Benedetta Bianchi Porro beatificata, un viaggio grafologico tra i suoi scritti
La vita e l'analisi grafologica di Benedetta Bianchi Porro beatificata
Benedetta Bianchi Porro beatificata proprio in questi giorni di settembre, nasce nell'agosto del 1936 a Dovadola, segnata da un destino di sofferenza sin dai suoi primi giorni di vita.
Si ammala a pochi mesi di poliomielite ma non sarà solo quella la causa dei suoi molteplici patimenti.
Si aggiungerà infatti la neurofibromatosi, una patologia ereditaria rarissima che Benedetta, mentre studiava medicina, si autodiagnosticò e che lentamente la privò dell’udito, poi della vista, dell’olfatto e del tatto.
Eppure Benedetta passò gli ultimi anni a letto circondata dagli amici che facevano la fila per entrare nella sua stanza e passare del tempo con lei:
morirà a soli 27 anni.
Benedetta Bianchi Porro
Non riuscì a diventare medico né a realizzare nessuna delle sue aspirazioni, ma il suo carattere e la sua forza interiore unite ad una fede infinita, l’hanno sempre contraddistinta e aiutata a non perdere mai il sorriso e ad avere una visione positiva dell’esistenza, anche quando ormai il suo fisico era devastato.
La sua mente intelligente è rimasta intatta e insieme a un filo di voce e una mano che usava con l’alfabeto muto riuscirà fino alla fine a comunicare con il mondo.
Si dice di lei che sapeva donarsi e abitare veramente negli altri.
È stata dichiarata “Venerabile” nel 1993 dal Papa Giovanni Paolo II.
Benedetta Bianchi Porro oltre al desiderio di laurearsi in medicina, aveva anche altre due passioni: una era la Musica e l’altra la Grafologia.
Quest’ultima, come ha lei stessa affermato, le ha consentito un ulteriore modo di essere al servizio del prossimo, imparando a decodificare il cuore dell’uomo, interpretando i segni attraverso i quali si manifesta e regalando alle persone vicine il piacere di conoscersi meglio.
Vogliamo anche noi allora cercare di sapere qualcosa di più di questa straordinaria donna, non solo attraverso le testimonianze di coloro che l’hanno conosciuta, ma anche leggendo i suoi diari e le sue tante lettere, studiandone non solo i contenuti, ma anche il gesto grafico, per continuare a stare con lei e a parlare di lei.
Analisi grafologica di Benedetta Bianchi Porro: La grafia
Dai ricordi della madre, Benedetta Bianchi Porro trascorre i primi anni dell'infanzia sempre serena, come una bambina di estrema rettitudine, un po' caparbia, ma diligente negli studi.
Ama la conoscenza e ha un grande bisogno di contatti umani. Nel diario del 1945, a nove anni, scrive:
“ora non sono più una bambina e comprendo che bisogna essere buoni amanti dello studio”
La prima cosa che ci colpisce in questa grafia è che sembra appartenere ad una persona più adulta.
Se andiamo a leggere la sua biografia, scopriamo infatti che il suo percorso di studi è stato caratterizzato da ottimi risultati di una bambina che precorre le tappe quasi sapesse che il suo tempo in questo mondo sarà di breve durata.
Benedetta Bianchi Porro frequenta la prima elementare nel 1942 a Sirmione e dimostra sin da subito le sue doti:
è la prima della classe e per il riconoscimento della sua particolare intelligenza passa direttamente alla terza classe.
Frequenta poi il Ginnasio e il Liceo Classico continuando ad ottenere risultati superiori alla media, nonostante lo studio le richieda un grande sforzo a causa del progredire della malattia. A soli diciassette anni, si iscrive all'università.
La sua scrittura di bambina di 9 anni mostra chiarezza, rigore e capacità di osservazione (chiara, ordinata, ben spaziata tra righe, parole e lettere). Spiccano anche la capacità di mediare, (sinuosa sul rigo) e un senso psicologico che la aiuta a entrare in sintonia e a comprendere il prossimo (le lettere in una parola iniziano alte e tendono a ridursi nella dimensione verso la fine).
Sono presenti anche i segni di un carattere forte, entusiasta e un po’ oppositivo nei trattini marcati e ascendenti delle “t”, nella forma che tende a far prevalere l’angolo rispetto alla curva e nell'inclinazione rovesciata verso sinistra.
Benedetta bambina
La grafologia ci insegna che la scrittura pur mantenendo le caratteristiche fondamentali di un individuo varia con il passare del tempo, specialmente quando intervengono fattori importanti, sia esterni che interiori o relativi a un mutato stato di salute.
Nel caso di Benedetta Bianchi Porro infatti assistiamo a importanti cambiamenti del gesto grafico che accompagnano anche i cambiamenti della sua breve vita.
Osserviamo ora uno scritto successivo, quando la ragazza ha circa 13 anni.
La grafia pur mantenendosi chiara e ordinata appare più irrigidita.
Traspare una maggiore verticalità delle lettere che rivela da una parte una aumentata tensione, dovuta certamente al rigido busto ortopedico e alle scarpe molto pesanti, che rendono difficile la sua deambulazione, e dall'altra a una ricerca interiore di sicurezza, che risulta ancora offuscata dall'inevitabile turbamento ormonale tipico dell’età (aste ritorte delle “l” e delle “f” e delle “h”).
Non mancano qualche vampata di orgoglio, di fierezza e di protesta visibili nel tratto finale sopraelevato della lettera "v" e nel bastone delle “p”.
Quella sopra riportata è invece la grafia di Benedetta Bianchi Porro solo un anno dopo.
A 14 anni è costretta a NON scrivere a causa di uno strano malessere e di una forma reumatica agli arti superiori. Dalla scrittura si notano evidenti mutamenti: l’ordine e la chiarezza sono apparentemente perduti, gli allunghi inferiori invadono il rigo sottostante, la pressione del tratto non è più omogenea.
Tracciare le parole sul foglio è diventato molto faticoso a causa della difettosa sinergia dei muscoli del braccio e della mano e l’impressione che se ne ricava è di una maggiore confusione e emozione, con sfumature anche di una sentimento nuovo di rabbia (maggiori lanci, sopraelevazioni e angoli più marcati), forse non solo esteriore ma probabilmente anche nell'animo di Benedetta.
In questo scritto traspaiono le lotte interiori che la mettono a dura prova. La sua predisposizione all'azione, e alla sfida, il suo carattere orgoglioso e fiero devono fare i conti con la smania di dominare e sottomettere gli altri, con un certo egocentrismo e intransigenza e a volte anche con l’irrompere di invidie e gelosie per essere diversa dalle sue amiche e dai suoi compagni. Molte erano le domande e non ancora chiare tutte le risposte.
Trascorrono i giorni, i mesi e la sua salute continua a peggiorare imponendole continui interventi chirurgici e drastiche scelte di vita, ma Benedetta, caparbia, a 17 anni vuole iscriversi all'università per laurearsi in medicina a Milano.
In questo periodo sopraggiungono però anche una sordità progressiva e episodi di forte stanchezza.
La scrittura rivela appieno questa condizione.
La forma tende a destrutturarsi, a farsi illeggibile, e il rigo assume un evidente andamento discendente, tipico di chi vive momenti di grande scoraggiamento.
È proprio qui che si intravede anche un radicale cambiamento interiore: l’orgoglio lascia spazio all'umiltà e all'accettazione (la zona media dell’Io ridotta quasi a un filo).
La scrittura di Benedetta Bianchi Porro a 18 anni
Il campione successivo ci mostra un grafismo ancora differente. Esso, seppure stentato e spezzettato nel movimento, ritrova una certa solidità in una dimensione nuova, una migliore ripartizione spaziale, nuovamente più ordinata e soprattutto riacquisisce la chiarezza.
La grafia di Benedetta Bianchi Porro a 22 anni
Sembra raccontarci che dopo aver patito dolori estremi, che peraltro la accompagneranno fino alla fine, Benedetta abbia definitivamente compreso e accettato il suo destino e lo abbia trasformato in una meravigliosa opportunità di aiuto e di esempio per il prossimo.
Nella fede in Dio trova molte delle risposte che ha sempre cercato. Ella scrive:
“Prima nella poltrona, ora nel letto che è la mia dimora, ho imparato che esiste una sapienza più grande di quella degli uomini.
Ho trovato che Dio esiste ed è amore, fedeltà, gioia, certezza, fino alla consumazione dei secoli”.
Ecco la dimostrazione delle sue virtù eroiche, in cui nessuno degli aspetti caratteriali negativi della sua personalità, ha avuto il sopravvento.
La grafia di Benedetta dopo i 22 anni
Da ammalata ormai ogni movimento diventa continuamente più problematico e la grafia sottolinea la stentatezza del gesto sulla carta in modo sempre più evidente.
A 25 anni la sua scrittura torna ad assumere una forma elementare.
Aumenta la dimensione, il rigo continua a essere discendente, le lettere tornano a essere estremamente semplici e gli ovali si gonfiano di amore e di affetto (le “a”, le “o” e i tondi delle “g” e delle “d” ecc. sono dette lettere affettive e più sono grandi più indicano una attenzione all'accoglienza e al mondo del sentimento).
La grafia di Benedetta Bianchi Porro a 25 anni
L’ultimo campione esaminato è immediatamente successivo e parla da solo dello stato ormai disperato della sua salute.
La fatica del movimento è immensa e ben presto ancora perfettamente lucida ma ormai completamente paralizzata sarà costretta a comunicare solo attraverso l’uso dell’alfabeto muto con la sola mano destra.
Ci piace citare le sue parole raccontate ad un’amica parlando della sua difficoltà a scrivere:
“Proprio a me doveva capitare che ho studiato l'arte ed i segreti della grafologia”
La grafia di Benedetta Bianchi Porro del 1961
Morirà il 23 gennaio 1964 a Sirmione e poco prima di spirare trova la forza di dire:
“"Vi seguo tutti, io così inoperosa, e vi tengo vicino al cuore, sotto le mie coltri. Mentre voi camminate col tempo".
È sepolta a Dovadola, dove è nata, in un sarcofago di terracotta con altorilievo in bronzo dello scultore Angelo Biancini di Castel Bolognese ed è ancora oggi meta di continui pellegrinaggi.
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Foto della scrittura di Benedetta Bianchi Porro di Barbara Taglioni.