La fragile bellezza di Audrey Hepburn
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La bellezza di Audrey Hepburn era nella sua fragilità e nello sguardo di quegli occhi grandi.
Fu l’icona di Givenchy in film come Due per la strada (Two for the Road) o in Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany's) con indosso il tubino nero creato nel 1926 da Coco Chanel e poi "studiato" dal Conte Givenchy per l'attrice, e se il cancro non se la fosse portata via per sempre in quel fatidico gennaio 1993 oggi, forse, potrebbe mostrare ancora quel sorriso fragile.
Si racconta che, al suo funerale, sia Mel Ferrer sia Andrea Dotti, quelli che furono i suoi due mariti, vollero portare la sua bara.
Si dice anche che questo fosse il segnale inequivocabile, come mostravano i suoi viaggi in Africa e la sua collaborazione con l'Unicef, che Audrey fosse brava persona.
Quando venne fuori dal nulla e vinse un Oscar grazie a Vacanze Romane (interpretato con Gregory Peck), pochi sapevano che quella ragazza fragile e sottile, che non ha mai creduto nella sua bellezza, avesse subito una terribile infanzia a causa della fame e delle privazioni della Seconda Guerra Mondiale.
La vita di Audrey Hepburn, la fame della guerra
Audrey era nata il 4 maggio del 1929 a Ixelles e visse la Seconda guerra mondiale nei Paesi Bassi.
I Paesi Bassi fra il novembre del 1944 e il maggio del 1945, erano occupati dai nazisti che avevano bloccato le riserve alimentari.
Morirono circa diciottomila persone in quella che fu chiamata la carestia olandese (in lingua olandese Hongerwinter), o l'inverno della fame.
La baronessa Ella van Heemstra e la figlia adolescente, Edda (avevano cambiato nome per il suono più tedesco), trascorsero quel terribile periodo in una fattoria di famiglia a Velp, nel cuore del Paese. "Vivevamo sotto una campana, senza niente da fare, senza notizie, senza libri o sapone ... Per un po’ di tempo l'unica cosa che abbiamo avuto da mangiare erano i bulbi di tulipano", ricordò la ragazza venti anni dopo.
Audrey divenne uno scheletro di 1,70 m di altezza e 45 kg di peso, dopo il conflitto arrivò a pesare 55 kg, un peso piuma che mantenne la maggior parte della sua vita.
Potremmo pensare che così esile, la bellezza di Audrey Hepburn "fosse già pronta" per il grande schermo, ma il suo pensiero allora era ballare e per quello, invece, era considerata troppo alta per essere una prima ballerina.
I film di Audrey Hepburn, vacanze romane
Audrey ricevette però una chiamata da Londra: un direttore di casting della Paramount stava cercando una ragazza che aveva visto fotografata in una rivista per recitare in Vacanze romane (1953).
Fu l'unica attrice che fece il suo grande debutto a Hollywood e Broadway pur essendo estranea ad entrambe le mecche dello spettacolo e non fu esordio da poco visto che vinse addirittura l'Oscar per la migliore attrice.
I film di Audrey Hepburn, Sabrina e Colazione da Tiffany
Hollywood si appropriò proprio della fragile bellezza di Audrey Hepburn (il vero nome era Audrey Kathleen Ruston Hepburn) e milioni di ragazze di tutto il mondo iniziarono a sognare con Sabrina, e il suo viso d'angelo, o con Colazione da Tiffany, l'adattamento di un racconto di Capote che, inizialmente, per espresso desiderio dell'autore, avrebbe dovuto interpretare Marilyn Monroe.[/vc_column_text][vc_column_text]
La fragile bellezza di Audrey Hepburn: uno stile e un modo di vivere
Audrey, in un'epoca piena di sensazionali bionde, si propose, involontariamente, come un fragile e delicato modello di bellezza, una ragazza magra senza curve.
La sua specialità erano le fiabe contemporanee con le sue trasformazioni incantate.
Era la figlia dell'autista che torna da Parigi, dove ha studiato cucina ed è diventata un'affascinante ragazza in Sabrina (1954), Cenerentola a Parigi (Funny Face, 1957), dove riuscì, finalmente, a ballare, niente di meno che con Fred Astaire o in quella più nota fra tutte, My Fair Lady (1964).
Con My Fair Lady (1964), Audrey si mise al centro dell’unica polemica sulla sua carriera. Molti nel mondo del cinema e del teatro non videro di buon occhio che il film non fosse stato interpretato dalla stessa attrice che aveva reso popolare sul palco il personaggio di Eliza Doolittle, Julie Andrews, quando fra l’altro, il professor Higgins sarebbe stato lo stesso, Rex Harrison.
La vendetta arrivò con gli Oscar: Hepburn non fu nemmeno nominata, e il premio per la migliore attrice andò a Julie Andrews per Mary Poppins.
Però il tempo ha poi dimostrato che era una brava attrice grazie a Gli occhi della notte (Wait Until Dark) o in quel saggio sui difetti del matrimonio che fu il film Due per la strada (Two for the Road).
Per i registi sembrava indispensabile affiancarla ad attori molto più vecchi di lei e si preoccuparono di includere scene appassionate.
Gli abbracci con Humphrey Bogart in Sabrina, ad esempio, furono girati da molto lontano.
Così lo spettatore non ebbe modo di considerare che aveva seguito una storia d'amore tra una ragazza di 23 anni e un uomo di 54 che oltre tutto, a causa della sua amicizia con la bottiglia, ne dimostrava molti di più.
La fragile bellezza di Audrey Hepburn non la rese un mito sessuale, ma un'icona di stile e in questo Hubert de Givenchy contribuì non poco.
Per la donna che lo stilista definì “il mio grande amore platonico” creò un’immagine che la fece percepire dal pubblico come un elegante oggetto da vetrina da ammirare, qualcosa che incanta ma che non si osa toccare affinché non svanisca per sempre.
A 36 anni si ritirò. Dopo il suo divorzio da Mel Ferrer per un po’ partecipò alla dolce vita romana.
Ma chi veramente le rubò il cuore fu un famoso psichiatra, Andrea Dotti che aveva quasi dieci anni meno di lei. Il matrimonio finì nel 1978 e Audrey, 49 anni, cadde in una profonda depressione.
Giunse a pensare al suicidio la salvarono il suo lavoro per l'Unicef, che intraprese con più slancio di qualsiasi partecipazione cinematografica, e l'attore olandese Robert Wolders l'ultimo e grande amore della sua vita.
Insieme girarono il mondo per portare avanti molti progetti umanitari a favore dell'infanzia.
Gli anni minarono poi parte della sua popolarità sul grande schermo, e il suoi viaggi solidali in Africa, tra i bambini affetti da carestia, le cambiarono per sempre quel look con grandi occhi e lunghe ciglia.
Negli anni '90 aveva già un aspetto triste. Sentiva, sicuramente, che la sua fine era vicina.
Morì a soli 63 anni, il 20 gennaio 1993, dopo una lunga malattia, e gli unici colleghi presenti ai suoi funerali furono Alain Delon e Roger Moore.
La fragile bellezza di Audrey Hepburn aiuta a ricordare che anche dietro ad un’immagine stampata su milioni di prodotti, e dietro ad alcune stelle, a volte ci sono delle brave persone.[/vc_column_text][td_block_11 custom_title="Potrebbe interessarti anche:" category_id="1737" sort="random_posts" limit="2"][/vc_column][vc_column width="1/3"][/vc_column][/vc_row]