Il grande bordello di Valencia e la prostituzione nel Medioevo

Un fatto ormai acclarato è che la prostituzione sia il mestiere più vecchio del mondo, uno poco conosciuto è che la prostituzione nel Medioevo non solo esisteva, ma aveva anche le sue mete turistiche preferite e fra queste:

il grande bordello di Valencia.

La prostituzione era consideratao un male necessario attraverso il quale controllare i giovani signori che, se privati della possibilità di sfogarsi, avrebbero potuto finire col cercare di soddisfare i propri impulsi contro delle "donne onorate".

Questa era la funzione principale che i bordelli avevano assunto in Spagna già prima dell’avvento dei Re Cattolici.

Forse per questo motivo molte città avevano fondato le loro mancebías (case di prostituzione) nel XIII secolo.

La storia del grande bordello di Valencia e la prostituzione nel Medioevo
La prostituzione nel Medioevo

Certo c’era anche la necessità di rimuovere le prostitute dalle strade più trafficate e localizzarle in zone meno trafficate, o meno alla luce del sole.

Siviglia, Barcellona... Le città che fondarono i bordelli tra le loro mura durante il Medioevo furono molte.

Tuttavia, ce n'era una il cui lupanare divenne noto in tutta Europa per i tre secoli in cui rimase attivo: quello di Valencia.

La sua fama si diffuse sia per avere una dimensione considerevole (secondo alcune fonti, vi erano fino a duecento prostitute) sia perché riceveva i complimenti dalle centinaia di clienti che attraversavano la sua porta ogni giorno.

Questa continua clientela convertì la manceba ordinata da Giacomo II di Aragona (detto il Giusto, Valencia, 10 agosto 1267 - Barcellona, 2 novembre 1327) nel 1325 in una delle maggiori attrazioni della città.

Questo fino a quando non chiuse i battenti tra il 1651, quando venne ordinata la chiusura e il 1671, quando le ultime prostitute lasciarono il lupanare.

La prostituzione legalizzata nel Medioevo rispondeva a due necessità:

Da una parte c’era l'esigenza di controllare un ufficio condannato moralmente dall'intera società medievale e dalle sue istituzioni, e dall'altra di rinchiudere le donne che vivevano lontano dalla "comunità sacra".

Un'ordinanza della Murcia del 1444 diceva: "ordiniamo... che tutte le donne cattive... lascino la città tra le brave donne e vadano al bordello".

Tuttavia, ciò che spinse i religiosi ad accettare la prostituzione fu la necessità di controllare gli impulsi dei giovani più irrequieti.

Erano denigrate per il loro lavoro, a causa del tabù del sesso, ma a differenza di altri gruppi emarginati erano considerate un "male necessario".

La storica Noelia Rangel López nel suo dossier Moras, jóvenes y prostitutas: acerca de la prostitución valenciana a finales de la Edad Media scrive:

“Pertanto, non dovrebbe sorprendere che dalla metà del XIV secolo, come parte della spinta normativa dei comuni, sia iniziato un processo di istituzionalizzazione della prostituzione ".

La prostituzione pubblica (intesa come legale) attorno alla figura del bordello.

Le prostitute, allontanate dalle strade e dalle taverne, finirono nelle mancebías.

Quella di Siviglia nacque nel 1337, poi arrivarono quella di Murcia nel 1444, quella di Barcellona nel 1448…

Quando la Reconquista arrivò a Valencia le prostitute si istallarono nella città come avrebbe fatto il proprietario di una taverna, un calzolaio o un qualunque altro titolare di un mestiere.

Giacomo II di Aragona proibì alle "donne pubbliche" di esercitare la loro professione nelle strade di Valencia nel 1321.

Con quella decisione creò un bordello che sarebbe diventato il più grande d'Europa.

La nascita del grande bordello di Valencia

Per alcuni storici l’ordine fu dato nel 1325, ma di certo agli inizi del XIV secolo esisteva già il permesso a prostituirsi nell'area fuori dalle mura della città.

Le strade in cui si esercitava il mestiere più vecchio del mondo si trovarono inizialmente fuori dalla città medievale, ma con l'estensione delle mure cittadine nel 1356 rimasero all'interno.

A livello pratico, il quartiere era organizzato come una piccola comunità guidata da un Reggente.

Era un luogo a sé, qualcosa di simile ai quartieri delle geisha in Giappone, e rimase così per più di tre secoli.

Anni in cui il bordello di Valencia finì per essere conosciuto come uno dei più grandi di tutta l'Europa medievale.

Durante i secoli in cui fu attivo, il grande bordello di Valencia vide passare decine di donne pubbliche (come erano conosciute le prostitute).

È difficile stabilire quale fosse il numero delle prostitute che ospitava il bordello all'interno delle sue mura.

In molte citazioni si parla di un numero di lavoratrici tra le 200 e le 300 che però sembra esagerato.

Molte provenivano da altre località nell’intento di evitare problemi personali e familiari e le prostitute erano spesso note per il loro luogo di origine: "l'Aragonese" o "quella di Murcia" …

La storia del grande bordello di Valencia, Gargoyle
Gargoyle della Cattedrale di Valencia

Le allusioni alle prostitute di Valencia, in particolare alla loro bravura (alcune cantavano e intrattenevano in vario modo), erano comuni anche nel resto della città.

Un famoso gargoyle della Cattedrale di Valencia, vicino alla porta romanica, mostra una donna nuda che si tiene i seni con lascivia.

Come lavoravano le prostitute nel Medioevo

Potrebbe sembrare che, per il numero considerevole di prostitute, le donne non dovessero far altro arrivare al bordello e mettersi al lavoro, ma non era così.

Ogni donna che voleva vendere il proprio corpo doveva richiedere una licenza al Justicia Criminal (un ufficio regionale) e raggiungere almeno le 20 primavere.

Però il passaggio burocratico era proficuo a livello economico perché le prostitute situate in questo lupanare guadagnavano fino al doppio di quelle illegali.

Un aspetto importante era quello religioso: alle prostitute nel bordello di Valencia erano proibiti i rapporti tra appartenenti a diverse religioni.

Il bordello medievale, infatti, non era aperto a tutti, ufficialmente non potevano accedervi ebrei e musulmani ma questo non impedì che ci fossero prostitute musulmane.

Il grande bordello di Valencia non si fermava quasi mai.

C'erano solo alcune eccezioni in cui chiudeva i battenti e corrispondevano alle festività religiose.

In particolare ai giorni della Settimana Santa.

Durante quei giorni le donne pubbliche lasciavano da parte il lavoro e venivano condotte in qualche centro religioso.

I costi dei giorni che passavano nel ritiro spirituale obbligatorio erano sostenuti dalla stessa città.

L’intento era quello di redimerle, affidarle a qualche marito (a volte con una dote della città) e spingerle a rinunciare alla professione.

Erano pochi i casi di abbandono, però il ritiro preoccupava comunque i ruffiani (i "protettori" dell'epoca) che temevano di perdere la loro fonte di reddito.

Come vivevano le prostitute nel Medioevo

Il bordello non era un edificio unico, ma erano diverse strade intorno alle quali sorgevano diversi ostelli e case.

La storia del grande bordello di Valencia e della prostituzione
La storia del grande bordello di Valencia e della prostituzione

Le prostitute autorizzate dalla giustizia penale potevano affittare una stanza nell'ostello o, direttamente una delle case.

Ogni donna che affittava una casa la dipingeva e decorava la sua facciata con fiori sistemandola secondo il suo gusto.

Queste casette, molto piccole, spesso avevano un cortile retrostante dove coltivare qualcosa e dove potevano incontrarsi nelle calde notti estive in vivaci raduni.

Avere una di queste case era l'opzione migliore per le prostitute, perché permetteva loro di avere una maggiore autonomia e di allontanarsi un po' dagli occhi degli hostaleros.

Tuttavia anche le prostitute che affittavano queste case continuavano a dipendere dai loro “protettori”, i veri padroni del bordello di Valencia.

Le prostitute, erano sottoposte ad alcuni controlli medici (per quanto molti inefficaci) e potevano lasciare il bordello e andare in giro per la città solo con un permesso.

Chi comandava nel grande bordello di Valencia

Gli hostaleros erano i veri “capi” del bordello.

Erano loro che venivano incaricati di assumere le prostitute, di concordare con loro un salario e di intercedere affinché ricevessero la licenza di donne pubbliche.

Sembra che si prendessero cura delle donne, specialmente quando queste si ammalavano e non potevano lavorare, ma non era una cosa disinteressata.

Agivano come prestatori di denaro lasciando soldi alle ragazze in modo che potessero acquistare di tutto, dai gioielli ai vestiti.

Però, come detto, non era per generosità, le donne non potevano lasciare il lupanare se non avessero pagato tutti i debiti. In pratica, erano intrappolate.

I crimini nel grande bordello di Valencia

Le bevande alcoliche e i divertimenti erano ingredienti perfetti per accogliere i clienti... però da questi non era insolito che ne derivassero dei problemi come i litigi tra i clienti.

In questi casi entravano in azione le guardie che erano poste al controllo del bordello.

La misura più comune per evitare queste controversie era proibire l'ingresso a chiunque causasse problemi.

Ma questi non erano gli unici problemi che si sono verificati nel lupanare.

Come è facile immaginare non erano pochi i furti, spesso fra le stesse prostitute, specialmente dei gioielli e degli abiti molto ambiti.

La figura responsabile dell'applicazione della legge era il Reggente, questi controllava anche il divieto di portare armi e informava la Justicia Criminal delle sanzioni.

La fine del grande bordello di Valencia

Il bordello di Valencia funzionò a pieno regime per decenni.

Tuttavia, a metà del XVI secolo iniziò un declino lento ma inesorabile che culminò nel 1651.

In quell’anno Fray Pedro de Urbina (arcivescovo e viceré della città) ordinò che le prostitute che abbandonassero il lavoro o sarebbero state espulse dalla città.

Al religioso raggiungere il suo intento gli costò più tempo di quanto pensasse: solo nel 1671, le ultime rimaste furono trasferite in un convento.

Però l’idea del religioso non fu certamente una soluzione decisiva, al contrario, le donne si sparsero nelle strade e, a quanto pare, aumentarono anche i casi di sospetti di infermità per malattie veneree...