L’iris, l’antica Fleur de Lys

L’iris divenne, il fiore di Clodoveo, chiamato fleur de Lys, l'origine del nome, la pianta, la droga medicinale e l'olio essenziale.

Conoscete la leggenda? Il re dei Franchi Clodoveo (V secolo) si trovava sulle rive del Reno, non lontano da Colonia, quando gli apparve un guado oltre una macchia fiorita di iris giallo oro.

Ciò rappresentava la salvezza insperata, per condurre sull'altra sponda le sue truppe merovinge e per sfuggire agli Alemanni che lo inseguivano. Se la successiva vittoria sul nemico portò il sovrano a convertirsi al cristianesimo e a farsi battezzare, il ricordo di quel guado circondato dalle bionde corolle delle iris gli fece scegliere tale pianta per le sue insegne reali.

L’iris divenne, dunque, il fiore di Clodoveo, che in terra di Gallia era chiamato Louis.

Il nome francese fleur de Lys fece poi pensare al giglio, quale emblema delle varie dinastie che si succedettero sul trono di Francia, ma in origine si trattava appunto di un’iris.

Erba perenne d’antico utilizzo, i greci ne attribuivano l’origine a Iride, la messaggera di Era. Per premiarla dei suoi servigi, perché non le recava mai cattive notizie, la moglie di Zeus trasformò Iride nell'arcobaleno e l’iris, detta anche giaggiolo, con le sue oltre 300 specie dalle tinte più svariate (manca solo il rosso!), era davvero il fiore più indicato per portarne il nome, che è rigorosamente femminile.

Iris detto anche giaggiolo

Iris detto anche giaggiolo
Iris detto anche giaggiolo

Ancora oggi, nel linguaggio di fiori, il giaggiolo conserva il significato di “lieta novità”, quale omaggio ai messaggi sempre positivi di Iride.

Omero cita l’iris nell'Iliade, attribuendo ai suoi petali la virtù di rendere più eloquenti gli oratori troiani, che se ne cibavano.

Quanto agli egizi, si tramanda che fu il faraone Thutmosis I a condurla in patria dalla Siria, dove i suoi rizomi erano conservati tra i tesori più preziosi. E nella terra delle piramidi divenne assai apprezzata nella preparazione dei profumi.

I romani la adoperavano per aromatizzare il vino e nel mondo arabo si adornavano con i giaggioli le tombe dei guerrieri più valorosi.

In Oriente, dall'iris si ricavava il celebre pigmento blu e dalla polvere delle radici nacque la ricercatissima cipria che, in Giappone, solo alla famiglia imperiale era concesso possedere. Al punto che le donne nipponiche ne coltivavano di nascosto le piante e, per non essere scoperte, le seminavano addirittura sui tetti, usanza che in alcune zone permane ancora oggi, naturalmente a scopo ornamentale.

In Irlanda, il giaggiolo indica l’arrivo dell’estate.

Solo quando i suoi fiori sbocciano, infatti, si può infine affermare di essere fuori dai rigori dell’inverno e dalle piogge di primavera. Nelle campagne si fanno essiccare le radici e si pongono poi in cassetti e armadi per profumare la biancheria.

Ma forse l’impiego più curioso sull'Isola di Smeraldo riguarda l’indole impetuosa e rissosa dei suoi abitanti. Le donne irlandesi, a questo proposito, sono abilissime nel preparare cataplasmi con il rizoma di iris da applicare sull'occhio nero dei loro mariti, dopo che il venerdì sera hanno fatto a botte davanti al pub, per aver bevuto una birra di troppo…

Dal punto di vista botanico, appartiene alla famiglia delle Iridacee (come lo zafferano, ad esempio) e risponde a diversi nomi latini.

Quella più comune in natura è l’Iris germanica L., dai petali violetti. Più pregiate come specie, tuttavia, sono l’Iris pallida Lam. e soprattutto l’Iris fiorentina L., dalle bianche corolle e dal profumo persistente. Terribile è l’Iris pseudacorus L. in quanto velenosa (provoca vomito e coliche intestinali) eppure furono proprio i suoi fiori color dell’oro a salvare l’esercito del re Clodoveo! Spunta nelle paludi e lungo i corsi d’acqua ed è pianta protetta.

Iris Botanica e droga medicinale

Iris Botanica e droga medicinale
Iris Botanica e droga medicinale

L’iris presenta foglie basali spadiformi, superate in altezza dal fusto cilindrico a più fiori. Essi, che spuntano tra maggio e giugno, hanno i petali esterni più scuri e di forma riflessa, mentre i petali interni sono pallidi, sebbene di uguale grandezza. Il frutto è una capsula tubolare, a 3-6 costole, e contiene semi schiacciati e discoidi.

La droga medicinale è rappresentata dal rizoma di colore bianco avorio, che è insipido quando è fresco ma che, essiccando, acquista il caratteristico aroma di violetta. Tale profumo si manifesta per la presenza di alcuni principi attivi, ovvero di aldeidi e di esteri di acidi grassi (miristico e oleico), di un chetone, che però ricorda l’odore della menta, e principalmente di irone.

Gli altri costituenti sono olio essenziale, il glicoside iridina, amido, resina, tannini. Ne derivano proprietà interessanti: il giaggiolo è diuretico e depurativo, grazie alla presenza della resina è balsamico ed espettorante, è un buon antifermentativo e riattiva la circolazione. Lenisce inoltre molti tipi di cefalee tra cui le emicranie mestruali.

Per assumerlo, il medico naturalista Jean Valnet consigliava di grattugiarne il rizoma fresco e di mescolarlo alle insalate oppure di preparare un infuso freddo, in questo modo: mettere a macerare per un’intera notte pari peso di radice fresca grattugiata e di acqua, si filtra e si beve la mattina a digiuno.

Qualcuno ricorderà, infine, che la radice di iris era ricercata dalle nostre nonne per la dentizione dei bambini: anche qui la saggezza popolare non sbagliava, dato che è materia prima rinomata nella preparazione delle paste dentifricie, oltre che nell'industria dei profumi e dei liquori.

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