L’alchemilla che incantò il Conte Mago
Diffusa nei boschi e nei pascoli di tutta Europa sino a un’altitudine che supera i 2500 metri sul livello del mare, l’alchemilla è un’erba perenne, dall’aspetto elegante, che cresce in cespi e il cui fusto può raggiungere anche i 50 centimetri di lunghezza.
La pianta dell’alchemilla
Fiorisce tra maggio e ottobre, a seconda della zona climatica, con piccoli capolini di colore verde-giallino, raccolti in ombrelle.
Le foglie sono morbide, di un bel verde dalle sfumature azzurre, con i margini seghettati e la tipica forma a ventaglio che ha donato alla pianta il nome popolare di erba ventaglina.
Appartiene alla famiglia delle Rosacee ed è catalogata come Alchemilla alpina L., sebbene resti oscura l’etimologia di questa denominazione tardo-latina.
Per taluni deriverebbe dall’arabo al kemelyck, per altri è da ricollegare alla pratica occulta dell’alchimia.
Sin dall’epoca medioevale, infatti, l’alchemilla divenne l’erba prediletta di chi studiava l’arcana maniera di trasformare la materia in oro.
Gli alchimisti non utilizzavano direttamente la pianta, ma la coltivavano per raccogliere la rugiada che per guttazione si formava sulle foglie.
Tale liquido, serbato con tanta pazienza, costituiva la cosiddetta “acqua dei saggi” o acqua celestiale”, indispensabile nella magia di ottenere l’oro.
L’alchemilla di Gerald Fitzgerald, il Conte Mago di Kildare
All’alchemilla ha legato il suo nome uno dei più noti alchimisti del XVI secolo, ossia Gerald Fitzgerald, undicesimo conte di Kildare (in lingua gaelica diventa Gearóid Mac Gearailt di Cill Dara).
Irlandese, appartenente a una famiglia potente, la sola capace di opporsi al re d’Inghilterra Enrico VIII Tudor, fu soprannominato il Conte Mago e in gioventù, per sfuggire ai sicari del suo acerrimo nemico, visse per alcuni anni in Italia, tra Mantova, Roma e Firenze.
Qui imparò i segreti dell’alchimia e, quando gli fu restituito il titolo nobiliare dalla cattolica Maria Tudor, portò in Irlanda l’uso e i segreti dell’alchemilla.
Si tramanda che i giardini del suo castello di Kelkee abbondassero di cespugli di questa pianta.
Che poi Gerald FitzGerald fosse davvero un alchimista, è ancora da dimostrare:
fieramente cattolico, pare che avesse alimentato lui stesso la diceria sulla sua passione per la magia,
mentre nei sotterranei del maniero teneva le riunioni clandestine tra i cospiratori della Lega Geraldina, di cui era a capo, per sottrarre l’Irlanda al giogo inglese.
Anche il poeta irlandese William Butler Yeats, Premio Nobel per la Letteratura nel 1923, avvalora la tesi “politica”, dedicando a Gerald FitzGerald una delle più celebri fiabe della sua raccolta Fairy and Folk Tales of Ireland.
È intitolata The Enchantment of Gearoidh Iarla (L’incantesimo del Conte Gerald) e narra del fantasma di Gearóid Mac Gearailt che, ogni sette anni, appare nella piana di Kildare mentre cavalca un destriero dagli zoccoli ferrati d’argento.
Ogni volta i ferri lucenti appaiono sempre più sottili e quando avranno raggiunto lo spessore dell’orecchio di un gatto, l’Irlanda sarà finalmente tutta libera.
Nel Rinascimento, l’alchemilla era molto amata pure dalle nobildonne, per restituire turgore al seno ma, secondo qualche autore un po’ malizioso, soprattutto per restituire una passata e tradita verginità…
D’altronde anche oggi il suo decotto è impiegato in impacco come rassodante per il seno e per attenuare i segni delle smagliature, magari dopo una gravidanza.
Principi attivi e proprietà dell’alchemilla
I principi attivi che contiene (flavonoidi, tannini, fitosteroli, olio essenziale e tracce di acido salicilico) fanno dell’alchemilla
un buon astringente (come l'ontano e il geranio) da adoperarsi in caso di diarrea,
un antinfiammatorio generale (mal di denti, faringiti e mal di testa, ad esempio),
un ipoglicemizzante per prevenire il diabete,
un calmante del sistema nervoso e un rimedio efficace per i dolori mestruali e per i disturbi della menopausa.
Il decotto concentrato, applicato in uso esterno, giova per trattare escoriazioni e contusioni e, se gargarizzato, dà sollievo per le infiammazioni della gola.
L’infuso si ottiene ponendo due cucchiai rasi di pianta essiccata in mezzo litro d’acqua fredda.
Si porta a bollore, si spegne subito e si lascia riposare sotto coperchio per almeno un quarto d’ora, prima di filtrare e, volendo, dolcificare.
Si beve poi lungo la giornata, come un thè, preferibilmente non dopo i pasti.
Per il decotto si procede in maniera analoga, ma si fa sobbollire per circa quindici minuti prima di spegnere il fuoco.
Con le foglie più tenere dell’alchemilla si preparano anche gustose insalate estive:
forse quest’erba non trasformerà la materia in oro ma sicuramente come oro è preziosa per la nostra salute.