L’Università invisibile e la società della luna
I creatori dell’Università Invisibile (Invisible College) a Londra furono dei filosofi naturalisti e chimici come Robert Boyle e Robert Hooke o l'architetto fisico e matematico Christopher Wren.
Erano grandi sostenitori delle caffetterie come luoghi di incontro e conversazione per esempio, Robert Hooke scrisse di aver a lungo visitato circa sessanta caffetterie a Londra per tenersi al passo con le novità per tutti i suoi vari interessi.
Forse fu per questo che gettarono i semi dell'Università Invisibile.
Un'università inesistente e trasparente, dove la conoscenza circolava liberamente, dove i ricercatori si sottoponevano all'esame dei loro colleghi e dove non si credeva in quello che era stato detto fino a quando non fosse dimostrato.
L'idea guida su cui cominciarono a porre i primi mattoni invisibili della loro università può sembrare ovvia per noi, ma profondamente contro intuitiva per il tempo:
tendiamo ad essere meno critici con le nostre idee che con quelle degli altri.
Così Hooke, Boyle, Wren e gli altri membri dell’università si impegnarono ad acquisire nuove conoscenze attraverso la sperimentazione ed il confronto in modo che potessero essere scoperti errori o incongruenze.
Chi erano i menbri dell'Università Invisibile
Christopher Wren, per dare un’idea della portata dei personaggi che costituirono l’Università Invisibile, fu "Commissario per la Ricostruzione della Città di Londra" per la quale gli vennero assegnati tre ispettori, uno di questi era Hooke.
Come architetto pianificò la ricostruzione di molte opere pubbliche e private e coordinò anche la costruzione di 51 chiese:
oggi passeggiare per la parte medievale di Londra significa vedere praticamente ovunque l’opera di Wren.
Quest'uomo dal carattere mite e modesto realizzò la Cattedrale di St. Paul (St. Paul Cathedral).
Il suo amico Hooke polemizzò spesso, in sua difesa, con scienziati che avevano approfondito temi da lui intuiti in precedenza. Celebre e duraturo fu il suo scontro con Newton.
Christopher Wren riposa nella Cattedrale di St. Paul, collocato in un punto in cui si può ammirare tutta la cattedrale; una scritta, non a caso, recita:
"Lector, Si Monumentum Requiris, Circumspice". Lettore, se cerchi il mio monumento, guardati attorno.
L’Università Invisibile, Nullius in verba
L’Università Invisibile era tale perché di fatto composta da universitari che si prefiggevano di mantenere comportamenti adeguati alla ricerca basati sul reciproco interesse per il lavoro dei colleghi.
Nelle loro conversazioni, spesso descrivevano le loro ricerche in modo chiaro e trasparente.
Robert Boyle, per alcuni considerato fra i padri della chimica moderna, contribuì a stabilire molte delle regole su cui si basava il loro metodo scientifico.
Il loro motto era Nullius in verba, che in latino significa "non dar fiducia alle parole di nessuno", poi diventato anche il motto della Royal Society, perché tutto doveva essere verificato.
Quando uno dei suoi componenti annunciava di aver eseguito un esperimento, gli altri non solo volevano sapere quale fosse il risultato, ma chiedevano ogni genere di informazione per poter eseguire l'esperimento e testarlo altrove.
Oggi chiamano questo la possibilità di "falsificazione", allora probabilmente si trattava di confermare o confutare un risultato.
Ma se per il concetto di falsificazione abbiamo dovuto aspettare Karl Popper
"Tutta la conoscenza rimane fallibile, congetturale. Non esiste nessuna giustificazione, compresa, beninteso, nessuna definitiva giustificazione di una confutazione.
Tuttavia, noi impariamo attraverso confutazioni, cioè attraverso la eliminazione di errori [...].
La scienza è fallibile perché la scienza è umana ".
Le affermazioni, anche allora, che mancavano di “falsificabilità” erano viste con grande scetticismo.
Dall'Università Invisibile alla Royal Society
Questa miscela di lavoro collaborativo e competitivo (come quella fra Newton e Hooke), di chiarezza esplicita e di critiche che funzionava anche come autocritica.
Un modo nuovo di collaborare che è stato responsabile, in pochi anni, di molti e straordinari progressi nella chimica, nella biologia, nell'astronomia e nell'ottica.
L'Università Invisibile divenne così importante per lo sviluppo della scienza britannica che finì col essere parte sostanziale della Royal Society, un'organizzazione molto meno invisibile costituita nel 1660 e ancora attiva oggi.
Fortunatamente, dopo la creazione dell'Università Invisibile, anche altri gruppi di scienziati seguirono l’esempio del confronto fra la diversità intellettuali.
Dall'Università Invisibile alla Società della Luna
La collaborazione fra scienziati, esperti e uomini di cultura, unita alla lucidità e alla resistenza che può conferire la caffeina hanno illuminato molti movimenti intellettuali.
Uno in particolare è quello nato a Birmingham con il nome di Società della Luna (Lunar Society).
Era un'associazione informale del tardo Settecento e inizio Ottocento che caratterizzò le principali figure culturali della nuova era industriale.
Dei “lunatici”, così amavano chiamarsi fra loro, fecero parte:
William Small, Mattew Boulton, James Watt (inventore del motore a vapore), Erasmus Darwin (fisiologo e poeta), Josiah Wedgwood, Joseph Priestley (chimico che scopritore ufficiale dell’ossigeno) e Benjamin Franklin.
Erano soliti ritrovarsi per una "cena e una piccola conversazione filosofica", ma anche per qualche dimostrazione sperimentale, nelle notti di luna piena che permetteva loro di vedere la via del ritorno.
Quello che questi scienziati e intellettuali intuirono fu che nessun essere umano poteva affrontare problemi tanto complessi, e raggiungere una conoscenza così elevata da solo.
La conoscenza, dunque, doveva essere condivisa e suddivisa.
Ognuno avrebbe dovuto specializzarsi in un campo e, infine, tutti questi esperti sarebbero dovuti entrare in contatto nel modo più armonioso possibile.
Questa forma, in un mondo in cui la luna era l’illuminazione e la caffeina elargita nelle caffetterie era il carburante, in un mondo 1.0, il formato era quello faccia a faccia.