Come Oprah Winfrey da bambina povera è diventata la donna più influente della sua generazione

Oprah Winfrey è sia donna sia nera e ancora oggi, persino negli Stati Uniti che amano definirsi un Paese democratico, questa combinazione solitamente rappresenta la garanzia di un difficile ingresso nel mondo del lavoro e scarsi riconoscimenti economici.

Eppure, oggi, Oprah Winfrey è riconosciuta unanimemente come la donna più influente della sua generazione, ma come ha costruito la sua carriera?

Oprah Winfrey (nata come Oprah Gail Winfrey, a Kosciusko, Misssissipi, il 29 gennaio 1954)

Presentatrice televisiva, attrice, produttrice, filantropa e imprenditrice, tanti modi per definire una donna dalla carriera tanto brillante.

Ma i primi anni di Oprah, fino all'adolescenza, non furono facili.

Figlia di una madre sola e povera, Winfrey viene allevata dalla nonna, che la veste con abiti fatti con il tessuto dei sacchi di patate. Questo la rende oggetto di battute di scherno e, non a caso, riceve il soprannome di "ragazza di sacco".

Ancora una bambina, la madre, Vernita Lee, la riprende con sé a Milwaukee, ma l’idea non era nata da un tardivo desiderio di maternità.

Oprah Winfrey
Oprah Winfrey

Secondo alcune confessioni pubbliche della stessa Oprah Winfrey, la madre aveva solo bisogno di un bambinaia per un sorellina più piccola, ma quello che fece fu di portarla in un autentico inferno.

A 9 anni, viene violentata da un cugino e, in seguito, anche da altri parenti e amici della famiglia.

Questo sarebbe emerso anni più tardi, quando, ormai notissima presentatrice, Oprah Winfrey lo avrebbe dichiarato in alcune interviste
La sua adolescenza è un calvario che la porta a 13 anni in un centro di detenzione minorile, a 14 anni a rimanere incinta e a perdere il bambino in un parto prematuro ed, infine, a scappare di casa.
La fuga di certo dettata dalla disperazione potrebbe essere anche stata la prima decisione forte della giovane Oprah. La ragazza pensava che quando anche l'avessero arrestata, l'avrebbero portata a casa di suo padre a Nashville, come in effetti accadde.

Entra nel Tennessee State University nel 1971 e quindi inizia a lavorare in alcune trasmissioni radiofoniche e televisive a Nashville.
È in quella città e in quel momento che Oprah capisce cosa avrebbe fatto professionalmente.

Nel 1976, si trasferisce a Baltimora, nel Maryland, dove presenta il suo primo talk show, qualcosa di piccolo in una televisione locale, ma il buon successo è tutto dovuto al fatto che la ragazza possiede un grande carisma di fronte alle telecamere.
La Winfrey porta avanti il programma per otto anni finché, nel 1984, accetta un'altra proposta.

Reclutata da un canale televisivo a Chicago per esibirsi in un suo spettacolo mattutino deve competere niente meno che con Phil Donahue, ma il suo stile personale, aperto e empatico conquista il pubblico, e il successo della trasmissione la porta alla fama nazionale.

Nel 1986 con The Oprah Winfrey Show, Oprah Winfrey prende in mano la sua carriera.

Il programma è una sua produzione, qualcosa di molto rischioso in un momento in cui i presentatori erano quasi tutti uomini e bianchi.
Il format oggi lo vediamo spesso, ma per epoca era qualcosa di abbastanza innovativo: la formula era una miscela di Talk Show con abbinate delle interviste.

The Oprah Winfrey Show finisce su 120 canali di livello nazionale e raggiunge un pubblico di quasi 10 milioni di persone. Anche gli incassi sono eccezionali: 120 milioni di pubblicità al suo primo anno di cui 30 milioni rappresentano il primo dei grandi successi economici della presentatrice.
È in questa trasmissione che comincia, con grande personalità, ad affrontare temi come la violenza sulle donne, la droga e i problemi sociali, includendo anche confessioni sulla propria vita.

L’anno seguente il Oprah Winfrey Show era già il talk show n. 1 della televisione americana.
La trasmissione, in venticinque anni, raggiunge quasi trenta milioni di telespettatori solo negli Stati Uniti vincendo diversi Emmy.

Gli ingredienti della sua formula vincente sono la sua straordinaria empatia, il tono intimo e confessionale delle sue interviste e il suo interesse per questioni culturali e sociali viste come un modo per migliorarsi e per mettere al centro l'altruismo o la spiritualità.
Quando, a metà degli anni '90, il talk show americano ebbe una deriva verso quella che chiamiamo tele spazzatura Oprah Winfrey sceglie comunque di restare fedele a se stessa.
Niente scazzottate e questioni di gossip scottanti e l'audience, inizialmente in declino, presto aumenta e consolida definitivamente del suo prestigio.

Oprah Winfrey la regina di tutti i media

La sua società di produzione, Harpo Productions, nasce ed entra a pieno regime già alla fine degli anni ottanta. La Harpo (Oprah scritto al contrario) non solo è un modo per sfruttare al meglio The Oprah Winfrey Show, ma è anche la chiave per costruire molti progetti.

"La regina di tutti i media", come la chiama la stampa, non è una donna che si addormenta poi sugli allori. Per questo Oprah Winfrey scommette sulle nuove tecnologie e nel 1999 crea la Oxygen Media, una società dedicata alla produzione di contenuti per la televisione privata e Internet.

Nell’Oprah's Book Club, parlando di libri all'interno del suo talk show, spinge molti autori sconosciuti in cima alla lista dei best seller e, probabilmente, riavvicina al piacere della lettura molti suoi spettatori che hanno i tratti dell'americano medio, normalmente non così portato verso la cultura.

Nel crescere come imprenditrice di se stessa Oprah Winfrey trova il tempo di includere anche la recitazione.

Non più solo presentatrice ma anche attrice in:

  • Il colore viola (The Color Purple), con il quale viene candidata al Premio Oscar, regia di Steven Spielberg (1985),
  • Paura (Native Son), regia di Jerrold Freedman (1986),
  • Beloved, regia di Jonathan Demme (1998),
  • The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca, regia di Lee Daniels (2013),
  • Selma - La strada per la libertà (Selma), regia di Ava DuVernay (2014),
  • Nelle pieghe del tempo (A Wrinkle in Time), regia di Ava DuVernay (2018).

Secondo la rivista Forbes, Oprah è la donna afroamericana più ricca del XX secolo. Ma non solo nella ricchezza risiede il suo prestigio, le sue attività nel mondo dei media l’hanno resa secondo la rivista Life la donna più influente della sua generazione.

E Oprah Winfrey ha saputo ben impiegare la sua capacità di muovere il suo pubblico.

Nel 1991, usa la conoscenza degli spettatori della sua esperienza personale come vittima dell'abuso per promuovere delle reazioni a questi tipi di problemi.
Al Senato, con Clinton presidente, testimonia davanti a una commissione che studiava la legge nazionale per la protezione dei bambini, proponendo la creazione di un database con nomi di tutte le persone nel Paese che sono state condannate per aver commesso abusi contro minori.

Dichiara:

"Parlo qui a nome di bambini che vogliono essere ascoltati, ma le cui grida, desideri e speranze penso spesso cadano nel vuoto".

Citazione di Oprah Winfrey.

E oggi esiste unna legge conosciuta come: legge Oprah-Bill.

Un’altra prova concreta della capacità di mobilitazione di Oprah Winfrey avviene nel 2008, quando il suo sostegno è fondamentale per Barack Obama e permette al futuro Presidente di battere la concorrenza di Hillary Clinton alle primarie del Partito Democratico. Uno studio ha dichiarato che più di un milione di votanti cambiarono le loro scelte.

La Oprah's Angel Network, una fondazione nata nel 2000, fa parte ormai integrale di questo attivismo sociale. La fondazione ha raccolto oltre 51 milioni di dollari devoluti in beneficenza ad una scuola che cura l’istruzione per le ragazze in Sudafrica (una promessa fatta a Nelson Mandela) e in aiuto alle vittime dell'uragano Katrina.

Importante per l’immagine e per l’appeal della presentatrice, produttrice e attrice è sempre stata la sua propensione di porsi in prima persona in tutte le questioni sociali che affronta.
Dove potrà arrivare Oprah Winfrey, la donna più influente della sua generazione, se continua così?

La frase più conosciuta di Oprah Winfrey

La cosa che so fare meglio è "Be Here Be Be Now". (Essere qui. Essere ora)

Leggi anche: 46 milioni di banconote da 50 dollari australiani con un errore tipografico.

Scritto da Consigli d'autore
3 Luglio 2019

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Quando l’arte incontra i videogiochi: un modo diverso per conoscere la bellezza

Si può restare senza fiato anche di fronte a un videogame, si può restare senza parole davanti a un gameplay, a una grafica, uno scenario. Oppure si può restare sbalorditi ed esterrefatti anche grazie ad un videogame che ci fa scoprire la bellezza, il fascino, la storia.

La relazione tra gaming e arte è stata indagata sotto diversi aspetti. C’è chi scommette sul futuro dei videogame come prodotti artistici, oppure chi si ispira al mondo dell’arte per creare il nuovo successo dell’online. Ma la frontiera più interessante è quella che consiste nell’investire nel gioco e nei videogame proprio per far conoscere l’arte. Si tratta di un meccanismo tipico della gamification e potremmo parlare di Game Based Learning, ovvero di un apprendimento che si basa sul gioco. Tra i primi a sperimentarlo c’è proprio un museo italiano: il MANN di Napoli.

Era il 2017 quando il Museo Archeologico Nazionale di Napoli aveva ideato il gioco “Father and Son”. Nato grazie all’idea di Ludovico Sollima e grazie al lavoro del game design Fabio Viola e dell’artista Sean Wenham, che ha curato la parte grafica, il gioco narrava la storia di Michael, un ragazzo che partiva alla ricerca del padre archeologo. Sulle tracce del papà, ci si avventura nel MANN di Napoli, passando per le sale di arte romana, egizia, borbonica fino ad arrivare ai giorni nostri. “L’arte nei videogame è sempre entrata - ci spiega ancora la redattrice di Gaming Report – basti pensare a tutti i giochi online ispirati a grandi opere d’arte, a grandi artisti o ad ambientazioni come il Louvre, il British Museum, i Musei Vaticani. Adesso però si inverte il paradigma: il videogioco serve per far scoprire l’arte, per far avventurare gli utenti nella bellezza. È così che il giocatore diventa anche spettatore”.

Nel nostro paese iniziative simili furono quelle del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, che sempre ad opera di Fabio Viola aveva pubblicato “Past for Future” oppure Palazzo Pitti, a Firenze, proponeva ai suoi turisti di giocare a “Il gioco dei Medici”, un’avventura investigativa tra enigmi, storia e arte, tra Raffaello e il Giardino di Boboli. E così si passa per “Le cronache umbre” del Sistema Museale di Spoleto e della Valnerina oppure per “Florence Game”, ancora una volta a Firenze, nei Musei fiorentini.

Un modo di sfruttare i videogame e il gioco online che arriva, ovviamente, dall’estero. A Londra, ad esempio, il Museo della Scienza aveva sviluppato un videogioco, “Cacciatori di tesori”, in cui era fondamentale usare la fotocamera e andare a caccia di oggetti, materiali ed elementi, oppure il Centro Pompidou, a Parigi, aveva inventato “Prisme 7”, un videogioco a 7 livelli che trasportava il giocatore nel cuore dell’arte moderna e contemporanea. “Un modo diverso per visitare i musei – conclude Chiaravalloti – ma anche di scoprire l’arte”. Che diventa un gioco, a disposizione di tutti.

Cosa sono i profumi gourmand?

Cosa sono i profumi gourmand?

Negli ultimi anni, il mondo della profumeria ha visto emergere una tendenza
sempre più marcata: quella dei
profumi gourmand. Questi profumi, noti per
evocare aromi dolci e invitanti, simili a quelli dei dessert, hanno conquistato un
pubblico sempre più vasto, attirando sia gli appassionati di fragranze che i
neofiti. Ma cosa rende questi profumi così speciali e perché stanno diventando
così popolari?
La risposta risiede nella loro capacità di evocare emozioni e ricordi attraverso
note olfattive che richiamano sapori familiari e confortanti. La parola
"gourmand" deriva dal francese e significa "goloso", un termine che descrive
perfettamente l'essenza di queste fragranze. In un mondo dove lo stress
quotidiano è all'ordine del giorno, immergersi in una nube di profumo che
ricorda il caramello, la vaniglia o il cioccolato può offrire una sensazione di
benessere e comfort.

L'origine dei profumi gourmand può essere fatta risalire agli anni '90, quando
alcune case di profumeria iniziarono a sperimentare con ingredienti dolci e
commestibili. Questi profumi, inizialmente visti come una novità, hanno
rapidamente guadagnato popolarità, diventando un elemento essenziale nel
repertorio di molte persone. Ma quali sono le caratteristiche distintive di un
profumo gourmand e cosa lo distingue da altre categorie di fragranze?

Le caratteristiche distintive dei profumi gourmand


I profumi gourmand si caratterizzano principalmente per la presenza di note
dolci e commestibili. Queste fragranze utilizzano ingredienti come vaniglia,
caramello, cioccolato, mandorla e caffè, tra gli altri. Queste note sono spesso
combinate con altri elementi per creare un bouquet olfattivo complesso e
armonioso.
Un elemento distintivo dei profumi gourmand è la loro capacità di evocare
sensazioni di piacere e comfort. Le note dolci e avvolgenti possono ricordare i
momenti felici dell'infanzia, come una torta fatta in casa o una cioccolata calda
in una giornata fredda. Questo aspetto emotivo è uno dei motivi principali per
cui molte persone si sentono attratte da queste fragranze.
Inoltre, i profumi gourmand tendono ad avere una lunga durata sulla pelle. Le
note dolci e ricche hanno una maggiore persistenza rispetto alle note fresche e
leggere, il che significa che il profumo può durare tutto il giorno, offrendo
un'esperienza olfattiva continua e piacevole.

Gli ingredienti più comuni nei profumi gourmand


I profumi gourmand si basano su una vasta gamma di ingredienti dolci e
commestibili. Tra i più comuni troviamo la vaniglia, che è forse l'ingrediente più
iconico di questa categoria. La vaniglia offre una dolcezza calda e avvolgente
che può essere sia pura che combinata con altre note per creare effetti olfattivi
unici.

Il caramello è un altro ingrediente popolare nei profumi gourmand. La sua
dolcezza ricca e burrosa può aggiungere una dimensione deliziosa a qualsiasi
fragranza. Anche il cioccolato è ampiamente utilizzato, offrendo una nota
decadente e indulgente che è irresistibile per molti.
Il caffè, con il suo aroma ricco e tostato, è spesso utilizzato per aggiungere
profondità e complessità ai profumi gourmand. Allo stesso modo, la mandorla
e il cocco sono ingredienti comuni che contribuiscono con le loro note dolci e
cremose.
Oltre a questi, molti profumieri utilizzano frutti come la pesca, la ciliegia e il
lampone per aggiungere una dolcezza fruttata e succosa alle loro creazioni
gourmand. Questi ingredienti sono spesso combinati in modi innovativi per
creare fragranze che sono tanto complesse quanto deliziose.

L'impatto emotivo dei profumi gourmand


Uno degli aspetti più affascinanti dei profumi gourmand è il loro impatto
emotivo. Queste fragranze hanno la capacità di evocare ricordi e sensazioni
profonde, offrendo un'esperienza sensoriale che va oltre il semplice odore. Per
molte persone, un profumo gourmand può essere un rifugio olfattivo, un modo
per ritrovare il comfort e la felicità nei momenti di stress.
Le note dolci e avvolgenti dei profumi gourmand possono ricordare momenti
felici dell'infanzia, come le feste di compleanno, le vacanze o i dolci preferiti.
Questo aspetto nostalgico è uno dei motivi per cui molte persone trovano
conforto in queste fragranze. Inoltre, l'aroma del cibo è strettamente legato
alle emozioni, e indossare un profumo che richiama un dessert preferito può
migliorare l'umore e offrire una sensazione di benessere.
Inoltre, i profumi gourmand possono avere un effetto positivo sull'autostima e
sulla fiducia in sé stessi. Sentirsi avvolti da un profumo delizioso e invitante può
far sentire più sicuri e a proprio agio, migliorando l'immagine di sé e il
benessere generale.

Come scegliere un profumo gourmand


Scegliere il profumo gourmand giusto può essere una sfida, data la vasta
gamma di opzioni disponibili. Tuttavia, ci sono alcuni fattori da considerare che
possono aiutare a trovare la fragranza perfetta.
Innanzitutto, è importante considerare le preferenze personali. Alcune persone
potrebbero preferire note più leggere e fruttate, mentre altre potrebbero
essere attratte da fragranze più ricche e cremose. Provare diverse fragranze e
vedere come si sviluppano sulla pelle può essere un buon modo per scoprire
cosa piace di più.
Un altro fattore da considerare è la stagione. I profumi gourmand possono
essere particolarmente piacevoli nei mesi più freddi, quando le note dolci e
avvolgenti possono offrire un comfort extra. Tuttavia, ci sono anche fragranze
gourmand più leggere e fresche che possono essere adatte per la primavera e
l'estate.
Infine, è importante considerare l'occasione. Un profumo gourmand può essere
una scelta eccellente per una serata speciale o un evento formale, ma potrebbe
essere meno adatto per un ambiente di lavoro o un incontro casual. Trovare il
giusto equilibrio tra dolcezza e sofisticazione può aiutare a scegliere una
fragranza che sia adatta a diverse situazioni.
I profumi gourmand rappresentano una categoria affascinante e in continua
evoluzione nel mondo della profumeria. Con la loro capacità di evocare
emozioni e ricordi attraverso note dolci e invitanti, queste fragranze
continuano a conquistare il cuore di molti, offrendo un'esperienza olfattiva
unica e memorabile.

Impressioni di gioco. Arte, astuzia e fortuna

Impressioni di gioco. Arte, astuzia e fortuna

L'intersezione tra arte e gioco offre una prospettiva unica sulla creatività e l'ingegno umano. Artisti come Marcel Duchamp, Cassius Marcellus Coolidge e Michael Godard hanno saputo trasformare giochi come scacchi, poker e blackjack in opere d'arte. Duchamp utilizza la strategia degli scacchi per esplorare concetti spaziali e temporali, Coolidge cattura l'intensità e il bluff del poker con i suoi cani giocatori, mentre Godard celebra la tensione e la strategia del blackjack. Ogni artista, attraverso dettagli tecnici e narrazioni visive, eleva il gioco a una forma d'arte complessa e affascinante.

Scacchi e ombre. Marcel Duchamp e il gioco come arte

Marcel Duchamp, una figura centrale nell'arte del XX secolo, ha trasformato il concetto di gioco in arte con il suo amore per gli scacchi. Nel 1913, Duchamp creò "Il Grande Vetro," un'opera complessa e astratta che incarna la strategia e la logica degli scacchi. La sua passione per il gioco non si limitava all'osservazione; Duchamp partecipava attivamente a tornei di scacchi, raggiungendo livelli competitivi. La sua immersione nella disciplina strategica si riflette nel suo lavoro, dove i movimenti dei pezzi su una scacchiera diventano metafore per decisioni artistiche e concettuali.

L'analisi delle sue opere rivela un approccio unico alla gestione dello spazio e del tempo. Duchamp esplorava come le mosse di un gioco possano influenzare la percezione del pubblico, creando un dialogo tra l'opera d'arte e lo spettatore simile alla tensione tra due giocatori di scacchi. La raffigurazione dell’interazione dinamica tra giocatore e gioco, artista e pubblico, si manifesta chiaramente nelle sue installazioni e dipinti, dove ogni dettaglio è studiato per provocare una reazione ponderata.

Un esempio lampante di questa connessione è "Portrait of Chess Players," un'opera che ritrae due individui immersi in una partita di scacchi. La tela non solo cattura l'intensità della competizione, ma mette anche in luce il delicato equilibrio tra la fortuna e l'astuzia, elementi fondamentali non solo nel gioco, ma anche nel processo creativo.

Bluff e bellezza. 'Dogs Playing Poker' di Cassius Marcellus Coolidge

Cassius Marcellus Coolidge, con la sua iconica serie di dipinti "Dogs Playing Poker," ha saputo unire umorismo, critica sociale e tecnica artistica in un'unica opera. I dipinti della serie rappresentano cani antropomorfizzati intenti a giocare a poker, catturando momenti di bluff, i tratti della loro personalità e i momenti tensione e complicità che caratterizzano il gioco.

Ogni dettaglio nelle opere di Coolidge è accuratamente studiato per evocare l'atmosfera di una vera partita di poker. L'uso sapiente della luce e delle ombre crea un senso di intimità e complicità tra i giocatori canini, mentre le espressioni facciali e le posture riflettono le strategie e le emozioni tipiche del gioco. La scelta dei cani come protagonisti aggiunge una dimensione di leggerezza e ironia, ma non diminuisce l'accuratezza con cui vengono rappresentate le dinamiche del poker.

Il quadro "A Friend in Need," forse il più celebre della serie, illustra magistralmente un momento di bluff. Due bulldog colludono, uno passando una carta all'altro sotto il tavolo, mentre gli altri cani sono ignari del trucco. Tale dettaglio non solo mostra la maestria tecnica di Coolidge nella rappresentazione del movimento e della trama, ma anche la sua comprensione profonda delle strategie di bluff nel poker.

Il successo duraturo di "Dogs Playing Poker" risiede nella combinazione di abilità artistica e osservazione acuta delle interazioni sociali. Coolidge, mediante la sua maestria tecnica nella rappresentazione del movimento e della trama, riesce a trasformare una scena apparentemente banale in una finestra sul complesso mondo del gioco e, per estensione, sulle sfumature della condizione umana.

Il Fascino del blackjack. 'Jack & Coke' di Michael Godard

Michael Godard, maestro dell'arte contemporanea, cattura l'essenza e l'emozione del blackjack nella sua opera "Jack & Coke." Con una tecnica raffinata e un'attenzione meticolosa ai dettagli, Godard trasforma un semplice bicchiere di Jack and Coke e due carte da gioco in un simbolo del brivido e della strategia insiti nel gioco.

La composizione dell'opera è studiata per evocare l'ambiente vibrante di un casinò. Il bicchiere di Jack and Coke, con il ghiaccio traslucido e le bollicine che salgono, non è solo un elemento decorativo, ma un richiamo sensoriale che trasporta lo spettatore in una serata di gioco. Le carte, un jack di picche e una regina di cuori, sono rappresentate con una precisione che riflette l'attenzione del giocatore per ogni dettaglio durante una partita.

Godard utilizza colori vividi e contrasti marcati per mettere in risalto i componenti chiave del dipinto, rendendo ogni elemento immediatamente riconoscibile e carico di significato. L'illuminazione, che sembra provenire direttamente dalle luci al neon di un casinò, aggiunge un tocco di realismo e intensifica l'atmosfera elettrizzante dell'opera.

L'opera "Jack & Coke" non è solo una rappresentazione visiva del blackjack, ma una celebrazione dell’astuzia e della strategia che il gioco richiede. Ogni dettaglio, dalla trasparenza del bicchiere alle texture delle carte, è pensato per enfatizzare la dualità del blackjack: un gioco che combina fortuna e abilità in un equilibrio perfetto. L'opera evoca l'emozione del brivido, la strategia nel gestire il bankroll del blackjack e la suspense di ogni mano giocata, rendendo omaggio all'intrigante equilibrio tra fortuna e abilità.

Conclusione

L'esplorazione dell'intersezione tra arte e gioco rivela come le strategie, le emozioni e le dinamiche psicologiche dei giochi si riflettano e si amplifichino nelle opere d'arte, offrendo un vero e proprio reportage di viaggio attraverso la cultura e la psiche umana. Le loro opere non sono solo un'ode al poker, ma un tributo all'arte della narrazione visiva, dimostrando come l'arte possa catturare e amplificare le sfumature di un gioco di strategia, trasformandolo in una riflessione profonda e divertente sulla natura dell'inganno e della bellezza nel gioco e nella vita.

L’Italia è il Paese dei cellulari: più smartphone che abitanti

In Italia ci sono più cellulari che abitanti. E se la nostra popolazione cala, gettando ombre grigie sul futuro dell’economia, in particolar modo per pensioni e occupazione, sale incessantemente la quota degli smartphone.


78 milioni e 190 mila. A tanto ammontano i dispositivi mobili nel nostro paese, vale a dire il 132% della popolazione, che si assesta intorno ai 58 milioni e 960 mila. A dirlo è il report Digital 2023 curato da
We Are Social, che analizza anche l’utilizzo che gli italiani fanno del cellulare: tanti social, tantissimi video e una bella dose di marketing digitale.


Per cosa si usa il cellulare?


“Cala l’utilizzo di computer (desktop e laptop) e tablet – ha spiegato Matteo Starri, Research e Insight Director di We Are Social - sia in volume sia in share in rapporto al traffico totale, in virtù di una sostanziale assenza di variazioni per quanto riguarda l’utilizzo dei dispositivi mobili, che arrivano al 52% di share”. Ma per cosa si utilizza il cellulare? Al primo posto c’è lo streaming di film o serie tv sulle piattaforme (Netflix, Amazon Prime o Disney Plus in prima linea) davanti all’ascolto di musica online (soprattutto su Spotify e su Youtube). Se al terzo posto troviamo l’utilizzo di app mobile come principale utilizzo dello smartphone, al quarto troviamo il gaming.


"Il gaming mobile, combinato con l'intelligenza artificiale, ha rivoluzionato il modo di giocare, offrendo esperienze altamente personalizzate soprattutto per i giovani. Gli smartphone hanno superato i computer come dispositivi principali per il gioco online, mentre l'IA ottimizza la personalizzazione delle piattaforme, analizzando le preferenze dei giocatori per offrire contenuti su misura. Questa sinergia tra mobile e IA non solo rende il gioco più coinvolgente, ma aumenta anche la fedeltà degli utenti e i ricavi degli operatori del settore", ci racconta Silvia Urso, redattrice di Giochidislots, che recentemente ha analizzato questa relazione tra smartphone e gaming all’interno di un focus pubblicato sul blog.


“Sia i principali giochi online, sia le slot online, sono ormai sbarcati in pianta stabile sugli smartphone, riuscendo così da un lato a soppiantare pc e tablet, dall’altro ad ampliare in una maniera mai vista prima il proprio pubblico”, conclude l’esperta di Giochidislots.


La carica dei social


Con oltre 43 milioni di utenti e un tempo medio di utilizzo di quasi 2 ore al giorno, sono ancora i social media a detenere la palma del contenuto più utilizzato su mobile. E il primo social allora non può che essere WhatsApp, il mezzo principale per mandare messaggi e ormai anche per chiamare e videochiamare. Qui viaggiano le chat con i nostri amici e parenti, ma anche i gruppi di lavoro e le comunicazioni ufficiali, grazie alle nuove funzionalità delle community. Il podio è invece completato da Facebook in seconda posizione e da Instagram. Subito dopo, in ordine, troviamo: Messenger, Telegram, TikTok, Pinterest, X (il vecchio Twitter), Linkedin, Skype e poi, a percentuali di molto più basse, Snapchat, Discord e Reddit.


Interessante guardare anche alle motivazioni per cui si usano i social. Al primo posto c’è la volontà di leggere nuove storie, davanti a passare il tempo e a rimanere in contatto con amici e parenti. Attenti però anche a queste ragioni, messe sempre in evidenza da We Are Social e Meltwater: trovare ispirazioni e contenuti, postare e condividere aspetti della propria vita, guardare live streams, seguire personaggi famosi, in particolare per quanto riguarda lo sport.


Tutto questo comodamente dal palmo di una mano, senza dover accendere il computer e senza dover neppure uscire di casa. Perché il nostro mondo, ormai, è tutto a portata di dito.