Leonardo da Vinci: composizione piramidale, rispetto per la Divinità e giochi di parole pittoriche

Come tutti sanno, Leonardo da Vinci deve aver realizzato una cinquantina di dipinti.

Circa la metà è giunta a noi. Alcuni sono opere della bottega del Verrocchio, altri interamente autografi, altri ancora da lui abbozzati e finiti dai suoi allievi, infine alcuni sono solo lontane riflessioni del suo genio...

Allo stesso modo, se il corpus della sua opera è molto limitato, le invenzioni sono innumerevoli.

Ci concentreremo su tre aspetti particolari del lavoro del Maestro: il suo modo di creare una composizione piramidale, la sua visione del rispetto dovuto alla divinità e i suoi giochi di parole pittoriche.

Ricordiamo anzitutto il simbolismo della piramide: è l'immagine della perfezione della sintesi, quindi della convergenza spirituale. Da qui la sua inclusione nel concetto di composizione pittorica.

Cosa si intende per "composizione piramidale"?

La composizione di un dipinto è la scienza della distribuzione delle forme all'interno dello spazio pittorico disponibile. Questo crea una gerarchia tra i vari componenti: un elemento (o più) è più importante degli altri.

La composizione si basa su linee guida, o linee di forza: le principali direzioni seguite che orientano lo sguardo di chi guarda.

La costruzione di un dipinto avviene sempre secondo uno schema più o meno preciso. La domanda allora diventa: “perché l'artista ha proceduto in questo modo? ".

La composizione piramidale è quella che mostra le masse principali racchiuse in un triangolo. Generalmente è usato per sostenere la gerarchia: un personaggio, o un fenomeno naturale domina gli altri. Quindi la dimostrazione della potenza, del potere, della gloria o della maestà dell'eroe, o del fenomeno, è senza risposta.

L'effetto è molto dimostrativo, specialmente per le rappresentazioni di Re o Dei.

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Vediamo cosa significa prendendo un esempio da Leonardo: "La Vergine delle Rocce" conservata a Parigi.

Leonardo da Vinci composizione pittorica piramidale Vergine delle Rocce Louvre
Leonardo da Vinci composizione pittorica piramidale Vergine delle Rocce Louvre

In una grotta aperta, sullo sfondo di un paesaggio dalle morbide trasparenze, la Vergine inginocchiata introduce Giovanni Battista, che si genuflette, davanti al Bambino Gesù che lo benedice. Un angelo assiste alla scena.

Il triangolo della composizione piramidale si scompone come segue:

la parte superiore è la figura di Maria, Giovanni Battista è il lato sinistro, mentre quello destro è formato dal Bambino Gesù e dall'angelo.

C'è un altro aspetto in questo triangolo sorprendente: è posizionato in uno spazio dove esiste la profondità. La Vergine si trova in un'area centrale, Gesù e l'angelo all'estremo ma in primo piano, Giovanni Battista in un piano intermedio.
Ciò implica una distorsione dello spazio poiché la retta che collega la Vergine a Giovanni Battista è più corta dell'altra.

Lo spettatore non se ne accorge: Leonardo, con trucchi colorati, riesce a rendere invisibile questa deformazione!

D'altra parte, …che contributo alla solidità della costruzione: l'occhio è subito fisso sui personaggi. È solo a posteriori che lo sguardo si posa sul resto del dipinto, pur collocato nella parte alta della composizione.

Tutto ciò è molto logico: questa scena religiosa è una dimostrazione, di altissimo livello e di qualità altrettanto eccezionale, della spiritualità cristiana nella sua massima purezza. Ciò che solo un genio può riuscire a trascendere, a dare un'immagine di assoluta perfezione.

Leonardo da Vinci composizione pittorica piramidale La Vergine delle Rocce di Londra
Leonardo da Vinci composizione pittorica piramidale La Vergine delle Rocce di Londra

La Vergine delle Roccedi Londra, realizzata molto più tardi ed in parte dallo studio di Leonardo a Milano, presenta una composizione piramidale simile, senza essere identica.

Le figure sono molto più grandi, l'aspetto più in evidenza, viste praticamente sullo stesso piano spaziale, la loro monumentalità è più assertiva, dove la vita soffoca in questo contesto.

Tutto ciò conferisce minore coesione al triangolo, le cui linee costruttive si fanno più sfumate. La distanza tra i due bambini si riduce, l'angelo e il Battista sono separati, la scena descritta è più concreta perché non si basa su ciò che dà tutto il suo splendore mistico al primo: la creazione dello spazio del sogno , che va oltre il reale per raggiungere l'intramontabile.

Come ciò che questi due esempi dello stesso soggetto, che sembrano così vicini, non lo sono più quando ci concentriamo sull'analisi. Il che richiede uno sforzo da parte dello spettatore...

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Vediamo ora “La Vergine, Sant'Anna, il Bambino Gesù e l'Agnello”, dipinto conservato al Museo del Louvre.

La composizione piramidale è evidente lì.

Il triangolo è molto diverso da quello mostrato nei due dipinti precedenti.

La Vergine è posta seduta in grembo alla madre. Lei cerca di trattenere suo figlio, mentre il suo gesto è chiarissimo: vuole allontanarsi da Lei afferrando l'agnello. Questo movimento di ritiro è sempre stato interpretato come una premonizione del destino di Gesù...

In ogni caso, il triangolo così creato (certa invenzione di Leonardo nonostante ci sia stata collaborazione nell'elaborazione pittorica e che alcuni dettagli siano incompiuti), è fuori dal comune: è formato da due personaggi con Maria seduta sulle ginocchia di Saint'Anna, e la sua estensione costituita dal Bambino Divino e dall'animale.

Il potere che ne deriva dovrebbe quindi essere raddoppiato. In realtà si decuplica, conferendo all'opera una solidità e uno splendore spirituale ineguagliabili. Questo tipo di exploit porta il segno di Leonardo.

Aggiungiamo che Sant'Anna è centrata su una verticale fissa, mentre Maria è centrata su una diagonale mobile di circa 60 gradi. Il trabocco a destra del Bambino e dell'Agnello rende più densa la composizione, sottolineandone più fortemente la stabilità.

"L'Adorazione dei Magi", conservata presso gli Uffizi di Firenze, presenta una composizione piramidale triangolare più rilassata, perché le tre figure che la compongono (la Vergine col Bambino in ginocchio, il mago accovacciato a destra che offre un dono, l'ultimo due magi inginocchiati a sinistra) sono più distanti tra loro e le loro azioni multiple.

Leonardo da Vinci: composizione piramidaleL'Adorazione dei Magi
Leonardo da Vinci: composizione piramidale L'Adorazione dei Magi

La conseguenza è che l'altezza del triangolo è molto inferiore a quella dei dipinti visti in precedenza.

Se "l'Ultima Cena", a Milano, mostra una composizione complessivamente rettangolare, resta il fatto che Cristo si presenta in una composizione piramidale: sul suo volto è costruito un triangolo e l'interlinea quasi perpendicolare delle sue braccia.

Leonardo da Vinci composizione pittorica piramidale, l'Ultima Cena
Leonardo da Vinci composizione pittorica piramidale, l'Ultima Cena

Anche qui la causa è una ragione logica: è il figlio di Dio che è il centro psicologico dell'opera.

Diamo un'occhiata, prendendoli insieme, "La Belle Ferronnière" e poi "La Gioconda".

Leonardo da Vinci: composizione piramidale,  La Gioconda
Leonardo da Vinci: composizione piramidale, La Gioconda

Sotto l'aspetto che stiamo studiando: la composizione piramidale, ci colpisce la somiglianza nella posizione del corpo: dietro una barriera, costituita da una balaustra per la prima e dal bracciolo di una poltrona per la seconda, compare la figura femminile vista con un angolo identico, ruotando di circa 45 gradi, spalla destra in primo piano verso l'esterno a destra, spalla sinistra sullo sfondo a sinistra ma più centrata.

La densità volumetrica fa il resto, dando vita alla composizione piramidale attraverso la forza data al triangolo formato dalla testa e dalle braccia. Questa somiglianza nella concezione del dipinto non deve nulla al caso: nasce dalla mente dell'artista e si esprime allo stesso modo. Questo è del tutto normale: i due dipinti sono della mano di Leonardo.

La composizione piramidale è quindi una costante leonardesca, poiché abbiamo stabilito che dirige l'elaborazione di cinque dipinti e ne orienta altri due, tutti per mano del Maestro.

Passiamo ora al secondo aspetto che ci riguarda: il rispetto della divinità. Che cosa significa ? E in particolare per Leonardo?

Il rapporto con il divino può essere stabilito in tutte le forme: strumentalizzazione sottomessa dei personaggi, obbedienza strutturale agli elementi naturali, ecc.

La visione del nostro genio fiorentino è più discreta, più funzionale e più amabile: introduce una distanza fisica naturale, corrispondente alla disuguaglianza mentale e psicologica che separa il fedele dal suo Dio.

Il primo esempio proposto lo cercheremo ne "La Vergine delle Rocce" di Parigi.

La composizione pittorica di Leonardo da Vinci
La composizione pittorica di Leonardo da Vinci Vergine delle Rocce Louvre Parigi

La scena è mostrata con uno spostamento verso lo sfondo perché, di fronte a noi e che ci separa da essa, serpeggia un fiume. Eppure il miracolo (un miraggio?) ci sembra così vicino!

Potrebbe trattarsi di una specie di rito di passaggio che gli eletti dovrebbero eseguire?

In verità, l'umano non può accedere al divino: la differenza è nella natura, non nell'intensità. Tutto quello quello che possono fare i privilegiati dello spirito (i santi?) e i futuri eletti (?) è vedere la terra promessa. Non vi accederanno durante la loro vita... Dopo la loro morte? Forse…

Questa parte dipinta è una dimostrazione di tecnica pittorica e grandezza spirituale:

un fiume di assoluta calma, che scorre dolcemente, letteralmente mistico con i suoi colori miracolosi basati su tinte verde acqua, dove la luce celeste e gli elementi del paesaggio...

Tutto è equilibrio, armonia, serenità….

Lo spettatore è così sorpreso che si sente a disagio: percepisce il desiderio di non disturbare...

Questo è il miracolo della creazione artistica di Leonardo da Vinci... .

Analizziamo ora la versione londinese de “La Vergine delle Rocche”.

O sorpresa: l'acqua è scomparsa, lasciando il posto a un precipizio fatto di pietre di tutte le dimensioni che potrebbero essere geologicamente inventariate.

La trasformazione dell'ostacolo originario, l'acqua di un fiume, in un pozzo senza fondo, la dice lunga sull'evoluzione psicologica di Leonardo, allora a Milano, e sulla sua attrazione per l'arte pittorica di allora!

E, com'è curioso, questo periodo è segnato dal disgusto dell'artista per la pittura: l'attenzione è passata per l'arte delle feste, in particolare con la creazione di molteplici automi meccanici; in misura minore all'architettura e alla scultura.

Il che implica alcune conseguenze e spiega alcune osservazioni:

a Milano, Leonardo aveva preso la spiacevole abitudine di affidarsi sempre di più al suo studio, arrivando a vendere a suo nome quadri in cui a volte non aveva mai partecipato.

O, almeno, con una partecipazione solo parziale:

i disegni, gli schemi, gli schizzi e lo sviluppo del colore potrebbero essere suoi, ma non gli strati pittorici finali…

Siamo lì ai limiti di truffa, contraffazione e inganno sulle merci.

È stato il lavoro del XIX e del XX secolo restituire a ciascuno il suo dovuto. Ne stiamo appena uscendo...

Torniamo alla natura dell'ostacolo in Leonardo da Vinci.

Guardando "La Vergine, Sant'Anna, il Bambino Gesù e l'Agnello" al Louvre, vediamo il bordo e le prime pietre di questo stesso precipizio, da cui le figure sembrano in procinto di essere inghiottite (alla maniera di un buco nero?), perché le loro posizioni sembrano molto instabili.

Leonardo da Vinci: composizione piramidale,  La Vergine, Sant'Anna, il Bambino Gesù e l'Agnello" al Louvre
Leonardo da Vinci: composizione piramidale, La Vergine, Sant'Anna, il Bambino Gesù e l'Agnello" al Louvre

Questo precipizio si trova, abbozzato, sullo schizzo(1*) autografo di Londra: "La Vergine, Sant'Anna, il Bambino Gesù e San Giovanni Battista", nonché sulla "Léda Spiridon" (o Leda col cigno opera della bottega di cui Leonardo non mise mano ma ha curato la realizzazione), dove lo vediamo nascosto sotto un'aiuola in primo piano e, vagamente riconoscibile, sul "Bacco" conservato al Louvre, che non è nemmeno un dipinto dello studio ma di un epigono che ha avuto la fortuna di rimanere anonimo.

Sei volte incontriamo questo ostacolo naturale in Leonardo, quindi è un effetto ricorrente che è proprio dell'artista e che altri cercheranno di utilizzare, generalmente senza successo e senza coglierne la portata...

Vale a dire la sua influenza sulla pittura del tempo nonostante il suo corpus pittorico è così ridotto...

La nozione di ostacolo è, per lui, un rispettoso allontanamento dal divino. Gli effetti gratuiti sono fantascienza per il nostro fiorentino.

La Belle Ferronnière o Il Ritratto di Dama con balaustra
La Belle Ferronnière o Il Ritratto di Dama con balaustra

Altri due dipinti, interamente autografi, hanno questa distanza: la "Monna Lisa" e "La Belle Ferronnière" (anche Il Ritratto di Dama), entrambi esposti al Louvre.

Se osserviamo attentamente la prima, vedremo che è seduta: il braccio sinistro della "Monna Lisa" poggia su un bracciolo di una poltrona, che stabilizza il suo corpo e favorisce il movimento rotatorio della testa verso lo spettatore, piuttosto accolto con benevolenza.

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Al contrario, “la Belle Ferronnière” ci considera detestabili intrusi. La sua rabbia esploderà. Per esserne convinti, basta che il nostro occhio riconosca di aver ricevuto lo sguardo che ci sta lanciando: è omicida...

Leonardo da Vinci: composizione piramidale,  La Belle Ferronnière o Ritratto di Dama
Leonardo da Vinci: composizione piramidale, La Belle Ferronnière o Ritratto di Dama

Ma ciò che conta per noi è la distanza. Osserviamo dunque il posizionamento di questa bella dama che era la donna più graziosa della corte di Ludovico il Moro, nonché sua fedele amante: Cecilia Gallerani. Una balaustra in legno separa il nostro mondo dal suo. È dietro questa ringhiera che la vediamo, non direttamente. Grazie al quale sembra al riparo dalle ingiurie del tempo e degli uomini, essendo insieme così vicino e così lontano...

In un dipinto autentico di Leonardo, nulla è mai casuale. Tutto è calcolato, misurato, calibrato. Dal momento in cui un appassionato della cultura si pone domande senza risposta su un'opera attribuita a Leonardo, o è che la realizzazione la rendono illeggibile, o che non è in parte sua, se non del tutto...

È dunque un necessario allontanamento del divino dall'umano che si evidenzia con questa invenzione del precipizio o il “trucco”, nel senso etimologico del termine, della ringhiera. Quello che noi preferiremo chiamare qui il "rispetto dovuto alla divinità".

La terza particolarità che vorremmo evidenziare sono i giochi di parole pittorici realizzati da Leonardo.

“Cosa significa questa espressione incomprensibile?", potrebbe chiedere il lettore stupito.

Sono necessari alcuni esempi. Eccoli:

- "La Dama con l'ermellino", conservata a Cracovia (Polonia), è stata per molto tempo un enigma: chi era?

Nessuno sapeva esattamente dato che il campo di ricerca era limitato: la corte di Milano. Infine, abbiamo capito e fatto il collegamento tra la parola ermellino che in greco è chiamata “galé” e Cecilia Gallerani, l'amante di Ludovico il Moro, di cui era il più bel ornamento della corte.

La sua bellezza, il suo spirito e le sue virtù erano famose e riconosciute all'epoca. Era imparentata con Leonardo.

Fu anche lei a posare per "La Belle Ferronnière", come possiamo vedere: i due ritratti ritraggono la stessa donna, a dieci anni di distanza.

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Questo è solo un esempio, ce ne sono molti di più. Naturalmente quelli che citiamo sono solo una piccola minoranza.

Al castello sforzesco di Milano c'è una stanza chiamata: "la stanza dell'asse".

Negli anni Sessanta, dietro mobili e un vecchio arazzo, viene scoperto un dipinto dal tipico monocromo leonardesco: dal terreno si innalzano cumuli di rocce, compaiono radici sinuose di piccole piante, tra cui la "thifa latifolia" che Leonardo amava...

Naturalmente Leonardo non partecipò all'esecuzione di questa decorazione (era troppo impegnato), ma fornì il modello...

Guardiamo, ancora una volta, a "La Vergine delle Rocche" a Parigi.

Il vento soffia, gonfiando i drappi rossi del mantello dell'angelo e l'interno giallo arancio di quello di Maria, rivolto in avanti, dando lo stesso effetto della "Madonna con garofano" conservata a Monaco.

Leonardo da Vinci composizione pittorica piramidale, La Vergine delle Rocche Il vento soffia, gonfiando i drappi rossi del mantello dell'angelo e l'interno giallo arancio di quello di Maria,
Leonardo da Vinci composizione pittorica piramidale, La Vergine delle Rocche Il vento soffia, gonfiando i drappi rossi del mantello dell'angelo e l'interno giallo arancio di quello di Maria,

Ora Leonardo sapeva benissimo che nell'ebraico antico le parole "vento" e "spirito" sono designate con lo stesso termine: "rouarh".

Il gioco di parole pittorico diventa cristallino!

Certo, non parlava ebraico, ma molti umanisti, riuniti a corte per volontà di Ludovic il Moro, lo studiarono. È grazie a loro che Leonardo acquisì, molto più tardi di quanto si possa immaginare (intorno ai 40 anni), la sua cultura che noi qualifichiamo come universale. E fu a questa età che riuscì a padroneggiare perfettamente il latino.

Osserviamo ora il dipinto “Ginevra Benci”, ritratto di donna conservato alla National Gallery of Art di Washington.

La modella non sorride. Alla sua sinistra c'è un cespuglio: è un ginepro... L'allusione è trasparente.

Compreso in "La Gioconda" incontriamo questo tipo di rebus. Il suo sorriso, che nessuno è mai riuscito a spiegare fino in fondo, lo dimostra: la parola "gioconda" significa gioiosa in italiano...

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Ci fermiamo qui questo inventario à la Prévert. Ma è abbastanza ovvio che potremmo andare avanti a lungo...

In questo articolo, la nostra unica ambizione era aprire porte segrete, sconosciute alla maggior parte dei lettori. Sta a tutti continuare su questa strada lastricata di buone intenzioni e di innumerevoli nascondigli. Rimarrà stupito... Allora buon viaggio!

Jacques Tcharny Autore dell’articolo originale Lèonard De Vinci: compostion pyramidale, respect du a la Divinité et jeux de mots picturaux

-1* Un cartone è una bozza, in scala o in dimensioni reali, da cui verrà realizzato il dipinto. Uno schizzo è una bozza in scala o in dimensioni reali, a partire dalla quale la pittura sarà realizzata.

Foto Wikipedia, elaborazioni CaffèBook.

Scritto da Consigli d'autore
8 Marzo 2022

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Quando l’arte incontra i videogiochi: un modo diverso per conoscere la bellezza

Si può restare senza fiato anche di fronte a un videogame, si può restare senza parole davanti a un gameplay, a una grafica, uno scenario. Oppure si può restare sbalorditi ed esterrefatti anche grazie ad un videogame che ci fa scoprire la bellezza, il fascino, la storia.

La relazione tra gaming e arte è stata indagata sotto diversi aspetti. C’è chi scommette sul futuro dei videogame come prodotti artistici, oppure chi si ispira al mondo dell’arte per creare il nuovo successo dell’online. Ma la frontiera più interessante è quella che consiste nell’investire nel gioco e nei videogame proprio per far conoscere l’arte. Si tratta di un meccanismo tipico della gamification e potremmo parlare di Game Based Learning, ovvero di un apprendimento che si basa sul gioco. Tra i primi a sperimentarlo c’è proprio un museo italiano: il MANN di Napoli.

Era il 2017 quando il Museo Archeologico Nazionale di Napoli aveva ideato il gioco “Father and Son”. Nato grazie all’idea di Ludovico Sollima e grazie al lavoro del game design Fabio Viola e dell’artista Sean Wenham, che ha curato la parte grafica, il gioco narrava la storia di Michael, un ragazzo che partiva alla ricerca del padre archeologo. Sulle tracce del papà, ci si avventura nel MANN di Napoli, passando per le sale di arte romana, egizia, borbonica fino ad arrivare ai giorni nostri. “L’arte nei videogame è sempre entrata - ci spiega ancora la redattrice di Gaming Report – basti pensare a tutti i giochi online ispirati a grandi opere d’arte, a grandi artisti o ad ambientazioni come il Louvre, il British Museum, i Musei Vaticani. Adesso però si inverte il paradigma: il videogioco serve per far scoprire l’arte, per far avventurare gli utenti nella bellezza. È così che il giocatore diventa anche spettatore”.

Nel nostro paese iniziative simili furono quelle del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, che sempre ad opera di Fabio Viola aveva pubblicato “Past for Future” oppure Palazzo Pitti, a Firenze, proponeva ai suoi turisti di giocare a “Il gioco dei Medici”, un’avventura investigativa tra enigmi, storia e arte, tra Raffaello e il Giardino di Boboli. E così si passa per “Le cronache umbre” del Sistema Museale di Spoleto e della Valnerina oppure per “Florence Game”, ancora una volta a Firenze, nei Musei fiorentini.

Un modo di sfruttare i videogame e il gioco online che arriva, ovviamente, dall’estero. A Londra, ad esempio, il Museo della Scienza aveva sviluppato un videogioco, “Cacciatori di tesori”, in cui era fondamentale usare la fotocamera e andare a caccia di oggetti, materiali ed elementi, oppure il Centro Pompidou, a Parigi, aveva inventato “Prisme 7”, un videogioco a 7 livelli che trasportava il giocatore nel cuore dell’arte moderna e contemporanea. “Un modo diverso per visitare i musei – conclude Chiaravalloti – ma anche di scoprire l’arte”. Che diventa un gioco, a disposizione di tutti.

Cosa sono i profumi gourmand?

Cosa sono i profumi gourmand?

Negli ultimi anni, il mondo della profumeria ha visto emergere una tendenza
sempre più marcata: quella dei
profumi gourmand. Questi profumi, noti per
evocare aromi dolci e invitanti, simili a quelli dei dessert, hanno conquistato un
pubblico sempre più vasto, attirando sia gli appassionati di fragranze che i
neofiti. Ma cosa rende questi profumi così speciali e perché stanno diventando
così popolari?
La risposta risiede nella loro capacità di evocare emozioni e ricordi attraverso
note olfattive che richiamano sapori familiari e confortanti. La parola
"gourmand" deriva dal francese e significa "goloso", un termine che descrive
perfettamente l'essenza di queste fragranze. In un mondo dove lo stress
quotidiano è all'ordine del giorno, immergersi in una nube di profumo che
ricorda il caramello, la vaniglia o il cioccolato può offrire una sensazione di
benessere e comfort.

L'origine dei profumi gourmand può essere fatta risalire agli anni '90, quando
alcune case di profumeria iniziarono a sperimentare con ingredienti dolci e
commestibili. Questi profumi, inizialmente visti come una novità, hanno
rapidamente guadagnato popolarità, diventando un elemento essenziale nel
repertorio di molte persone. Ma quali sono le caratteristiche distintive di un
profumo gourmand e cosa lo distingue da altre categorie di fragranze?

Le caratteristiche distintive dei profumi gourmand


I profumi gourmand si caratterizzano principalmente per la presenza di note
dolci e commestibili. Queste fragranze utilizzano ingredienti come vaniglia,
caramello, cioccolato, mandorla e caffè, tra gli altri. Queste note sono spesso
combinate con altri elementi per creare un bouquet olfattivo complesso e
armonioso.
Un elemento distintivo dei profumi gourmand è la loro capacità di evocare
sensazioni di piacere e comfort. Le note dolci e avvolgenti possono ricordare i
momenti felici dell'infanzia, come una torta fatta in casa o una cioccolata calda
in una giornata fredda. Questo aspetto emotivo è uno dei motivi principali per
cui molte persone si sentono attratte da queste fragranze.
Inoltre, i profumi gourmand tendono ad avere una lunga durata sulla pelle. Le
note dolci e ricche hanno una maggiore persistenza rispetto alle note fresche e
leggere, il che significa che il profumo può durare tutto il giorno, offrendo
un'esperienza olfattiva continua e piacevole.

Gli ingredienti più comuni nei profumi gourmand


I profumi gourmand si basano su una vasta gamma di ingredienti dolci e
commestibili. Tra i più comuni troviamo la vaniglia, che è forse l'ingrediente più
iconico di questa categoria. La vaniglia offre una dolcezza calda e avvolgente
che può essere sia pura che combinata con altre note per creare effetti olfattivi
unici.

Il caramello è un altro ingrediente popolare nei profumi gourmand. La sua
dolcezza ricca e burrosa può aggiungere una dimensione deliziosa a qualsiasi
fragranza. Anche il cioccolato è ampiamente utilizzato, offrendo una nota
decadente e indulgente che è irresistibile per molti.
Il caffè, con il suo aroma ricco e tostato, è spesso utilizzato per aggiungere
profondità e complessità ai profumi gourmand. Allo stesso modo, la mandorla
e il cocco sono ingredienti comuni che contribuiscono con le loro note dolci e
cremose.
Oltre a questi, molti profumieri utilizzano frutti come la pesca, la ciliegia e il
lampone per aggiungere una dolcezza fruttata e succosa alle loro creazioni
gourmand. Questi ingredienti sono spesso combinati in modi innovativi per
creare fragranze che sono tanto complesse quanto deliziose.

L'impatto emotivo dei profumi gourmand


Uno degli aspetti più affascinanti dei profumi gourmand è il loro impatto
emotivo. Queste fragranze hanno la capacità di evocare ricordi e sensazioni
profonde, offrendo un'esperienza sensoriale che va oltre il semplice odore. Per
molte persone, un profumo gourmand può essere un rifugio olfattivo, un modo
per ritrovare il comfort e la felicità nei momenti di stress.
Le note dolci e avvolgenti dei profumi gourmand possono ricordare momenti
felici dell'infanzia, come le feste di compleanno, le vacanze o i dolci preferiti.
Questo aspetto nostalgico è uno dei motivi per cui molte persone trovano
conforto in queste fragranze. Inoltre, l'aroma del cibo è strettamente legato
alle emozioni, e indossare un profumo che richiama un dessert preferito può
migliorare l'umore e offrire una sensazione di benessere.
Inoltre, i profumi gourmand possono avere un effetto positivo sull'autostima e
sulla fiducia in sé stessi. Sentirsi avvolti da un profumo delizioso e invitante può
far sentire più sicuri e a proprio agio, migliorando l'immagine di sé e il
benessere generale.

Come scegliere un profumo gourmand


Scegliere il profumo gourmand giusto può essere una sfida, data la vasta
gamma di opzioni disponibili. Tuttavia, ci sono alcuni fattori da considerare che
possono aiutare a trovare la fragranza perfetta.
Innanzitutto, è importante considerare le preferenze personali. Alcune persone
potrebbero preferire note più leggere e fruttate, mentre altre potrebbero
essere attratte da fragranze più ricche e cremose. Provare diverse fragranze e
vedere come si sviluppano sulla pelle può essere un buon modo per scoprire
cosa piace di più.
Un altro fattore da considerare è la stagione. I profumi gourmand possono
essere particolarmente piacevoli nei mesi più freddi, quando le note dolci e
avvolgenti possono offrire un comfort extra. Tuttavia, ci sono anche fragranze
gourmand più leggere e fresche che possono essere adatte per la primavera e
l'estate.
Infine, è importante considerare l'occasione. Un profumo gourmand può essere
una scelta eccellente per una serata speciale o un evento formale, ma potrebbe
essere meno adatto per un ambiente di lavoro o un incontro casual. Trovare il
giusto equilibrio tra dolcezza e sofisticazione può aiutare a scegliere una
fragranza che sia adatta a diverse situazioni.
I profumi gourmand rappresentano una categoria affascinante e in continua
evoluzione nel mondo della profumeria. Con la loro capacità di evocare
emozioni e ricordi attraverso note dolci e invitanti, queste fragranze
continuano a conquistare il cuore di molti, offrendo un'esperienza olfattiva
unica e memorabile.

Impressioni di gioco. Arte, astuzia e fortuna

Impressioni di gioco. Arte, astuzia e fortuna

L'intersezione tra arte e gioco offre una prospettiva unica sulla creatività e l'ingegno umano. Artisti come Marcel Duchamp, Cassius Marcellus Coolidge e Michael Godard hanno saputo trasformare giochi come scacchi, poker e blackjack in opere d'arte. Duchamp utilizza la strategia degli scacchi per esplorare concetti spaziali e temporali, Coolidge cattura l'intensità e il bluff del poker con i suoi cani giocatori, mentre Godard celebra la tensione e la strategia del blackjack. Ogni artista, attraverso dettagli tecnici e narrazioni visive, eleva il gioco a una forma d'arte complessa e affascinante.

Scacchi e ombre. Marcel Duchamp e il gioco come arte

Marcel Duchamp, una figura centrale nell'arte del XX secolo, ha trasformato il concetto di gioco in arte con il suo amore per gli scacchi. Nel 1913, Duchamp creò "Il Grande Vetro," un'opera complessa e astratta che incarna la strategia e la logica degli scacchi. La sua passione per il gioco non si limitava all'osservazione; Duchamp partecipava attivamente a tornei di scacchi, raggiungendo livelli competitivi. La sua immersione nella disciplina strategica si riflette nel suo lavoro, dove i movimenti dei pezzi su una scacchiera diventano metafore per decisioni artistiche e concettuali.

L'analisi delle sue opere rivela un approccio unico alla gestione dello spazio e del tempo. Duchamp esplorava come le mosse di un gioco possano influenzare la percezione del pubblico, creando un dialogo tra l'opera d'arte e lo spettatore simile alla tensione tra due giocatori di scacchi. La raffigurazione dell’interazione dinamica tra giocatore e gioco, artista e pubblico, si manifesta chiaramente nelle sue installazioni e dipinti, dove ogni dettaglio è studiato per provocare una reazione ponderata.

Un esempio lampante di questa connessione è "Portrait of Chess Players," un'opera che ritrae due individui immersi in una partita di scacchi. La tela non solo cattura l'intensità della competizione, ma mette anche in luce il delicato equilibrio tra la fortuna e l'astuzia, elementi fondamentali non solo nel gioco, ma anche nel processo creativo.

Bluff e bellezza. 'Dogs Playing Poker' di Cassius Marcellus Coolidge

Cassius Marcellus Coolidge, con la sua iconica serie di dipinti "Dogs Playing Poker," ha saputo unire umorismo, critica sociale e tecnica artistica in un'unica opera. I dipinti della serie rappresentano cani antropomorfizzati intenti a giocare a poker, catturando momenti di bluff, i tratti della loro personalità e i momenti tensione e complicità che caratterizzano il gioco.

Ogni dettaglio nelle opere di Coolidge è accuratamente studiato per evocare l'atmosfera di una vera partita di poker. L'uso sapiente della luce e delle ombre crea un senso di intimità e complicità tra i giocatori canini, mentre le espressioni facciali e le posture riflettono le strategie e le emozioni tipiche del gioco. La scelta dei cani come protagonisti aggiunge una dimensione di leggerezza e ironia, ma non diminuisce l'accuratezza con cui vengono rappresentate le dinamiche del poker.

Il quadro "A Friend in Need," forse il più celebre della serie, illustra magistralmente un momento di bluff. Due bulldog colludono, uno passando una carta all'altro sotto il tavolo, mentre gli altri cani sono ignari del trucco. Tale dettaglio non solo mostra la maestria tecnica di Coolidge nella rappresentazione del movimento e della trama, ma anche la sua comprensione profonda delle strategie di bluff nel poker.

Il successo duraturo di "Dogs Playing Poker" risiede nella combinazione di abilità artistica e osservazione acuta delle interazioni sociali. Coolidge, mediante la sua maestria tecnica nella rappresentazione del movimento e della trama, riesce a trasformare una scena apparentemente banale in una finestra sul complesso mondo del gioco e, per estensione, sulle sfumature della condizione umana.

Il Fascino del blackjack. 'Jack & Coke' di Michael Godard

Michael Godard, maestro dell'arte contemporanea, cattura l'essenza e l'emozione del blackjack nella sua opera "Jack & Coke." Con una tecnica raffinata e un'attenzione meticolosa ai dettagli, Godard trasforma un semplice bicchiere di Jack and Coke e due carte da gioco in un simbolo del brivido e della strategia insiti nel gioco.

La composizione dell'opera è studiata per evocare l'ambiente vibrante di un casinò. Il bicchiere di Jack and Coke, con il ghiaccio traslucido e le bollicine che salgono, non è solo un elemento decorativo, ma un richiamo sensoriale che trasporta lo spettatore in una serata di gioco. Le carte, un jack di picche e una regina di cuori, sono rappresentate con una precisione che riflette l'attenzione del giocatore per ogni dettaglio durante una partita.

Godard utilizza colori vividi e contrasti marcati per mettere in risalto i componenti chiave del dipinto, rendendo ogni elemento immediatamente riconoscibile e carico di significato. L'illuminazione, che sembra provenire direttamente dalle luci al neon di un casinò, aggiunge un tocco di realismo e intensifica l'atmosfera elettrizzante dell'opera.

L'opera "Jack & Coke" non è solo una rappresentazione visiva del blackjack, ma una celebrazione dell’astuzia e della strategia che il gioco richiede. Ogni dettaglio, dalla trasparenza del bicchiere alle texture delle carte, è pensato per enfatizzare la dualità del blackjack: un gioco che combina fortuna e abilità in un equilibrio perfetto. L'opera evoca l'emozione del brivido, la strategia nel gestire il bankroll del blackjack e la suspense di ogni mano giocata, rendendo omaggio all'intrigante equilibrio tra fortuna e abilità.

Conclusione

L'esplorazione dell'intersezione tra arte e gioco rivela come le strategie, le emozioni e le dinamiche psicologiche dei giochi si riflettano e si amplifichino nelle opere d'arte, offrendo un vero e proprio reportage di viaggio attraverso la cultura e la psiche umana. Le loro opere non sono solo un'ode al poker, ma un tributo all'arte della narrazione visiva, dimostrando come l'arte possa catturare e amplificare le sfumature di un gioco di strategia, trasformandolo in una riflessione profonda e divertente sulla natura dell'inganno e della bellezza nel gioco e nella vita.

L’Italia è il Paese dei cellulari: più smartphone che abitanti

In Italia ci sono più cellulari che abitanti. E se la nostra popolazione cala, gettando ombre grigie sul futuro dell’economia, in particolar modo per pensioni e occupazione, sale incessantemente la quota degli smartphone.


78 milioni e 190 mila. A tanto ammontano i dispositivi mobili nel nostro paese, vale a dire il 132% della popolazione, che si assesta intorno ai 58 milioni e 960 mila. A dirlo è il report Digital 2023 curato da
We Are Social, che analizza anche l’utilizzo che gli italiani fanno del cellulare: tanti social, tantissimi video e una bella dose di marketing digitale.


Per cosa si usa il cellulare?


“Cala l’utilizzo di computer (desktop e laptop) e tablet – ha spiegato Matteo Starri, Research e Insight Director di We Are Social - sia in volume sia in share in rapporto al traffico totale, in virtù di una sostanziale assenza di variazioni per quanto riguarda l’utilizzo dei dispositivi mobili, che arrivano al 52% di share”. Ma per cosa si utilizza il cellulare? Al primo posto c’è lo streaming di film o serie tv sulle piattaforme (Netflix, Amazon Prime o Disney Plus in prima linea) davanti all’ascolto di musica online (soprattutto su Spotify e su Youtube). Se al terzo posto troviamo l’utilizzo di app mobile come principale utilizzo dello smartphone, al quarto troviamo il gaming.


"Il gaming mobile, combinato con l'intelligenza artificiale, ha rivoluzionato il modo di giocare, offrendo esperienze altamente personalizzate soprattutto per i giovani. Gli smartphone hanno superato i computer come dispositivi principali per il gioco online, mentre l'IA ottimizza la personalizzazione delle piattaforme, analizzando le preferenze dei giocatori per offrire contenuti su misura. Questa sinergia tra mobile e IA non solo rende il gioco più coinvolgente, ma aumenta anche la fedeltà degli utenti e i ricavi degli operatori del settore", ci racconta Silvia Urso, redattrice di Giochidislots, che recentemente ha analizzato questa relazione tra smartphone e gaming all’interno di un focus pubblicato sul blog.


“Sia i principali giochi online, sia le slot online, sono ormai sbarcati in pianta stabile sugli smartphone, riuscendo così da un lato a soppiantare pc e tablet, dall’altro ad ampliare in una maniera mai vista prima il proprio pubblico”, conclude l’esperta di Giochidislots.


La carica dei social


Con oltre 43 milioni di utenti e un tempo medio di utilizzo di quasi 2 ore al giorno, sono ancora i social media a detenere la palma del contenuto più utilizzato su mobile. E il primo social allora non può che essere WhatsApp, il mezzo principale per mandare messaggi e ormai anche per chiamare e videochiamare. Qui viaggiano le chat con i nostri amici e parenti, ma anche i gruppi di lavoro e le comunicazioni ufficiali, grazie alle nuove funzionalità delle community. Il podio è invece completato da Facebook in seconda posizione e da Instagram. Subito dopo, in ordine, troviamo: Messenger, Telegram, TikTok, Pinterest, X (il vecchio Twitter), Linkedin, Skype e poi, a percentuali di molto più basse, Snapchat, Discord e Reddit.


Interessante guardare anche alle motivazioni per cui si usano i social. Al primo posto c’è la volontà di leggere nuove storie, davanti a passare il tempo e a rimanere in contatto con amici e parenti. Attenti però anche a queste ragioni, messe sempre in evidenza da We Are Social e Meltwater: trovare ispirazioni e contenuti, postare e condividere aspetti della propria vita, guardare live streams, seguire personaggi famosi, in particolare per quanto riguarda lo sport.


Tutto questo comodamente dal palmo di una mano, senza dover accendere il computer e senza dover neppure uscire di casa. Perché il nostro mondo, ormai, è tutto a portata di dito.