Microplastiche nei cosmetici finalmente al bando in Italia
Dal 1° gennaio 2020, in Italia è vietato mettere in commercio prodotti cosmetici contenenti microplastiche come quelli da risciacquo ad azione esfoliante o detergente.
Le Microplastiche nei cosmetici
Si tratta di prodotti con minuscoli frammenti di plastica di grandezza inferiore a 5 millimetri che, non venendo trattenuti dai filtri dei depuratori, finiscono direttamente in mare o nei fanghi di depurazione usati in agricoltura.
È stato calcolato che le microplastiche presenti nei cosmetici che si riversano nei mari europei ammontano a 24 tonnellate al giorno. In un tubetto da 150 millilitri di crema esfoliante, si possono trovare fino a 27 grammi di plastica. Un quantitativo enorme.
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Il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, UNEP, è un'organizzazione internazionale che opera dal 1972 contro i cambiamenti climatici a favore della tutela dell'ambiente e dell'uso sostenibile delle risorse naturali.
Secondo un suo recente rapporto, ogni chilometro quadrato di oceano contiene in media 63,320 particelle di microplastica, con differenze significative a livello regionale. Nel Sudest asiatico, la concentrazione è 27 volte maggiore rispetto ad altre zone mentre nel Mediterraneo, uno dei mari più inquinati, si trova il 7% delle microplastiche totali, corrispondente a 250 miliardi di frammenti di plastica.
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Sono molti i cosmetici che le contengono, come deodorante, shampoo, balsamo, bagnoschiuma, rossetto, tintura per capelli, crema da barba, crema solare, repellente per insetti, lacca per capelli ma anche dentifricio o trucchi con glitter luccicanti che non rientrano nel recente divieto di commercializzazione:
in alcuni casi, la plastica costituisce oltre il 90% della loro composizione.
La presenza di plastica nei cosmetici è dovuta a diverse funzioni che svolgono:
esfoliante, abrasiva, glitter, lucidante dei denti, regolatrice di viscosità per far fluire i prodotti, emulsionante, formatrice di film protettori, agente opacizzante e altre ancora.
Il consumatore, attratto dalla varietà dei prodotti e dalle virtù pubblicizzate, è poco consapevole della presenza della plastica e degli effetti negativi che provoca sull'ambiente.
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Queste invisibili sostanze, una volta arrivate nei mari, vengono ingerite da pesci e crostacei che alimentano una catena che arriva fino all'uomo, con effetti nocivi per tutti.
Oltre alle microplastiche, esistono le microsfere, dalle dimensioni inferiori al millimetro e le nanoplastiche, talmente piccole da passare attraverso la pelle umana.
Nel 2017, le Nazioni Unite hanno indetto una campagna di sensibilizzazione contro le microplastiche dei cosmetici dal titolo "What's in your bathroom?", esortando un acquisto consapevole dei prodotti detergenti di bellezza.
I consumatori venivano informati che la presenza delle microplastiche si individua nell'etichetta dei prodotti:
gli ingredienti da evitare si chiamano Polyethylene (PE), Polymethyl methacrylate (PMMA),
Nylon, Polyethylene terephthalate (PET), Polypropylene (PP).
Oggi esistono componenti biodegradabili e naturali in grado di sostituire le microplastiche come come noccioli di frutta, semi di albicocca e jojoba, gusci di noce, micro granuli di pomice o zucchero, estratti di lampone rosso e sali.
Alcune aziende hanno iniziato dal 2015 a bandire le microplastiche dai cosmetici, consapevoli della loro pericolosità ma anche perché alcuni consumatori sensibili all'argomento chiedevano prodotti plastic free.
Non bisogna, infatti, dimenticare che l'acquirente ha il potere di influenzare la scelta delle case produttrici. Quindi, anche in assenza di divieti normativi, l'azione consapevole di chi legge l'etichetta dei prodotti può fare la differenza per migliorare l'ambiente e la salute di tutti.
Foto da Pixabay, Downtoearth, Veo.world e Chemicalwatch. Elaborazioni immagini CaffèBook.