Scorodonia: l’antico aglio dei boschi
Secondo la leggenda, Teucro, che fondò Troia, conosceva le proprietà medicinali delle piante e, fra tutte, ne prediligeva una dai fusti eretti e ramosi, dalle foglie opposte a forma di cuore dentato e dai pallidi fiori verdognoli che svettano in spicastri alla sommità dei fusti.
La Teucrium Scorodonia della famiglia delle Labiate
Quest’erba perenne è stata catalogata in suo onore come Teucrium Scorodonia L. e ci sono diverse altre specie botaniche che fanno parte del genere Teucrium.
Conosciuta come scorodonia, appartiene alla famiglia delle Labiate:
il suo frusto peloso ha infatti sezione quadrangolare, caratteristica tipica di questa famiglia,
come la corolla che ricorda una sorta di bocca.
In questo caso, il labbro inferiore presenta 5 lobi (quello mediano è molto ampio, rispetto agli altri, e talvolta presenta una sfumatura porporina), mentre manca il labbro superiore
e gli stami bruno-rossicci risultano così scoperti ed evidenti.
Teucrium Scorodonia frutto e fioritura
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Il frutto è formato da 4 piccoli acheni distinti (o nucule), che sono lisci, bruni, ovati e arrotondati all’apice.
La scorodonia, che raggiunge un’altezza compresa tra i 20 e gli 80 centimetri e che fiorisce da luglio a fine settembre, predilige come habitat i boschi abbastanza soleggiati o i margini boschivi, attecchendo più facilmente su terreni poveri di calcare.
È diffusa nell'Europa occidentale e centrale, più rara ad esempio nelle Isole Britanniche, sebbene in Irlanda non sia difficile trovarla lungo le rive del fiume Shannon, sulle coste dei laghi Derg e Ree e nelle zone acquitrinose delle contee di Clare e Tipperary.
Qui, come del resto in Gran Bretagna, è soprannominata “ambrois”, facendo riferimento all'ambrosia, il cibo degli dei.
Un altro nome popolare irlandese è quello di “aglio dei boschi”, dovuto al fatto che le sue foglie, se stropicciate, lasciano sulle mani un leggero profumo d’aglio.
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Essendo poi una pianta amara, in passato è stata utilizzata quale succedaneo del luppolo, per aromatizzare le birre irlandesi e, nelle campagne, i contadini ne bevevano l’infuso per alleviare i dolori reumatici.
Tale proprietà non è stata confermata dallo studio sui principi attivi, anche se attualmente la scorodonia è specie di scarso impiego in fitoterapia, a differenza del “cugino” camedrio, che condivide lo stesso genere (Teucrium Chamaedrys L.).
Eppure contiene la scordeina, che è un principio amaro, un olio essenziale, tannini, flavonoidi, una saponina acida e composti antrachinonici.
Tali sostanze ne fanno un buon rimedio contro l’atonia gastro-intestinale (anche conseguente a stati infettivi), come stimolante negli stati depressivi e per alleviare il catarro bronchiale (questo è l’utilizzo principale, ad esempio, in omeopatia).
Molto interessante è l’uso esterno:
il decotto concentrato ha azione antiinfiammatoria e lenisce ulcere e piaghe settiche, disinfetta gli herpes e giova in caso di infezioni o ferite della bocca, in sciacqui o gargarismi.
Per preparare l’infuso, occorre versare due cucchiai di droga (rappresentata dalle sommità fiorite essiccate) in mezzo litro d’acqua.
Si porta a bollore, si spegne e si lascia riposare sotto coperchio per un quarto d’ora. Si filtra, si dolcifica a piacere e si beve lungo la giornata, anche dopo i pasti, come se fosse un tè.
Se invece si desidera ottenere il decotto concentrato per impacchi esterni, è necessario far bollire la tisana per 5 o 10 minuti, prima di spegnere e di lasciare in infusione.
Foto Wikipedia. Altre immagini scorodonia: fiori. Elaborazioni CaffèBook