Come la tastiera qwerty è diventata la più usata di tutte, nonostante non sia la migliore

Per scrivere "QWERTY" su una tastiera qwerty si deve abbassare leva che sposta sulla maiuscola la lettera e usare le altre dita scorrendole sul lato da sinistra nella fila superiore di lettere: Q-W-E-R-T-Y.

Molte persone pensano che l'ordine delle lettere sulla tastiera qwerty sia stato impostato malamente, per alcuni deliberatamente,

potrebbe essere vero? E perché?

Il problema è più importante di quanto sembri e potrebbe persino essere usato come icona dello sviluppo tecnologico dei nostri tempi.
Prima di tutto dovremmo cercare di capire perché qualcuno avrebbe desiderato voler rallentare i dattilografi.

La tastiera qwerty serve a ridurre la velocità di battuta?

Quando su una macchina da scrivere meccanica si preme un tasto, una levetta si alzava da dietro la tastiera e colpisce forte contro un nastro inchiostrato, schiacciando quell'inchiostro contro un foglio di carta.
Alla fine della leva c'era una coppia di lettere: una piccola e una in maiuscolo.

Chiunque abbia utilizzato una macchina da scrivere di questo tipo, una Olivetti ad esempio, sa che quando si premono insieme più tasti, le leve sparate contemporaneamente si “aggrovigliano” nello stesso punto.
Per un dattilografo professionista questo poteva rappresentare un problema.
Se pensiamo che a un campionato mondiale si arriva a battere quasi 120 parole al minuto, anche dimezzando tale velocità significherebbe comunque che cinque o sei lettere possono arrivare a colpire lo stesso posto ogni secondo.
Ma se a quella velocità le lettere si intrecciano, allora non sarebbe meglio ridurla per il bene della macchina da scrivere? Questo è ciò che in molti presumono abbia portato allo sviluppo della tastiera qwerty.

Video campionato mondiale di dattilografia 1938
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Ci sono indizi che però complicano un po’ la storia.
Se la distribuzione delle lettere aveva lo scopo di rallentarne la battuta, perché la coppia di lettere più comunemente usata in inglese, T e H, è contigua e appena sotto l'indice?

Christopher Latham Sholes l’inventore della tastiera qwerty

Christopher Latham Sholes, inventore della tastiera qwerty
Christopher Latham Sholes, inventore della tastiera qwerty

Il padre della tastiera qwerty era Christopher Latham Sholes, un editore del Wisconsin, negli Stati Uniti.
Christopher Sholes (Mooresburg, 14 febbraio 1819 – Milwaukee, 17 febbraio 1890) aveva inventato, brevettato e venduto nel 1868 il suo primo modello di macchina da scrivere, o typewriter, al Porter's Telegraph College di Chicago.

Il qwerty è stato progettato per la comodità degli operatori telegrafici che trascrivono il codice Morse; per questo motivo, per esempio, la Z è accanto alla S e alla E, perché Z e SE non sono distinti nel codice Morse americano.
Il ricevitore del telegrafo avrebbe messo le sue dita su quelle lettere, aspettando che il contesto chiarisse ogni cosa.
È quindi probabile che le intenzione di Sholes di modificare la posizione dei tasti nelle macchine da scrivere fosse semplicemente quella di ridurre i numerosi inceppamenti frequenti all'epoca.

La tastiera qwerty e la tastiera qzerty

Per certo in Italia la tastiera disponeva le lettere in modo differente mettendo la Z al posto della W. Così nelle macchine da scrivere nel nostro Paese la tastiera qwerty diventava la tastiera qzerty mentre in Francia e Germania le tastiere diventavano: azerty, e qwertz.

La tastiera qwerty e la tastiera qzerty Foto CaffèBook
La tastiera qwerty e la tastiera qzerty Foto CaffèBook

La macchina da scrivere e la sfida di Cincinnati

Ma tornando alla tastiera qwerty, quindi non era stata progettata per essere lenta, ma... nemmeno era stata progettata per migliorare l’efficienza e la comodità di chi la utilizza, quindi, perché lo usiamo ancora?
La risposta più semplice è che la qwerty vinse una battaglia importante per il dominio nel 1888.

Il progetto di Sholes, la macchina da scrivere Sholes and Glidden in quel momento era già diventata la Remington No. 1 dopo l’acquisizione da parte della famosa fabbrica di armi, la E. Remington and Sons.
L’azienda, dopo aver dato gli ultimi ritocchi, iniziò a vendere le nuove macchine da scrivere a 125 dollari di allora (oggi corrispondono a circa 3000), un investimento consistente per le aziende che lo avrebbero usato.
Al momento dell’uscita sul mercato non era l'unica macchina da scrivere che esisteva, secondo alcune fonti Sholes era il 52º uomo che “inventava la macchina da scrivere", però la tastiera qwerty è quella che fino ad oggi rimane la più conosciuta e impiegata.

Molto del successo è dovuto ad uno stenografo di nome Frank McGurrin che i l 25 luglio 1888 vinse un concorso a Cincinnati. McGurrin aveva sviluppato un metodo, le cui basi sono usate ancora oggi, con il quale scriveva senza guardare la tastiera. Grazie a questa sua particolarità la vittoria ottenne una grande risonanza sui giornali dell'epoca.
La società Remington, astutamente, non perse l’occasione e predispose dei corsi di apprendimento per la tastiera qwerty e poco tempo dopo tutti adottarono quello che divenne noto come "progetto universale".

La tastiera di Dvorak

La lotta per il dominio del mercato statunitense iniziata negli anni 1880 durò quindi molto poco e terminò per determinare la tastiera che ancora oggi utilizziamo anche quando sono digitali.
Ci furono degli studi e delle prove per realizzare una disposizione più logica delle lettere: in particolare la Dvorak, progettata da August Dvorak e brevettata nel 1932 aveva di certo tutto in regola per essere considerata più comoda e funzionale.
Questa tastiera favorisce la mano dominante (è prevista per destrimani e mancini) e raggruppa i tasti più usati.

La US Navy condusse uno studio negli anni '40 che dimostrava che la tastiera Dvorak era di gran lunga superiore e che l'addestramento dei dattilografi per l'uso di quel progetto sarebbe valso il costo.
Quindi, perché non passammo tutti alla tastiera Dvorak?

Macchina da scrivere con la tastiera qwerty
Macchina da scrivere con la tastiera qwerty

Il problema principale erano i costi per il cambiamento.
La maggior parte dei dattilografi era preparata all'uso della qwerty e i loro datore di lavoro avrebbe dovuto investire, oltre che per una diversa preparazione, anche su una nuova macchina da scrivere più costosa perché la distribuzione della tastiera qwerty, ormai su larga scala, aveva reso il modello più economico sul mercato.
Le tastiere di Dvorak non ebbero nessuna possibilità.

La teoria della dipendenza della tecnologia dal percorso (o path dependence) e la tastiera qwerty

A questo punto dobbiamo dare spazio ad una teoria economica interessante che prende come esempio proprio la tastiera qwerty.
Attualmente molti usano Microsoft Office e Windows nei propri computer, seguono social come Facebook e Instagram, comprano su Amazon e usano applicazioni come WhatsApp, perché?

Per tutto questo in economia esiste una teoria: quella della dipendenza della tecnologia dal percorso (o path dependence) che pare spiegare tutto correttamente e, per quanto strano, accomuna questi giganti della modernità ad un fatto del passato come la tastiera di Sholes.

Se tutte le persone che conosci fanno o usano qualcosa tu cosa faresti? Semplice, per non restare escluso da quelle conoscenze e dai rapporti personali finiresti con l’utilizzare anche tu le stesse tecnologie: questo è quanto sostengono gli economisti, Stan Liebowitz e Stephen Margolis.

La path dependence è molto amata dai grandi monopoli e di certo rende la vita molto difficile ai loro competitori.

Diciamo pure che lo studio della US Navy, prima accennato, non fosse così autorevole e imparziale come sembrava a prima vista, ad esempio era diretto dallo stesso August Dvorak… ma non è per questa “lacuna” che la disposizione di Sholes alla fine risultò vincitrice.
La tastiera di Dvorak è nella pratica migliore come efficienza, ma come per i social e le applicazioni sopra citate la tastiera qwerty era già troppo diffusa per essere abbandonata.

Alla fine nella storia della tecnologia spesso a decidere il successo di un’invenzione non è la qualità, il genio o lo studio e neppure le migliori funzionalità di quanto utilizzeremo. A decidere sono gli eventi e a quanto persone questi abbiano coinvolto.
Quando una tecnologia si assesta nelle vite di un enorme numero di persone diventa una sorta di abitudine sociale, e tutti sappiamo quanto sono difficili da abbandonare le abitudini, buone o cattive che siano.

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