Ghirlande di nerospino a Capodanno

Il prugnolo, noto anche con il nome suggestivo di nerospino, è dalla notte dei tempi il rivale botanico del biancospino.

Fiori di Nerospino
Fiori di Nerospino

Appartengono entrambi alla famiglia delle Rosacee e per questo motivo i fiori bianchi delle due specie sono molto simili.

Il biancospino tuttavia ha da sempre fama di santità e dona all'uomo preziose bacche rosse, oltre a principi attivi straordinari;

il nerospino, al contrario, deve forse ai tondi frutti tinti di blu notte la sinistra reputazione di morte,

tanto che la leggenda vuole che con i suoi flessibili rami sia stata intrecciata la corona di spine che i soldati romani posero sul capo di Gesù Cristo, prima della crocifissione.

Nelle campagne delle Prussia, nei secoli passati, si era diffusa la credenza che il prugnolo attecchisse più facilmente dove era stato versato il sangue dei cadaveri, durante l’infuriare di una battaglia.

In Irlanda, invece, era assai temuta la fioritura del nerospino, se avveniva fuori stagione.

Frutti di Nerospino
Frutti di Nerospino

Si tramanda che se i fiori di quest’arbusto sbocciavano la vigilia di Natale, nella casa che sorgeva più vicina alla pianta ci sarebbe stato un lutto nel corso dell’anno successivo.

Eppure, a Capodanno, solo il nerospino ha il potere di scacciare il diavolo dai campi.

In diverse contee dell’Isola di Smeraldo c’era infatti la tradizione secondo cui la moglie del capofamiglia, alzandosi presto la mattina del primo giorno di gennaio, dovesse subito confezionare una grande ghirlanda con i teneri rametti del prugnolo.

Essa veniva appesa alle pareti della cucina della fattoria e rimaneva esposta sino al Capodanno seguente, quando se ne preparava una nuova.

Ma quella dell’anno prima non doveva essere gettata via:

occorreva bruciarla, per raccoglierne la cenere.

Tutta la famiglia si recava poi a spargerla nei solchi in cui era stato seminato il grano, per ottenere in estate un raccolto abbondante. Naturalmente il diavolo non si spaventava per qualche pugno di cenere, che era senz'altro più utile come concime…

Il nome latino di questa specie è Prunus spinosa L.,

anche se in inglese si traduce con blackthorn (in contrapposizione con il biancospino, che è hawthorn) e in irlandese con draighneán.

Pianta di Nerospino
La Pianta di Nerospino

Si tratta di una pianta assai comune in tutta Europa, dall'area mediterranea alla Scandinavia, ma pure in Asia occidentale (sino all'Iran), nella Siberia occidentale e nel Nord Africa.

Condivide l’habitat con il biancospino, dalla pianura alla fascia montana, prediligendo le lande aride, assolate, nelle quali forma in pochi anni macchie e boscaglie, per la facilità con cui butta fuori tenaci polloni dalle radici a stolone.

È un arbusto dai rami spinosi che può raggiungere i 3 metri d’altezza.

Fiorisce tra marzo e maggio e i boccioli precedono la comparsa delle foglie, che sono dentate e lanceolate e che hanno una dimensione compresa tra i 2 e i 4 centimetri.

Le bacche nerastre e sferiche (con un diametro che varia tra il centimetro e il centimetro e mezzo) maturano tra settembre e ottobre.

Paragonato al cugino biancospino, il nerospino non vanta gli stessi prodigiosi principi attivi, ma non è comunque trascurabile.

Nei candidi fiori contiene glicosidi flavonici, piccole quantità di glicoside dell’acido cianidrico e composti della cumarina;

nei frutti abbondano i tannini e ci sono inoltre vitamina C, acidi organici, coloranti e zuccheri.

La tisana che si prepara con i fiori

– si versano i soliti due cucchiai rasi di droga in mezzo litro d’acqua fredda e si porta a bollore prima di spegnere, tenere in infusione per una decina di minuti, filtrare e dolcificare

– si beve lungo la giornata con blandi effetti lassativi e con migliore giovamento come diuretico e depurativo, soprattutto in caso di reumatismi, gotta e acne.

Lenisce anche la tosse.

Il Nerospino e tisana
Il Nerospino

Ponendo invece a bollire per qualche minuto una manciata di frutti in un litro d’acqua si ottiene un decotto che rappresenta un tonico generale quando si soffre di stress e di affaticamento, un integratore di vitamina C per prevenire le affezioni da raffreddamento e un potente astringente (se si soffre di diarrea). Impiegato in gargarismi, cura le infiammazioni del cavo orale.

Studi specifici hanno inoltre individuato nel decotto della corteccia e delle foglie proprietà antiasmatiche e antidiabetiche.

La medicina omeopatica utilizza il nerospino per combattere le nevralgie e alcuni disturbi cardiaci.

I contadini ne raccolgono i frutti per preparare marmellate, vini, ratafià e liquori, come il celebre Prunelle de Borgogne, che si ricava però dai noccioli delle bacche messi a macerare in acquavite e che ricorda nel sapore il kirsch.

È annoverato infine tra le piante tinctorie perché dalla sua corteccia, opportunamente trattata con sali di ferro, si ricava un colore nero brillante con cui tingere le stoffe.

Ce n’è abbastanza, dunque, per assolvere il nerospino da qualsiasi attribuzione funesta e per sceglierlo come sorprendente augurio per un nuovo anno di luce e di serenità!

Foto da Wikipedia di Isidre Blanc, Bernd H, Kristian Peters, Andrew Dunn elaborazione Roberto Roverselli per CaffèBook