Il metodo di Cartesio e il computer

Il metodo di Cartesio e la sua straordinaria utilità anche all'interno del computer tutte le regole del metodo cartesiano dal suo Discorso sul metodo

Negli ultimi anni mi è capitato molto spesso di tornare sul metodo cartesiano e di scoprirne la sua straordinaria utilità. Oggi più che mai troviamo all'interno del computer tutte quelle regole che Cartesio aveva descritto nel suo Discorso sul metodo. Queste regole, tuttavia, sono anche molto importanti nella nostra vita di tutti i giorni.

Discorso sul metodo di Cartesio

Discorso sul metodo di Cartesio
Discorso sul metodo di Cartesio

Cartesio ha pensato le regole del metodo per definire la procedura scientifica nel modo più rigoroso e allo stesso tempo costruire una metodologia per i filosofi, molto vicino alla matematica.

Si nota subito, leggendo le regole, che non trova alcun posto l’esperimento e la prova empirica. Non che questa non sia importante, in realtà lo è. Cartesio, tuttavia, è profondamente razionalista ed è convinto che il dato sensibile è poco rilevante se non passa il vaglio della ragione.

Non possiamo basarci, se vogliamo essere degli scienziati seri, sulla semplice percezione. Altrimenti dovremmo dire che la terra è piatta semplicemente perché non ne abbiamo mai visto la curvatura.

Il metodo di Cartesio, come avremo modo di vedere, è dal sapore principalmente matematico.

È straordinaria la prima parte del Discorso sul metodo di Cartesio, perché in essa troviamo tutto il percorso biografico che lui stesso ha seguito:

prima ha studiato cercando il sapere nei libri e frequentando le università,

poi ha incominciato a viaggiare per conoscere il mondo

e alla fine decide di isolarsi per cercare dentro se stesso.

All'inizio pensava di trovare il sapere nei testi dei grandi autori classici, ma ben presto si accorge che questi autori pensavano cose assai differenti e non erano d’accordo su niente.

È evidente che Cartesio cerca una verità oggettiva e si sente in dovere di ricostruire il palazzo del sapere dalle fondamenta, per questo non appoggia precisamente nessuna delle filosofie del passato, ma ne incomincia una completamente nuova.

In seguito Cartesio pensa di trovare la sua conoscenza nei viaggi, esplorando i vari popoli del mondo. Anche in questo caso scopre ben presto di avere a che fare con popoli molto diversi con culture altrettanto diverse.

Alla fine decide di isolarsi completamente per darsi, in un certo senso, alla meditazione interna. È infatti in quel modo che Cartesio incomincia a scrivere le sue Meditazioni metafisiche.

La seconda parte del testo del Discorso sul metodo è dedicata alla definizione del metodo, ossia all'insieme delle regole che Cartesio si è dato come guida nella sua ricerca scientifica.

Le regole in totale sono quattro.

La prima regola è la seguente:

La prima era di non accogliere mai come vera nessuna cosa che non conoscessi evidentemente per tale (…)” (Cartesio, Discorso sul metodo, Laterza, Bari, p.25)

Cartesio sta dicendo che non dovremmo accogliere mai nessuna cosa che non sia chiara e distinta.

Nella filosofia cartesiana, in particolare, vediamo quattro termini:

1) Il chiaro: Ciò che è chiaro è ciò che noi comprendiamo con evidenza.

2) L’oscuro: Ciò che è oscuro è ciò che non riusciamo a comprendere.

3) Il distinto: Ciò che è distinto è ciò che riusciamo a pensare separatamente da tutto il resto.

4) Il confuso: Ciò che è confuso è che non riusciamo a pensare separatamente da tutto il resto, appunto perché lo confondiamo con molte altre cose.

Anche il computer ragiona in termini di chiaro e distinto.

Se prendiamo un qualsiasi dato, un’operazione o altro ancora, quando il computer non ha chiaro completamente quello che noi stiamo facendo ci dà errori o va in crash.

Due funzioni con lo stesso nome, due colonne di un database con lo stesso nome, sono tutte cose che provocano ambiguità ed errori.

Per come ragiona il computer una cosa o è 1 o è 0.

Quindi il forte carattere booleano del computer impone ad un programmatore di scrivere del codice che sia chiaro e distinto. Nella realtà ci sono ben poche cose assolutamente chiare e distinte. Questo sicuramente è un grande limite per il computer che non può fare a meno di ricondurre tutto il reale a ciò che può essere letto in termini booleani.

Questo che potrebbe sembrare un semplice punto di debolezza, è anche il grande punto di forza del computer perché rende il computer una macchina molto precisa in tutti i suoi calcoli.

Da un altro punto di vista il computer se non capisce bene qualcosa o si blocca completamente, mandando dei messaggi di errore, o altrimenti tenderà a prendere sempre alla lettera quel dato che gli arriva.

La prima regola definisce completamente l’impostazione logica dell’intero progetto di Cartesio.

È evidente, ad esempio, che di una cosa oscura non si può dire se è vera o se è falsa. Solo di un enunciato di cui abbiamo un significato certo possiamo giudicarlo vero oppure falso. Anche il principio di non contraddizione impedisce che possa esserci una confusione, che si possa dire, ad esempio, che una cosa sia e non sia allo stesso tempo. Ergo il computer non conosce la complessità dell’ermeneutica filosofica.

La seconda era di dividere ciascuna delle difficoltà che esaminavo in quante più parti era possibile, in vista di una miglior soluzione.” (Cartesio, Discorso sul metodo, Laterza, Bari, p.25)

Con la seconda regola Cartesio intende definire un metodo che è meglio conosciuto in informatica con il nome di “divide et impera”.

Si tratta di un metodo usato negli algoritmi.

Il metodo è molto semplice:

si prende un problema complesso e lo si scompone in parti più semplici.

Per esempio, se devo disegnare il volto di una persona, prima cerco di tracciare le linee del volto, poi si incominciano a definire gli altri elementi (naso, bocca, ecc.).

3 Il metodo di Cartesio e il computer
3 Il metodo di Cartesio e il computer

Per far un esempio più vicino al mondo informatico: la costruzione di una app.

Quando costruisco una app definisco un progetto, pianifico un database, mi preoccupo di assegnare a parti differenti la gestione della mia applicazione, ecc. Ogni volta parto sempre da un problema complesso per scomporlo in parti più semplici.

Questo metodo mi permette di semplificare di molto il mio approccio nei confronti dei problemi. Usando questo metodo tutti i problemi molto difficili non saranno più tanto difficili, perché possiamo scomporre i problemi difficili in problemi più piccoli e più semplici. Il nostro obbiettivo sarà quello di affrontare tutti questi piccoli e semplici problemi uno alla volta per arrivare alla fine a rivolere il problema complesso e generale.

La terza di imporre ai miei pensieri un ordine, cominciando dagli oggetti più semplici e più facili da conoscersi per risalire un po’ alla volta, come per gradi, alla conoscenza dei più complessi, supponendo un ordine anche tra quelli tra cui non vige nessuna precedenza naturale.” (Cartesio, Discorso sul metodo, Laterza, Bari, p.25-27)

La terza regola consiste nel principio della composizione, tanto in voga in certi ambiti informatici come la programmazione orientata agli oggetti dove gli oggetti possono essere composti di altri oggetti.

Cartesio sostiene che bisogna sempre partire dalle nozioni più semplici per risalire per gradi a quelle più complesse.

4 Il metodo di Cartesio e il computer
4 Il metodo di Cartesio e il computer

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L’intera informatica, sotto certi aspetti, è questo: si parte da due cose semplicissime come l’1 e lo 0, per arrivare a costruire una realtà molto complessa.

Questo processo descritto da Cartesio è il processo alla base del pensiero razionalista secondo il quale il sapere viene derivato da un insieme nozioni comuni e generali. Questo modo di pensare è molto matematico, perché come la matematica parte sempre da nozioni semplici e intuitive come possono essere il punto o l’insieme per costruire teoremi complessi.

L’ultima era di fare, in ogni occasione, enumerazioni tanto complete, e rassegne così generali da essere sicuro di non dimenticare nulla”. (Cartesio, Discorso sul metodo, Laterza, Bari, p.27)

L’ultima regola riguarda quella forma di controllo che facciamo ogni volta rivediamo tutti i passaggi che effettuiamo tutte le volte che compiamo delle operazioni o dei calcoli.

Questa operazione viene eseguita per ultima proprio per capire se abbiamo fatto “i conti giusti”. Un computer non fa questo. Siamo noi che non siamo sicuri dei nostri conti e facciamo una revisione. Il computer, a seconda di come è programmato, fa le cose in un modo oppure in un altro.

Questo evidenza l’elemento della filosofia di Cartesio che manca completamente al computer: il dubbio.

Il computer non potrebbe mai dubitare del suo stesso sapere. O meglio, la cosa che più si avvicina al dubbio lo troviamo negli algoritmi evolutivi, nella misura in cui un computer diventa capace di imparare dai propri errori.

5 Il metodo di Cartesio e il computer
5 Il metodo di Cartesio e il computer

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Ma il dubbio non è semplicemente questo.

Esso consiste nella capacità di mettere in discussione quel sapere che già si è appreso attraverso un processo di autocritica. Questo distingue ancora l’uomo dalla macchina e in questo senso ‘Cogito ergo sum’ non è esattamente qualcosa che riguarda la macchina. Il cogitare qui è la capacità del dubitare, quella capacità che Cartesio esercita nelle Meditazioni metafisiche.

Per concludere, il Discorso sul metodo è un libro che ha una grande importanza per l’informatica. Molte delle cose che si trovano là dentro oltre alle quattro regole sul metodo. Basti pensare ai passaggi sugli automi e la possibilità di costruire automi pensanti, passaggi che anticipano di molto i problemi dell’intelligenza artificiale.