In Cina il Vino si fa con le Ossa di Tigre
Giovedì 21 maggio 2020 l'amministrazione di Wuhan, dopo un divieto temporaneo di vendere fauna selvatica nel mercato Huanan (da cui sembrano essere partiti i primi casi di polmonite da Covid-19) ha deciso, con altre tre città cinesi, di vietare la caccia e il consumo di carne di animali selvatici per cinque anni.
Il commercio illegale di animali selvatici e le Ossa di Tigre nella medicina cinese
Il bando riguarda anche il commercio illegale di animali selvatici.
Questo provvedimento è un chiaro riconoscimento del ruolo avuto dalla fauna selvatica nella trasmissione del Covid-19 che sembra aver trovato nel pangolino l'intermediario tra uomo e pipistrelli.
Pochi giorni fa, le autorità delle province cinesi di Jiangxi e Hunan hanno deciso di erogare incentivi in denaro agli allevatori di animali esotici destinati al consumo umano affinché convertano le loro attività in diversi tipi di allevamento o coltivazione.
Per evitare future pandemie, è necessaria un'azione condivisa su scala globale con cui fermare il traffico di fauna selvatica.
Oltre al pericolo sanitario, sono molte le specie animali in pericolo a causa di tale commercio:
alcune in via di estinzione come rinoceronti, elefanti, pangolini e manguste ma anche altre più comuni come l'asino.
Un altro animale che corre il rischio di scomparire è la tigre.
Nel 1993, la Cina ha vietato il commercio di prodotti derivanti da animali in via di estinzione come tigri e rinoceronti.
Una prescrizione confermata anche dalla World Federation of Chinese Medicine Societes che, nel 2010, invitava i propri membri a non usare ossa di tigre o sostanze provenienti da specie protette.
Nella medicina tradizionale cinese, ogni parte della tigre è considerata sacra e dotata di virtù guaritrici:
in particolare, le ossa sono l'elemento più pregiato e vengono utilizzate in polvere per trattare artrite, mal di schiena o disturbi come l'impotenza maschile.
Inoltre, si produce anche un vino considerato un potente elisir e un ambito status symbol venduto a oltre 130 dollari la bottiglia. Le ossa vengono lasciate macerare per anni in un liquore a base di riso che si trasformerebbe in afrodisiaco e antireumatoide.
I rimedi realizzati con le ossa di questo maestoso felino possono raggiungere il valore di 3.750 dollari al chilo. Oltre ad essi, diverse parti della tigre sono esibite in trofei, amuleti e pelli per vestiti rituali.
Si tratta di prodotti illegali dal 1993 ma, alla fine del 2018, il Consiglio di Stato cinese è intervenuto reintroducendone la vendita
se provenienti da animali allevati in cattività o morti in maniera naturale,
giustificandosi con la necessità di incoraggiare la ricerca scientifica per scoprire potenzialità terapeutiche.
Il Vino si fa con le Ossa di Tigre uno status symbol
Il WWF ha criticato la decisione del governo cinese in quanto aumenta il rischio che il commercio legale fornisca una copertura a quello illegale, stimolando una domanda in diminuzione dal 1993 e contribuendo ad accelerare la scomparsa di una specie già decimata da caccia indiscriminata e riduzione dell'habitat.
Dal 1900 ad oggi, la popolazione di tigri si è infatti ridotta del 95%:
tre sottospecie si sono estinte e quelle rimaste non superano i 3.200 esemplari.
La possibilità di usare prodotti a base di tigri allevate in cattività ha, come conseguenza, non solo l'intensificazione del bracconaggio ma anche l'aumento dei casi di maltrattamento nei luoghi che le allevano.
Le tigri negli zoo e negli allevamenti
Proprio nel 1993, nella città cinese di Guilin è stata aperta una grande fattoria in cui si allevano tigri, orsi della luna e scimmie cappuccine che vivono in condizioni terribili.
Le tigri sono rinchiuse in piccoli box, costrette ad esibirsi in spettacoli circensi, mentre agli orsi viene estratta la bile, provocando loro atroci dolori.
Alcuni anni fa, nello zoo di Shanyang, al confine con la Corea del Nord, sono morte di fame undici tigri siberiane,
i cui cadaveri sono stati probabilmente usati per produrre rimedi tradizionali.
Un evento che riporta tristemente alla memoria il 21 gennaio di quest'anno quando, in Sudan, nello zoo di Khartum, è morta di fame una leonessa mentre altri quattro esemplari versano in gravi condizioni, mostrando la triste immagini di scheletrici animali.
Non ci sono parole per commentare il trattamento subito da questi meravigliosi felini che, strappati alla loro esistenza libera in natura, sono ridotti in prigionia per soddisfare l'egoismo e la superstizione umana.
Circa nello stesso periodo, diciassette tra tigri e leoni sono stati salvati da maltrattamenti in circhi nel Guatemala, dopo diciotto mesi di trattative, dal gruppo Animal Defeanders International per essere curati e liberati in una riserva nel Sudafrica.
I felini erano tenuti in piccole gabbie in cui non riuscivano nemmeno a muoversi, nutriti con zampe di gallina, molti privati di artigli e denti canini che impedisce loro di cacciare e mangiare in modo normale.
Sono esemplari che non saranno più in grado di vivere in natura ma a cui viene permessa un'esistenza protetta in ampi spazi.
Purtroppo, sono ancora pochi gli umani che ascoltano l'invito di Papa Francesco a diventare custodi del pianeta.
Un invito che il Pontefice, il 22 aprile 2020, ha ripetuto nell'udienza generale del mercoledì, in occasione del 50esimo anniversario della Giornata della Terra.
«Quando vediamo queste tragedie naturali che sono la risposta della terra al nostro maltrattamento – ha detto il Papa riferendosi al Covid-19 – penso che siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore.
C’è un detto spagnolo molto chiaro che dice così:
Dio perdona sempre, noi uomini perdoniamo alcune volte sì alcune volte no, la natura non perdona mai.
Come possiamo ripristinare un rapporto armonioso con la terra e il resto dell’umanità? La tragica pandemia di Coronavirus ci sta dimostrando che, soltanto insieme e facendoci carico dei più fragili, possiamo vincere le sfide globali».
Foto da Pixabay Gellinger. Elaborazione CaffèBook.