Adolfo Wildt

Originario di Milano, di famiglia molto povera, Adolfo Wildt (1868-1931) dovette lasciare la scuola nel 1877. Divenne apprendista argentiere.

Adolfo Wildt


Nel 1879 lavorò per lo scultore Giuseppe Grandi come lavorò come scalpellino di marmo. Sarà il suo materiale preferito.
Già nel 1886 i suoi talenti nella rifinitura di sculture in marmo furono riconosciuti. Nel 1888, lavorava nello studio del più famoso scultore milanese dell'epoca: Federico Villa. Lì imparerà tutti i trucchi del mestiere.
Divenuto celebra molto presto in lombardia continuò i suoi studi in arti applicate, a Milano, e iniziò ad esporre nel 1893.
L'anno successivo, un facoltoso collezionista prussiano: Frantz Rose, divenne il suo datore di lavoro, facendogli firmare un contratto di 18 anni.
Da allora, libero da ogni preoccupazione, espone le sue creazioni in tutta Europa.
Dopo la morte del tedesco nel 1912, dovette cercare clienti nel mercato dell'arte.

ritratto Adolfo Wildt
ritratto Adolfo Wildt

Sarà un trionfo, anche alla Biennale di Venezia.


Nel 1921, a Milano, crea una scuola di lavoro nella scultura del marmo.

Sostenuto da Margherita Sarfatti, allora amante regnante di Mussolini, gli ordini avanzano. Muore a Milano nel 1931.

Margherita Grassini Sarfatti per Adolfo Wildt
Margherita Grassini Sarfatti per Adolfo Wildt


L'artista rimase affascinato da Rodin e da Adolf von Hildebrand. Da loro si ispirò per inventare la sua tecnica di intaglio, che conferisce alle sue sculture una lucidatura liscia, che non è estranea alla rifrazione della luce sul marmo (1 *). Segue un'iridescenza traslucida del materiale.
Wildt ha avuto stretti legami con l'Art Nouveau, in particolare con il viennese.
Il simbolismo delle sue opere è evidente, così come un'innegabile attrazione per la scultura gotica.
I suoi busti in marmo stupiscono e affascinano per la loro morbida semplicità associata a una sorprendente raffinatezza.

L'implicazione immediata è la sensazione di perfetta purezza da parte dell'occhio.
I suoi modi sono tali da identificarsi con lo sguardo e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quasi impossibile da imitare: i falsi non raggiungono mai questo livello di perfezione tecnica.
Spesso i suoi marmi emanano un'intensità irrazionale del tutto inaspettata, che si irradia dall'interno e si irradia all'esterno dell'opera.
Questa sensazione davanti a una scultura in marmo porta il segno del genio.
Iniziamo osservando un modello realizzato in gesso nel 1903: “Larass”.

Larass per Adolfo Wildt
Larass per Adolfo Wildt

Si tratta di uno schizzo avanzato del volto dell'architetto incaricato dei giardini di proprietà di Frantz Rose, padrone di Wildt.


L'influenza di Rodin è evidente nel suo tormentato aspetto romantico,

nel posizionamento leggermente piegato del collo, nell'estrema individualizzazione della figura che rappresenta un personaggio importante nell'entourage del mecenate, nella resa dei dettagli ossei e nello stile lirico dato al il soggetto.
Ma c'è una grande differenza, tipica dell'artista e che non deve nulla a nessuno: le orbite spalancate degli occhi, senza niente dentro, caratteristica ricorrente in Wildt.

2 Larass per Adolfo Wildt
2 Larass per Adolfo Wildt

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Quanto all'interpretazione del volto, al di là di un lirico romanticismo della facciata, essa deve basarsi sugli elementi visibili: un uomo anziano la cui barba, baffi e basette gli mangiano il viso, la pelle completamente rugosa, la fronte alta segno di intelligenza, le tempie irregolari, gli occhi sotto le grosse palpebre letteralmente inghiottite dalle orbite, il naso lungo, vagamente adunco, molto segnato dagli anni, le narici vibranti spalancano ampiamente quello che, in scultura, dovrebbe essere indice di un appetito sessuale sviluppato, le guance con la pelle pergamenacea, quasi emaciate, piccole orecchie da fauno, tutti i dettagli di questo volto devastato tendono alla dimostrazione di una dicotomia: il modello era un essere doppio, sia un intellettuale brillante nelle sue attività professionali che un vecchio lussurioso.


Questo ritratto è straordinario, in linea con la tradizione di Rodin pur avendo una sua personalità, una meraviglia di realismo violento, sublimato, che apre le porte alla decifrazione del subconscio della modella.
L'opera non evidenzia i vibranti marmi di Wildt. Al contrario, ci appare oggi come unico nel corpus dell'artista, come un tentativo che non ha seguito.


Il busto marmoreo a grandezza naturale di Margherita Sarfatti, nata Grassini (1880-1961), appartiene a una collezione privata.

Busto Margherita Sarfatti Grassini per Articolo di Wildt
Busto Margherita Sarfatti Grassini per Articolo di Wildt

È realizzato in marmo bianco statuario di Carrara, purtroppo recante venature nere, su un plinto di marmo verde che porta il nome del modello.
Era molto famosa: ebrea dell'aristocrazia veneziana, dopo aver ricevuto un'istruzione e cultura superiore, scrittrice, critica d'arte e giornalista, aderì al socialismo fin dall'adolescenza.
A 18 anni sposa un avvocato ebreo: Cesare Sarfatti. Il suo salotto era frequentato dalla più brillante intelligenza italiana. Nel 1912 incontra Mussolini.

Cesare Sarfatti avvocato ritratto di Giacomo Grosso articolo Adolfo Wildt
Cesare Sarfatti avvocato ritratto di Giacomo Grosso articolo Adolfo Wildt

Il loro comune odio verso la classe dirigente italiana, un'oligarchia chiusa, li accomuna: si fondono in un tutt'uno rapidamente perché si addice alla loro vanità e alla loro sete di potere, democrazia e plutocrazia. Fu amore a prima vista unito ad una passione devastante.

Diventa la sua musa ispiratrice, la sua mente e la sua principale collaboratrice.

Gli anni '20 la videro trionfare insieme al suo amante dittatore.
Gli anni '30 vedranno un'accelerata diminuzione della sua influenza sul "Duce" che si stancò di lei.
In seguito alla pericolosa ascesa del fascismo italiano, divenuto antisemita, andò in esilio in Sud America intorno al 1937.

Ritornata in Italia nel 1947, tentò, invano, di trovare un posto nell'alta società: il suo passato era troppo segnato, l'epoca non era più la stessa e le sue colpe, anche la sua complicità nei crimini del tiranno, non potevano essere dimenticate.

Morì nella sua casa di campagna nel 1961.
Leggendo la sua biografia, si può immaginare che il suo ritratto sia molto personalizzato.
Non è così: l'acconciatura attuale dell'epoca, caratterizzata da una semplice frangia che mostra una fronte alta di evidente purezza, un viso liscio e lugubre quanto pensieroso in cui l'unica sensazione leggibile è una certa tristezza, un naso dritto nella normale, con narici incavate e molto marcate, il mento tondo conforme alla regola, bocca piuttosto stretta con labbra sottili, occhi senza pupille.

Profilo busto di Margherita Sarfatti Per articolo Adolfo Wildt
Profilo busto di Margherita Sarfatti Per articolo Adolfo Wildt


Curiosamente, l'espressione dei sentimenti è costituita dall'inflessione del collo, leggermente inclinato alla sua destra, dall'ovalizzazione delle guance coerente con l'acconciatura, dall'allineamento delle grondaie che collegano naso e labbro superiore sulle narici e dalla cresta nasale, la resa di occhi senza pupille, posti sotto palpebre spesse ma increspate in bulbi oculari tesi, dove le caruncole lacrimali si allungano finché le orbite visive appaiono a mandorla.
Questa coesione degli opposti è sintetica, va ben oltre ogni analisi letterale.
Lo spettatore rimane sorpreso da questo modo di creare, a dir poco particolare. Potrebbe interessarti anche: Boccioni: Forme uniche della continuità nello spazio

Come sempre, è il risultato che conta.
La verità di questo ritratto sta in queste piccole cose descritte nei paragrafi precedenti.
La tecnica di Wildt aiuta nella sintesi: l'equilibrio della composizione, naturale e preciso, è in armonia con la lustrazione del marmo ottenuta dall'artista: una finezza della resa dei dettagli che pochi scultori sono in grado di raggiungere.


Questa è la forza di Wildt, probabilmente il più tecnico, e quindi il più dotato, degli scultori italiani dell'anteguerra.


"La Maschera della Vergine", marmo degli anni '25, è un'opera che richiama il Gotico rivisto e corretto dal Rinascimento fiorentino: spiritualmente l'opera è di ispirazione gotica, tecnicamente è la lontana discendente del Rinascimento fiorentino, in particolare opera dei membri della bottega più famosa dell'epoca: quella del Verrocchio.
Nel più puro marmo bianco statuario di Carrara, lavorato nei minimi dettagli, è di profilo che appaiono al meglio le sue qualità francamente mistiche.

Maschera della Vergine di Adolfo Wildt
Maschera della Vergine di Adolfo Wildt


Avvitata o incollata a una rastrelliera di legno, la figura vibra mostrando una fronte convessa in un arco di cerchio di incredibile perfezione, esteso dalla morbida concavità di un naso delicatamente all'insù, con le narici scavate.
La bocca è chiusa su labbra squisite e sobrie, mentre il mento è arrotondato.
La chioma è costituita da linee scavate, senza dubbio con l'ausilio di un gradino, strumento indispensabile per lo scultore.
Il velo sul capo diventa una specie di vetrina, mettendo in risalto i suoi lineamenti. La creazione, termine qui così giustificato, è di perfetta purezza, esprimendo una tenerezza che è in sostanza miracolosa oltre che meravigliosa.


Questa rara fusione di Gotico e Rinascimento fiorentino, in una perfetta simbiosi, crea il sentimento mistico dello spettatore affascinato.


L'unità della composizione è tale che l'interiorità che ne emana diviene armonia, irradiando all'esterno i suoi effetti benefici.
Questa operazione di alchimia scultorea è una delle caratteristiche del genio.
Wildt ha creato molte altre sculture.

Altre opere di Adolfo Wildt

1 opera di Adolfo Wildt
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2  opera di Adolfo Wildt autoritratto Maschera del dolore
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3 opera di Adolfo Wildt CARATTERE FIERO ANIMA GENTILE
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4  opera di Adolfo Wildt Santa Lucia
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Lo lasciamo lì: al lettore interessato di andare oltre se lo desidera. Fagli sapere che le sue scoperte saranno innumerevoli.
Al riguardo vale il seguente assioma, mille volte provato nella storia dell'arte: la pienezza del successo di alcuni creatori si spiega con l'accordo predestinato della loro stessa natura con la fase di civiltà a cui appartengono.
Articolo originale di Jacques Tcharny

- (1 *) Marmo è una parola di origine greca: "marmoros", che significa brillante: la luce penetra fino a una profondità di due o tre centimetri prima di rifrangersi sui cristalli di calcite. Quindi l'atomo di base di un marmo è chiamato cristallo.