Renia Spiegel: il diario segreto di un’adolescente dalla Shoah (fra poesie ed un amore perduto)
Il diario di Renia Spiegel è un taccuino, mezzo rotto ma ben scritto, che per oltre 70 anni ha custodito, (nascosto in un caveau di una banca a New York) i pensieri e le paure di un’adolescente ebrea nata in Polonia e uccisa dai nazisti nel 1942.
Il diario è la biografia della breve vita di Renia Spiegel?
Sì, potrebbe essere letto anche in questo modo, lo scorrere della quotidianità di qualcosa accaduto molti anni fa.
E questo doveva essere. Doveva essere semplicemente il quaderno di scuola di una ragazza, ma i terribili tempi della Shoah lo hanno trasformato in un prezioso e doloroso ricordo per la sorella Elizabeth prima ed ora in un commovente documento di quei terribili anni.
Renia Spiegel (Uhryńkowce, 18 giugno 1924 – Przemyśl, 30 luglio 1942)
Renia Spiegel morì all'età di 18 anni quando mancavano ancora 3 anni alla fine della seconda guerra mondiale.
Era riuscita a fuggire dal ghetto della città, ma alcuni soldati tedeschi la scoprirono mentre si nascondeva nella soffitta di una casa le spararono uccidendola senza pietà.
Il diario di Renia Spiegel è diventato un libro edito dalla Penguin Books.
È composto da 700 pagine, che incominciano quando la ragazza aveva appena 15 anni (gennaio 1939) e terminano poche ore prima della sua morte nel luglio del 1942.
Ormai è di rito paragonare i diari delle adolescenti sopravvissute o uccise dal nazismo a quello della più conosciuta Anna Frank ed anche in questo caso ci sono alcune similitudini.
Come Anna tentava di sfuggire alla persecuzione dal regime hitleriano nella soffitta di una casa ad Amsterdam, così Renia sperava di fare altrettanto in una piccola città chiamata Przemysl, oggi in Polonia.
Anne era un po’ più giovane e sarebbe morta a soli sedici anni nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. La ragazzina che scriveva, a volte di nascosto, ad Amsterdam, aveva nelle sue parole ancora un po’ di illusione infantile.
Da quanto scopriamo dalle anticipazioni del Magazine Smithsonian sul diario, Renia era invece una ragazza più matura e consapevole di quanto la circondava.
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L’adolescente polacca scriveva sia in prosa sia in poesia.
Abbiamo lasciato la città
come fuggitivi: soli, nella notte oscura e silenziosa.
Con il suono delle case che cadono la città ci saluta,
l'oscurità sopra di noi.La misericordia del bene,
l'abbraccio di una madre in lontananza,
possano essere la nostra guida,
il nostro conforto, il nostro aiuto.E così supereremo le pietre della strada,
fino al sorgere dell'alba
e al sorgere del sole,
saremo fuggitivi solitari,
fuggitivi per tutti i deserti.
Le parole che lascia su quei fogli ingialliti dal tempo sono troppo difficili da leggere per la sorella Elizabeth.
Ecco perché lei e sua madre, due sopravvissute all'eccidio nazista, decisero di rinchiudere i loro ricordi in una cassaforte.
Elizabeth Bellak, (prima si chiamava Ariana o Arianka Spiegel) prova ancora un dolore troppo intenso quando scorre certi passaggi e riaffiora il pensiero per la sorella che non è riuscita a sfuggire a quel orrore.
Arianka e la madre si ritrovarono a Varsavia, mentre da Renia erano rimasti separati a Przemysl ed il padre era scomparso, probabilmente morto in guerra. Riuscirono, con false identità, a giungere negli Stati Uniti e a salvarsi dove restarono con il loro triste segreto per anni.
Intanto Renia Spiegel, con i nonni, viveva la sua adolescenza e vedeva sprofondare la sua vita, giorno dopo giorno, nella paura e nell’orrore.
Renia Spiegel scrive nel suo diario:
"Siamo stati a Lwow per quasi una settimana. La città è circondata Il cibo scarseggia. A volte mi alzo all'alba e rimango in fila per prendere il pane. A parte questo, abbiamo trascorso tutto il giorno in un bunker, ascoltando il terribile fischio di proiettili ed esplosioni di bombe…".
Gli eventi incominciano a prendere la strada della tragedia che sarebbe avvenuta e la ragazza ne è consapevole e annota:
"Ciò che temevamo così tanto è finalmente arrivato. Il ghetto. Gli annunci sono usciti oggi. Forse resteremo qui o forse no… Dalle otto di oggi siamo chiusi nel ghetto. Ora vivo qui. Il mondo è isolato da me e io sono isolato dal mondo. I giorni sono terribili e le notti non sono migliori. … La partenza senza permesso è punibile con la pena di morte".
Nel diario di Renia Spiegel appare un ragazzo speciale, il suo nome è Zygmunt Schwarzer.
Hanno il tempo di volersi bene e di baciarsi.
“...La speranza si sta avvizzendo così in fretta. Ci sono fiori profumati davanti alla casa, ma chi ha bisogno di fiori? E Zygmunt, l'ho visto da lontano oggi, ma non è ancora arrivato... Ma perché non posso coccolarmi vicino a lui?”.
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È con l’aiuto di Zygmunt che Ariana lascia il ghetto e viene affidata al padre di una sua amica cristiana.
Zygmunt riesce a far uscire anche Renia dal ghetto prima di un'azione di deportazione dei nazisti nei campi di sterminio. La nasconde insieme ai suoi genitori, nella soffitta di una casa in affitto dove viveva lo zio.
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Il 30 luglio, i soldati tedeschi scoprono il nascondiglio e i genitori di Zygmunt e Renia e li giustiziano.
È un disperato Zygmunt, nelle cui mani rimane il diario, a scrivere le ultime parole in quelle pagine: “Tre colpi! Tre vite perse! Tutto ciò che sento sono colpi, i colpi".
A differenza di molti altri diari delle vittime della guerra, la morte di Renia Spiegel viene raccontata nelle sue stesse pagine.
Zygmunt fu inviato ad Auschwitz dove sopravvisse ai lavori forzati. Alcuni anni dopo andrà da Arianka Spiegel e sua madre a New York dicendo semplicemente: "Ho qualcosa per te".
Nella sua mano un grosso quaderno a linee blu.
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Foto e fonti Penguin Books, Bellcack Family Archive, Youtube, Wikipedia, Magazine Smithsonian. Link al libro.