L’Uomo del Mocambo e Paolo Conte
Forse l’Uomo del Mocambo lo sa.
Il Mocambo non è solo il nome di un bar: è un sogno e come tale non può durare e l’uomo lo sa.
Magari in quel bar c’è un brutto tinello, ma il caffè è buono e c’è un pianista con la voce roca che bisbiglia parole graffianti.
Da quella tastiera esce un suono decadente e distaccato che ritorna ossessivo obliquo con parole che sono suoni e suoni che sono parole. Quella musica la chiamano Habanera, Tango, Rumba, Milonga ma quando non sai cos'è, allora è jazz... direbbe Novecento.
L’Uomo del Mocambo ha raccontato la sua storia già quattro volte e forse non la vuole raccontare più. Non vuole più dire che quel locale era il suo poi non lo è stato più e di nuovo era… mentre sta lì di fronte alle “serrande abbassate, pioggia sulle insegne delle notti andate...”
Comunque la racconta.
Racconta di essere nato il 6 gennaio 1937 ascoltando jazz, quello classico, quello americano, ad Asti un posto lontano dal mare e dai viaggi.
Il mare per chi viene da Asti potrebbe essere Genova…
...Genova per noi
che stiamo in fondo alla campagna
e abbiamo il sole in piazza rare volte
e il resto è pioggia che ci bagna.
Genova, dicevo, è un'idea come un'altra.
Ah, la la la la la laMa quella faccia un po' così
quell'espressione un po' così
che abbiamo noi mentre guardiamo Genova…
...quello era già il giugno del ‘75 e a cantare era Bruno Lauzi (testo di Paolo Conte) .
L’Uomo del Mocambo e Paolo conte
L’Uomo del Mocambo, nelle note e nelle notti di Paolo Conte era già nato con un LP con il nome dell’autore nel ‘74 in "Sono qui con te sempre più solo".
Il Nostro non se la passava bene e solo un buon caffè lo tirava un po’ su di morale, peccato che ad offrirglielo, già allora era il Curatore.
...io sono quello che aveva il Mocambo,
un piccolo bar ...
...Oggi il Curatore mi ha offerto un caffè
era meglio quello fatto da me
e lui ha sorriso mi ha visto che ero un po' giù …
Poi nel ‘75 arriva “La ricostruzione del Mocambo”
...Dopo le mie vicissitudini
oggi ho ripreso con il mio bar
dopo un periodo di solitudine
il Mocambo ecco qui tutto in fior
Ora convivo con un’austriaca,
abbiamo comprato un tinello maròn
ma la sera tra noi non c’è quasi dialogo…
Si perché per l’Uomo del Mocambo, in arte Paolo Conte, alla fine è l’assenza di dialogo, l'incomunicabilità il vero problema del piccolo bar dal grande nome.
Meglio cambiare aria, magari è il clima a rendere tristi.
Allora nel giugno del ‘79, con un po’ più di caldo, come in “Sudamerica” ci possiamo prendere un “Gelato al limon” che darà il titolo all’albo.
Di quel album, come di molti altri, saranno molte le cover delle canzoni di Paolo Conte:
Gelato al limon sarà cantata anche da Lucio Dalla e Francesco De Gregori in Banana Republik,
e, per chi ama lo sport,
c'è Bartali” cantata anche da Jannacci.
Quelli sono anni di attesa per l’Uomo del Mocambo.
Gli anni in cui Paolo Conte pubblica nel 1981 Paris Milonga.
Nell'album c’è un invito a seguirlo e il pubblico mondiale accetta…
Via via...
Vieni via di qui
Niente piu' ti lega a questi luoghi
Neanche questi fiori azzurri
Via via...
Finalmente, per la terza volta, si rivede l’Uomo del Mocambo. L’album è “Paolo Conte” ed è il sesto dell’autore.
È il 1984 e gli “Gli Impermeabili” ci raccontano come va al ormai mitico bar. Immancabile è il solito caffè, un ricordo di odori impossibili da cancellare… come la musica.
Mocambo
serrande abbassate
pioggia sulle insegne delle notti andate...Scendo giù
a prendermi un caffè
scusami un attimo
passa una mano qui, così
sopra i miei lividi
ma come piove bene su gli impermeabili e non sull’anima…
L’uomo nascosto fra le vibrazioni che solo la notte sa trasmettere è ancora lì.
Ha aspettato vent'anni e alla fine ricompare in “Elegie” nel 2004 con la “La nostalgia del Mocambo”.
Torna per dirci che quello che è successo al Mocambo forse non è mai finito né si è mai interrotto, perché ciò che è successo è la musica…
...È la nostalgia del Mocambo,
per chi non lo sa,
un ritmo sconfinato di rumba
che se ne va per la città…
Il 14 ottobre 2016 esce in tutto il mondo Amazing Game,è il primo interamente strumentale di Paolo Conte.
“Ventitré brani scritti e registrati in epoche diverse e per motivi differenti, dagli anni Novanta in poi”, così lo ha descritto Paolo Conte, usciti da un cassetto come dei bei ricordi.
L’album è nato non come un progetto, ma forse per dare ancora continuità alla sua musica, mentre le parole possono aspettare.
Immagini da wikipedia, elaborazioni Roberto Roverselli per CaffèBook.