Il ciliegio, dai frutti di rubino che allungano la vita
Quale immagine potrebbe meglio rappresentare il mese di giugno se non il fitto rosseggiare delle ciliegie tra i rami, simili a gemme trafitte di sole?
Il ciliegio
Il ciliegio appartiene alla famiglia delle Rosacee, perché come la rosa ha fiori composti da cinque petali; sono bianchi e delicati: basta un lieve soffio di vento per farli cadere a terra.
Il suo nome latino è Prunus cerasus L. ed è un albero dal fusto diritto e dai rami eretti, diffuso in tutta Europa, che può raggiungere i 20 metri di altezza, con foglie verdi, lunghe e dentate e con frutti dal lungo picciolo, che maturano tra fine maggio e giugno (nelle zone submontane e nei paesi nordici anche a luglio), lucidi e ricchi di succo, dal colore brillante che va dal rosato pallido al nero, a seconda delle varietà.
Stando alla tradizione, fu Lucullo a portare a Roma le prime ciliegie prodotte da alberi coltivati.
Queste piante provenivano dal bottino di guerra razziato a Mitridate re del Ponto, contro cui Lucullo stesso aveva condotto una campagna militare, e probabilmente il termine cerasus, che qualifica la specie, deriva dalla città di Cerasonte, in Asia Minore.
Prima d’allora in popoli italici conoscevano soltanto il Prunus avium L., dalle piccole bacche asprigne.
Plinio ci ha tramandato che in poco più di un secolo il ciliegio si diffuse ovunque, anche in Bretagna e nelle Isole Britanniche.
Nei secoli passati, quando l’uso dello zucchero era più scarso, più che in composte e marmellate, le ciliegie erano impiegate per preparare vini, ratafià, acqueviti (kirsch) e, soprattutto, zuppe!
I contadini, infatti, per secoli hanno mangiato in inverno la zuppa di questi frutti, che si cucinava con pane raffermo, bollito insieme con ciliegie essiccate e con un pezzo di burro.
In Irlanda c’è la credenza che un ciliegio darà sempre un raccolto abbondante se i suoi primi frutti sono stati assaggiati da una giovane donna che porta in grembo il suo primogenito.
Tra i bambini, invece, c’è l’usanza di fare un girotondo intorno a un albero carico di frutti maturi: a turno ogni ragazzo scuoterà la pianta e conterà gli anni futuri della sua vita dal numero di ciliegie che cadranno a terra.
Difficilmente, però, i piccoli irlandesi si arrampicano sui ciliegi perché si dice che chi lo facesse nella notte di san Giacomo (25 luglio) o, secondo altre versioni, nella notte di san Giovanni (24 giugno), fatalmente scivolerebbe dai rami e si romperebbe senz'altro il collo!
I frutti del ciliegio
Le ciliegie sono frutti assai interessanti: contengono acqua fino all’80%, cosa che li rende assai adatti nelle diete dimagranti, oltre a essere un buon diuretico (come la primula) e antireumatico; sono consigliabili anche in caso di gotta.
Contengono poi molte vitamine (soprattutto A, B, C), minerali quali il ferro, il potassio, il calcio, il sodio, il fosforo, il cloro, il magnesio e lo zolfo ed oligoelementi preziosi come il rame, lo zinco, il cobalto e il manganese.
Sono relativamente poveri di zuccheri, tra cui prevale il levulosio, che è assimilato dai diabetici.
Con tutti questi principi attivi, prevengono la demineralizzazione, i disturbi epatici, la stitichezza e le fermentazioni intestinali.
Sono rinfrescanti, energetici, aumentano le difese immunitarie e ringiovaniscono i tessuti: per questo si consiglia di consumarne a volontà, quando è stagione.
E forse i bambini irlandesi hanno ragione, nel contare le ciliegie:
tutte quelle che si mangiano in un certo senso allungano davvero la vita!
Una maschera di bellezza a base di ciliegie fresche ridotte in purea è un ottimo tonificante per la pelle e per il collo.
Mentre un impacco di ciliegie sulla fronte giova in caso di emicrania.
Non possiamo infine dimenticare i portentosi piccioli: in decotto, sono non solo diuretici ma anche disinfettanti e sedativi delle vie urinarie (utili per infiammazioni e cistiti), blandi lassativi e lenitivi per chi soffre di artriti e reumatismi.
Per preparare questa bevanda, basta prendere una manciata di piccioli di ciliegia (meglio se sono freschi), immergerla in un pentolino contenente un litro d’acqua fredda, accendere il fuoco e far bollire per una decina di minuti.
Si lascia poi riposare sotto coperchio per un quarto d’ora, si filtra e si dolcifica.
Si beve lungo la giornata, lontano dai pasti (come si preferisce fare riguardo a tutti i diuretici), magari al posto di un tè freddo.
E buona stagione delle ciliegie a tutti voi!
Foto da Wikipedia elaborazione di Roberto Angelo Roverselli per CaffèBook .it (Jörg Hempel), Pixabay