La pulsatilla, fiore di Pasqua
C’è un piccolo anemone dai petali viola che in Irlanda chiamano in gaelico Lus na Cásca, che significa Fiore di Pasqua.
La pulsatilla o fiore di Pasqua
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Forse perché comincia a fiorire a marzo, nel periodo pasquale, e dona le sue corolle preziose sino a maggio, con boccioli sporadici che occhieggiano ancora al principiare dell’autunno. O forse perché in passato si usava il suo decotto per tingere di un bel verde brillante i gusci delle uova sode che venivano preparate per le tavole di Pasqua…
O forse c’è ancora un’altra spiegazione, che ci riporta indietro nella storia dell’Isola di Smeraldo. La pianta è infatti conosciuta anche con il nome anglosassone di Danes’ blood, ovvero “sangue dei danesi” perché secondo la tradizione, a partire dal Venerdì Santo del 1014, quando l’Ard Rí d’Irlanda Brian Ború sconfisse alla vigilia di Pasqua i vichinghi nella piana di Clontarf, essa fiorisce solo dove è stato versato sangue vichingo. E per estensione, c’è chi è convinto che essa sbocci ovunque sia stato sparso il sangue di invasori, anche il sangue degli inglesi che per otto secoli hanno imposto qui il loro giogo.
La Pianta: Fiore di Pasqua Pulsatilla vulgaris MILL. (Linneo: Anemone pulsatilla L.).
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In Italia il fiore di Pasqua è conosciuto come pulsatilla ed è catalogato come Pulsatilla vulgaris MILL. (secondo Linneo: Anemone pulsatilla L.).
Appartiene alla famiglia delle Ranuncolacee, cosa che rende questa specie di rara bellezza – tanto da essere protetta – ma anche pericolosa per la presenza di sostanze tossiche tra i principi attivi.
Predilige i terreni calcarei, i prati asciutti o i boschi ombrosi. È un’erba perenne, che può raggiungere i 30 centimetri d’altezza.
La radice è un grosso rizoma che presenta una serie di squame pubescenti.
L’intero fusto è ricoperto da peluria che conferisce alla pianta il caratteristico colore verde brunastro.
Le foglie basali bipennatosette, a segmenti profondamente divisi, sono numerose e circondano gli scapi fioriferi.
Il Fiore della Pulsatilla
Il fiore, eretto sopra un involucro di brattee villose, è formato da un calice di 5 sepali petaloidi (hanno petali biancastri sulla pagina esterna) dalla splendida sfumatura violacea che custodisce l’androceo composto di molti stami color giallo zafferano. Il gineceo è composto da diversi carpelli sessili e indipendenti e i frutti sono acheni pubescenti muniti di una sorta di piumetta.
I principi attivi del Fiore di Pasqua
Come già anticipato, non è possibile utilizzare come rimedio fitoterapico la pianta fresca: contiene, infatti, la protoanemonina (alcaloide) che è un veleno ma che, durante il processo di essicamento, si trasforma prima in anemonina e poi in acido anemonico, che è inattivo e che quindi non è più tossico.
Anche perché protetta, la pulsatilla si impiega solo come pianta secca o, secondo le dosi prescritte da un medico naturalista, in gocce come alcolato. In ogni caso, resta assolutamente sconsigliata alle donne in gravidanza.
Gli altri principi attivi sono lo sterolo, i tannini, le saponine, gli eterosidi, materie fendiche e un olio grasso. Nel Settecento si assumeva pulsatilla per combattere la sifilide, la cataratta agli occhi e la malinconia. Oggi è apprezzata come antispasmodico che agisce con azione sedativa sul sistema nervoso, sull’intestino, sull’apparato genitale e per le infiammazioni dell’apparato respiratorio.
Un infuso leggero della droga rigorosamente essiccata – un cucchiaio raso in mezzo litro d’acqua bollente – bevuto lungo la giornata giova quindi in caso di emicrania, nevralgie varie, mestruazioni dolorose per disturbi uterini, tossi spasmodiche (asma o pertosse, ad esempio) e stati depressivi.
Un decotto più concentrato – due cucchiai di droga sempre essiccata in mezzo litro d’acqua, facendo bollire per una decina di minuti – è utile invece per uso esterno, da applicarsi in compresse quando si soffre di dermatiti squamose o di orticaria.