Come Oprah Winfrey da bambina povera è diventata la donna più influente della sua generazione

Oprah Winfrey è sia donna sia nera e ancora oggi, persino negli Stati Uniti che amano definirsi un Paese democratico, questa combinazione solitamente rappresenta la garanzia di un difficile ingresso nel mondo del lavoro e scarsi riconoscimenti economici.

Eppure, oggi, Oprah Winfrey è riconosciuta unanimemente come la donna più influente della sua generazione, ma come ha costruito la sua carriera?

Oprah Winfrey (nata come Oprah Gail Winfrey, a Kosciusko, Misssissipi, il 29 gennaio 1954)

Presentatrice televisiva, attrice, produttrice, filantropa e imprenditrice, tanti modi per definire una donna dalla carriera tanto brillante.

Ma i primi anni di Oprah, fino all'adolescenza, non furono facili.

Figlia di una madre sola e povera, Winfrey viene allevata dalla nonna, che la veste con abiti fatti con il tessuto dei sacchi di patate. Questo la rende oggetto di battute di scherno e, non a caso, riceve il soprannome di "ragazza di sacco".

Ancora una bambina, la madre, Vernita Lee, la riprende con sé a Milwaukee, ma l’idea non era nata da un tardivo desiderio di maternità.

Oprah Winfrey
Oprah Winfrey

Secondo alcune confessioni pubbliche della stessa Oprah Winfrey, la madre aveva solo bisogno di un bambinaia per un sorellina più piccola, ma quello che fece fu di portarla in un autentico inferno.

A 9 anni, viene violentata da un cugino e, in seguito, anche da altri parenti e amici della famiglia.

Questo sarebbe emerso anni più tardi, quando, ormai notissima presentatrice, Oprah Winfrey lo avrebbe dichiarato in alcune interviste
La sua adolescenza è un calvario che la porta a 13 anni in un centro di detenzione minorile, a 14 anni a rimanere incinta e a perdere il bambino in un parto prematuro ed, infine, a scappare di casa.
La fuga di certo dettata dalla disperazione potrebbe essere anche stata la prima decisione forte della giovane Oprah. La ragazza pensava che quando anche l'avessero arrestata, l'avrebbero portata a casa di suo padre a Nashville, come in effetti accadde.

Entra nel Tennessee State University nel 1971 e quindi inizia a lavorare in alcune trasmissioni radiofoniche e televisive a Nashville.
È in quella città e in quel momento che Oprah capisce cosa avrebbe fatto professionalmente.

Nel 1976, si trasferisce a Baltimora, nel Maryland, dove presenta il suo primo talk show, qualcosa di piccolo in una televisione locale, ma il buon successo è tutto dovuto al fatto che la ragazza possiede un grande carisma di fronte alle telecamere.
La Winfrey porta avanti il programma per otto anni finché, nel 1984, accetta un'altra proposta.

Reclutata da un canale televisivo a Chicago per esibirsi in un suo spettacolo mattutino deve competere niente meno che con Phil Donahue, ma il suo stile personale, aperto e empatico conquista il pubblico, e il successo della trasmissione la porta alla fama nazionale.

Nel 1986 con The Oprah Winfrey Show, Oprah Winfrey prende in mano la sua carriera.

Il programma è una sua produzione, qualcosa di molto rischioso in un momento in cui i presentatori erano quasi tutti uomini e bianchi.
Il format oggi lo vediamo spesso, ma per epoca era qualcosa di abbastanza innovativo: la formula era una miscela di Talk Show con abbinate delle interviste.

The Oprah Winfrey Show finisce su 120 canali di livello nazionale e raggiunge un pubblico di quasi 10 milioni di persone. Anche gli incassi sono eccezionali: 120 milioni di pubblicità al suo primo anno di cui 30 milioni rappresentano il primo dei grandi successi economici della presentatrice.
È in questa trasmissione che comincia, con grande personalità, ad affrontare temi come la violenza sulle donne, la droga e i problemi sociali, includendo anche confessioni sulla propria vita.

L’anno seguente il Oprah Winfrey Show era già il talk show n. 1 della televisione americana.
La trasmissione, in venticinque anni, raggiunge quasi trenta milioni di telespettatori solo negli Stati Uniti vincendo diversi Emmy.

Gli ingredienti della sua formula vincente sono la sua straordinaria empatia, il tono intimo e confessionale delle sue interviste e il suo interesse per questioni culturali e sociali viste come un modo per migliorarsi e per mettere al centro l'altruismo o la spiritualità.
Quando, a metà degli anni '90, il talk show americano ebbe una deriva verso quella che chiamiamo tele spazzatura Oprah Winfrey sceglie comunque di restare fedele a se stessa.
Niente scazzottate e questioni di gossip scottanti e l'audience, inizialmente in declino, presto aumenta e consolida definitivamente del suo prestigio.

Oprah Winfrey la regina di tutti i media

La sua società di produzione, Harpo Productions, nasce ed entra a pieno regime già alla fine degli anni ottanta. La Harpo (Oprah scritto al contrario) non solo è un modo per sfruttare al meglio The Oprah Winfrey Show, ma è anche la chiave per costruire molti progetti.

"La regina di tutti i media", come la chiama la stampa, non è una donna che si addormenta poi sugli allori. Per questo Oprah Winfrey scommette sulle nuove tecnologie e nel 1999 crea la Oxygen Media, una società dedicata alla produzione di contenuti per la televisione privata e Internet.

Nell’Oprah's Book Club, parlando di libri all'interno del suo talk show, spinge molti autori sconosciuti in cima alla lista dei best seller e, probabilmente, riavvicina al piacere della lettura molti suoi spettatori che hanno i tratti dell'americano medio, normalmente non così portato verso la cultura.

Nel crescere come imprenditrice di se stessa Oprah Winfrey trova il tempo di includere anche la recitazione.

Non più solo presentatrice ma anche attrice in:

  • Il colore viola (The Color Purple), con il quale viene candidata al Premio Oscar, regia di Steven Spielberg (1985),
  • Paura (Native Son), regia di Jerrold Freedman (1986),
  • Beloved, regia di Jonathan Demme (1998),
  • The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca, regia di Lee Daniels (2013),
  • Selma - La strada per la libertà (Selma), regia di Ava DuVernay (2014),
  • Nelle pieghe del tempo (A Wrinkle in Time), regia di Ava DuVernay (2018).

Secondo la rivista Forbes, Oprah è la donna afroamericana più ricca del XX secolo. Ma non solo nella ricchezza risiede il suo prestigio, le sue attività nel mondo dei media l’hanno resa secondo la rivista Life la donna più influente della sua generazione.

E Oprah Winfrey ha saputo ben impiegare la sua capacità di muovere il suo pubblico.

Nel 1991, usa la conoscenza degli spettatori della sua esperienza personale come vittima dell'abuso per promuovere delle reazioni a questi tipi di problemi.
Al Senato, con Clinton presidente, testimonia davanti a una commissione che studiava la legge nazionale per la protezione dei bambini, proponendo la creazione di un database con nomi di tutte le persone nel Paese che sono state condannate per aver commesso abusi contro minori.

Dichiara:

"Parlo qui a nome di bambini che vogliono essere ascoltati, ma le cui grida, desideri e speranze penso spesso cadano nel vuoto".

Citazione di Oprah Winfrey.

E oggi esiste unna legge conosciuta come: legge Oprah-Bill.

Un’altra prova concreta della capacità di mobilitazione di Oprah Winfrey avviene nel 2008, quando il suo sostegno è fondamentale per Barack Obama e permette al futuro Presidente di battere la concorrenza di Hillary Clinton alle primarie del Partito Democratico. Uno studio ha dichiarato che più di un milione di votanti cambiarono le loro scelte.

La Oprah's Angel Network, una fondazione nata nel 2000, fa parte ormai integrale di questo attivismo sociale. La fondazione ha raccolto oltre 51 milioni di dollari devoluti in beneficenza ad una scuola che cura l’istruzione per le ragazze in Sudafrica (una promessa fatta a Nelson Mandela) e in aiuto alle vittime dell'uragano Katrina.

Importante per l’immagine e per l’appeal della presentatrice, produttrice e attrice è sempre stata la sua propensione di porsi in prima persona in tutte le questioni sociali che affronta.
Dove potrà arrivare Oprah Winfrey, la donna più influente della sua generazione, se continua così?

La frase più conosciuta di Oprah Winfrey

La cosa che so fare meglio è "Be Here Be Be Now". (Essere qui. Essere ora)

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