Dacia Maraini e il significato odierno dell'8 marzo

Dacia Maraini non è una semplice scrittrice, anche se la più importante dell'Italia contemporanea, ma una intellettuale la cui personalità si è magistralmente espressa nella narrativa, poesia, saggistica, critica letteraria, sceneggiatura e drammaturgia.

Dacia, prima di tutto, è però una donna la cui voce ha accompagnato la nascita del movimento femminista e le relative battaglie per il raggiungimento di diritti fino a quel momento negati.

La sua scrittura realistica ha denunciato il lato oscuro della società, raccontando i soprusi sulle donne ma anche l'infanzia violata, la piaga della mafia o il maltrattamento sugli animali, facendo riflettere il lettore.

Dacia Maraini e i soprusi sulle donne

Dacia Maraini e i soprusi sulle donne
Dacia Maraini e i soprusi sulle donne

Nelle sue opere, la Maraini ha sempre dato voce a tantissime donne, diverse per origini e condizioni ma accomunate da un passato che le ha escluse dai ruoli di una società il cui potere è stato gestito dall'uomo:

lei sostiene che

"le donne non hanno ancora imparato a raccontare la propria storia, rivendicando il proprio punto di vista, le proprie battaglie, le proprie conquiste, i propri sogni, le proprie verità.

Ma prima o poi ci riusciranno. E le faranno sentire orgogliose il proprio sesso".

Dacia Maraini il libro Corpo felice e l'emancipazione femminile

Dacia Maraini il libro Corpo felice e l'emancipazione femminile
Dacia Maraini il libro Corpo felice e l'emancipazione femminile

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La misoginia è sempre stata presente nella società umana e la scrittrice ne ha parlato nella recente opera dal titolo Corpo felice, pubblicata a fine 2018:

in un capitolo elenca le frasi di letterati e filosofi che hanno giudicato negativamente la presenza femminile.

Dacia Maraini racconta la difficoltà delle donne a emergere nella storia e nella cultura, lamentando l'estromissione delle letterate del passato da Università, scuole e antologie in cui si studiano principalmente autori uomini.

Oggi, la donna occupa ruoli importanti un tempo negati, ma l'autrice invita a non abbassare la guardia, in quanto l'emancipazione femminile non può dirsi ancora realizzata.

Negli anni Settanta la Maraini ha scritto "Una casa di donne", testo dissacrante in cui narra la vicenda di una ragazza laureata in filosofia che decide di prostituirsi in una casa condivisa con altre ragazze, per rivendicare libertà di scelta anche nella decisione estrema di gestire il proprio corpo.

La società è cambiata ma rimane sempre maschilista e la mentalità è, purtroppo, difficile da modificare.

"Il problema è che a furia di sentirsi attribuire colpe lontane e profonde, a furia di sentirsi dire che sono incapaci, deboli, soggette, irrazionali, irresponsabili, negate per la preghiera e per l'arte, le donne hanno finito per crederci" racconta la scrittrice.

Ogni gradino da loro conquistato crea resistenze sempre più forti: una parte degli uomini non accetta il cambiamento e vi si oppone anche con la violenza.

Violenza che, purtroppo, oggi è in primo piano con il femminicidio.

In generale, si assiste a un atteggiamento discriminatorio che colpisce anche le donne: nei nuovi settori in cui si affacciano, come la politica, accade sempre più spesso che vengano valutate dall'aspetto fisico e i commenti riguardino come si vestono e si truccano piuttosto che le loro affermazioni.

Come se il dominio maschile, incrinato dalla loro autonomia conquistata, cercasse di annullare la dignità raggiunta proponendo un modello legato al corpo: nella pubblicità, negli spettacoli, nei programmi televisivi ma anche quando si trattano temi economici o si enunciano le previsioni meteorologiche, l'attenzione è convogliata sulla fisicità della donna, di cui viene evidenziata sensualità e spregiudicatezza come valori vincenti.

Il successo viene legato alla bellezza e, quindi, ciò che appare libertà altro non è se non una gabbia dorata elaborata dagli stessi uomini che continuano a detenere il potere e a dettare le regole.

Dacia Maraini sostiene che, spesso, nel corso della storia, il senso di giustizia umano è stato messo a tacere o dirottato da ideologie e interessi superiori, e così è accaduto anche nei confronti delle donne, escluse per troppo tempo dalla vita culturale e pubblica.

Un luogo importante in cui la Maraini ha trattato argomenti sociali e politici è stato il teatro che si presta, più dei libri, a farli arrivare al pubblico per sensibilizzarlo, denunciando le problematiche e mostrandole in maniera diretta ed esplicita.

Dacia Maraini il teatro e i libri sulle donne

Dacia Maraini il teatro e i libri sulle donne
Dacia Maraini il teatro e i libri sulle donne

Negli anni Settanta, Dacia fonda la Compagnia Blu nella periferia romana di Centocelle, promuovendo il teatro e piantando un seme importante per la cultura.

Movimento femminista e denunce sociali
Movimento femminista e denunce sociali

La prima rappresentazione ebbe luogo l'8 marzo 1971, nello scantinato di un condominio: si intitolava "Manifesto dal carcere" ed era una denuncia sociale del movimento femminista.

Il teatro, portando in scena la lotta per l'emancipazione della donna, il disagio degli abitanti delle borgate e l'emarginazione di chi vive ai limiti della società, creava una grande aggregazione attraverso il valore della solidarietà.

Questa esperienza ha fatto dichiarare alla Maraini quanto sia importante investire nella cultura per conservare la memoria storica collettiva poiché

"in un'era dominata dall'economia, sottrarre all'individuo la sua storia contribuisce a mercificarlo, a una deprivazione che lo rende commercializzabile:

per questo non dobbiamo rinunciare alla nostra memoria, che ci definisce e ci posiziona come protagonisti della storia".

Dacia Maraini percepisce il dovere di coltivare la memoria e, in questo ruolo, ama qualificarsi come una «giardiniera paziente».

La scrittrice ricorda con affetto la provenienza da una famiglia in cui i libri costituivano un elemento essenziale, dato che tutti scrivevano.

Per lei, esempi straordinari sono state la trisnonna Cornelia Berkeley, scrittrice di libri per bambini, e la nonna Yoi Crosse Pavloska, autrice di romanzi:

entrambe all'avanguardia, abituate a viaggiare sole, a studiare e sviluppare un proprio pensiero.

Ma ancor più lo è stata la mamma, Topazia Alliata, pittrice di talento che si comportò con grande coraggio nel campo di prigionia giapponese di Nagoya, dove era stata rinchiusa con le figlie dal '43 al '46, patendo la fame e condizioni di vita terribili.

La famiglia di Dacia, per allontanarsi dal regime fascista, si era trasferita in Giappone nel 1939, quando il padre aveva strappato la tessera del partito fascista, fatta dal nonno per consentirgli di lavorare.

La madre, invece, non firmò per la Repubblica di Salò pur sapendo che la conseguenza sarebbe stata il campo di concentramento giapponese:

qui, si distinse per la generosità nel dedicarsi agli altri prigionieri per aiutarli, inventandosi sempre attività per ottenere dai soldati un po' di cibo per le tre figlie,

come uno sciopero della fame per attirare l'attenzione dell'autorità militare.

Dacia Maraini da giovane con Pasolini

Dacia Maraini da giovane con Pasolini
Dacia Maraini da giovane con Pasolini

Questi modelli femminili hanno lasciato una traccia indelebile nel carattere della scrittrice spingendola a trattare, nelle opere, i valori di solidarietà, impegno sociale e giustizia.
Le preoccupazioni espresse negli ultimi anni dalla Maraini per la condizione della donna sembrano trovare conferma nella cronaca dell'otto marzo di questo 2019.

L'Italia è un paese in cui la parità di genere è lontana dalla media europea, dove la violenza uccide una donna ogni 72 ore, dove il 5 marzo la Corte d'Appello di Bologna ha dimezzato, per ragioni procedurali, la pena per l'assassino di una donna, strangolata a mani nude, individuando l'attenuante della «tempesta emotiva» e riesumando l'istituto del delitto d'onore, faticosamente eliminato dal Codice Penale nel 1981.

Festa della donna, femminicidio e parità di genere

Festa della donna, femminicidi e parità di genere
Festa della donna, femminicidi e parità di genere

Nei tribunali italiani si assiste all'arretramento dei diritti conquistati con fatica dalla donna:

il 12 marzo, un giudice ha ridotto della metà la condanna richiesta dal pubblico ministero a un marito omicida, motivando la concessione delle attenuanti in quanto l'uomo avrebbe reagito al comportamento incoerente e contraddittorio della moglie

- che non aveva lasciato l'amante come promesso – illudendo il coniuge e provocandogli uno stato d'animo intenso e umanamente comprensibile che lo ha spinto al gesto omicida.

Nel frattempo i vertici di Trenitalia, per festeggiare l'otto marzo, hanno deciso di regalare una caramella al limone a tutte le passeggere del Frecciarossa dei vagoni Executive, ma l'iniziativa è stata annullata a seguito delle numerose proteste che si sono scatenate.

Invece, a Crotone, la locale sezione della Lega ha celebrato la festa della donna stampando volantini in cui sosteneva che il ruolo "naturale" femminile debba essere connesso alla promozione e al sostegno della vita e della famiglia:

l'autore, interrogato dai media,

ha sottolineato come il femminicidio non sia una violenza di genere ma un semplice contrasto all'interno di famiglie che si sfasciano, semplicemente, perché uno dei coniugi tradisce l'altro.

Eventi che mostrano la recrudescenza delle ostilità al cammino di affrancamento femminile, sottolineate dalla Maraini, la quale aveva dichiarato che:

"Il femminismo è storicamente morto, come sono morte tutte le grandi ideologie. Le ideologie, una volta applicate, sono state in generale dei disastri.

Il femminismo ha esaurito la sua carica ideologica.

Oggi, più che femminista, tendo a dire che sto dalla parte delle donne o che mi batto per i diritti delle donne".

Per Dacia Maraini l'unico modo che la donna ha di superare la discriminazione imposta dalla società maschile è legato alla cultura e, soprattutto, alla scuola e si realizza attraverso l'educazione.

Dacia Maraini come superare le discriminazioni

Dacia Maraini come superare le discriminazioni
Dacia Maraini come superare le discriminazioni

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La mentalità muta con lentezza ma per rendere efficace il cambiamento occorre che la libertà femminile non si misuri in termini individuali bensì collettivi:

solo se verrà raggiunta insieme da tutte le donne potrà essere effettiva.

"I cambiamenti avvengono solo attraverso la consapevolezza e il senso di responsabilità. Le donne hanno guadagnato molto nell'accedere agli studi superiori che per millenni sono stati loro interdetti. Ma non basta.

Le ideologie e le religioni misogine hanno radici profonde, difficili da scardinare. Le donne dovrebbero guardare alle altre donne come a delle alleate, cercando e dando solidarietà.

La cosa più pericolosa è soccombere alla divisione fra buone e cattive, su cui ha tanto speculato la cultura patriarcale".

All'interno di una società consumistica in cui tutto viene misurato in termini monetari, Dacia si batte perché non venga dimenticato il valore formativo di cultura ed educazione.

La Maraini è una scrittrice profonda capace di arrivare al cuore delle persone, e non è un caso che sia l'autrice italiana più tradotta nel mondo.

Una donna che, dopo aver viaggiato in molti paesi, vive per sei mesi all'anno a Pescasseroli, nel cuore dell'Abruzzo, l'unico posto in cui afferma di ritrovare la concentrazione per scrivere.

Un luogo immerso in una natura incontaminata dove esistono valori come solidarietà, consapevolezza di far parte di una comunità e sentimento autentico che le consentono di esprimersi in romanzi i cui protagonisti, principalmente donne, mostrano la forza di chi si ribella alle ingiustizie affermando la voglia di vivere in maniera autonoma, portando il lettore a riflessioni interiori.

Ne L'amore rubato, del 2012, viene affrontato il tema della violenza fisica e psichica sulla donna con storie ispirate alla realtà:

l'autrice denuncia l'esistenza di modelli culturali che spingono gli uomini a pensare alla donna che amano come a una personale proprietà.

Per separare il concetto di amore da quello di possesso, è dunque essenziale partire dall'educazione dei giovani nelle istituzioni scolastiche, iniziando dalle scuole per l'infanzia, che formano gli uomini e le donne di domani.

Anche per questa ragione, negli ultimi anni Dacia ha intessuto un regolare contatto con l'istituto tecnico Galilei di Avezzano, per mantenere un rapporto diretto con gli studenti e scambiare con loro riflessioni su argomenti di attualità, dimostrando di essere una donna e una scrittrice che continua ad agire affinché l'emancipazione femminile non si riduca a una superficiale celebrazione dell'otto marzo, ma diventi una realtà concreta nella nostra vita e di quella delle nuove generazioni.

Foto di Dacia Maraini per articolo su CaffèBook. it: Wikipedia, Youtube.