Il voodoo tra religione e magia.

Nell'immaginario collettivo occidentale il voodoo viene per lo più considerato come una forma di magia nera, ovvero stregoneria in salsa caraibica o africana.

In realtà si tratta di una vera e propria religione di carattere sincretistico, in quanto fonde elementi del cattolicesimo con culti tradizionali animistici africani.

In effetti, su di un altare voodoo coesistono abitualmente statue della Madonna o di santi cattolici e raffigurazioni totemiche dei loa, le divinità voodoo.

 Il fatto di parlare di divinità al plurale non deve però portare alla conclusione che il voodoo sia una religione politeista.

Al contrario, il voodoo è monoteista.

I loa, infatti, non sono nient’altro che le molteplici forme attraverso le quali Dio si manifesta.

Il rapporto tra i fedeli e i loa è molto forte e diretto.

Esistono bensì sacerdoti (detti houngan), ma ogni fedele (e anche i non fedeli) può, nel corso del rito, essere “cavalcato” da un loa, senza necessità dell’intermediazione dell’houngan.

I “cavalli” preferiti dalle divinità sono comunque gli iniziati (hounsi).

È una forma di possessione, in quanto il “cavalcato” perde volontà e coscienza di sé e il controllo del suo corpo.

A seconda dei comportamenti del posseduto, si può capire quale loa è sceso in lui.

Se per esempio il cavalcato comincia a strisciare e a sibilare come un serpente, si può stare certi che si è in presenza di Damballah, il loa della fecondità e della forza, simboleggiato per l’appunto da un serpente.

Se il soggetto cade in uno stato di catalessi, simile alla morte, vuol dire che è in azione il Barone Samedi, il loa della morte, raffigurato generalmente come uno scheletro con redingote, cappello e occhiali neri.

Tutto questo non ha in ogni caso nulla a che fare con la possessione diabolica, è un fenomeno considerato benevolo, anzi, essere cavalcati da un loa è reputato un onore.

Gli aspetti legati al voodoo più conosciuti del mondo occidentale - e probabilmente anche quelli più intriganti e che destano maggiore curiosità - sono però indubbiamente quelli oscuri e potenzialmente nefasti (si pensi alle classiche bamboline infilzate con gli spilloni).

Da sottolineare che in nessuno dei Paesi dove il voodoo è largamente praticato, gli operatori dell’occulto (ovvero coloro che “lavorano con la mano sinistra”) vengono approvati dalla coscienza sociale.

In sintesi si potrebbe dire che il voodoo in sé è benefico, ma gli stregoni lo pervertono per i loro scopi criminosi.

Sovente le azioni magiche producono un danno reale.

Se la vittima del maleficio ci crede, l’auto-suggestione la porterà a stare male veramente.

In ambienti dove il livello culturale è basso e la superstizione è diffusa, il maleficio avrà dunque buone probabilità di andare a segno.

Anche il fenomeno degli zombi è (o quantomeno era fino a un recente passato) reale, al punto tale che è preso in considerazione da una specifica disposizione di legge.

È noto infatti che l’art. 246 del Codice penale di Haiti (uno dei Paesi dove il voodoo è maggiormente diffuso) stabilisce quanto segue:

“Si considera avvelenamento ogni attentato alla vita di una persona mediante l'impiego di sostanze che possono provocare la morte in tempi più o meno rapidi, in qualunque modo queste sostanze siano state impiegate o somministrate e quali che ne siano stati gli effetti.

È inoltre considerato attentato alla vita di una persona mediante avvelenamento l’impiego contro di lei di sostanze che, senza provocare la morte, producano uno stato letargico più o meno prolungato, in qualunque modo queste sostanze siano state impiegate e quali che ne siano stati gli effetti. Se, a seguito di detto stato letargico,

la persona è poi inumata, l'atto va considerato omicidio”.

Il veleno che trasforma in zombi è in polvere e viene soffiato addosso alla vittima.

Subito questa sente un forte prurito e comincia a grattarsi.

Ciò consente alla polvere di penetrare sempre più in profondità, fino a entrare nel sangue.

A quel punto, il veleno comincia ad agire, bloccando progressivamente le funzioni del corpo, fino a che la vittima entra in uno stato di catalessi molto simile alla morte.

Lo stregone (bokor), prima che il malcapitato venga inumato, si reca da lui, gli aspira l’anima dalla bocca e la chiude in una bottiglia.

Il poveretto - che pur essendo inerte, non perde mai la coscienza - viene infine seppellito.

Dopo che è stato celebrato il funerale, il bokor, cavalcando al contrario, si reca al cimitero e, chiesto il permesso al Barone Samedi, il signore della morte, provvede a disseppellire il suo nuovo zombi.

Per rianimarlo gli fa annusare, ma solo per un attimo, la sua anima conservata nella bottiglia, che ritappa immediatamente quando lo zombi si è alzato in piedi.

Il bokor dà da mangiare delle patate dolci allo zombi e poi se lo porta via.

Ora ha un nuovo schiavo che eseguirà fedelmente i suoi ordini.

Lo stregone dovrà però stare molto attento a non dare mai da mangiare del sale ai suoi zombi.

Se ingerisse del sale, lo zombi si renderebbe infatti conto di essere morto e tornerebbe subito alla tomba.

Il bokor perderebbe dunque il suo schiavo.  

Ovviamente gli zombi non sono realmente morti.

Come è stato accertato dagli studi dell’americano Wade Davis (cfr. W. DAVIS, The Serpent and the Rainbow, Collins, London, 1986), gli zombi sono solo poveri disgraziati che vengono drogati con un composto il cui elemento principale è la tetrodotossina, una sostanza tossica che si trova nella pelle, nel fegato e nei genitali del pesce palla.

La tetrodotossina provoca uno stato di morte apparente, nonché una parziale distruzione delle cellule cerebrali.

La capacità di intendere e di volere degli zombi è pertanto gravemente menomata.

Per evitare che i danni cerebrali vadano oltre un certo limite (lo zombi deve conservare almeno la capacità di muoversi, altrimenti non serve a niente), alla vittima viene fatto ingerire del Datura stramonium, mescolato con le patate dolci di cui si è detto.

Quanto al sale, può davvero mitigare gli effetti della tetrodotossina, quindi anche sotto questo profilo c’è un fondo di verità nella leggenda.

Oggi, con i moderni sistemi diagnostici, appare difficile pensare che un individuo in stato di catalessi possa essere ritenuto morto, ma nel passato probabilmente questi errori erano più frequenti.

Per evitare che un congiunto possa ridestarsi come zombi, gli haitiani gli mettono nella tomba un ago da cucito senza cruna e una manciata di semi di sesamo.

Il morto, quando si risveglia, cerca di infilare l’ago nella cruna (il che gli è ovviamente impossibile) o di contare i semi.

Impegnato in questi passatempi, il morto non risponderà allo stregone quando verrà a chiamarlo e così non si trasformerà in zombi.

Altri rimedi più drastici consistono nel cucire la bocca del morto, per impedirgli di rispondere, o nello spezzargli le gambe, per impedirgli di camminare rendendolo così inservibile, o ancora nello sparargli nella testa o nel cuore.

Dettaglio importante è che lo zombi spesso non è una vittima innocente.

La zombificazione viene tendenzialmente comminata nei confronti di chi ha posto in essere comportamenti criminali.

È una sanzione sociale, ma non giuridica, in quanto la legge, come abbiamo visto, vieta la zombificazione.

Ad Haiti, in particolare, sono i Bizango, i membri di una società segreta, a decidere chi deve essere punito con la zombificazione.

Sono Bizango tutti quelli che contano, come i politici, i capi militari, i pochi ricchi.

Secondo la credenza, quando i Bizango si riuniscono, per chiamarsi battono pietre una contro l’altra, oppure suonano un piccolo tamburo che si sente da lontano, ma non da vicino, in modo che la vittima designata non lo senta.

Procedono in fila indiana, tutti vestiti di bianco, con in testa ceri accesi o un cappello di latta o di paglia.

Secondo la leggenda possono trasformarsi in lupi o altri animali.

I loro riti sono segreti e si svolgono nei cimiteri o in prossimità dei quadrivi.

Invocano il Barone Samedi e gli chiedono di aiutarli a catturare un capretto senza corna (ovvero un essere umano). Il prigioniero viene legato con corda di budelle secche.

Può aver salva la vita solo se risponde correttamente alle domande dei Bizango (domande che nessuno conosce) o se promette di portare una vittima al suo posto.

Nessuno si sogna di fare il furbo promettendo ai Bizango di portare una vittima al posto suo solo per salvare la pelle.

Se la vittima non sarà consegnata nell’ora e nel luogo convenuto, il prigioniero originario non avrà scampo.

Potrà nascondersi dove vuole, i Bizango lo troveranno e lo sacrificheranno al Barone Samedi.

Fonti

(il Code Pénal Haitien è consultabile qui: https://ulcc.gouv.ht/wp-content/uploads/2014/01/Code-Penal-Haitien.pdf)

(foto Andre Normil Port au Prince su atlantablackstar.com, foto danza wodo su reutersmedia-net)