La meditazione: una vibrazione che può salvare il mondo?
Cos'è la meditazione?
Una parola associata a mondi lontani, che fa venire alla mente figure di monaci vestiti con tuniche arancioni seduti a gambe incrociate in luoghi solitari, in stato di catalessi, pronuncianti una sillaba misteriosa: OM.
In realtà la meditazione è qualcosa di semplice, alla portata di tutti che, se praticata con regolarità, apporta numerosi benefici.
Si può definire come la capacità di "staccare la spina" per trovare, dentro di sé, un momento di pace e di armonia in grado di purificare mente e corpo dallo stress a cui viene quotidianamente sottoposto.
È innegabile che le emozioni influenzano lo stato di salute:
molti neuropsichiatri hanno riconosciuto che fare meditazione aiuta a ripristinare benessere ed equilibrio.
Alla base di questa pratica vi sono tecniche di respirazione che assicurano una maggiore ossigenazione delle cellule:
si rafforza il muscolo cardiaco, si riducono ansia e stati depressivi concentrandosi su un ascolto interiore che regala calma,
sviluppa qualità positive di empatia e provoca il rallentamento di funzioni corporee e processi metabolici.
Si abbassa la pressione sanguigna, si producono onde cerebrali che rilassano e favoriscono il sonno (le onde Alfa eTheta), si rafforzano le difese immunitarie, si riducono le malattie psicosomatiche e migliorano le risposte galvaniche della pelle.
Meditare non comporta dover credere in qualcosa:
non è uno stato trascendentale che ottenebra la mente ma un atteggiamento interiore che si può applicare nello svolgere le diverse attività quotidiane.
È la capacità di vivere il presente allontanandosi dalla corrente continua dei pensieri per ripulire la mente e osservare, in maniera consapevole, quel che si fa e il luogo dove lo si compie.
Quante volte si agisce in "automatico", catturati da pensieri che fanno perdere di vista azioni e ambiente circostante i quali passano davanti agli occhi senza "vederli"?
Meditare non comporta il non fare bensì l'essere.
Lao Tzu, considerato il fondatore del Taoismo, lo esprime con queste parole:
"La via del fare è l'essere".
La realtà viene infatti percepita attraverso i sensi che, però, sono limitati e forniscono un'immagine parziale:
è notorio che i testimoni dello stesso evento lo descrivano cogliendo sfumature e particolari diversi e non sempre coincidenti, mostrando l'illusorietà di ciò che riteniamo reale.
Il tema dell'inconoscibilità del reale è stato spesso affrontato dagli scrittori e, in particolare, da Luigi Pirandello, premio Nobel per la letteratura nel 1934:
per lui ognuno può dare una propria interpretazione che non coincide con quella degli altri.
In "Così è se vi pare", lo scrittore siciliano esprime il concetto che l'esistenza umana sia camuffata da convenzioni e apparenze che rendono impossibile conoscere la Verità assoluta, che risulta pertanto essere "come pare" e non "come è".
Un concetto su cui i filosofi hanno discusso nel corso dei secoli.
Se i sensi fanno percepire un frammento di ciò che è realmente, allora nulla è quel che sembra: il mondo materiale è un'illusione.
Arthur Schopenhauer ne "Il mondo come volontà e rappresentazione" conia il termine di Velo di Maya per riferirsi a un elemento metafisico che altera la percezione della realtà, imprigionando l'uomo nella dimensione materiale che impedisce di ottenere la liberazione spirituale.
"È Maya - scrive il filosofo tedesco - il velo ingannatore che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista;
perché rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua;
o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che egli prende per un serpente".
Anche il filosofo greco Platone, nella metafora della caverna, descrive l'uomo come fornito, dalla nascita, di un velo sugli occhi che solo la conoscenza potrà togliere, permettendogli di contemplare la vera essenza della realtà.
Ma chi è Maya?
È la dea che, secondo la tradizione dei Veda indiani, dopo aver creato la terra la ricoprì con un velo per impedire agli uomini di conoscere la vera natura della realtà.
Il suo fu un gesto di pietà perché il velo aveva la funzione di rendere più vivibile la realtà, aggiungendo contenuti personalizzati che adattano l'oggetto alle necessità delle singole persone.
Dunque il velo di Maya fa sì che nulla sia quello che appare, dando l'illusione della dualità.
L'uomo separa il bene dal male catalogando gli elementi in opposizione: caldo e freddo, giorno e notte, maschile e femminile, bianco e nero.
Lo Yin e Yang sono il simbolo della dualità esistente in ogni elemento di cui è composto l’Universo:
due entità opposte e complementari che formano la totalità e che non possono esistere l'una senza l’altra.
Ecco che la meditazione offre la consapevolezza con cui superare confini e pensieri materiali, sollevando il velo di Maya per scoprire la libertà, aiutando a oltrepassare la visione limitata della realtà basata sui cinque sensi e riunendo il mondo interiore a quello esteriore.
Si tende a vivere seguendo e prestando attenzione a ciò che è fuori di noi, dimenticando quello che è dentro di noi.
Rallentare la mente focalizzandosi sul respiro consente di vivere maggiormente il presente e vedere molto più di quel che si notava prima.
La meditazione non è solo una pratica per affrontare lo stress e migliorare il benessere individuale
ma l'attitudine a trasformare il singolo va oltre, possedendo un segreto per trasformare il mondo.
Diversi studi hanno appurato che gli esseri umani, quando meditano in gruppo, producono un effetto energetico ondulatorio che influisce sulla coscienza delle altre persone.
Negli anni '70 Benson e Wallace, medici dell’università di Harvard, iniziarono i loro studi su conseguenze ed effetti della meditazione sul cervello.
L'analisi degli elettroencefalogrammi rivelava che, durante la pratica meditativa, le onde cerebrali diventavano coerenti e la mente di tutti i praticanti si allineava e si coordinava come se tutti fossero collegati in un unico pensiero.
Negli stessi anni, uno studio da parte dell’FBI evidenziò che nelle città in cui l’1% della popolazione praticava la meditazione, l’indice di criminalità diminuiva, andando contro la tendenza delle altre città.
Tale caratteristica è conosciuta come “effetto Maharishi” e ulteriori ricerche su scala più ampia rivelarono gli stessi risultati:
riduzione degli episodi violenti, attenuazione della conflittualità in zone di guerra, riduzione del numero di morti nei conflitti, rialzo simultaneo di mercati azionari ma, questa volta, su scala mondiale.
Lo stesso per i tassi di suicidi, gli incidenti automobilistici e le attività terroristiche.
Come si spiega tutto questo?
In qualche modo l'avvento della fisica quantistica a inizio Novecento ha rivoluzionato l'approccio del pensiero occidentale, riavvicinandolo agli insegnamenti degli antichi rishi secondo cui la mente ha il potere di trasformare la realtà.
Maharishi Mahesh Yogi, filosofo indiano fondatore della meditazione trascendentale, lo spiega così:
“La profondità del lago, le onde e il riflesso del ghiacciaio mi ricordano la vita interiore.
La mente è profonda come il lago, le onde sulla superficie rappresentano le attività della mente cosciente mentre l’intera profondità del lago è silenziosa, e quella è la mente inconscia, che non viene utilizzata dall'onda.
Ma se l’onda potesse penetrare più in profondità e incorporare livelli più silenziosi dell’acqua, l’onda potrebbe diventare potente come quella dell’Oceano”.
Nella meditazione accade che l’attività superficiale della mente cosciente vada in profondità e incorpori quella inconscia, esplorandola e cominciando, con la pratica, a utilizzare il potenziale della mente.
Le vibrazioni che la meditazione provoca muovono la superficie del lago della mente umana trasmettendosi alle acque circostanti che, in qualche modo, si allineano ad esse come un diapason.
La meditazione mostra, dunque, un potenziale in grado di apportare modifiche positive sulla società umana.
Potrebbe essere questa la ricetta per salvare il mondo dalle azioni sconsiderate dell'uomo?
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