Fuga da una tazzina di caffè (I Produttori e il basso costo del caffè)

Perché è così basso il costo del caffè pagato ai produttori mentre le multinazionali diventano sempre più ricche? E cosa c’è dietro il prezzo di una tazzina di caffè?

Molti dei titoli recentemente comparsi sui giornali economici di tutto il mondo evidenziano che Starbucks e Luckin Coffee, due delle maggiori multinazionali del settore, approfittando del basso costo del caffè, “volano al massimo” ottenendo grandi introiti per i propri azionisti.

Probabilmente tutti conoscono Starbucks e in molti cominciano a sentir parlare del suo rivale cinese Luckin Coffee, ma in pochi di certo si soffermano a pensare da cosa derivino tante soddisfazioni economiche.

I Produttori e il basso costo del caffè

I Produttori e il basso costo del caffè
I Produttori e il basso costo del caffè

Prima di approfondire questo aspetto è bene chiarire che non sono le uniche a godere della grande differenza di utili che divide i produttori dai distributori di caffè.

Esiste ad esempio il caso della Nestlé. La multinazionale svizzera acquista il chicco direttamente dai produttori, lo esporta, lo tosta, lo confeziona e lo distribuisce. La Nestlé “gestisce” circa il 93,8% del prezzo che vediamo giungere al consumatore finale nei supermercati.

Il caffè è il secondo prodotto più commercializzato al mondo dopo il petrolio e il secondo più consumato dopo l'acqua, il che potrebbe indurrebbe a pensare che i produttori di caffè stiano guadagnando molto. Non c'è nulla di più lontano dalla realtà.

L’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO), ha recentemente pubblicato uno studio che prevede una diminuzione dello 0,9% della produzione mondiale di caffè per l'anno 2019-2020.

La produzione mondiale e il basso costo del caffè

Drupe foto per I Produttori e il basso costo del caffè
Drupe foto per I Produttori e il basso costo del caffè

Ad esempio il Brasile, il principale produttore ed esportatore mondiale di caffè, dichiara un calo che probabilmente raggiungerà il 20% in meno del raccolto rispetto allo storico 2018.

Se tutti torniamo con la memoria alla nozione basica di economia che il prezzo è determinato dall’equilibrio fra la domanda e l’offerta questa diminuzione dovrebbe essere una buona notizia per i produttori, ma sappiamo che, ovviamente, non sarà così.

Si sta sentendo sempre più forte il grido disperato dei piccoli produttori di fronte al valore troppo basso del caffè dato dal mercato internazionale.

Dalle tante piccole grandi storie di vita raccontate a volte anche in giornali importanti ci si può rendere conto dei problemi che devono affrontare le piccole aziende del settore.

Un esempio è l’azienda di Martinez, produttore di caffè dell'Honduras, che non ha più potuto investire nella sua fattoria. Non guadagnava abbastanza per pagare il concime, i lavoratori ed ha dovuto lasciare le piante di caffè abbandonate al loro destino. Dai 600 quintali all'anno che realizzava ha potuto raccoglierne solo 200.

Ed anche Aguilera, proprietario di una fattoria vicino al confine con El Salvador, racconta, nella stessa intervista la medesima situazione. "Continuiamo perché non abbiamo alternative e coltiviamo caffè da quando eravamo bambini, non perché è redditizio. Non sappiamo fare nient'altro, ma chi guadagna è l'intermediario e l'esportatore”. Aguilera ha poi aggiunto con rammarico che probabilmente dovrà fare come molti altri lavoratori del settore: abbandonare tutto e cercare fortuna altrove.

Ma, tornando al problema principale viene da chiedersi, perché, se è calata la produzione è così basso il prezzo del caffè pagato ai produttori?

La stessa fonte che comunica il dato, la National Supply Company (Conab), specifica anche altri aspetti.
Il calo brasiliano è dovuto al ciclo negativo dell’arabica brasiliana. Le piante di questa varietà seguono un ciclo naturale biennale, alternando un anno di grande fioritura, che consente una migliore produttività e un anno di fioritura meno intensa, come nel 2019.
Però poi aggiunge che anche così per l'attuale ciclo, il raccolto del 2019 dovrebbe essere il secondo più grande ottenuto durante un ciclo biennale negativo in Brasile.

Il Brasile gioca un ruolo chiave nella produzione mondiale. È il Paese che ne produce più al mondo seguito dal Vietnam. Il caffè verde viene venduto in sacchi di 60 chili e il Brasile ne ha prodotti 61 milioni. Ci sono quasi otto milioni di posti di lavoro, fra diretti e indotto, impegnati nella produzione del più grande Paese sudamericano.

Il prezzo del caffè oggi però è talmente basso da essere vicino ai minimi del 2006.

È sceso quest'anno più del 20% e del 30% negli ultimi tre anni.

Il motivo ruota intorno alla politica del Brasile. Il prezzo dei chicchi infatti è strettamente legato al prezzo del real brasiliano, che è affondato all'inizio del 2019, e questo stride con il prezzo di una tazza di caffè che viene venduta sempre più cara.

In realtà la produzione brasiliana è cresciuta moltissimo andando non solo a rendere meno importanti cali fisiologici delle piante, ma anche l’aumentata domanda mondiale. Alcuni analisti di mercato hanno sottolineato che c’è una maggiore offerta, guidata principalmente da Brasile e Vietnam.

L'Organizzazione internazionale del caffè (ICO) prevede che la produzione nella stagione in corso supererà la domanda per il secondo anno consecutivo. In questo caso, si aggiungerà un altro problema, l’aumento delle scorte immagazzinate.

I Piccoli Produttori e il basso costo del caffè

I Piccoli Produttori e il basso costo del caffè
I Piccoli Produttori e il basso costo del caffè

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Si stima che ci siano circa 25 milioni di piccoli agricoltori in America Latina, Africa e Asia che coltivano caffè. La maggior parte dei coltivatori di caffè sono sempre più disperati, perché non hanno altro modo di guadagnarsi da vivere.

Per molti Paesi produttori le esportazioni di caffè sono un’importante fonte di valuta estera. Per questi Paesi il calo dei prezzi rende più difficile le importazioni di medicinali, cibo e altre necessità. È da considerarsi quindi una preoccupazione che non riguarda solo i piccoli agricoltori che vivono direttamente della pianta.

Aura Lila Sevilla, presidente di Alianza Nacional de Cafetaleros de Nicaragua (ANCN), ha dichiarato a El Nuevo Diario che il basso prezzo internazionale del caffè è uno dei problemi principali dei produttori nicaraguensi.
Nell’intervista Sevilla racconta che “Anche se i produttori di caffè conservano ancora le proprie aziende sono del tutto privi di liquidità. Lavorano per coprire i costi ed assicurare il raccolto successivo. A volte si indebitano e vendono quanto possono perdendo capitale proprio”.

Molti produttori di piccole e medie dimensioni stanno abbandonato le loro fattorie e si uniscono alle carovane di migranti partite per gli Stati Uniti perché non hanno più di che vivere.

A trarne vantaggio soprattutto le catene di vendita di caffè quotate a Wall Street. Starbucks, ad esempio, ha guadagnato molto sul mercato azionario continuando a proporre prezzi sempre più alti nel menù delle sue bevande a base di caffeina.

La reazione dei piccoli produttori di caffè

Sempre più spesso si sente parlare di piccole realtà locali, cooperative o collaborazioni fra piccoli coltivatori, che cercano di far fronte alla situazione. In Messico la cooperativa di caffè del Chiapas Yomol A’tel è un ottimo esempio.

Tuttavia sono ancora questi pochi casi, così come non sono ancora molte le torrefazioni, molte però in Italia, che si stanno orientando ad acquisti etici e solidali.

Si tratta di aziende che hanno preso coscienza delle difficoltà dei produttori e si rendono conto che queste si possono ripercuotere nella qualità dei prodotti sulla quale devono puntare per sottrarsi alla concorrenza delle grandi imprese e multinazionali.

In Italia è facile definire il caffè una passione più ancora che un’abitudine o un alimento. Inoltre, è certo che quando nel bar consumiamo il nostro espresso preferito non pensiamo minimamente a cose come la sua raccolta, la lavorazione o il lungo viaggio che ha fatto per finire nella nostra tazzina.

Mentre il costo del caffè diminuisce i produttori perdono la speranza. La speranza risiede in una generazione di consumatori sempre più consapevoli e attenti a quanto consumano che cercano un prodotto frutto di un comportamento eticamente corretto.