Ridurre le emissioni di CO2 passando da un campo di papaveri

Dopo la storica sentenza di maggio 2021 con cui un giudice olandese ha stabilito che la compagnia petrolifera anglolandese Shell dovrà ridurre le emissioni di CO2 del 45% entro il 2030, vincolando a quanto stabilito dagli accordi di Parigi non solo i paesi firmatari ma anche le multinazionali, alcune cose stanno cominciando a cambiare.

Ridurre le emissioni di CO2

Ridurre le emissioni di CO2
Ridurre le emissioni di CO2

All'inizio, Shell aveva reagito annunciando ricorso contro la sentenza ma, di fronte alle crescenti pressioni di azionisti e opinione pubblica, la compagnia sta mostrando un sorprendente cambio di atteggiamento annunciando l'intenzione di accelerare i piani di transizione verde per la riduzione delle emissioni di gas serra.

La sentenza olandese è portatrice di contenuti giuridici rivoluzionari perché, per la prima volta, non viene chiesto a una compagnia di rimediare ai danni materiali prodotti ma impone comportamenti apportatori di effetti nel futuro.

Sentenza per ridurre le emissioni di CO2

La riduzione della produzione di CO2
La riduzione della produzione di CO2

Oggi più che mai è necessario agire concretamente per realizzare una riduzione della produzione di CO2 per evitare una catastrofe climatica.

L'agenzia meteorologica e climatica statunitense sostiene la necessità di azzerare le emissioni il prima possibile.

Se Shell ha modificato la propria politica adeguandosi alla sentenza olandese è dovuto anche a un fenomeno che riguarda le maggiori multinazionali petrolifere in quanto i loro azionisti chiedono un maggior impegno ambientale nelle strategie aziendali.

Il colosso americano Exxon Mobil, ad esempio, vede tra gli azionisti, per una quota inferiore allo 0,1%, il fondo attivista ambientalista Engine no.1 che é riuscito a far eleggere tre suoi rappresentanti nel consiglio di amministrazione con l'obiettivo di indirizzare la strategia aziendale verso obiettivi coerenti con le politiche verdi.

La prima mossa dei nuovi consiglieri è stata la richiesta di diminuire la produzione di greggio:

una scelta che comporta la riduzione dei ricavi della società e che pare in stridente contrasto con i suoi fini utilitaristici.

In realtà, questa richiesta trova giustificazione nel fatto che lo sviluppo delle fonti rinnovabili viene oggi incentivato con finanziamenti pubblici sia negli Stati Uniti che in Europa. Addirittura a metà maggio 2021, l'Agenzia Internazionale dell'Energia ha emesso un rapporto che suggerisce l'interruzione di qualunque finanziamento per l'utilizzo di fonti fossili come modalità necessaria per il raggiungimento di significativi risultati ambientali entro scadenze ragionevoli.

Quello che stupisce è il fatto che l'Agenzia è espressione dell'industria petrolifera e che, per la prima volta, ha assunto una posizione in contrasto con gli interessi di cui è emanazione.

Una strategia avvenuta all'interno di Exxon Mobil che si sta realizzando anche con Chevron.

Come fanno le associazioni di attivisti ambientali a entrare nel consiglio di amministrazione delle grandi multinazionali?

Convincendo le aziende, che spendono risorse in iniziative di sostenibilità, a finanziare l'acquisto delle loro azioni stimolando altri investitori a unirsi, non tanto per progetti a lungo termine come il cambiamento climatico ma concentrandosi su rendimenti a breve termine comportanti la richiesta di miglioramenti dell'efficienza e protocolli di riduzione dei costi per restituire più denaro agli stessi azionisti.

Exxon Mobil ha proposto negli ultimi mesi un progetto di cattura del carbonio da cento miliardi di dollari e ha impegnato tre miliardi di dollari in tecnologie a basse emissioni indicando un'attenzione ai piani di sostenibilità e alla produzione di energia pulita che si spera possa proseguire, orientando la politica delle altre compagnie petrolifere.

In Europa, invece, cosa si sta facendo?

Il 13 giugno in Svizzera è stato proposto un referendum per l'abrogazione di una legge approvata a grande maggioranza nel parlamento e sostenuta da quasi tutti i partiti del governo federale relativa al taglio delle emissioni di CO2.

Una legge che doveva concretizzare gli impegni sulla riduzione delle emissioni entro il 2050, dimezzando quelle del 1990 entro il 2030, e che prevedeva misure relative ai veicoli stradali, al traffico aereo (con una tassa sui biglietti aerei e sui carburanti), alle emissioni industriali e al risanamento degli edifici.

Il referendum in Svizzera contro il taglio delle emissioni di CO2

Il referendum in Svizzera contro il taglio delle emissioni di CO2
Il referendum in Svizzera contro il taglio delle emissioni di CO2

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L'affluenza al referendum è stata molto alta, pari al 60%, e una stretta maggioranza del 51,6% ha determinato l'abrogazione della normativa motivandola con la preoccupazione che gli impegni alla riduzione delle emissioni di un'economia basata sul fossile si traducessero in un aumento di costi sui cittadini, con maggiori spese di trasporto e aumento dei prezzi dei prodotti alimentari senza che vi fosse redistribuzione di prelievi e risorse.

I cittadini svizzeri si sono giustificati affermando che la popolazione della loro nazione, di soli otto milioni abitanti, non fosse tale da influenzare il riscaldamento climatico.

Sono state soprattutto le zone rurali ad esprimere la contrarietà alla normativa oggetto del referendum. In realtà, la Svizzera è uno dei paesi al mondo in cui si vola di più, si usano più Suv e auto di lusso e che gestisce un quarto del patrimonio globale.

Nonostante sia sempre stata attiva negli impegni e nelle pratiche ecologiche, la maggioranza dei votanti ha considerato gli impegni ambientali come un mero costo, facendo prevalere gli interessi economici sulle ragioni etiche e preferendo non accollarsi i costi immediati della transizione, senza preoccuparsi delle generazioni future.

Invece, in Italia, il Recovery Plan presentato all'Unione Europea sembra prevedere una percentuale molto bassa, solo il 16% di 235 miliardi di euro, destinata a investimenti e attività per la tutela del clima e la transizione ecologica.

Quanto avvenuto in Svizzera mostra che il tragitto per trasformare l'impronta ambientale sul pianeta non deve essere solo ecologico ma anche sociale.

È importante informare e mobilitare le persone per cambiare i singoli comportamenti ma non è sufficiente:

quanto avvenuto negli Stati Uniti e in Olanda con le compagnie petrolifere dimostra che è necessario coalizzarsi per orientare, a livelli superiori, le strategie industriali, utilizzando dei regolatori pubblici e collettivi.

I cittadini svizzeri, oltre alla legge in tema di emissioni di CO2, hanno respinto anche una normativa che vietava i pesticidi sintetici nell'agricoltura e l'uso di antibiotici negli allevamenti animali.

Una nazione che fa della natura incontaminata una delle maggiori attrattive, ha quindi rifiutato altre leggi che incidono positivamente sull'ambiente e sull'integrità del cibo.

È sorprendente la discrepanza che sussiste tra le dichiarazioni delle persone e il loro comportamento.

Tutti parlano di sostenibilità, di ecologia, di abitudini e alimentazioni sane, riconoscendo le irregolarità dei fenomeni meteorologici di cui subisce, spesso, le negative conseguenze ma, quando si va sul concreto, molti manifestano disarmanti contraddizioni.

A fine maggio 2021 a Lonato del Garda, in provincia di Brescia, il sindaco di Montichiari ha condiviso sui social le immagini di un enorme campo di papaveri rovinato dal calpestio delle persone entrate per scattare selfie.

I cittadini, per postare lo scatto perfetto di un luogo affascinante, non hanno pensato che il loro passaggio avrebbe deturpato irrimediabilmente la bellezza fissata nelle immagini.

Il selfie che deturpa l'ambiente
Il selfie che deturpa l'ambiente

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L'impressione è che la gente pensi di vivere in un luogo virtuale:

la volontà di mostrare una fotografia prevale sulla realtà vivente e quello che conta sembra essere la rappresentazione di un luogo che non esiste più in quanto rovinato da coloro che l'hanno ritratto.

La natura viene sempre considerata uno strumento al servizio dell'uomo e mai oggetto di sensibile rispetto e riconoscenza.

Il sindaco Marco Togni conclude le sue riflessioni lamentandosi del "menefreghismo" degli autori dello scempio del campo di papaveri, così come del comportamento di molti cittadini che abbandonano i rifiuti invece di portarli in discarica o buttano per terra mozziconi, cartacce, mascherine o plastica, lamentandosi dell'inefficienza della pubblica amministrazione non in grado di tenere pulito ogni angolo del Comune.

Questa la sua dichiarazione finale: «I cittadini dovrebbero capire che la responsabilità è sempre individuale e che sindaci, assessori e polizia locale non possono arrivare ovunque. Se ciascuno di noi facesse la propria parte impegnandosi a non sporcare e a rispettare gli ambienti che frequenta, moltissimi problemi non ci sarebbero».

Di fronte allo sfogo del sindaco, condiviso da molti utenti, c'è stato chi ha dichiarato amaramente che «non meritiamo questo mondo e le sue bellezze».

Riusciremo a preservare il nostro pianeta superando egoismo e ignoranza, o resteremo solo con delle fotografie a rimpiangerne la bellezza perduta?

6 Ridurre le emissioni di CO2
6 Ridurre le emissioni di CO2

Foto campo papaveri rovinato da Gardapost (.it), Foto da Pixabay. Per crediti foto elaborate: foto Roberto Roverselli per CaffèBook link all'articolo.