coronavirus ha mostrato, all'inizio di questo difficile periodo, una diminuzione dell'inquinamento in tutti i paesi a causa del blocco della circolazione e di parte delle attività industriali.
Ora, però, un nuovo pericolo si aggiunge a quello, già esistente, costituito dall'inquinamento della plastica e che minaccia soprattutto gli oceani.
Inquinamento da Mascherine e Guanti
Lo sforzo attuato da diversi governi, tra cui quello italiano, di contenere e diminuire la produzione di plastica pare neutralizzato dalle nuove regole che gli esercizi commerciali sono costretti ad applicare per limitare il diffondersi del contagio ricorrendo, ad esempio, a contenitori usa e getta per il il consumo o l'asporto in plastica.
Il nostro Paese ha iniziato a vietare, nel 2011, i sacchetti per la spesa non biodegradabili, nel 2018 quelli per l'ortofrutta, nel 2019 i cotton fioc in plastica, nel 2020 le microplastiche contenute nei prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente e, dal 2021, le confezioni in plastica usa e getta monouso.
Oggi, mascherine e guanti utilizzati creano gravi difficoltà:
ogni mese ci troviamo con centinaia di tonnellate di questi prodotti da smaltire,
procurando un problema non solo ambientale (le mascherine sono composte da microfibre di poliestere) ma anche epidemiologico.
Il pericolo di contaminazione giustifica il loro smaltimento nell'indifferenziato, contrastando però la raccolta differenziata e i suoi benefici.
Smaltire l'Inquinamento da Mascherine e Guanti
Potrebbe interessarti anche: Dopo l’Emergenza Coronavirus, la Vita potrà continuare come prima?
La Cina sta già affrontando il problema e molte città hanno enormi quantitativi di mascherine, guanti e tute da smaltire usate dal personale medico e dai cittadini. Purtroppo in Oriente, in parecchie spiagge e mari già si trova l'inquietante presenza di tali dispositivi che, oltre a deturpare l'ambiente, costituiscono un pericolo per gli animali che possono ingerirli o rimanere impigliati.
Nel nostro quotidiano, ognuno può notare guanti abbandonati nei parcheggi davanti ai supermercati o per le strade, ma anche nelle zone verdi.
Troppe persone gettano guanti e mascherine per terra senza preoccuparsi delle conseguenze che possono riguardare anche gli animali, provocandone la morte.
In Canada, alcune foto mostrano un uccello con una mascherina chirurgica avvolta sotto il becco che gli lega anche un'ala. L'elastico bloccava il collo e il volatile è rimasto impigliato a un albero in un'agonia durata due giorni.
È necessaria responsabilità nell'uso di mascherina e guanti per contenere il contagio tra le persone ma altrettanta consapevolezza va utilizzata nel garantirne il corretto smaltimento, creando minor impatto possibile sulla natura.
Studi del Politecnico di Torino ipotizzano che per la Fase 2 serviranno, ogni mese, circa un miliardo di mascherine e mezzo miliardo di guanti. Un quantitativo enorme che ognuno di noi deve smaltire in maniera corretta.
Il Covid-19 ha rivelato che lo squilibrio provocato dall'azione umana sull'ambiente si ritorce contro l'uomo:
la consapevolezza acquisita deve far progredire, impedendo un rallentamento nella lotta all'inquinamento dalla plastica.
La solidarietà che si è diffusa tra le persone in questo periodo deve continuare a trasmettersi anche prendendo in considerazione tale aspetto.
Una proposta arriva proprio dalla regione più colpita dall'epidemia. Un architetto lombardo, Paolo Colombo, ha convertito parte del proprio business aziendale creando una mascherina composta da elementi separati intercambiabili e riciclabile al 100%.
Le parti di cui è formata sono lavabili e sterilizzabili mentre, al suo interno, c'è un filtro che viene sostituito.
La forma della mascherina permette di lasciare spazio fra volto e filtro, rendendola più comoda, ma la caratteristica più importante è la sua sostenibilità, essendo riutilizzabile.
Un progetto da premiare perché offre una valida soluzione al problema dello smaltimento dalle mascherine, evitando ulteriore rilascio di plastica nell'ambiente.
Raccolta di mascherine e guanti usati per il Coronavirus
Potrebbe interessarti anche: Il Coronavirus ha creato anche l’emergenza rifiuti
La raccolta differenziata nasce per ridurre il quantitativo di rifiuti portati nelle discariche o negli inceneritori. Mascherine e guanti aumentano il quantitativo dell'indifferenziata, con i conseguenti problemi di inquinamento.
Un inquinamento che i sindaci di alcuni Comuni stanno cercando di circoscrivere emettendo ordinanze che prevedono multe per coloro che gettano a terra guanti e mascherine. I dispositivi abbandonati sono equiparati ai rifiuti pericolosi in quanto potenziali veicoli di Covid 19, prevedendo una multa da un minimo di 600 euro a un massimo di 6.000 euro.
Il primo ad agire è stato il sindaco di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, seguito da quello di Soliera, sempre a Modena, e Teramo.
È però sconfortante vedere le autorità pubbliche ricorrere a minacce di carattere pecuniario per ottenere risultati che si possono raggiungere con semplice buon senso ed educazione.
Foto da Pixabay.