Valtesse de La Bigne: una cortigiana nella Parigi dell'Impressionismo

La trama di molti capolavori letterari ha preso spunto dalla realtà per creare storie immortali come "La signora delle camelie", scritta da Alexandre Dumas figlio nel 1848 e riportata nell'opera "La Traviata" da Giuseppe Verdi.

Marguerite Gautier è stata ispirata a Dumas dalla figura di Marie Alphonsine Plessis, la cortigiana più famosa di Parigi nella prima metà dell'Ottocento.

Nata nel 1824 e costretta dal padre a prostituirsi a tredici anni, si trasferì a Parigi ancora adolescente dove si mantenne con lavori umili.

All'epoca era normale, per le donne, integrare il basso salario vendendosi a ricchi commercianti o nobili.

Marie attirò l'attenzione di alcuni di loro, tra cui il Duca di Morney, che le diede la possibilità di istruirsi e raffinare i gusti, trasformandola in Marie Duplessis.

Ebbe una relazione con il compositore Franz Liszt e con lo stesso Dumas che poi la lasciò; nel 1846 sposò il conte de Perrégaux.

La contessa era famosa per la passione per gli abiti eleganti, i gioielli, i cavalli purosangue e la letteratura, ed esprimeva un profondo amore per le camelie bianche.

Ma anche il matrimonio fallisce e, divorata dalla tisi, si spegne nel febbraio del 1847, appena ventitreenne.

La sua figura è stata resa immortale dalla penna di Dumas.

C'è un'altra donna la cui memoria è immortalata in alcuni quadri del periodo impressionista: il Metropolitan Museum di New York ospita un suo ritratto dipinto da Edouard Manet, il Museo d'Orsay di Parigi quello realizzato da Henri Gervex e ne esistono altri di Gustave Courbet e Giovanni Boldini.

Il nome della donna è Louise Delabigne, nota come Valtesse de La Bigne.

Valtesse de La Bigne, foto
Valtesse de La Bigne

Nasce nel 1848, l'anno successivo alla morte della Duplessis.

La madre di Louise si prostituiva per mantenere i sei figli e il padre era alcolizzato.

A tredici anni era già una bellissima ragazza, con occhi azzurri e capelli rosso-oro; lavorava in un negozio di abbigliamento ma, una sera, venne violentata e il destino la portò a svolgere il ruolo di Grisette che, nella gerarchia della prostituzione, era il livello più basso delle donne che si vendevano per strada, rischiando l'arresto e il taglio dei capelli.

Louise continua a lavorare in un negozio di abbigliamento intimo femminile dove incontra un uomo facoltoso di cui si innamora, Richard Fossey, con cui ha due figlie ma che non ebbe mai il coraggio di sposarla.

Le cortigiane del XIX secolo, a Parigi, disponevano di un grande potere, ammaliando uomini importanti e facoltosi, ma erano prive della rispettabilità necessaria per indurli al matrimonio con cui poter essere accolte nell'etile cittadina.

Henri Gervex, ritratto di Valtesse de La Bigne
Henri Gervex, ritratto di Valtesse de La Bigne

A Parigi esisteva una guida chiamata "Pretty Women of Paris", destinata ai gentiluomini inglesi in visita, che elencava nomi, indirizzi, caratteristiche e specialità delle prostitute più conosciute.

Il futuro re d'Inghilterra, Edoardo VII, era tra i più fedeli frequentatori, essendosi infatuato di Leontine Massin.

Il crollo dei sogni matrimoniali di Louise la porta ad affidare le figlie alla madre e a iniziare una carriera di cortigiana, cambiando il nome da Louise in Valtesse, abbreviazione di "Votre Altesse".

Sa che non si sposerà mai e decide di raggiungere la ricchezza salendo i gradini della scala sociale della sua professione.

Diventa Lorette, donna mantenuta da pochi clienti selezionati, per arrivare al vertice delle Grandes Horizontales, quelle contese solo dagli uomini che potevano permetterselo e capaci di portarne molti alla rovina.

Divenne l'amante del compositore Jacques Offenbach (noto per la musica del Cancan) e, pare, anche di Napoleone III.

Fece da musa ispiratrice a Manet, Gervex, Courbet e altri pittori famosi come Detaille, Boudine e de Neuville, fatto che le portò l'ironico appellativo di "l'Union des Peintres".

dipinto di Henri Gervex représente Madame Valtesse de la Bigne
Dipinto di Henri Gervex représente Madame Valtesse de la Bigne

Frequenta artisti come Maupassant e Flaubert mentre lo scrittore Emile Zola si riferì a lei nel creare la figura di Nanà, nell'omonimo romanzo.

Édouard Manet, ritratto di Valtesse de La Bigne
Édouard Manet, Valtesse de La Bigne

Nel XIX secolo Parigi diventa il palcoscenico del divertimento della ricca borghesia che, nei luoghi come caffè, teatri, brasserie e case chiuse, cerca quei piaceri irrealizzabili nella vita coniugale.

All'epoca era del tutto normale ricevere prostitute nei palchi dei teatri, durante balli e feste in maschera o recarsi nei camerini delle ballerine.

I politici e i sovrani in visita ufficiale a Parigi includevano Le Chabanais, il bordello più famoso di Parigi, nel programma degli incontri.

Gli artisti del periodo rappresentano questa realtà nelle loro opere dove l'oggetto del desiderio maschile viene descritto nella miseria e nello splendore della quotidianità.

Cambia la visione romantica che ha portato Dumas a delineare la triste storia della Signora delle Camelie: ora, i ritratti riflettono donne dallo sguardo fiero e provocatorio.

Valtesse de La Bigne dichiarava di essere una cortigiana e di esercitare la professione con grande piacere.

Una fierezza contraddetta dagli sguardi di altre donne fotografate da Manet, Degas e Van Gogh sedute al tavolo, con un bicchiere di assenzio e una sigaretta tra le dita, in attesa dei clienti.

Non bisogna dimenticare che queste opere appartengono tutte ad artisti uomini.

Valtesse de La Bigne è una donna profondamente delusa da un padre violento, da una adolescenza negata, da un amore non realizzato.

Un rimpianto che la spinge a vendersi senza darsi veramente, per non soffrire più, nascondendo i veri sentimenti con una spietata maschera di freddezza.

Il suo obiettivo diventerà quello di raggiungere lusso e ricchezza: Valtesse de La Bigne accumulerà un ingente patrimonio corrispondente a due milioni dei nostri euro e a ottenere il titolo di Contessa da Napoleone III.

Scrive un'autobiografia, raccoglie una grande collezione di opere d'arte e, in età matura, inizia altre cortigiane al mestiere.

Morirà per un aneurisma a 62 anni lasciando un epitaffio che appare in perfetta sintonia con lo spirito impressionista dei pittori che la immortalarono:

"Bisogna amare tanto o poco, secondo la propria natura, ma rapidamente, in un istante, come si ama il canto degli uccelli che si rivolge alla nostra anima e che dimentichiamo subito dopo l'ultima nota, come si amano le sfumature del sole mentre scompare all'orizzonte".

Il nome "impressionismo" nasce come epitetito spregiativo dato da un critico alla prima mostra dei pittori del 1874, prendendolo da un quadro di Claude Monet intitolato "Impression: soleil levant".

Gli autori dipingono la sensazione dell'istante, la bellezza di un respiro che scompare veloce: il critico Louis Leroy, abituato a una tradizione accademica che imponeva i dipinti come copia fedele della realtà, sottolinea la loro incapacità tecnica denigrando l'imprecisione delle pennellate.

Valtesse sostiene l'importanza del cogliere l'attimo regalato dalla vita respirandolo appieno, consapevole della sua caducità, al pari delle luci del sole al tramonto che potrebbero non ripetersi allo stesso modo il giorno successivo, non solo perché nuvoloso ma soprattutto a causa del verificarsi di eventi che mutano lo stato d'animo, impedendo di apprezzarlo.

Una rappresentazione della realtà che Manet e Gervaux hanno realizzato afferrando la malinconia nascosta nello sguardo e nelle pieghe degli abiti sfarzosi di Valtesse de La Bigne.

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