L'arte giapponese dell'Ukiyo-e e la sua influenza nell'impressionismo
La seconda metà del XIX secolo costituisce un momento importante nella storia dell'arte. In Europa nascono le "avanguardie" artistiche, movimenti che si staccano dalle tradizionali correnti accademiche.Nella pittura nasce l'Impressionismo con artisti come Edouard Manet, Claude Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley, Vincent Van Gogh, Henri de Toulouse-Lautrec, Paul Signac, Paul Gauguin, solo per citarne alcuni.
Le ragioni di tale svolta sono numerose e complesse ma un fattore determinante fu la scoperta dell’arte orientale e, in particolare, di quella giapponese.
La metà del XIX secolo vede, infatti, la fine dell'isolamento medioevale del Giappone determinato dalla politica denominata sakoku: nel 1864, la flotta statunitense minaccia di aprire il fuoco dei cannoni nella baia di Tokyo, obbligando il paese ad aprire le frontiere e i porti agli scambi commerciali.
Le preziose porcellane e il tè stivato nelle navi proveniente dal Giappone venivano protetti e imballati con le prove malriuscite delle stampe della scuola pittorica giapponese Ukiyo-e - termine tradotto con immagini del mondo fluttuante - e alcune di loro finirono nelle mani di artisti europei che ne rimasero affascinati.
Ukiyo-e l'arte giapponese del mondo fluttuante
Il termine Ukiyo, mondo fluttuante, possedeva un significato negativo nella filosofia buddista zen, che metteva in evidenza il carattere effimero della vita, vista come un ciclo di sofferenza tra continua nascita e morte, a cui si cercava di fuggire per raggiungere il Nirvana attraverso l'illuminazione.
Nel 1661 lo scrittore Asai Ryōi, nella prefazione della sua opera "Ukiyo monogatari", attribuisce, per la prima volta, un'accezione positiva al termine, riferendosi allo stile di vita spensierata della nascente classe borghese che intende immergersi, il più possibile, nelle manifestazioni della vita per godere i piaceri presenti nella realtà ordinaria.
"Vivere momento per momento, volgersi interamente alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri, cantare canzoni, bere sake, consolarsi dimenticando la realtà, non preoccuparsi della miseria che ci sta di fronte, non farsi scoraggiare, essere come una zucca vuota che galleggia sulla corrente dell'acqua: questo, io chiamo ukiyo".
Ecco, allora, che Utamaro ritrae la bellezza femminile mostrando la quotidianità dei gesti delle cortigiane e delle geisha, Hiroshige la variabilità dei ritmi naturali dei paesaggi mentre Hokusai la forza della natura, degli animali e delle azioni umane: un'interpretazione degli insegnamenti della religione Shintoista secondo cui il divino è presente negli elementi naturali.
Questa consapevolezza consente di godere, sulla terra, la breve durata della fioritura del mandorlo, l'emozione di un panorama innevato ma anche la drammatica gestualità degli attori del Kabuki o dei lottatori di Sumo; nelle loro opere, i pittori giapponesi fissano e trasmettono il piacere che si può cogliere anche nella fugacità della vita terrena.
Nasce l'immagine di un mondo fluttuante e leggero che scivola verso il piacere e la bellezza.
Lo stile degli artisti del Sol Levante rompe con il passato, che prevedeva soggetti sacri, bellici o tradizionali dipinti con modalità austere: ora, attraverso oggetti, vestiti e sguardi, raccontano energia e bellezza di un periodo storico che, dopo le guerre feudali, conosce la pace dell'unificazione e la nascita di un ceto borghese escluso dalla vita politica.
La tecnica utilizzata è quella della xilografia, un'incisione in rilievo fatta su una tavoletta di legno che permette di stampare diverse copie: la precisione e l'originalità dei disegni è sorprendente e dà origine a un prodotto che sembra essere il più diretto antenato della grafica come la conosciamo oggi.
I pittori europei che ne vennero a contatto non solo espressero pubblicamente la devozione per le opere nipponiche, più volte inserite all'interno delle loro composizioni, ma ne trassero anche una più o meno evidente ispirazione per l’ideazione dei loro capolavori.
Le stampe policrome dei maggiori artisti dell’Ukiyo-e costituirono una fonte inesauribile di temi inediti espressi in modo nuovo, dalla stesura cromatica “piatta”, priva cioè delle caratteristiche occidentali della prospettiva e del chiaroscuro, alla ricchezza e vivacità delle colorazioni, dall’uso dei contorni calligrafici tipici della grafica nipponica ad alcuni artifici compositivi come i formati delle pitture o l’uso dei cartigli.
Ukiyo-e, Hokusai, l'arte giapponese e gli impressionisti
Hokusai, più di ogni altro artista giapponese, destò l’ammirazione degli occidentali per l'originalità e la suggestione delle opere.
Edgar Degas affermò che «Hokusai non è solo un artista tra gli altri nel mondo fluttuante, ma è un'isola, un continente, un mondo tutto da solo».
Le sue famose ballerine prendono ispirazione da alcuni "manga" dell'artista orientale, parola con cui Hokusai intitolò una raccolta di disegni che, in patria, divenne il termine con cui oggi si indicano i libri di fumetti.
Claude Monet si considerava «fedele seguace di Hokusai», avendo in comune la stessa visione intensa della natura. Il suo quadro del 1867 dal titolo "Terrazza a Sainte-Adresse" presenta somiglianze con una stampa di Hokusai del monte Fuji.
Monet, nella sua casa di Givency, alle porte di Parigi, si ispira al Giappone per creare un giardino con un laghetto artificiale e un ponticello tipicamente giapponese, immortalati nei celebri dipinti delle ninfee. Un ambiente progettato per essere un'opera d'arte in cui l'artista vive in armonia con la natura, creando un connubio con essa.
Nel 1876 Monet dipinse "La giapponese", ritraendo la moglie vestita di un originale kimono rosso con in mano un ventaglio.
Tra i maggiori collezionisti di opere giapponesi ci fu Vincent Van Gogh che, col fratello Theo, organizzò un’esposizione delle stampe della personale raccolta nel “Café de Tambourin” di Parigi.
Il pittore olandese dichiarò più volte il proprio amore per l’arte del Giappone, assimilata attraverso le stampe di Hokusai, oltre a dedicarsi alla copia di alcune composizioni nipponiche, in alcuni casi inserite come sfondo ai suoi ritratti.
Van Gogh ammirava la semplicità dei maestri orientali e la capacità di creare un'immagine con pochi tratti.
Riprodusse fedelmente alcune stampe di Hiroshige reinterpretandole, come "Il ponte sotto la pioggia". All'apparenza identici, le pennellate di Vincent rendono la scena più vibrante rispetto all'originale.
Altra japonaiserie del 1887 di Van Gogh è il Susino in fiore, basata sul Giardino di Kameido di Hiroshige, in cui l'olandese utilizza colori più densi e forti, originando una vivacità visiva che è tra le impronte che ne rendono unico lo stile.
Edouard Manet, nel "Ritratto di Emile Zola", inserisce alle pareti elementi giapponesi.
Molta influenza dei manga di Hokusai c'è anche nelle opere di Henri de Toulouse-Lautrec, soprattutto nell'impostazione delle figure e nella scelta dei colori, distribuiti a toni piatti entro contorni ben definiti che si nota nei suoi manifesti pubblicitari.
Il Divain Japonais era il nome di un locale di Parigi, ispirato dal verso di una poesia del poeta Mallarmé.
La xilografia più famosa di Hokusai, le cui stampe sono conservate in diversi musei tra cui Londra, Parigi, New York e Melbourne, è "La grande onda", in cui la natura appare come una forza violenta che inghiotte una barca, in contrasto con l'indifferenza della montagna in lontananza.
Il pittore ha influenzato anche la musica poiché il compositore Debussy, nel 1905, ha realizzato tre pezzi sinfonici, intitolati "Le mer", ispirandosi anche a questa immagine.
Come gli impressionisti, l'artista giapponese esce dal chiuso dell'atelier per dipingere dal vivo la realtà, non necessariamente come è ma come viene percepita, per cogliere sfumature, luci e impressioni.
Si racconta che Hokusai partecipò a una gara di destrezza pittorica con il famoso pittore Tuni Buncho.
Lo Shogun, che era giudice, rimase sorpreso perché Hokusai stese a terra dei grandi fogli di carta e immerse una scopa nell'inchiostro blu, tracciando delle linee ondulate. Poi prese un pollo e gli sporcò le zampe di inchiostro rosso, facendolo camminare sulla parte blu del foglio.
Le impronte dell'animale divennero foglie d'acero autunnali cadute dagli alberi per posarsi sulle acque del fiume, dando vita a un originale effetto che gli fece vincere la gara.
Spesso, gli artisti di tutte le epoche hanno rappresentato la natura cercando di cogliere quell'essenza di idea cosmica che tutto abbraccia e vivifica.
La cultura giapponese, che affonda le radici nella concezione animistica dello Shintoismo, è particolarmente sensibile nell'immaginare l'entità nascosta all'interno di ogni elemento: secondo un poeta giapponese vissuto nel 1000 d.C., tale essenza deve produrre un effetto più profondo rispetto alla sua forma esteriore.
È questa sostanza impalpabile che i pittori dell'Ukyio-e hanno inseguito e afferrato, sperimentando un approccio nuovo con la pittura che gli artisti delle avanguardie europee hanno colto, accomunati nella brama di ricerca espressiva.
Foto di immagini Ukiyo-e dell'articolo L'arte giapponese dell'Ukiyo-e e la sua influenza nell'impressionismo di Paola Iotti (Manga originale di Hokusai alla mostra "Giappone. Storie d'amore e di guerra") e Wikipedia.org