La centaurea minore, contro i primi rigori d’autunno
Questa pianta straordinaria deve il suo nome al centauro Chirone, saggio maestro di Achille, che secondo il mito greco la utilizzò per curarsi la ferita che gli aveva inferto una freccia di Ercole, freccia avvelenata perché intinta nel sangue dell’Idra.
Si tratta di una specie che in Italia è protetta: si può utilizzare, quindi, solo quella coltivata.
È diffusa in Asia e in Europa e cresce lungo i sentieri, nelle radure (specie se il terreno è calcareo) e nei pascoli montani.
La centaurea minore, la pianta
Appartiene alla famiglia botanica delle Genzianacee e risponde alla denominazione latina di Erythraea Centaurium Persoon.
È un’erba dallo scapo eretto che si ramifica solo alla sommità e che può raggiungere l’altezza di 50 centimetri. Presenta radice fusiforme e fusto glabro.
Le foglie basilari sono disposte a rosetta e sono ovali, mentre quelle superiori, spesso opposte a coppia, sono lanceolate e appuntite.
Le infiorescenze, che compaiono tra maggio e settembre inoltrato, costituiscono un fitto corimbo, composto di purpuree corolle tubolari. Il frutto è una capsula che contiene numerosissimi semi minuti, tondi e lisci.
La centaurea minore nella tradizione
In epoca antica, era già coltivata dai celti d’Irlanda e di Bretagna, soprattutto perché è una cosiddetta erba tinctoria, ossia usata per tingere le stoffe:
il decotto concentrato delle sommità fiorite conferisce infatti alla lana un caratteristico colore giallo (più o meno vivace, grazie all’aggiunta di allume o di solfato di ferro),
tanto che serviva per donare alla camicia di ogni taoiseach (capotribù) d’Irlanda la sfumatura dell’oro che ne simboleggiava il grado sociale all’interno della tuath (la tribù, appunto).
Il sapore assai amaro (in Bretagna è indicata quale “fiele della terra”) ne ha incrementato l’uso nei monasteri, per la tradizione di preparare liquori digestivi.
Altri nomi popolari di quest’erba sono
“biondella”, perché il suo decotto impiegato come impacco sui capelli ne schiarisce la tinta ed è utile per prevenirne la caduta,
oppure “cacciafebbre”, perché combatte i malanni che insorgono con i primi freddi d’autunno:
il celebre medico fitoterapeuta Jean Valnet, a questo proposito, ne paragonava l’efficacia al chinino.
Da qui deriva l’ulteriore denominazione di “china francese”.
La centaurea, inoltre, era tra gli ingredienti che costituivano la celebre “Duke of Portland’s powder”, molto in voga alla fine del XVIII secolo:
questo composto si chiamava così perché aveva guarito la gotta del duca di Portland, che fu primo ministro inglese durante la guerra contro la Francia rivoluzionaria e giacobina.
Secondo chi scrive, dal punto di vista medicinale la centaurea minore è una delle erbe in assoluto più interessanti.
Contiene vari principi attivi (l’aglicone erytraucentaurina, l’erytraurina, l’erytraumarina, l’erytraurone, la genzianina e materie cerose, ad esempio), che ne fanno un rimedio piuttosto versatile:
è confermata la sua ottima azione febbrifuga, ma è anche uno splendido digestivo ed eupeptico (ossia fa aumentare l’appetito),
è carminativo contro flatulenze e gonfiori dell’addome, stimola il pancreas,
agisce in modo positivo su fegato e bile come coleretico e sull'apparato digerente come sedativo in caso di spasmi.
È addirittura un buon vermifugo contro i parassiti intestinali. Ma è anche valido contro i disturbi mestruali e per lenire l’insorgenza di emorroidi.
Il decotto applicato in uso esterno aiuta la cicatrizzazione delle piaghe (nei secoli passati si usava per curare la scrofolosi) e viene prescritto dai medici naturalisti a chi soffre di eczemi e di dermatosi in genere.
Il decotto si prepara versando due cucchiai rasi di sommità fiorite in mezzo litro d’acqua fredda.
Si fa bollire per 5 minuti, si tiene in infusione per un quarto d’ora, si filtra e, soprattutto, si dolcifica:
ci vuole in effetti tanto coraggio a bere lungo la giornata – anche dopo i pasti – la centaurea, a causa del suo sapore amarissimo, ma i benefici per la nostra salute valgono questo piccolo sacrificio.
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