Il Carcere di Belem: la storia della peggior prigione messicana del XIX secolo

Prima di diventare un luogo di reclusione il Carcere di Belem (a volte Belen) fu un casa d'asilo per ospitare donne povere.

Il luogo voluto da padre Domingo Pérez Barcia nel 1683, grazie all’aiuto di due signori dell’epoca, Juan Pérez Gallardo e Juan Chavarría Valera, arrivò ad ospitare più di trecento donne.

Il Carcere di Belem la peggior prigione messicana del XIX secolo

Il Carcere di Belem la peggior prigione messicana del XIX secolo
Il Carcere di Belem la peggior prigione messicana del XIX secolo

Si chiamava Colegio de San Miguel de Belem ed in seguito divenne una scuola femminile per ragazze povere.

In Messico però, tra il 1855 e il 1863, furono approvate le note leggi della Riforma che avevano l'obiettivo principale di separare la Chiesa dallo Stato. Così nel 1857 la proprietà fu confiscata dallo Stato per essere riaperta, nel 1886, e diventare la Prigione di Belén (o Belem).

la struttura doveva sostituire l’altro carcere di Città del Messico (Ciudad de México o Mexico City), la prigione de La Acordada considerato ormai inadeguato.

All'inizio, la prigione doveva ospitare al massimo 600 detenuti, ma già nel 1879 c'erano quasi 2.000 e fra questi 300 donne. La popolazione carceraria continuò ad aumentare tanto che nel 1890 c’è chi sostiene fossero più di 7000.

Detenuti nella prigione di Belem (o Belen)

Detenuti nella prigione di Belem (o Belen)
Detenuti nella prigione di Belem (o Belen)

La prigione era suddivisa in diverse sezioni fra le quali una per i minorenni, una per i poliziotti arrestati per corruzione e una per le donne.

Nonostante fossero state riposte tante aspettative nella nuova prigione, non aveva la capacità di alloggiare così tanti prigionieri.
Le celle erano sporche, oscure e prive di ventilazione, l'intero edificio era umido e privo di sufficienti servizi igienici, tanto che i detenuti dovevano fare i loro bisogni in botti collocate nelle gallerie.

Alla fine del XIX secolo c'erano quasi 1100 prigionieri di cui 750 uomini, quasi 300 donne e oltre 40 bambini.

A causa del sovraffollamento e delle condizioni antigieniche nella prigione di Belem, le malattie proliferarono, le più comuni erano scabbia, varie malattie della pelle, malattie veneree, scorbuto e malattie dello stomaco.

Donne nel Carcere di Belem

Donne nel Carcere di Belem
Donne nel Carcere di Belem

Non c'erano letti o culle (per i figli delle detenute), molti dormivano sul pavimento o su pezzi di cartone che i parenti gli portavano. Erano vestiti quasi di stracci, seminudi, perché la prigione non li aveva dotati di vestiti.

Oltre alle condizioni antigieniche della prigione, era evidente la malnutrizione che devastava i prigionieri.

Il pasto giornaliero, in teoria doveva includere un pambazo (un pane tradizionale messicano) e un'atole (una bevanda) per colazione e un brodo con carne per cena, però la mancanza di risorse giunse a costringere molti prigionieri a mangiare senza piatti utilizzando i loro cappelli nei casi più estremi.

Carcere di Belem la distribuzione del cibo

Carcere di Belem la distribuzione del cibo
Carcere di Belem la distribuzione del cibo

Nonostante queste ristrettezze nella stessa prigione di Belem, era possibile abitare in celle separate e in migliori condizioni igieniche, erano celle chiamate di prima classe a cui solo coloro che potevano permettersele, pagando, avevano accesso.

Faceva parte dello stile di vita adottato nel Carcere di Belem, per quanto riguardava le donne, che molte di loro fossero costrette a prostituirsi con le guardie. In qualche modo questo consentiva loro, a volte, di guadagnare del denaro o dei favori.

Siccome la prigione non era stata progettata per così tante persone, pare che in qualche modo venissero favorite le fughe, erano diventate tanto comuni (e acquistabili) come il contrabbando di alcool e di altre sostanze. D'altra parte, secondo alcuni dati, la seconda via di fuga più comune dal Carcere di Belen era il suicidio…

Tra gli ospiti della prigione ci furono personaggi come Jesús Negrete, "El Tigre de Santa Julia", che morì nella prigione, e Chucho el Roto che fu trasferito a San Juan de Ulúa da dove fuggì due volte.

Fra quelli che riuscirono a fuggire dal Carcere di Belem senza dubbio il più famoso al tempo fu Roberto Alexander Hernández, noto come "Il ladro elegante" per la galanteria e i buoni modi che usava nel derubare l'aristocrazia messicana durante le feste.

La vita terribile in questa prigione si concluse definitivamente nel 1934 quando l'edificio fu chiuso e demolito. Dal 1900, nella prigione di Belem era cominciata una lenta diminuzione del numero dei prigionieri che venivano trasferiti alla Prigione di Lecumberri che sarebbe diventato uno dei penitenziari più famosi della storia del Messico.

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Fonti Foto e testo Wikipedia, MXCity, Fototeca.